Capitolo 41
Sono di nuovo nei guai. Ne attiro come se fossi una calamita. Nonostante ieri, ritornata sulla Terra, abbia potuto avvisare Ivan del pericolo, adesso devo parlare con lui. Un'altra volta. Sono molto nervosa ed è difficile nasconderlo. Tutto per colpa di Tobes. Non ho nessuna responsabilità se ho urlato nel sonno svegliandola, stavo solo sognando, non potevo controllarmi. Eppure lei si è vendicata. Ha frugato nei miei vestiti rubandomi le piume e poi è andata a consegnarle al generale che ha deciso di sequestrarmele. Non può sapere a cosa servano realmente, ma gli sto antipatica. Quindi, ha preso questa decisione ed io non ho potuto ribellarmi. Se lo avessi fatto, avrei soltanto peggiorato la situazione.
Non mi prenderanno mai alle selezioni, non ce la farò ad entrare nell'Esercito. È tardi. Si è già fatto una brutta opinione su di me e non mi sembra il tipo di persona che tende a cambiare idea facilmente. Non è questa, però, la cosa che mi preoccupa di più. Come faccio a ritornare a casa se non ho più le piume? Sono del Polo A, non posso stare vicina a tutti questi kandeniani del Polo B, mi disintegreranno inconsapevolmente. Se non faccio qualcosa prima che l'effetto della pozione svanisca, morirò. L'unico che può aiutarmi è Ivan, quindi stavolta dovrò fare di tutto per raggiungerlo. Non ho altra scelta.
Mi sento come una bomba pronta ad esplodere. Mi piacerebbe avere qualcuno a cui confidare le mie preoccupazioni, ma non ne ho la possibilità. Credevo che Tobes fosse strana e concentrata solo su se stessa, ma non pensavo fosse così vendicativa. Lo sa anche lei che non era mia intenzione svegliarla quella notte. Una cosa è certa: sarà un fedele soldato dell'Esercito di Vankram. È perfetto per questo ruolo, mentre io sono il suo opposto. Troppo buona e stupida per diventarlo.
-Sappiamo che mi devi dei favori, o anche di più,, -Yali interrompe i miei pensieri -ma io te ne chiederò soltanto uno e poi sarai libera-.
-Non è il momento-. Le rispondo, secca.
Lei si passa una mano tra i capelli biondi e poi si posiziona esattamente di fronte a me.
-Lo so come stai. Lo vedo. Quello che ti ha fatto Tobes ti ha dato molto fastidio. Sono d'accordo, è stata ingiusta-.
Annuisco. Devo resistere alla tentazione di confidarmi con lei, quindi cerco di non parlarle se non strettamente necessario.
-Devi fargliela pagare. Ieri, a cena, ho portato via un po' di pure e broccoli avanzati. Diventano sempre più puzzolenti. Immagina la faccia di Tobes quando vedrà la sua armatura di ricambio ripiena di questa roba-.
-Oh, dai!- sbotta vedendo la mia espressione contrariata -Se lo merita!-.
Non è da me fare una cosa del genere, quindi rifiuto di netto.
Yali si sposta dietro alle mie spalle e avvicina le labbra al mio orecchio.
-Immagina se indossasse l'armatura. Ci divertiremo-. Sussurra.
La mia decisone non cambia. Non mi vendicherò mai di Tobes. È stata cattiva con me, ma io non lo sarò mai con lei. Non voglio diventare qualcuno che non sono soltanto allo scopo di scaricare un po' di rabbia. Yali non riuscirà mai a convincermi. Non ha idea di quanto io sia testarda.
-Ricordati che mi devi un favore. La mia non è una proposta, tu sei obbligata a fare ciò che ti chiedo-.
Si posiziona nuovamente davanti a me, le braccia incrociate al petto e un'espressione più dura dipinta sul volto.
Sto solo perdendo tempo che potrei utilizzare per cercare Ivan. È questa la cosa fondamentale al momento. Non posso muovermi, però, se Yali mi tiene d'occhio.
-No- Le dico semplicemente. Lei si infervora e stringe i pugni. Non capisco perché si stia arrabbiando, ha voglia di fare i capricci?
-Allora sarà la tua armatura ad essere ripiena di pure e broccoli-. Mi sfida con lo sguardo, il corpo teso verso di me.
-Non. Lo. Farò-. Scandisco bene le parole in modo che risulti più chiaro.
