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Capitolo 5

La mia prima missione sta per iniziare. È mattina presto e sono vestita per andare a scuola, ma non è un giorno come gli altri. Oggi potrò accorciare le distanze tra me ed Ivan grazie alla pozione creata dal signor Sanders. I miei genitori sono appena usciti di casa, è meglio che non ci siano quando berremo il liquido blu.

Sento dei passi avvicinarsi. Sono nervosa e spero che tutto vada per il meglio. La porta si apre lentamente e la figura di Ivan si fa sempre più completa. Sembra preoccupato di quello che potrebbe accadere, lo tranquillizzo sorridendogli. Estrae dalla tasca dei suoi jeans la boccetta trasparente. Mi fissa dritto negli occhi. Il suo sguardo è così intenso che faccio fatica a sostenerlo. Con esitazione, fa un passo in avanti. Stringo tra le mani il mio flacone e tolgo il tappo di sughero, lui mi imita. Senza parlare mi indica i numeri con le dita.

Tre, due, uno...e contemporaneamente buttiamo giù il liquido blu, tutto in un sorso, ci attraversa la gola. All'inizio ha uno strano sapore amaro che mi disgusta. Faccio una smorfia, mentre Ivan tossisce. Poi diventa quasi gradevole lasciando sulla lingua un fresco sapore di arancia. Non mi spiego come sia possibile dato il colore della sostanza, ma poco importa. Sono sempre più agitata, anche lui lo è e non riesce a nasconderlo. Facciamo una prova. Ci avviciniamo lentamente l'uno all'altra. Ivan stende il braccio, mi prende la mano, faccio ancora qualche passo e ci troviamo a pochi centimetri di distanza. Mi dà un leggero bacio sulla guancia, si nota che ha paura di farmi del male. Con mia enorme sorpresa, si allontana nuovamente, fermandosi con la schiena appoggiata alla porta. Guarda ovunque, osservando ogni angolo, in attesa che accada qualcosa di pericoloso. Ma non succede nulla. La pozione del signor Sanders funziona. Rimango immobile, paralizzata, non so che fare. Ivan ha le lacrime agli occhi che, dopo qualche secondo, cominciano a scendere sulle guance. Corre verso di me e si getta tra le mie braccia. Sento il suo respiro affannoso e il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente. Lo stringo ancora più forte e gli accarezzo la nuca. Le sue lacrime bagnano il mio viso. Solo adesso mi rendo conto di quanto effettivamente il calore del suo corpo mi mancasse. Voglio solo lui. Senza staccarsi completamente, mi bacia la fronte, le guance e poi il collo. Il suo comportamento lascia trasparire quanto gli sia mancata in questi anni. Rido leggermente e mi libero dalla sua presa. I suoi occhi blu sono fissi dentro i miei, si morde il labbro. Io, invece, ancora tremante, gli accarezzo il viso come se avessi scoperto la sua bellezza per la prima volta.

-Non sai quanto sono felice-. Afferma, sorridendo dolcemente.

-Anche io!-.

Restiamo così ancora per qualche secondo; vorrei che questo momento duri per sempre, però il tempo non è dalla nostra parte.

-Dobbiamo andare, siamo veramente in ritardo-. Sono costretta a spezzare la magia che si era creata, ma se non ci rechiamo a scuola qualcuno potrebbe insospettirsi.

Quando entriamo in classe tutti gli studenti ci guardano sospesi come se avessero appena appreso una notizia di gossip, anche la professoressa rimane allibita.

Sì, siamo vicini. Qual è il problema?

Ci sediamo ai nostri posti e l'insegnante ricomincia a spiegare. Amanda sorride entusiasta e mi dà una piccola spallata. Arrossisco e scuoto leggermente la testa.

Durante le ore di lezione, ci sono state parecchie occhiate e sorriso tra me ed Ivan. I nostri compagni sembravano più interessati a scoprire cosa stesse accadendo a noi due piuttosto che ad ascoltare i professori. Eravamo talmente su di giri che non ci importava nulla dei pensieri della gente.

Adesso è l'intervallo, aspetto che la classe si svuoti per poter parlare da sola con Ivan. Come d'accordo, Amanda avrebbe distratto Gianluca impedendogli di entrare nella nostra aula. La mia migliore amica è un'esperta nelle manovre diversive, quindi non c'è nulla di cui preoccuparsi. Siamo io e Ivan. Una di fronte all'altro. Sorride, rosso in volto.

-Scusami per prima. Mi sono lasciato trasportare dal momento-.

Ma sta scherzando?

-È stato bellissimo!-. Mi affretto a rispondere.

L'imbarazzo tra noi si percepisce nell'aria.

-Mi devi spiegare molte cose-. Aggiungo, tornando seria.

-Cosa vuoi sapere?-.

Uhm...tutto direi. Forse, però, devo essere più precisa e delicata per convincerlo a parlare.

-Il nostro rapporto. Perché a tredici anni ti sei allontanato da me?-.

