Capitolo 36
Oggi è un giorno strano, dev'essere successo qualcosa. Gianluca sta parlando con alcuni suoi amici, ma nessuna traccia di Lisa. Sono sicura che sia venuta a scuola perché l'ho vista prima dell'inizio delle lezioni. Stavano sempre insieme quei due, perché adesso non è così?
-Aura- mi chiama Amanda -Ma a cosa stai pensando?-.
Mi scuso con lei ed esterno i miei dubbi. Lei sbuffa.
-Stai ancora a pensare a quella?-.
Amanda ha ragione, è un mio difetto non riuscire a lasciarmi le persone alle spalle. Quandovoglio veramente bene ad una mia amica, però, è diffcile non preoccuparmi per lei. Tra l'altro, nonostante non lo voglia ammettere, anche Amanda è curiosa di sapere cos'è successo.
-Era una nostra amica poco tempo fa, ti sei già dimenticata di lei?-.
Amada resta spiazzata dalla domanda.
-No, però... Aura, lei ha scelto Gianluca. È stata lei ad andarsene-.
-Se in corridoio non c'è, dove potrebbe essere?-.
-Non lo so, ehm, in bagno?-. Risponde ironica, ma in realtà penso che sia vero.
-Già, penso che sia lì-.
La mia migliore amica prova a protestare, ma non fa nulla per fermarmi quando mi dirigo verso il bagno delle ragazze. L'ipotesi è corretta. Nonostante ci siano altre persone trovo Lisa seduta sul pavimento a piangere. Le lacrime scendono copiose dai suoi occhi anche se cerca di mascherarle con entrambe le mani appoggiate sul viso. Tutte la guardano, ma nessuna osa intervenire. Mi siedo vicino a Lisa e poi lancio delle occhiatacce alle altre, in modo che capiscano di non dover immischiarsi nella nostra futura conversazione. È lei la prima a parlare decidendo immediatamente di entrare in contatto visivo con me.
-Scusami. Scusami, Aura. Avevi ragione tu. Gianluca non è la persona che credevo-.
Inizia a singhiozzare dal pianto. È disperata ed io vorrei solo dirle che va tutto bene, non sono arrabbiata con lei.
-L'ha ammesso, sai?- continua con non poche difficoltà -Me lo ha detto che è vero quello che ti ha fatto. È ossessionato da te-.
Scuote la testa sentendosi colpevole.
-Oh, Aura, mi dispiace. Sono stata stupida a non crederti, ma io...-. Si ferma senza riuscire più ad andare avanti, allora sono io a farlo per lei.
-Sei innamorata di lui, lo so-.
-Oh, Aura. Scusami ancora-.
La tranquillizzo pian piano ripetendole che l'ho perdonata e di non pensarci più, è tutto a posto. Alla fine ci abbracciamo siglando , di fatto, la nostra riconciliazione.
Sono felice che Gianluca non sia riuscito a portarmi via la mia amica. Anche io spesso ho sbagliato sottovalutando Lisa vedendo in lei soltanto "l'amica festaiola e stravagante", quando, in realtà, lei è molto più di questo. L'aiuto a rialzarsi da terra e ci dirigiamo da Amanda, entrambe sorridenti. Amanda non si aspettava di vederci insieme. Rimane immobile e seria. Non so cosa le stia passando per la mente e, per u attimo, temo che lei non riesca a perdonare Lisa.
-Quindi tutto a posto?-. Le chiede la bionda con voce tremante.
In risposta Amanda salta addosso a Lisa con uno slancio, stritolandola tra le sue braccia. L'altra ricambia con piacere. Non posso far altro che notare l'occhiataccia che mi arriva da Gianluca. Gli sorrido comunicandogli che stavolta lui ha perso. Non è riuscito a separarci e non ce la farà mai.
Ho un po' di tempo a disposizione, quindi decido di occuparlo studiando prima che debba recarmi nuovamente su Kanden. Appena prendo in mano il libro di storia, però, sono costretta a lasciarlo sulla scrivania perché mi arriva un messaggio sul cellulare. So che non dovrei farmi tentare, ma penso che sia un messaggio delle mie amiche e sono troppo elettrizzata da ciò che è successo oggi. Quando leggo il messaggio, però, il mio cuore fa un balzo dovuto allo spavento.
"Una tua amica è in pericolo. Ti consiglio di venire a scuola".
