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Capitolo 44

È passata una settimana da quando sono diventata ufficialmente un soldato dell'Esercito di Vankram. Il giorno dopo la mia ammissione, è arrivata una lettera in cui venivano spiegati i motivi per i quali sono stata scelta. Sicuramente le lettere delle mie compagne erano più lunghe. A quanto pare, comunque, sono diventata un soldato perché ho avuto il coraggio di aiutare una mia amica con tutti i mezzi possibili, nonostante avessi perso la spada. 

"Valori molto utili per far parte dell'Esercito", era scritto a caratteri cubitale e in grassetto. 

Le cose sono andate meglio durante questa settimana. Abbiamo cambiato dormitori, visto che non siamo più reclute. Non sono più in camera con Tobes, ma con altre ragazze che mi stanno abbastanza antipatiche. Ma non mi lamento, almeno non vogliono uccidermi. Per fortuna, posso vedere Ivan quando voglio adesso. Abbiamo in comune tutti gli allenamenti, il momento dei pasti e perfino il tempo libero. Dopo essere entrata a far parte dell'Esercito, il generale mi ha riconsegnato le piume che mi erano state sequestrate e, appena ho potuto, sono riuscita a passare qualche boccettina di liquido blu ad Ivan. In realtà, non credo che ne abbia bisogno visto che ci troviamo nel suo Polo, ma abbiamo sempre bevuto la pozione entrambi per maggior sicurezza.

-Quindi se anche solo uno di noi due prende la pozione, possiamo stare vicini senza problemi-.

-Sì,- ride Ivan -siamo stupidi-.

-No, solo prudenti. È il signor Sanders ad essere un genio, però-. Preciso.

Ivan mi cocca un'occhiata divertita. -Ma non lo sapeva neanche lui-.

-Alla prima occasione glielo dirò: "signor Jeffers Sanders, la sua pozione è più potente di quanto immagina"-. Dico in tono solenne e con un dito in aria per sottolineare l'importanza delle mie parole.

Ivan scoppia a ridere mentre beve il tè da una tazza bianca con dei ricami neri e argentati e quasi soffoca. Tossisce, ma con ancora un sorriso sul volto. Trovo che sia una scena molto carina. Mi dispiace un sacco quando mi viene in mente che è rimasto su kanden per giorni, in questa Caserma rigida e fredda. A quanto pare, anche i suoi compagni non erano il massimo della simpatia. Ci siamo raccontati più cose possibili delle giornate in cui eravamo separati. E di quelle mi manca solo una persona: Yali. Non avrei mai creduto di potermi affezionare a lei visto che ha un carattere, diciamo, particolare. È stata una spalla per me ed io non me ne ero neanche resa conto. Nonostante non fosse sempre gentile con me, mi ha lasciato qualcosa che non so spiegare. Spero di rivederla in futuro e che lei si ricordi dei momenti passati insieme. Non so se a lei importi, in fondo non mi ha neanche ringraziata di averla aiutata durante l'ultima prova. Se ne è andata con un ciao, tutto qui. Ma lei è fatta così, non la prendo sul personale. Anzi, perso che lei si sia divertita a seguirmi nelle mie avventure anti-regole. 

-Aura, ci sei?-. Ivan richiama la mia attenzione.

-Sì, scusa-. Ritorno a guardarlo. Mentre pensavo, mi sono inconsapevolmente avvicinata alla finestra e lo sguardo si è perso nel paesaggio. Non che sia molto bello, ma ero distratta dalla mancanza di Yali. Forse guardavo fuori perché, in un certo senso, è lì che si trova. All'esterno della Caserma. Ero convinta che l'avrebbero presa, era più brava di me, impeccabile in tutti gli allenamenti. Sicuramente non era tra le preferite del generale, ma era molto determinata e agile. È assurdo che sia stata respinta solo per non aver dato il meglio di sé nell'ultima prova. So che dovrei smettere di pensarci e che a lei non dispiace così tanto  di non essere diventata un soldato. Non voleva esserlo, ha provato a seguire questa strada soltanto perché obbligata dal padre. Nonostante ciò, non riesco a smettere di pensarci. Sarebbe stata davvero bello passare qualche altro giorno insieme. La considero mi amica, non so se valga lo anche per lei. Purtroppo, però, ho perso i contatti. Adesso non saprei proprio dove trovarla. Non potevo darle il mio numero di cellulare o l'indirizzo di casa. Non abito su questo pianeta. Yali, comunque, non mi ha mai chiesto nulla del genere. Forse non le avrebbe fatto piacere sentirmi o rivedermi ancora. Sinceramente non ne ho idea. Posso solo sperare che stia sempre bene e che la sua vita sia magnifica. Ma separata dalla mia. 

-Hey-. Ivan mi prende le mani tra le sue ed io alzo la testa per guardarlo negli occhi blu come l'oceano.

-Qualcosa non va?-. Mi domanda con estrema dolcezza.

-No, tutto bene. Stavo solo pensando-. Gli sorrido per tranquillizzarlo.