Nonostante conosca già la risposta, ho bisogno di sentirla da lui.

-A tredici anni mia madre mi raccontò tutto su Kanden e sulla Maledizione dei Poli Opposti. Non volevo crederci, ma tutte le cose strane che accadevano quando stavamo insieme hanno iniziato ad avere un senso. Non potevo farti del male, non me lo sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa per colpa mia. L'unico modo era rompere completamente il nostro rapporto per questo non rispondevo alle tue domande e scappavo di continuo-.

-Perché hai scelto di venire nella mia stessa classe?-. Domando, incuriosita.

-Sapevo che Vankram stava cercando i Ribelli,- fa una pausa -i Ribelli siamo noi. Dovevo proteggerti da lontano e così ho fatto. L'unica volta che ho distolto l'attenzione da te, un soldato ti ha cercata e seguita. Avrebbe potuto ucciderti-.

Sospiro nervosa: -Non m'importa niente di questo. È un'altra la cosa che mi fa arrabbiare-.

Ivan inclina la testa da un lato cercando di capire cosa voglio dire.

-Perché non me lo hai detto prima?-.

-Non dovevo essere io a dirtelo, ma tua madre-.

-Mi hai ferita, Ivan. Mi hai letteralmente spezzato il cuore e non so se il nostro rapporto potrà tornare come prima-. Gli dico, piena di delusione. Speravo avesse una giustificazione più valida per aver omesso la verità per tutti questi anni.

Il ragazzo mi stringe la mano e, guardandomi intensamente negli occhi, si lascia andare ai sentimenti. -Anche io ho sofferto, Aura. Tantissimo-.

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. La sua magrezza, allora, è correlata a questo. Non mangia e non beve perché sta male a causa mia. Mi lascio cadere su una sedia e mi copro il viso con le mani. Sto crollando, ho troppe informazioni da assimilare. Ivan si inginocchia, preoccupato dal mio comportamento inusuale.

-Tutto a posto?-.

Il respiro mi si blocca in gola, non riesco a rispondergli. La confusione mi trascina al centro di un tornado. Ivan li accarezza un ginocchio nel tentativo di calmarmi. Mi concentro sulla dolce sensazione di calore emanata dalla sua mano.

Mi faccio forza, allontanando la tristezza. Alzo la testa e un sorriso spunta spodestando la precedente espressione seria. -Vuoi pranzare con me domani?-.

Ivan scuote la testa, incredulo: -Domani? Aura, credevo che avremmo passato tutto il giorno insieme!-.

Mentre gli studenti cominciano ad entrare nell'aula, resto in silenzio perché non so davvero come dirglielo. Devo studiare con Gianluca questo pomeriggio. Ho una voglia immensa di passare del tempo con Ivan. Voglio passare con lui tutto il tempo della mia vita, ma non posso piantare in asso il mio fidanzato. Come mi giustificherei?

Detesto mentire, inoltre Gianluca mi scoprirebbe subito. Nonostante il mio desiderio essere felice, sono obbligata a prendere la decisione opposta.

Ivan ed io siamo costretti a ritornare ai nostri posti, separandoci.

La giornata scolastica è finita, mi catapulto fuori dall'aula e, successivamente, dalla scuola in modo che Ivan non riesca a trovarmi. Lo immagino completamente spaesato e deluso mentre chiede ad Amanda che fino ho fatto e lei che, altrettanto scombussolata, risponde di avermi vista fuggire senza una ragione. È sempre stato lui a scappare da me, che male c'è se per una volta sono io a correre via da lui?

Respiro a fatica, mentre corro senza una meta. Il castello è troppo grande e mi sto perdendo. È pieno di trappole terrificanti e, non conoscendole, casco in alcune di esse. C'è una voce che mi perseguita e ha deciso di non lasciarmi in pace. Ripete sempre le stesse frasi ed echeggia in tutto l'edificio. Mi vuole morta. Temo, però, che non sia solo quello il suo obiettivo, vuole prima torturarmi. Sono stanca, amareggiata e senza speranza. La voce mi ha tolto anche quella. Urlo di paura quando un enorme drago argentato a dieci teste rompe la finestra per entrare nel castello a minacciarmi. Sono confusa. Non so quale testa devo guardare. Forse nessuna. E se il suo sguardo mi pietrificasse? Allora cerco di ripercorrere la strada al contrario, ma il drago non me lo permette. Mi afferra con una delle sue bocche e mi alza in aria. Sento qualcosa perforare la mia carne. Un dolore allucinante e, soprattutto, anormale. Sembra quasi finto. Non ho tempo di pensare a questo, devo liberarmi dalla presa. Mi agito e spingo in su la mascella del drago volante che, nel frattempo, è diventato nero. Più provo a spingerlo via dal mio corpo più sento i suoi denti affilati penetrare e il dolore aumentare. Mi ritrovo con le mani sporche del mio stesso sangue.

"Devi morire!" La voce echeggia ancora una volta "Lentamente". Appartiene ad una donna.