Il numero di telefono dal quale è stato inviato il messaggio è composto solo da lettere, quindi non credo che arrivi da questo pianeta. Non dico nulla né alla mia famiglia né al signor Sanders per paura di peggiorare la situazione. Mi precipito a scuola senza avere la minima idea di ciò che mi aspetta. C'è un silenzio quasi assordante e, stranamente, nessuno è nei paraggi. So che non è un sogno, sento che non è così. Potrebbe essere un'allucinazione, però. Non so come fermarla, quindi mi limito a guardarmi intorno stando attenta che qualcuno non sbuchi all'improvviso alle mia spalle. Una voce maschile echeggia. Sembra filtrata, come se fosse su un'altra frequenza, ma allo stesso tempo è molto reale.
-Aura, non preoccuparti. Non ti vedrà nessuno, sei sola-.
-Non può essere,- rispondo, terrorizzata -è pomeriggio-.
Una risata malefica mi fa accapponare la pelle.
-Le persone ci sono, ma non possono intervenire-.
L'idea che il proprietario di questa voce abbia fatto del male a qualcuno mi fa crescere una rabbia tremenda. Tra loro potrebbe anche esserci Amanda, o Lisa. Vorrei reagire, ma non vedo l'uomo, quindi non so in che direzione attaccare. Ad un certo punto sento sei rumori provenienti da un altro corridoio. Non capisco bene cosa stia succedendo.
-Che c'è?-. Urlo nella disperazione.
Sento un grido seguito da un tonfo. C'è qualcuno che sta combattendo a pochi metri di distanza da me.
-Ops, ti ho mentito, -biascica la voce -non sei sola. E ti dico di più, non c'è nessuna amica. Ci siete tu e lui. E spero moriate entrambi-.
-Nella migliore delle ipotesi-. Ridacchia una donna, anch'essa nell'ombra.
Il rumore di un colpo cattura immediatamente la mia attenzione e volto la testa a destra. Il cervello ci mette un po' ad elaborare l'immagine che mi trovo di fronte. Ivan si trova con le spalle al muro, quasi privo di conoscenza. Non posso far altro che notare una scia di sangue che gli scorre dal collo. Puro terrore si impossessa del mio corpo e della mia mente. L'istinto mi dice di correre da lui, ma riesco a dominarlo con la ragione. La maledizione dei Poli Opposti. Non posso avvicinarmi ad Ivan. Cerco di controllare anche il panico che sembra non voler darmi tregua. Sono costretta a mantenere la calma, per quanto possibile, altrimenti è la fine.
-È morto!-. Sogghigna l'uomo uscendo allo scoperto. La donna lo imita e mi ritrovo davanti due soldati dell'Esercito.
Finalmente posso vedere i loro volti, non li conosco, ma hanno tutta l'aria di essere due grandi bastardi. Detesto le loro espressioni divertite e soddisfatte. Il terrore lascia un po' di spazio alla rabbia e, senza rendermene conto, mi ritrovo a combattere violentemente con loro. Mi dimentico perfino di avere dei poteri e mi immergo in una lotta corpo a corpo. Il mio cervello sembra essere stato messo da parte e non penso più. Mi faccio prendere dalle emozioni negative, talmente tanto da diventarne una io stessa.
Affondo le unghie nella carne dell'uomo ed esce fuori una violenza che non sapevo di possedere. La nuca comincia a fargli male. Prima che reagisca gli tiro un calcio nello stomaco che piega l'uomo in due. Seppur non abbia molta forza, riesco a fargli male. Approfitto di questo momento per avventarmi contro la donna e afferrarle i capelli, poi le tiro una ginocchiata. Quando, però, inizio ad illudermi di essere in vantaggio, delle mani grandi e robuste si appoggiano alla mia vita e mi ritrovo distesa sul pavimento, dolorante. Sono in due contro uno. Dovevo aspettarmelo che l'uomo si sarebbe rispeso in fretta. Non sono stata abbastanza veloce, come sempre. Il cervello sembra riattivarsi. Sono in due e nessuno di loro ha aggredito Ivan.
-Ti avevamo sottovalutata-. L'uomo mi scruta attentamente, questo sguardo non mi piace.
-Dov'è?-. Urlo, rabbiosa.
I soldati non capiscono e continuano a fissarmi senza rispondere alla domanda.
-Chi ha aggredito Ivan?-.
