Capitolo 23
Il profumo di patate al forno si espande nella mia camera mentre sto rifacendo il letto. Si sta così al caldo qui, mentre fuori si gela e il mio corpo fa fatica ad adattarsi ai cambi repentini di temperatura. Sono tranquilla come non mai, tutte le preoccupazioni sembrano volate via verso una destinazione lontana. Finalmente posso stare serena e godermi l'accoglienza che questa casa continua ad emanare. Poco fa sono stata al piano terra a leggere un libro molto interessante vicino al camino. È stato un momento semplice, ma allo stesso tempo straordinario, sentivo di averne davvero bisogno. I miei pensieri sono interrotti all'improvviso da un rumore di passi veloci che battono sul pavimento di legno. Cerco di non farci caso perché sono intenzionata a mantenere la mia tranquillità.
Un colpo di chiavi, però, attira inevitabilmente la mia attenzione. Sono chiusa nella stanza con Ivan che respira affannosamente, il suo petto si alza e si abbassa con frequenza elevata. Sembra terribilmente teso e preoccupato, il che mi fa pensare subito al peggio.
-Ivan, che succede?-. Chiedo prima che lui apra bocca.
Si sposta a grandi falcate e si ferma a pochi metri da me.
-Spogliati!-. Afferma a denti stretti.
Sono sotto shock, non capisco cosa stia succedendo.
-Spogliati ho detto, altrimenti lo farò io!-.
È fuori di sé, gli occhi blu fuori dalle orbite e i muscoli completamente contratti. Dov'è finito il ragazzo chiuso e riflessivo? Sembra un'altra persona. Esito prima di compiere qualsiasi azione. Questo Ivan non mi piace, mi fa paura. Inizio a tremare, ma non per il freddo, anzi, come già accennato prima, non è questo il problema. Non posso credere a ciò che sto per fare.
Mi sbottono lentamente la camicia mostrando la mia pelle rosata e il reggiseno bianco candido. Non smetto di guardare Ivan neanche per un secondo, devo stare attenta alle sue reazioni visto che ho paura di avere davanti una persona che non conosco. Mi tolgo la camicia e la getto sul letto. Lui non si scompone, inizio a dubitare che il suo obiettivo sia quello che penso. Si muove verso di me e ci troviamo a pochi centimetri di distanza. Inizia a perlustrare con lo sguardo ogni centimetro della mia pelle nuda. Mi sento in imbarazzo, ma non dico una parola. Poi si sposta dietro alle mie spalle e sento le sue mani fredde toccarmi la schiena, dei brividi mi scuotono. Mi sembra di sentire il suo fiato sul collo, ma non so se sua reale o solo una sensazione dovuta alla preoccupazione. Infine Ivan mi slaccia il reggiseno in modo che io me lo possa togliere. Lo faccio scivolare sulle braccia e getto anche questo sul letto. Mi copro il seno con un braccio e sento le mie guance diventare sempre più calde. La schiena viene nuovamente accarezzata dalle sue mani.
-Non è possibile...dove sono?-. Chiede disperato più a se stesso che a me.
-Che cosa, Ivan?-. Non capisco cosa gli succede, è completamente impazzito.
-Le ferite!-. Esclama come se stesse dicendo qualcosa di ovvio.
-Quali ferite? Non sono ferita-.
Ivan emette un profondo sospiro di sollievo per scaricare tutta la tensione accumulata fino a quel momento. Quando mi giro per vede come sto lo trovo seduto sull'altro letto, sembra pensieroso.
Indosso la camicia prima di sedermi accanto a lui.
Ivan è sotto shock e no riesce a riprendersi.
-Come fai a non essere ferita se stamattina quello stronzo ti ha aggredita?-.
-Ma di cosa stai parlando?-. Sono incredula, quello che sta dicendo non ha senso.
-Ho visto tutto, Aura! Non so come abbia fatto, ma stamattina Gianluca è venuto qui e ti ha aggredita provocandoti...- Ivan non riesce più a parlare e, quindi, lo esorto a continuare la frase -...ferite su tutta la schiena. Ti ha fatto del male e quando lo vedrò la pagherà cara-. Stringe i pugni. Lo sguardo è passato dall'assenza ad essere pieno di puro fuoco incandescente.
-Non mi ha fatto nulla!-.
-Voglio ucciderlo, Aura. Lo ucciderò, te lo prometto!-.
Non riesco più a contenermi, sono stata calma per troppo tempo.
-Sei completamente impazzito. Sei fuori di testa, Ivan! Ti dico che non è successo nulla, hai visto anche tu che non ho alcun segno sulla pelle-.
Ivan si mette le mani nei capelli disordinati. È completamente disperato per qualcosa che non è mai accaduto. Solo adesso capisco cosa sta succedendo: è un'allucinazione. Non so perché, ma ora anche lui ce le ha, non sono l'unica. Se da un lato mi sento più compresa, dall'altro sono molto preoccupata. Perché immaginiamo situazioni non reali? Tutto questo è inquietante.
Spiego ad Ivan ciò che ho capito e lui sembra tranquillizzarsi. Mi guarda attentamente passando dal viso e fermando lo sguardo all'altezza del mio seno. Si morde il labbro. Abbasso lo sguardo anche io accorgendomi della quasi trasparenza della mia camicia.
-Scusami-, Bisbiglia schiarendosi la voce.
-Non preoccuparti-. Gli sorrido leggermente.
Passiamo qualche secondo in silenzio a pensare dopodiché Ivan fissa i suoi occhi nei miei e, con uno slancio, mi avvolge tra le sue braccia. Mi stringe forte a sé con un istinto di protezione che nessuno, a parte lui, ha mai avuto nei miei confronti.
