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Capitolo 2

Non voglio più sentire parlare di ragazzi. Tra Ivan e Gianluca non so chi sia peggio. Dopo quella discussione ho deciso di chiudere definitivamente con entrambi. Magari Gianluca ha ragione, forse Ivan c'entra con le cose strane che mi accadono, ma il suo atteggiamento è veramente eccessivo e insopportabile. 

-Perché non sei venuta al cinema ieri sera?-.

-Non te lo ha detto Amanda? Avevo mal di stomaco-. 

-Io avrei voluto...-.

Non ho proprio intenzione di smettere di camminare per il corridoio della scuola. Non per lui, non dopo la scenata  che ha fatto.

-Puoi fermarti un attimo?-. Mi blocca il polso obbligandomi a fermarmi, di conseguenza mi libero dalla presa e incrocio le braccia al petto aspettando che parli.

-Mi dispiace per come ho reagito ieri, non ero in me-.

-Non so cosa c'entri con il cinema-. Puntualizzo seccata.

-Lo so che sei arrabbiata per questo. Mi dispiace-.

Faccio per andarmene, ma Gianluca mi blocca nuovamente.

-Voglio solo proteggerti-. Sembra sincero e non posso far altro che accennare un sorriso. 

Pace fatta. Non sono sicura, però, che sia stata la scelta migliore. Di Ivan neanche l'ombra. Strano non trovarlo qui a fissarmi. Entro in classe, non c'è. Forse è in ritardo, ma anche questo non è da lui.

Mi siedo vicino ad Amanda che è impegnata a disporre in ordine le sue innumerevoli biro colorate. Se la tua si scarica sai a chi chiederne una che funzioni. L'impegno e la precisione che gli dedica sono ammirevoli.

Prendo il libro di inglese dallo zaino e lo sfoglio guardando solo le figure. Sono talmente annoiata che non vedo l'ora che inizi la lezione. Forse, invece, vorrei soltanto che Ivan fosse qui. Non lo ammetto neanche a me stessa, ma è così. Continuo a sfogliare le pagine, anche se i miei occhi sono fissi sulla porta dell'aula in attesa che entri qualcuno in particolare. 

-Oh Aura-. Sorride Amanda accorgendosi finalmente della mia presenza -Come stai?-.

-Meglio-. Rispondo senza distogliere lo sguardo -Ho fatto pace con Gianluca-.

Si gira intorno e poi riprende a parlare -Ivan non c'è, ma vedo che te ne sei già accorta-.

Stupidamente chiedo: -Perché?-.

Amanda ride, poi mi prende per le spalle in modo da attirare la mia attenzione.

-Stai fissando la porta, ammettilo che vorresti fosse qui-.

-No, non m'importa nulla-. Do un'occhiata distratta alla porta per poi ritornare a guardare il mio interlocutore.

-Peccato, so delle cose, ma se a te non interessa...-.

-Cosa sai?-. Mi affretto a chiedere facendomi scoprire.

Dopo essersi assicurata che nessuno senta, Amanda inizia a parlare a bassa voce, talmente tanto da dover avvicinarmi di più per riuscire a capire ciò che sta rivelando.

-Il mio amico Marco di seconda mi ha riferito di aver visto Ivan molto agitato dopo scuola. Era quasi impazzito. A metà tra l'arrabbiato e il dispiaciuto...-.

-Lo so, lo abbiamo visto ieri in classe dopo quello che è accaduto-.

-Si, ma non mi hai lasciata finire. Marco lo ha sentito parlare al telefono con qualcuno e ha detto cose veramente strane. Ha parlato di una certo...Kanden che era distrutto dopo che...-. La mia amica fa una pausa.

-Dopo che?-. Sono impaziente.

-Boh, quella frase non è riuscito ad ascoltarla. Fatto sta che ha pronunciato anche il tuo nome. Ha detto: "Aura non lo deve sapere"-.

-Cosa? Cosa non devo sapere?-.

-Eh...- Amanda fa una smorfia -non lo so-.

Cosa mi sta nascondendo? Il mistero si infittisce. Allora Ivan c'entra davvero qualcosa con gli incidenti che mi capitano. Devo assolutamente parlargli, a qualsiasi costo. Se solo avessi il suo numero di cellulare, andrei in bagno e lo chiamerei all'istante. Nonostante i suoi rifiuti dovrò costringerlo a spiegarmi tutto. Lo metterò all'angolo. Perché mi fai questo, Ivan?