La donna ha un ghigno sul volto. -Cosa t'importa? Non puoi riportare in vita il tuo ragazzo-.
Poi scambia un'occhiata complice col suo alleato. -Tanto lo raggiungerai presto-.
Per un attimo lo sconforto prende il sopravvento e vedo il non reagire come un'opzione, ma poi scatto in piedi e trasformo i due soldati in un grande cubo di ghiaccio. Sono consapevole, però, di aver usato male il mio potere. Il mio stato d'animo ha influito sull'incantesimo che è stato piuttosto debole. Non ci metteranno molto per liberarsi dal cubo, si scioglierà in breve tempo. Mi avvicino al corpo di Ivan giusto per notare, con mia grande felicità, che respira ancora. Il suo petto si alza e si abbassa lentamente.
"Ora devo solo trovare il modo di trasportarlo, senza toccarlo. Pensa, pensa..."
Decido di utilizzare la telecinesi. Immagino la scena, ma realizzarla è più complicato del previsto. È una persona, non il ramo di un albero, per questo è difficile. Con gli esseri viventi è necessaria più abilità. Questo è il momento giusto per dimostrare di essere riuscita a sviluppare i miei poteri. Devo mettere da parte tutte le mie insicurezze e concentrarmi. Il corpo di Ivan si solleva di qualche centimetro, ma poi cade per terra. Mi sembra di dover alzare un macigno. Ci metto tutta la mia forza di volontà e le mie energie. Questa volta, seppur lentamente, il corpo di Ivan riesce a rimanere sospeso in aria. Adesso devo farlo muovere in avanti. Lo guido attentamente, sempre con la scena che voglio realizzare ben impressa nella mente. Entro nell'aula di scienze e lo nascondo sotto il telo che ricopre il vecchio e impolverato scheletro. Sento un rumore veloce di passi, in pochi secondi la porta dell'aula si spalanca e vengo assalita dalla donna che mi spinge dalla finestra. Rimango appesa e la paura di cadere nel vuoto mi blocca il respiro.
-Questo è per avermi tirato i capelli!-. Sbraita, feroce.
Ma poi l'idea della mia morte comincia a rallegrarla e, a braccia incrociate, chiacchera con il soldato.
-Che dici? Liberiamo gli umani tra circa venti minuti? Tanto questa non resiste neanche per cinque-.
-Sì- risponde l'uomo -Dobbiamo chiamare quel soldato del Polo B per scongelarli-.
Nonostante mi trovi in questa situazione di pericolo, riesco a notare il disprezzo nel tono della sua voce.
-Non preoccuparti,- lo consola l'altra -Vankram sa che noi del Polo A siamo i migliori-.
-Il giorno in cui ce l'ha rivelato è stato il più bello di tutta la mia vita. Non si può dimenticare-. I due soldati si avviano verso la porta e poi spariscono, come se si fossero dimenticati di me appena dopo aver nominato il dittatore. Le mie braccia sembrano essere stanche e le mani iniziano ad essere scivolose. Non ce la faccio più a rimanere aggrappata alla finestra. Non avevo pensato che la finestra, lasciata aperta dai bidelli, potesse costituire un reale pericolo. In effetti ero impegnata a nascondere Ivan e il tempo che avevo a disposizione era decisamente poco.
Senza che me ne renda conto, una mano molla la presa. Sono ad un passo dalla morte e l'unica cosa alla quale penso è che non voglio che la mia vita finisca in questo modo. Il panico, però, non lascia spazio a nient'altro. Le dita dell'unica mano rimasta si staccano. Soltanto mentre sto cadendo mi rendo conto che la telecinesi potrebbe aiutare anche me. Non so come, ma riesco a frenare la caduta e ad appoggiare lentamente i piedi sull'asfalto. Mi prendo qualche minuto per calmarmi per poi realizzare di essermi salvata da sola. Ho fatto veramente molti progressi con i miei poteri. Tutti quegli esercizi sul controllo si sono rivelati utili e mi hanno aiutata.
Note d'autore:
Siete felici che le tre amiche si siano riunite?
Aura, però, non può stare tranquilla neanche per un minuto.
Vi rendo partecipi di una cosa: sto scrivendo sul cartaceo il sequel di "Kanden". Ho in mente una trilogia, chissà se riuscirò a portare a termine ben tre libri su questo mondo fantastico.
Vi mando un bacio!
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