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Capitolo 28

Abbiamo preso la terza chiave, ce ne mancano solo due. Non ci resta che raggiungere il confine tra il Polo A e il Polo B ed oltrepassarlo. Non dovrebbero esserci problemi, però sono comunque spaventata. Sappiamo cosa c'è da questo lato del pianeta, seppur non sia piacevole rimanerci, ma davanti adesso abbiamo l'ignoto. Potremmo trovare qualsiasi cosa sul nostro cammino e dobbiamo essere pronti ad affrontarlo. Immagino come potrebbe essere il Polo B, ma questo mi crea ancora più preoccupazione. È quasi impossibile prevedere cosa accadrà, l'importante è che ci sia Ivan qui con me, questo viaggio sarebbe stato decisamente diverso senza di lui, non so se ce l'avrei fatta ad arrivare fin qui da sola. Anche se a volte litighiamo, è un ottimo compagno: premuroso, attento e gentile. Non lo cambierei con nessun altro. Certo, vorrei che fossimo entrambi al sicuro e non in costante pericolo. Questo, però, è ciò che ha da offrirci la vita ed io lo accetto. Spero di non deludere le mie aspettative, non voglio neanche immaginare ciò che accadrebbe se, alla fine, le cose andassero male. Kanden non può rimanere così per sempre. I Guardiani hanno rischiato la loro vita per prendere le chiavi, Quing l'ha persa. Devo essere all'altezza del loro coraggio, anche se ho tremendamente paura del futuro. Non posso più tirarmi indietro, ormai ci sono dentro e devo focalizzarmi sul mio obiettivo.

Quando metto da parte i pensieri mi accorgo che Ivan non è più accanto a me. Il mio cuore perde un battito e il respiro sembra bloccarsi di colpo. Non può essere sparito, eravamo solo noi due e lui non ha detto nulla per avvisarmi di un possibile pericolo. Magari si è solo allontanato momentaneamente. Non so se sia meglio andarlo a cercare o aspettarlo sul posto. Tengo alta la guardia ed esploro il mio campo visivo. Forse mi sta facendo uno scherzo e si è solo nascosto dietro ad un albero, se è un gioco è veramente di cattivo gusto. Mi sento spaesata e faccio la cosa più prudente che mi viene in mente: pronuncio il suo nome a bassa voce sperando che sia abbastanza vicino da sentirmi. In risposta mi giunge il suo nome, rincorro la voce di Ivan, anche se ovattata. È come se mi stesse parlando attraverso uno spesso vetro. Agito le braccia davanti a me nella direzione del suono, ma la vista e il tatto non si aiutano. So che Ivan è qui, ne sono sicura, sento perfino il suo profumo. Vado in panico, comincio ad agitarmi e percorro in disordine quel pezzo di terra su cui dovrebbe trovarsi Ivan. Aspetta, e se non fosse veramente qui? Magari è stato bloccato in un vuoto temporale o qualcosa del genere. Chiamo ancora il suo nome sperando che mi risponda. 

-Aura, sono qui-.

Muovo nuovamente le braccia spostando l'aria, senza nessun risultato. Come faccio a risolvere il problema? Come lo riporto qui con me?

-È stato qualcuno dell'Esercito?-. Gli domando con voce tremante, ma abbastanza forte.

-Aura, sono in pericolo. Aiutami-.

Queste parole mi mandano in crisi. Devo agire immediatamente, ma non ho idea di cosa potrei fare. Sarebbe stato un ben momento per utilizzare l'y/18, avrei potuto comunicare con il signor Sanders o con nonna Cassandra, per chiedergli che cosa posso fare, se hanno idea su come uscire da questa brutta situazione. Peccato che quel comunicatore si sia rotto proprio ieri. Non posso risolvere tutto da sola, devo avere delle informazioni da Ivan.

-Dove ti trovi?-. 

-A-iu-to-. Fatica a parlare. 

Davanti a me appare un percorso ad ostacoli. Non posso credere ai miei occhi, ma cosa sta accadendo? Adesso ricordo il nome del luogo in cui mi trovo: "L'intreccio ad ostacoli". Questo spiega molte cose. Forse è un gioco, devo arrivare alla fine del percorso per liberare Ivan. 

La sua figura, infatti, appare tra i rovi, il primo ostacolo. È semitrasparente come un fantasma.