Non si è fatto vivo tutto il giorno. Dubito che sia stato a casa per l'influenza. Lui non si ammala mai. E quando dico mai intendo proprio...MAI. Chissà, però, se sta mangiando e bevendo in questi giorni. Ho paura che si lasci troppo andare e io non posso permetterglielo. Prendo coraggio e decido che è arrivata l'ora della resa dei conti. Suono il campanello del suo appartamento in attesa che qualcuno apra la porta. E se fosse proprio Ivan ad arrivare? Sento dei passi. Ho lo stomaco sottosopra e il cuore che non smette di sbattere contro la cassa toracica. La tensione aumenta sempre di più, ma invano perché la porta non si spalanca. Chiaramente, chi si trova in casa non ha voglia di aprire la porta. Presa dalla disperazione, inizio a bussare all'impazzata e ad urlare.

-IVAN APRI, DEVO PARLARTI! IVAN. IVAN, APRI!-.

Sento dei passi allontanarsi velocemente.

-SMETTILA DI GIOCARE. APRI SUBITO QUESTA PORTA! Ivan...-.

Noto un biglietto bianco fuoriuscire lentamente dalla sottile fessura sotto la porta. Di sicuro Ivan sta tremando perché il biglietto si muove e non poco. Lo afferro e lo porto vicino agli occhi. La scritta mi fa più male di una pugnalata: "Stai lontana da me". Ricomincio ad urlare ancora più forte con la voce spezzata e le lacrime agli occhi. 

-PERCHÈ?- Sospiro -DIMMI ALMENO CHE STAI MANGIANDO-.

Resto in attesa di un altro foglio sotto la porta, ma non esce nulla. 

-IVAN!- Sbatto violentemente le mani sulla superficie davanti a me. 

Il rumore rimbomba per tutto il condominio. Mi giro ed entro in casa. Di lui mi rimane solo un foglio. 

Non è finita, sarò il suo tormento. Voglio solo che mi dica la verità e poi potrò dimenticarlo per sempre. Mi ha fatta completamente impazzire. Entro nella mia stanza. Le pareti sono di un giallo canarino che mi piace parecchio, i mobili chiari e alti. Uno specchio a figura intera con una cornice di legno antico torreggia di fianco alla finestra e ad una bacheca piena di foto con la mia famiglia e i miei amici. Sarebbe un angolo perfetto se solo al posto delle foto con Gianluca ci fossero quelle di Ivan. Diciamo che le più preziose sono riposte al sicuro da occhi indiscreti. Per distrarmi leggerò un libro, l'importante è che non parli d'amore, quindi mi assicuro di avere tra le mani un thriller.

Non faccio neanche in tempo ad aprirlo che sento una voce sconosciuta provenire dal salotto. Possibile che non posso mai stare tranquilla?

Aspetta...e se fosse un ladro? Magari ho dimenticato la porta aperta. Impossibile, mi ricordo perfettamente di averla chiusa.

Mi dirigo con cautela in salotto e trovo mia madre che sta discutendo con uno strano signore anziano. La barba candida e folta sembra quasi irreale. Zoppica fino al divano e si siede. Si passa una mano tra i capelli bianchi e scompigliati. Pensandoci il suo viso sembra quasi interamente coperto di peli.

-No, non hai capito. Devi andartene. Lei è qui!-.

L'anziano sospira, infastidito.

-Non credi che sia giunta l'ora di raccontare tutto al ramoscello?-.

Rimango perplessa. Il ramoscello sarei io?

-Aura non deve sapere nulla. Sai qual è la mia opinione al riguardo-.

Decisamente sono io. 

Il signore si alza di scatto e inizia ad urlare infervorato.

-Non si può cambiare il destino. Ho dedicato la mia intera vita a cercare i Ribelli e a creare formule per aiutarli. Kanden...-.

Ho indietreggiato muovendo il vaso. Il rumore ha destato l'attenzione di mia madre e dell'uomo. Senza altra alternativa, sbuco dalla parete dietro alla quale mi ero nascosta.

-Ehm...scusatemi. Ho sentito qualcuno urlare e sono venuta a controllare-.

Gli occhi dell'uomo si illuminano alla mia vista, invece mia madre è molto preoccupata. Glielo si legge in faccia. 

-Aura!-. Afferma come se avesse visto l'aurora per la prima volta.

Si avvicina a me zoppicando e mi porge una mano -Finalmente ho il piacere di conoscerti. Mi chiamo Jeffers Sanders e sono uno scienziato...-.

