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Capitolo 46

Sento una morsa allo stomaco che m'impedisce di fare qualsiasi movimento. Ivan tenta di parlarmi attraverso lo sguardo, mentre è legato ad una sedia. Non ci metto molto a capire il motivo per cui è a torso nudo. Nonostante l'evidenza, spero con tutta me stessa di sbagliarmi. Siamo in trappola ed io non posso reagire, altrimenti peggiorerei soltanto la situazione. Dietro alla sedia, in piedi, si trovano i due torturatori. Uno di loro lo conosce bene. È una ragazza molto muscolosa, dai capelli corti e neri come la pece. Sapevo che sarebbe diventata un membro importante dell'Esercito di Vankram, ma non così in fretta. Deve essersi offerta volontaria come torturatrice appena saputo che sarei stata io la persona che avrebbe sofferto. Tobes mi guarda con soddisfazione e freme all'idea di iniziare l'inquietante giochetto. Accanto a lei c'è un uomo possente che non ho mai visto in vita mia, dev'essere un soldato da molto tempo poiché ha l'aria di essere un esperto. In effetti, sembra addirittura annoiato, come se quel lavoro facesse parte della suo routine giornaliera.

-Bene, ci siamo tutti-. Sentenzia Tomilda chiudendo la porta. Sembra che, in un certo senso, ci tenga alla privacy.

-Ci tieni ad iniziare subito, vero Tobes?-. Le domanda con uno strano luccichio negli occhi castani.

-È da settimane che aspetto questo momento-.

Quanto vorrei poterle strappare quel sorrisetto dal viso. La guardo con estremo disprezzo. Non le ho mai fatto nulla di male, ma Tobes mi ha presa di mira. Penso che cercasse solamente qualcuno su cui scaricare il proprio odio e, per una coincidenza, le sono capitata a tiro io. 

-Beh, allora cominciamo!-.

-Noooo!-. Urlo d'impulso. Mi rendo conto di essere immobile. Mi dimeno per provare a liberarmi, ma sono bloccata sul posto contro la mia volontà. La maga deve avermi fatto un incantesimo senza che me ne accorgessi. Questo, non so perché, mi fa venire in mente il sogno che avevo fatto quando ero in Caserma. C'erano dei pannelli invisibili che mi impedivano di muovermi ed indossavo esattamente questo abito bianco. Non è la stessa situazione, ma può considerarsi molto simile. In effetti in tutti i sogni che ho fatto indossavo l'abito bianco ed erano ambientati nel Castello. Rabbrividisco. I sogni non erano soltanto uno strumento che la maga utilizzava per farmi rinunciare alla missione di salvare Kanden, ma, in qualche modo, preannunciavano ciò che sarebbe accaduto. È veramente inquietante. Faccio del mio meglio per liberarmi dell'incantesimo, ma ogni mio sforzo sembra essere inutile.

-Oh dai, così mi offendi! Ho preparato questo siparietto apposta per te. Goditi lo spettacolo!-. Mi mette un braccio attorno alle spalle. 

-Toglimi. Le Mani. Di dosso.-. Scandisco bene la mia protesta

Lui mi dà ascolto e ritrae subito il bracco.

-Che caratterino, assomigli tanto a tua nonna Cassandra. Sono sicura, però, che anche io e te abbiamo molte cose in comune. In fondo, sono tyua zia-.

Rimando di sasso, quasi non riuscendo a realizzare ciò che ho appena ascoltato.

-Stai mentendo, tu non sei nessuno-. Mi pongo sulla difensiva.

-Ah sì?- sorride -Quante volte ti ha mentito tua madre?-.

-Non... non c'entra. Ha promesso che non l'avrebbe più fatto-.

-Le promesse della mia dolce sorellina non valgono nulla. Lo sai bene, attraverso i tuoi occhi, che dentro hai molta rabbia e delusione. Ti senti presa in giro. Conosco questa sensazione-. Adesso è più seria che mai.

Non posso controbattere perché, semplicemente, è tutto vero. La mia famiglia mi ha raccontato tante bugie, una più grande dell'altra. Questa è l'ultima, ma forse solo per il momento. In effetti, la rabbia cresce dentro di me, a dismisura. Sono stanca che le persone a cui voglio bene mi mentano considerandomi una stupida per decidere di non raccontarmi la verità. Non sono adatta a conoscere i segreti. Non sono abbastanza. Non sono degna di far parte della famiglia. Vorrei soltanto avere la giusta considerazione, nient'altro. 

-E lui,- punta un dito contro Ivan -non è forse l'ennesima persona che ti ha mentito?-.