-Beh, potrei dire a Tobes che le hai rubato la torcia la stessa notte in cui l'hai svegliata. Chissà come la prenderà-.
Proprio in questo momento, la porta della camera si spalanca rivelando una figura che non avrei mai creduto di trovare qui. Rabbrividisco, ma cerco di non darlo a vedere. Forse è venuta per un'ispezione , ma è veramente strano che la faccia lei in persona. E se avesse scoperto la mia identità? In fondo, controlla la mia mente, quindi non mi stupirebbe che possa essere riuscita a trovarmi. La maga Tomilda si passa lentamente la lingua sulle labbra, come se stesse pregustando qualcosa. Poi inclina la testa da un lato e mi fa un sorrisetto sadico.
Deglutisco. Ho paura. Non so cosa fare, se comportarmi normalmente oppure attaccarla prima che sia troppo tardi. Rimango immobile perché non sono sicura che mi abbia scoperta, quindi è meglio che non si insospettisca.
-Mi sembri un po' pallida. Forse hai paura?-.
Avrei voglia di deviare lo sguardo altrove, ma non lo faccio.
-No, signora. Sono felice di vederla. Come mai l'onore di questa visita?-.
La invito a sedersi vicino alla scrivania, ma Tomilda decide di spostarsi verso la finestra. La luce del sole quasi mi acceca per quanto è forte.
-Cara Aura, sai quante Aura ci sono su questo pianeta? Davvero tante, eppure credo di aver trovato quella giusta-.
-Giusta per cosa?-. Fingo di non capire.
-Giusta per distruggermi. Ovviamente se prima non sarò io a distruggere te-.
Rabbrividisco nuovamente, ma mi tengo mentalmente pronta all'attacco.
-Aura, con chi stai parlando?-. Mi ero quasi dimenticata della presenza di Yali, ma adesso mi guarda preoccupata con gli occhi azzurri spalancati.
Non capisco il motivo di quella domanda, ma la ignoro. È troppo tardi, però, perché un raggio di ghiaccio mi colpisce in pieno. Mi sento cadere, ma Yali mi prende, sorreggendomi. Sono stordita. Riesco a percepire vagamente il mio braccio intorno al collo di Yali. È come se fossi in un'altra dimensione e faccio fatica a riprendermi. In un batter d'occhio, mi ritrovo in infermeria. Una signora con il camice bianco mi controlla e poi decreta: - Non ha niente forse un calo di zuccheri-.
E mi molla una barretta di cioccolato e cereali per poi andarsene, assolutamente tranquilla. È tutto strano e confuso fin quando ritorno in me e capisco che cosa mi è successo. Ho avuto un'allucinazione. Yali è ancora in piedi di fronte a me con la fronte corrucciata dalla preoccupazione.
-Non c'era bisogno di portarmi in infermeria, non è successo nulla-. Mi tiro su a sedere rimanendo con le gambe a penzoloni. I lettini su Kanden soni più alti rispetto a quelli sulla Terra, ma non siamo tutti dei giganti. Credo, infatti, che abbiano usato una scaletta o qualcosa del genere per appoggiarmi qui. Non so come scendere, non sono così agile da ritrovarmi giù senza cadere.
-Nulla?- strabuzza gli occhi -Tobes è entrata nella stanza e ti sei messa a parlare come se avessi visto la maga Tomilda-.
Trattengo una risatina. Oh Yali, non sai quanto è vero!
-Poi- continua -ti sei girata verso la finestra e hai fatto una domanda all'aria. Infine ti sei lasciata andare-.
-Come una pera cotta-. Sorrido, cercando di alleggerire la tensione, ma lei non coglie.
-Ma che dici?-.
-È un modo di dire- noto la sua espressione confusa -Lascia perdere-.
Sbuffo e fisso il muro, immergendomi tra i miei pensieri. Ora devo smetterla di giocare, è arrivato il momento di agire. Sono costretta a muovermi altrimenti verrò uccisa, anche prima che la maga ci trovi.
-Devo parlare con il mio amico-.
-Hai proprio una fissa per quel ragazzo, eh?-. Yali alza gli occhi al cielo, contrariata, ma poi annuisce.
-E va bene!-.
Note d'autore:
Aura ha proprio trovato le compagne di stanza ideali ahahah. Due vendicative.
Vi ricordo di mettere una stellina e di scrivere qualche commento se vi è piaciuto il capitolo.
Vi abbraccio forte! :)
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