Quello che è appena successo con Ivan mi ha fatto capire che non possiamo abbassare la guardie. Siamo i Ribelli, quindi, siamo costantemente in pericolo, anche quando ci sembra che non sia così. Gli allenamenti non bastano, dobbiamo trovare più informazioni sul dittatore e sulla maga per capire come facciano a manipolare in questo modo subdolo sulle nostre menti. Gli ultimi avvenimenti mi hanno portata a tralasciare la cosa più importante: le canzoni di Vankram. Dobbiamo assolutamente ascoltarle, magari notiamo qualcosa che ci è sfuggito. Non si sa mai.
-Basta accendere la radio, le trasmettono sempre-. Afferma Mic trasportando lo stereo e appoggiandolo su un tavolino di legno antico. Bessa lo ammira in ogni suo movimento, è impossibile non accorgersene.
-Detesto quelle canzoni, solo a degli stupidi possono piacere-.
-Allora a molte persone-. Il Guardiano accenna un sorriso.
Preme il tasto di accensione e quello che percepiscono le mie orecchie è veramente ridicolo. Una melodia infantile e stridula si espande nell'aria. Sembra che gli strumenti musicali stiano suonando a caso. Cerco di vedere il lato positivo, ovvero ci siamo trovati per pura fortuna all'inizio della canzone. Ivan, di fianco a me, fa una smorfia disgustata ed io posso far altro che imitarlo.
Non ho mai ascoltato dei suoni così fastidiosi in tutta la mia vita, persino il rumore delle unghie sulla lavagna è meglio di questo. Aspetto con impazienza che qualcuno inizi a cantare, spero che le parole siano meglio della musica. Quando penso che non possa andare peggio di così, mi ricredo. Un uomo del tutto stonato pronuncia frasi incomprensibili piene di metafore senza senso, accompagnato da un coro di bambini che sembrano avere il mal di gola.
Finalmente arriva il ritornello e mi concentro sul testo.
"Polo A, Polo B, il dittator sorveglierà. Nella stanza regale il nostro imperator starà, lui è così buono. Mamma mia, Vankram è così buono. Talmente tanto che ai suoi bellissimi piedi mi inginocchierò. Farò qualsiasi cosa per lui, anche cambiare nome in Genoveffa La Giraffa se me lo chiederà.
Polo A, Polo B, il dittator sorveglierà. Nella stanza regale il nostro imperator starà, lui è così buono. Mamma mia, Vankram è così buono. Prenderò i Ribelli se li vedrò e non avrò paura perché so che il dittator mi appoggerà. Li ucciderò, sì, e poi correrò nudo tra la neve per festeggiar.
Vankram, per favore, mi lasci delle foglie per coprirmi almeno un po'? Dai, solo tu le puoi crear.
Dittator non lasciarmi nudo. Tu hai il potere di far ciò che vuoi. So che sei bravo e addirittura un perizoma mi lascerai.
Polo A, Polo B, il dittator sorveglierà. Ho una richiesta da far: le mie ossa e il mio cuor in cambio di un bacio. L'unica cosa che desidero è che il mio amor per te rimanga impresso nel cielo di Kanden. Specchiato nello specchio di Kanden.
Oh, dittator, non lasciarmi nudo".
All'udir queste parole io e Ivan scoppiamo a ridere senza riuscire a smettere. Siamo gli unici a ridere, però. Mic e Bessa sono serissimi. Non capisco perché. Forse su Knaden hanno un'ironia diversa rispetto a quella umana. Mi sembra assurdo, come si fa a non ridere ascoltando una canzone del genere? È troppo ridicola.
-Spero che questa sia la peggiore e le altre siano almeno decenti-. Annuncia Ivan ancora con le lacrime agli occhi.
-Sono tutte così!-. Chiarisce Bessa con rammarico.
-Ah, ottimo-.
-All'inizio anche noi ridevamo, ma ora non più-. Interviene Mic.
Adesso riesco a capire perché queste canzoni non suscitino ilarità in loro. Rappresentano la dittatura di Vankram e, quindi, la distruzione del ,oro pianeta. Inoltre, essere costretti ad ascoltarle continuamente dev'essere fastidioso e snervante. Sono veramente brutte.
-Beh, preferisco decisamente quelle che abbiamo ascoltato alla festa.Grazie per avermele regalate tutte, Bessa-. Ivan sorride dolcemente.
-Stai attento, però. Sono illegali-.
-Tanto siamo dei ricercati, quindi siamo noi la cosa più illegale su Kanden-.
-Sì, ma se non vi riconoscono e trovano quelle canzoni sarete nei guai-. Lo avvisa il Guardiano.
-Faremo attenzione!-. Affermo provando a rassicurare tutti.
Mic e Bessa si scambiano un altro sguardo intenso e sorridono imbarazzati.
-Bessa, abbiamo da fare, ricordi?-.
-No, cosa dobb...ah sì, sì, è vero. Dobbiamo andare ragazzi, ci vediamo più tardi-.
Questi due non me la raccontano giusta, stanno sicuramente nascondendo qualcosa.
Note d'autore:
Come potete notare, questo è un capitolo particolare. Che sensazioni vi suscita?
Su una cosa non ci sono dubbi: la canzone di Vankram è orribile. Mi sono impegnata per scrivere qualcosa di così brutto ahahah.
Se vi piace quello che scrivo, stellinate e commentate. È un piccolo modo per sostenere la mia scrittura.
Grazie di leggere la mia storia. Vi voglio bene ❤.
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