È vero, Ivan mi aveva fatto molto male sperando all'improvviso senza darmi nessuna motivazione. Avrebbe potuto dirmi subito la verità e mi sarei messa nei suoi panni. Aveva scelto, però, di omettere una parte importante del nostro rapporto. Non solo, mi aveva anche nascosto ciò che eravamo realmente, ovvero metà alieni. Mi ero sentita una portatrice di sfortune non sapendo che, invece, ero soltanto diversa dagli altri. Il mio DNA ha una composizione differente, ma non potevo conoscere questo aspetto di me stessa. 

-Io ho imparato a conoscerti. Lo so, sono entrata nella tua mente, ti ho spaventata e ho potuto vedere soltanto poche cose. Ma ti voglio bene. Sei mia nipote e vorrei conoscerti meglio. Non possiamo, però, stare in due posizioni opposte. Unisciti a me!-.

Non mi aspettavo di ascoltare queste parole. Se lei è veramente mia zia, la situazione cambia. E se  tutto ciò in cui credo, in realtà, fosse sbagliato? La mia visione dei fatti potrebbe essere stata manipolata dalle persone che ho incontrato. Non so più di chi fidarmi e mi sento confusa. Ivan mi guarda quasi supplicandomi di non credere alle parole di Tomilda. Vorrei fargli capire che non sono arrabbiata con lui, nonostante tutto. Siamo stati entrambi feriti e anche lui è una vittima di tutta questa situazione. Mi hanno mentito troppe volte, però, e finalmente c'è qualcuno che prova a dirmi la verità e mi offre il suo amore. Non posso ignorarlo, ma non posso neanche accettarlo così su due piedi visto che, presa allo sprovvista, non mi ssnrto completamente lucida.

-Io, non so...-. Riesco soltanto a dire.

La maga, allora, continua nella sua opera di persuasione. 

-Tutto questo- allarga le braccia in modo teatrale -sarà tuo. Sarà nostro. E nessuno potrà più mentirci. Saremo noi due, zia e nipote, contro l'Universo, se necessario-.

Ma non ci siamo solo noi due nell'Universo. C'è Ivan, che in questo momento è legato ad una sedia in attesa di essere torturato. C'è il signor Sanders, che ha passato tutta la vita a cercarci e a produrre pozione blu. Ci sono i Guardiani, che hanno rischiato la vita per prendere le chiavi e poi hanno aspettato il nostro arrivo con pazienza. Ci sono i loro collaboratori, tra cui Tun, Besssa e Garthel, che li hanno sempre sostenuti. C'è Quing, che è morto. C'è Dimitra a cui avevano portato via il figlio per farle pagare i debiti. E ci sono tantissime altre persone che non ho conosciuto e meritano una vita migliore. Forse più di me. Ed io non permetterò che Tomilda faccia loro del male. Non importa se è mia zia o una perfetta estranea. Non importa se mi offre il potere perché io non lo voglio. Non importa se la mia famiglia mi ha mentito perché questo non c'entra nulla con la dittatura e non c'entra neanche on la divisione dei due Poli. 

-No, mai!-. Affermo con decisione. La mia grande determinazione traspare così tanto che Tomilda cambia completamente espressione, sembra incattivita. Non prova nemmeno a convincermi di nuovo. Ha capito che non riuscirà ad influenzarmi con le sue parole.

-Hai fatto la tua scelta-. Risponde, distaccata. Per poi aggiungere: -Iniziamo la tortura-.

Le labbra di Tobes si aprono in un enorme sorriso. Lei sperava che non avrei accettato la proposta della maga. E, secondo il mio parere, sapeva che non sarebbe successo.

-Frusta. Sì, cominciamo con quella-. Sentenzia Tomilda. A farmi impressione, non è soltanto la freddezza, ma anche che ci pensi prima di scegliere lo strumento da utilizzare, come se fosse veramente uno spettacolo a cui assistere.

Mi dimeno nuovamente, ma invano. Inizio ad agitarmi e il solo pensiero che facciano del male ad Ivan sembra divorarmi. Le frustate cominciano a lacerare la pelle di Ivan. All'inizio non emette nessun suono, incassando i colpi, poi comincia a urlare sempre più forte. Le grida e le smorfie di dolore del Ribelle creano un miscuglio di sensazioni inspiegabili che si sparpagliano dentro di me. Mi sporgo in avanti, ma i piedi rimangono ben incollati al pavimento. Allora urlo anche io con tutta l'aria che ho nei polmoni, così tanto da sentire la gola bruciare. La maga Tomilda, invece, si sta divertendo un sacco, sembra eccitata. La sua sadicità mi disgusta e, al tempo stesso, mi fa ribollire dalla rabbia. È un terrore paragonabile soltanto a due momenti, avvenuti entrambi durante la missione per salvare Kanden: la notte che ho passato da solo nel bosco e quella volta a scuola in cui credevo che Ivan fosse morto.

-Basta!- urlo, disperata -Prendi me! Prendi me!-.