-Aura, salvami. Non mi rimane molto tempo-.

Ivan scompare e mi precipito tra i rovi con il cuore che batte all'impazzata. Mentre numerose e spesse spinte mi si conficcano nella pelle, sento ancora il profumo di Ivan. Scosto i rami con le braccia proteggendomi il volto, soprattutto gli occhi. Riesco a liberarmi in fretta dalla trappola, anche se sento pungere su tutto il corpo. Poi  passo attraverso uno spazio strettissimo costituito da pareti di terra compatta che non si some possano reggersi in piedi. L'aria è rarefatta e, forse anche per l'agitazione, mi sento soffocare. 

Il tratto di questo secondo passaggio è breve, penso che sia una fortuna fin quando esco e mi ritrovo immersa nel fumo. Emetto dei rumorosi attacchi di tosse, mentre i miei occhi cominciano a bruciare. D'impulso me li strofino con le mani ottenendo un peggioramento del dolore. La voce do Ivan non si fa sentire, quindi, cammino come uno zombie sperando si non incontrare qualcosa di spaventoso durante il percorso. La nuvola di fumo sparisce come per magia ritrovando la figura di Ivan nuovamente, nel mio campo visivo. 

-Aiutami, mi vogliono portare via-. L'espressione del mio viso è così reale che mi sembra strano il suo corpo risulti semitrasparente. Poi lampeggia ad intermittenza come un semaforo spento e si dilegua in quelle che sembrano strisce orizzontali di vapore. Corro verso verso di lui senza pensarci due volte, ma inciampo in una sottile cordicella ritrovandomi sdraiata a pancia in giù sulla neve gelida. Non so come sia possibile, ma i miei vestiti si bagnano all'istante fino a sentire l'acqua sulla pelle. Perdo la pazienza e, disperata, urlo il suo nome. In risposta sento qualcuno prendermi per il collo della maglietta e alzarmi di peso. Sicuramente non è Ivan, non ha il suo profumo. 

-Chi sei? Dimmi chi sei-. Strepito utilizzando tutta la forza che ho.

Sento il suo sghignazzare proprio vicino all'orecchio.

-Calbeg-.

-Per favore, aiutami. Devo raggiungere Ivan!-.

-Sciocca- ringhia -Ubbidisco solo a Vankram e alla sua signora-.

Mi spinge via con prepotenza, mi fa male, ma il lato positivo è che mi ha lasciata libera e posso correre per sfuggirgli. Decido si non voltarmi indietro, non importa quale sia il suo volto, Ivan è più importante. Faccio uno slalom tra i birilli e, per un attimo, mi sembra di essere a scuola nell'ora di ginnastica. È tutto così assurdo che mi sembra surreale. SURREALE. Quella parola sembra indicarmi qualcosa, ma non gli presto attenzione perché sono allarmata e il mio cervello è andato in tilt, in più non ho molto tempo per pensare. Ivan compare nuovamente, stavolta, però, si trova nella corsia parallela del percorso. Provo a barare con l'intenzione di prendere  una scorciatoia, ma non funziona. Sembra esserci una barriera invisibile simile a  quella che divide il Polo A dal Polo B e viceversa. Ci rinuncio in fretta capendo di essere obbligata a finire tutto il percorso. Inaspettatamente, mi ritrovo davanti Calbeg. Adesso possono notare la grandezza dei suoi muscoli e i lineamenti duri del suo viso. Ha la fronte altissima e la mascella quadrata. Mi rivolge uno sguardo duro, ma anche divertito. 

-È un gioco per te?-. Gli urlo con tutto il fiato che ho in gola. 

Lui si avvicina pericolosamente alzandomi di nuovo, questa volta dai fianchi. Odio questo contatto. Gli premo le mani sulle orecchie, per qualche istante Calbeg assume un'aria interrogativa. Non capisce cosa stia facendo, ma io lo so bene. Il ghiaccio si espande nelle sue orecchie. Il soldato reagisce con un grido di dolore e molla la presa dal mio carpo. È il mio momento e devo sfruttarlo. Corro a più non posso saltando qualche stupido ostacolo ed evitando delle enormi palle di ferro sospese in aria con un'agilità che non credevo di possedere. Mi volto indietro unicamente per sparare lastre di ghiaccio a Calbeg, ma ho paura che non basti. Quindi, utilizzo le palle di ferro a mio vantaggio scaraventandole sul soldato, non curante delle conseguenze. Comincio ad amare alla follia i miei poteri e realizzo di aver fatto grandi miglioramenti nel corso del tempo. 