-BASTA COSI'-. Mia madre urla con tutto il fiato che ha in gola. La sua voce così acuta mi ha fatto sussultare. Quell'anziano non le sta molto simpatico.

Il signor Sanders se ne va con una scusa; mia madre è ben felice della sua decisione, mi dà un bacio sulla fronte e mi accarezza i capelli sussurrandomi di stare lontana da lui.

Ritorno nella mia stanza cercando di sgombrare la mente. Inizio a leggere il libro thriller, ma non riesco a concentrarmi. Sono molti i quesiti che mi invadono la mente. E se tutto quello che mi è sempre parso strano avesse un senso? Sono io ad essere strana, non sono sfortunata. Ecco perché Ivan vuole che io stia lontana da lui e questo spiega anche l'istinto protettivo di mia madre. Vuole proteggermi da quell'anziano, forse è uno scienziato che vuole studiarmi e farmi del male. Sono un mostro. Non posso permettergli di farmi diventare un fenomeno da baraccone. 

Ho fatto cadere io quel neon, non Ivan. La cosa migliore è che tutti stiano lontani da me o potrei fare loro del male. Solo l'idea mi spaventa a morte. Tremo e appoggio il libro sulla scrivania. Non riesco a leggere, la mia mente è da un'altra parte ed è inutile fare finta che non sia così. Nessuno mi vuole dire quello che sta accadendo, mi nascondono la verità. Il problema è che non so più chi sono. So soltanto di essere un pericolo per gli altri. Inizio a ricordare parecchie cose strane avvenute durante la mia infanzia.

Un giorno primaverile io ed Ivan giocavamo a rincorrerci, avevamo circa otto anni. Ci stavamo divertendo tantissimo. Il parco era deserto, noi eravamo gli unici presenti. Nonostante fossi sudata e stanca di correre, ero intenzionata a prendere il mio migliore amico stringendolo in un abbraccio. Riuscii a toccarlo sulla spalla, ma in quel momento lui si accasciò a terra, dolorante. Gli faceva male la spalla proprio nello stesso punto in cui l'avevo toccato. La maglietta si sporcò di sangue. Ricordo ancora le mie urla disperate mentre chiedevo aiuto ai passanti. Ivan andò a finire in ospedale, la ferita era molto profonda. Credo gli sia rimasta la cicatrice. Nessuno dei due sapeva spiegare ai medici cosa era accaduto. Ora so che è stata colpa mia. Lui avrà per sempre quella cicatrice sulla spalla sinistra e la colpa è UNICAMENTE MIA.

Un'altra volta, invece, ci ritrovammo uno tra le braccia dell'altro. Avevamo undici anni e i nostri sentimenti stavano crescendo a dismisura. Non rimanemmo così vicini per molto tempo perché improvvisamente il cielo si coprì di spaventose nuvole grigie e la pioggia si abbatté sui nostri piccoli ed esili corpi. Un fulmine si scagliò vicino a noi e, come un laser, si avvicinò sempre di più costringendoci ad allontanarci. Si formò una crepa nel terreno. Io da una parte ed Ivan dall'altra. Divisi. Ho dato sempre la colpa alla mia sfortuna. 

"Sei solo sfortunata" continuano tutti a ripetermi. In realtà, mi sento una vera aliena. Si può continuare a vivere con la consapevolezza di essere la causa di ogni male? Non ne ho idea, ma intanto devo scoprire la verità per intero. Sono determinata. Si tratta della mia esistenza. Devo sapere chi o che cosa sono. Il signor Sanders ha nominato Kanden, la stessa persona di cui parlava anche Ivan. Quindi lui è a conoscenza di tutto. Costringerò quel ragazzo sfuggente a raccontarmi la verità, non ha più scampo. Voglio sapere chi è Kanden e cosa ha a che fare con me. 

Note d'autore: 

Ciaoooo!

Stanno uscendo fuori i primi misteri e i primi sospetti. È ancora presto per grandi rivelazioni, ovviamente, ma vedrete che piano piano scoprirete di più.

Cosa nasconde la madre di Aura? Chi è l'anziano signore?

Inoltre vorrei focalizzarmi sulla figura di Ivan che, forse, è la più emblematica. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate di lui.

Preferite Ivan o Gianluca, per il momento?

Scrivendo questa storia ho spesso immaginato quali potessero essere le vostre opinioni al riguardo e le vostre reazioni agli avvenimenti. Quindi sentitevi liberi di lasciare taaaaaantiiii commenti.

Ci sentiamo al prossimo capitolo!

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