-Oh, che carina. Ma così sarebbe troppo facile-.

-Prendi me! Prendi me!-. Insisto.

-Te l'ho detto, non posso, sei mia nipote. Devi solo imparare ad amare il sangue-.

Tomilda comincia a girovagare per la stanza. Credo che si sia annoiata e voglia movimentare un po' la situazione.

-Ho promesso di dirti la verità e lo farò, nonostante tu non abbia accettato la mi offerta-. Dice, con tono severo. Quasi risentita per la mia scelta di non appoggiarla nelle sue ambizioni tiranniche.

-Penso che tu voglia sapere come hanno fatto i miei soldati a trovarti sulla Terra. È della tu amica Lisa il merito-.

Il mio cuore sembra perdere un battito. Rimango scioccata da quelle parole e ho la sensazione che mi si blocchi il respiro.

-Cosa?-. Riesco soltanto a dire con voce spezzata.

-Tranquilla, lei non ne sa nulla. È stata soltanto una pedina ignara-.

Se da una parte sono sollevata che Lisa non sia una complice della maga, dall'altra la rabbia non accenna a decrescere. Le grida di Ivan sono talmente rumorose che disturbano la maga intenta a rivelare e sue precedenti azioni. Decide, quindi, di fermare i due torturatori e di dare ad Ivan un momento di pausa. Poi riprende il suo discorso con estrema pacatezza.

-Purtroppo sono poche le informazioni della tua mente a cui posso accedere. La tua mica Lisa, però, è veramente una gran chiacchierona. Continuava a cercare di convincerti ad andare in discoteca. Nome italiano. Così le mie ricerche si sono incentrate su un'unica nazione-.

Si avvicina, guardandomi intensamente negli occhi e non posso far altro che notare quanto assomiglino ai miei e a quelli di mia madre. Mi appoggia due dita sotto il mento, gesto che mi crea un irrefrenabile fastidio.

-La Terra è grande, l'Italia molto più piccola. Giusto, tesoro?-.

Odio i nomignoli e sono costretta a trattenere tutto il disprezzo che provo per la sua persona. Fortunatamente, quel contatto dura poco e mia zia ricomincia a passeggiare per la stanza.

-Quindi, ho semplicemente mandato dei gruppi di fedeli soldati nelle discoteche con quel nome che ora, sinceramente, non ricordo. Uno di loro ha trovato Lisa e l'ha seguita. È stato più facile del previsto trovarti attraverso lei-.

-Come hanno fatto a raggiugere la Terra?-. Chiedo, curiosa. Inoltre, fare domande è utile per perdere più tempo possibile per poter pensare ad un modo per fuggire da qui. 

-Ti ricordo che il dittatore, nonché mio marito, è un Tronkus e con l'aiuto dei suoi simili è riuscito a trovare un buon metodo per arrivare nel tuo amato pianeta. Ammetto che è stato difficile, ma non credere che le vostre nonne siano gli unici geni su Kanden-.

Tomilda fa un cenno a Tobes che non so decifrare fin quando, con estrema freddezza, afferma: -Pugnale-.

Brividi di terrore mi attraversano dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi e viceversa. L'idea che vogliano uccidere Ivan con un colpo netto al cuore si dissolve presto all'udire le parole della maga. 

-Faremo al tuo caro amato un bel tatuaggio. Decidi tu cosa disegnare-.

Sono sconvolta dalla richiesta. Non pensavo che Tomilda potesse essere così squilibrata.

-No!-. Protesto, infervorata.

Lei fa spallucce. -Okay, allora scelgo io. Anche se, in realtà, sono un po' indecisa. Meglio il simbolo di Kanden che va sempre di moda o un bel cuore?-.

Ci pensa un attimo per poi concludere: -Il cuore! In tuo onore, Aura-.

Ivan ha già una cicatrice sulla spalla per colpa mia, non voglio che il suo corpo venga segnato irrimediabilmente un'altra volta. Non lo permetterò. Non posso utilizzare il ghiaccio perché le mie braccia non si possono muovere come vorrei, ma posso immaginare scene nella mente. Nonostante il panico mi provochi uno stato di confusione, riesco ad avere un po' di lucidità. Appena la punta del coltello preme sulla schiena di Ivan, i due torturatori e la maga vengono colpiti da altri strumenti di tortura che hanno iniziato a volteggiare nell'aria in modo disordinato. L'incantesimo di Tomilda si interrompe e, finalmente, posso agire. 


Note d'autore:

In questo capitolo ci sono parecchie informazioni da assimilare.

Sospettavate che Tomilda fosse la zia di Aura?

Spero di no, in modo da avervi fatto una sorpresa ahahah.

I nostri protagonisti sono in difficoltà, soprattutto Ivan e questo mi dispiace molto.

Alcune volte devo entrare nei panni dell'autrice sadica ;)




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