Essere dei soldati ha dei vantaggi. Adesso abbiamo un giorno libero a settimana, ma siamo reperibili per le emergenze. Non abbiamo ancora avuto incarichi, forse perché siamo nuovi, ma temo che ben presto dovremo lavorare per il dittatore. Chissà cosa ci aspetterà. Se dovrò usare i poteri, però, sarò nei guai. Non è affatto detto che lavori con Ivan e ciò mi preoccupa. E se ci ordinassero di fare del male a qualcuno o di compiere un'ingiustizia? Non potremo sottrarci. Non feriremmo mai un innocente, però. Dobbiamo sfruttare il giorno libero per risolvere il problema, anche prima che questo ci venga presentato. Dobbiamo essere preparati. 

-Penso che dovremmo rilassarci un po' oggi, ne abbiamo bisogno-. Ivan non è d'accordo con me.

-Non abbiamo tempo-. Scuoto la testa, distrutta. Sapevo che fermarmi a pensare sarebbe stata una pessima mossa.

-Ah, ho capito. Non vuoi passare una bellissima giornata co me. Okay...-. Dice, provocandomi. Ma io non lo capisco e prendo sul serio le sue parole. 

-No! Davvero, mi piace passare il tempo con te-.

Ivan ridacchia, divertito. Ed io mi sento abbastanza stupida. 

Sento le guance diventare sempre più calde. Preferirei fosse per la temperatura esterna, invece sono a disagio.

Ivan bene un altro sorso di tè. In condizioni normali sarebbe già diventato freddo, ma non nel Polo B, dove il sole è cocente.

-Ha mai piovuto qui?-. Chiedo tentando si liberarmi dalla sensazione d'imbarazzo. 

-Il mio compagno di stanza ha detto che nel Polo B piove mediamente una volta all'anno. Non l'ha rivelato a me, ovviamente. Ho soltanto origliato una conversazione-.

Non so cosa rispondere e cala il silenzio. Perché oggi non riusciamo ad avere una conversazione normale?

-Avevi ragione tu-. Bisbiglia d'un tratto.

Lo guardo, confusa.

-Non dovevamo avvicinarsi così tanto. In questo modo farà ancora più male nel caso le cose non andassero come speriamo-.

Scuto impercettibilmente la testa in segno di disapprovazione. -Io, invece, ho cambiato idea. Non la penso più così -. Le guance ritornano ad essere accaldate. Anche Ivan è a disagio, tiene lo sguardo rivolto verso il basso. 

Un dubbio s'insinua nella mia mente e non riesco ad ignorarlo. 

-È... per questo che quando sono venuta di nascosto nel tuo dormitorio hai detto quella cosa?-. Spero che abbia capito, nonostante la mia domanda non sia stata molto specifica. 

-No! Ero solo preoccupato di vederti lì. È stato pericoloso. Poi ho capito che era l'unica scelta che avevi-.

Annuisco, semplicemente.

Decidiamo di uscire. Anche se fuori fa moto caldo, abbiamo bisogno di prendere un po' d'aria e staccarci da questa Caserma. In realtà, possiamo solo rimanere nell'area attorno all'edificio. Non è permesso andare in giro a divertirsi. I soldati hanno uno stile di vita molto rigido. Bisogna avere l'autorizzazione del dittatore o di sua moglie per prendersi una vera pausa in libertà. È come ricevere una specie di raccomandazione dai piani alti. 

Arriviamo nell'atrio e decidiamo di fermarci un attimo a guardare la bacheca. Dobbiamo assicurarci che non ci abbiano assegnato del lavoro per domani. Tiro un sospiro di sollievo non vedendo nulla per noi. Ivan , però, si sofferma su un annuncio. Comincio a leggerlo anch'io.

"È l'occasione che stavate aspettando, cario soldati. Cosa c'è di meglio di lavorare direttamente al servizio del glorioso dittatore Vankram?! Nella. Le iscrizioni per diventare una guardia del Castello sono aperte! Vi aspettiamo numerosi". Un'altra scritta più piccola è situata in basso: "Richiedete i moduli d'iscrizione all'ufficio del generale.

Ivan mi lancia uno sguardo eloquente. 

-Tu vuoi...? Davvero?-.

-Se lo Scrigno non è nella Caserma, allora sarà nel Castello-.

Mi vengono in mente le parole di Mic. -Il dittatore e la maga vorrebbero tenere d'occhio lo Scrigno, quindi non sarebbe una cattiva idea cercare proprio nel luogo a loro più vicino. Il Castello. La loro casa-.

Ci sorridiamo complici.

Non so quante candidature ci saranno. Per fortuna, però, non ci saranno prove da sostenere. Non ci resta che tentare questa nuova avventura e vedere come va. Siamo ad un passo dal trovare lo Scrigno, oppure tremendamente lontani?


Note d'autore:

Aura ed Ivan, essendo diventati soldati, hanno l'opportunità di passare più tempo insieme. E niente. Yuppyyyyy!

Quale voto dareste alla mia storia da 1 a 10?

Vi mando un bacio. A presto!






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