-Ivan!-. Urlo con il respiro affannoso.

Lui sta immobile e in silenzio, in attesa del mio arrivo. Credo che non si possa spostare da lì, non è lui a decidere, infatti aveva paura che lo portassero via. Perché, però, non parla? Non vedo nessun impedimento di questo tipo. 

Ignoro il dilemma, non devo distrarmi. Mi trovo a strisciare per terra con la pelle che diventa sempre più fredda, potrei trasformarmi in un ghiacciolo da un momento all'altro. Sono troppo lenta in questa parte di percorso, infatti, senza che me ne sia resa conto, Calbeg mi ha raggiunta. Mi tira una gamba talmente forte che temo si possa staccare, una paura sensata che mi fa allontanare ancora di più. Mi attacco al terreno anche con le unghie, o almeno ci provo, mentre cerco di tirargli dei calci, invano. 

-Ivan, cosa devo fare?-.

Il ragazzo, semplicemente, mi guarda, senza alcuna espressione. Davanti a me c'è l'ultimo ostacolo: un muro su cui arrampicarsi. Immagino la scena nella mia mente, anche se, stavolta, è più difficile da mettere in pratica. Il muro si sradica lentamente dalle sue fondamenta e fluttua appena al di sopra della mia testa riuscendo a colpire Calbeg. Mi libero finalmente dalla sua presa e corro nuovamente fino a raggiungere Ivan.

Ho vinto, sono riuscita a raggiungerlo. Ho mille dubbi su ciò che potrebbe accadere, ma spariscono in un attimo quando, sul viso di Ivan, si forma un magnifico e brillante sorriso che ha il potere di rassicurarmi. Mi sento così leggera che potrei volare da un momento all'altro. Sono riuscita a liberarlo e mi sento più libera anche io.

-Ivan, cosa devo fare adesso? Sei una specie di fantasma-.

Nessuna risposta, ma pianta i suoi bellissimo occhi blu nei miei. 

-Ce l'ho fatta! Ti ho raggiunto!-. Sfodero a mia volta un sorriso.

Ivan tace, continua a sorridermi  come se non avesse udito le mie parole. Subito dopo mi accarezza una guancia, il suo tocco mi provoca dei brividi.

Toglie la mano e vorrei tanto non l'avesse fatto, mi sembra di perderlo.

-Mi hanno ucciso-. Dice, con ancora il suo bellissimo sorriso. 

Mi sembra di essere in una bolla, non capisco cosa mi stia succedendo e non sarei nemmeno in grado di spiegarlo. Ivan è davanti a me, ma non è lo stesso di prima. È nervoso e preoccupato, i suoi lineamenti del viso sono ben diversi.

-Non è reale!- urla cercando di raggiungere i meandri della mia mente -Svegliati, Aura-.

-Surreale-. Continuo a ripetere in uno stato di shock.

Ivan crede che io sia ancora all'interno della mia allucinazione, ma si sbaglia.

-Sono qui-. Mi stringe forte al suo petto cullandomi. 

Sono presente nella realtà, ma è come se non riuscissi a connettermi completamente.

-Surreale-. Dico per la milionesima volta  come se questo abbia un senso.

Percepisco le lacrime di Ivan bagnarmi il volto e qualcosa mi scuote dall'interno, come una scarica elettrica. 

-Ti amo, svegliati-.

A quelle parole, prendo un respiro più lungo del solito e, forse, per la prima volta in molte ore, batto le palpebre. 

-Anche io. Ti amo anche io-. Sussurro senza quasi rendermene conto.

Ivan si blocca e mi guarda interdetto, prima di riprendere a muoversi. Mi abbraccia nuovamente.

-Finalmente, grazie a Dio-.

Note d'autore:

Non so se ve lo ricordate, ma abbiamo già conosciuto Calbeg. Aura, invece, lo incontra per la prima volta.
Non è di certo un personaggio gentile ed educato, ma lo accettiamo per quello che è ahahah.

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Profilo contro il bullismo: nobullismoblog

P.S. È la prima volta che i nostri due protagonisti si dicono ti amo ❤

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