Devo reagire. Mi concentro e fisso una lampada desiderando che cada sulla testa che mi sta schiacciando. Il mio desiderio si esaudisce. Di conseguenza, il drago molla la presa. Sprofondo nel vuoto immaginando già di cadere per terra e morire sul colpo.

Mi sveglio all'improvviso e mi rendo conto di essere sdraiata sul letto. I miei genitori sono accanto a me, preoccupati. Sono sudata. Mi guardo il corpo e noto che indosso il pigiama e non un vestito bianco che mi arriva appena sopra il ginocchio. Nessuna traccia di sangue. Mia madre mi porge un bicchiere d'acqua. Lo afferro, tremando come una foglia, e bevo solo un piccolo sorso.

Senza dire una parola, mi trascinano in salotto dove, con mia enorme sorpresa, ci sono i miei nonni. Entrambi indossano un cappotto, sotto invece hanno il pigiama. Sicuramente sono corsi qui subito dopo essere stati chiamati. Ma perché farli venire con così tanta fretta nel pieno della notte soltanto perché ho fatto un brutto sogno?

-Che ci fate qui?-.

Nonno è molto nerviso, perfino più di me.

-Sta tranquillo Vanon, sospettavamo già che sarebbe successo-. Cerca di consolarlo nonna Cassandra.

-Capisco papà, anche io speravo non accadesse-. Annuncia mia madre.

-Io no. Ne ero sicura. Sta usando le sue armi-.

Detesto che stiano parlando di me trascurando completamente la mia presenza.

-Potete spiegarmi?-. Il tono è brusco. Devono imparare a raccontarmi tutto nell'immediato e non solo quando sono obbligati.

-La maga Tomilda ti ha fatto un incantesimo. Adesso è capace di influenzare la tua mente. Vuole che tu abbia paura in modo da farti rinunciare all'impresa-.

-Ma non l'ho mai incontrata, come può esserci riuscita?-. Chiedo, incredula.

Con un movimento riflesso, mi porto una mano sulla fronte, sono ancora accaldata. Si guardano tra loro cercando di captare una risposta. Poi ritornano a puntare gli occhi su di me.

Nonna Cassandra scuote lentamente la testa: -Non lo sappiamo. Lei è molto potente per questo tu ed Ivan dovete stare attenti. Promettimelo-.

-Lo prometto!-.

Il pomeriggio passato con Gianluca è stato divertente, nonostante avessimo tante materie da studiare. Abbiamo anche mangiato molto cioccolato. Merito suo, me l'ha regalato per scusarsi del suo comportamento degli ultimi giorni. Mi ha detto che è geloso e l'idea di perdermi lo fa impazzire. È parecchio frustrato perché vorrebbe che io ricambiassi i suoi sentimenti, ma è pronto ad aspettarmi. Spero che abbia molta pazienza perché non so se riuscirò mai a dimenticarmi di Ivan. Non voglio spezzargli il cuore e non posso neanche stare con il ragazzo dagli occhi blu. Okay, ora abbiamo una pozione che ci permette di stare vicini e dobbiamo combattere contro i dittatori di Kanden. E se non riuscissimo a vincere? La pozione prima o poi finirebbe, il signor Sanders non può prepararci liquido blu all'infinito.

Più tempo passiamo insieme e ci innamoriamo l'uno dell'altra più farà male quando saremo costretti a separarci per sempre. Sono stanca di soffrire. Quindi tra me ed Ivan ci deve essere soltanto un rapporto professionale. Due Ribelli che salveranno un pianeta. Tutto qui. Niente di più.

Sento mia madre urlare in salotto. Starà gridando un'altra volta contro lo scienziato? Vado a controllare che non mi stiano nascondendo l'ennesima informazione sulla mia vita. Chiedo soltanto di non ricevere ancora rivelazioni. Sono successe troppe cose in questi giorni. Evidentemente non è ancora finita qui.

Lo sguardo di Ivan incontra il mio. È arrabbiato e deluso. Appena scorge la mia figura, inizia ad inveire contro mia madre Mary.

-Mi lasci entrare ho detto! Ho il diritto di parlare con Aura-.

-Tu non sei nessuno per lei. Lascia in pace mia figlia altrimenti...-.

-BASTA!-. Urlo con tutto il fiato che ho nei polmoni. Prendo il cellulare, le chiavi di casa ed esco trascinando Ivan con me. Lo porto in un parco, lontano da occhi indiscreti.


Note d'autore:

Il mistero di Ivan sembra risolto, ormai. I due ragazzi si toccano per la prima volta dopo anni e, per loro, è una grandissima emozione.

Hanno desiderato entrambi questo momento tantissime volte ed ora hanno la possibilità di stare l'uno accanto all'altra, anche se per un tempo limitato.

Riuscirà Aura a reprimere i suoi sentimenti per Ivan con l'obiettivo che nessuno si faccia del male in futuro?

Seguite gli aggiornamenti!

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