Capitolo 17
È passata una settimana da quando Ivan si è ferito, abbiamo parlato al telefono tutti i giorni instancabilmente. Sembra sereno nonostante la sua voglia di ritornare su Kanden cresca sempre di più. Sta meglio, ma non è ancora il momento, deve continuare a riposarsi. Non so quando lo rivedrò, ma non importa se questo serve per migliorare la situazione.
La sua assenza si sente a scuola, o almeno la percepisco io, a tutti gli altri non interessa. Sono tutti impegnati con i loro problemi quotidiani per accorgersi che il ragazzo solitario e invisibile non va più a scuola. Non mi sorprende, sono quasi tutti degli egoisti.
Il mio rapporto con Amanda e Lisa va benissimo e Gianluca ha ricominciato a parlare normalmente, anche se non con me. Mi ignora totalmente e questo continua a farmi male, ma cerco di non pensarci, ho cose più importanti su cui soffermarmi.
Da due giorni c'è un'idea che non vuole lasciare la mia mente: andare su Kanden da sola. Ivan è costretto a stare a letto, ma io no. Risparmieremmo molto tempo se continuassi il viaggio. So che è pericoloso, ma ho bisogno di mettermi alla prova. Vorrei almeno riuscire ad incontrare il secondo Guardiano. Devo andarci in segreto, però, non voglio che lo sappia nessuno, né la mia famiglia né tanto meno Ivan.
Mi affretto a prendere le due piume e, dopo aver compiuto il rito, mi ritrovo immersa nella neve. L'unico suono che sento è provocato dal forte vento. Apro la cartina e rido, sono nella "Zona dei Lunghi e Forti Venti Freddi". Ora è tutto più chiaro. Piego la cartina in tante parti e la ripongo nella tasca dei jeans.
Barcollo per il vento, i miei piedi faticano ad andare in avanti, ma almeno oggi c'è bel tempo, se così si può definire.
Cammino per qualche metro, poi scivolo e mi ritrovo per terra. Fortunatamente sono riuscita a mettere le mani davanti a me prima di ritrovarmi con la faccia spiaccicata sulla neve gelida. Sospiro facendo fuoriuscire dalla bocca una nuvoletta d'aria tiepida, calda rispetto all'ambiente circostante.
Continuo per la mia strada e, con enorme gioia, mi ritrovo davanti una distesa di case. Sono uscita dal bosco finalmente. Il paese, non ne dubitavo, è deserto e silenzioso. Assomiglia ad una città fantasma, anche se sono consapevole che i kandeniani sono tutti barricati nelle loro particolari dimore, chiusi con la paura che il dittatore possa fare loro del male. È compito mio bloccare questa brutta situazione e fare in modo che tutte le persone di questo pianeta possano vivere serenamente.
Cerco di sembrare il più naturale possibile mentre passo per la stradina principale con la gente che si affaccia alle proprie finestre, incuriosita.
Tremo per il nervosismo. Non so assolutamente come comportarmi su Kanden. Tiro un sospiro di sollievo quando, una alla volta, le persone smettono di fissarmi allontanandosi dalle finestre. Ormai nessun essere vivente mi osserva, ma la sensazione degli sguardi addosso rimane ed è abbastanza inquietante.
Procedo senza fermarmi cercando di ignorarla fin quando un lungo e forte rumore simile ad un clacson mi fa sobbalzare. Seguendo l'istinto, corro a nascondermi dietro ad un cespuglio innevato.
Capisco di aver agito nel modo giusto quando i kandeniani iniziano ad uscire dalle loro case, sono davvero in tanti, più di quanti mi aspettassi. Ognuno ha in mano qualcosa.
La voce di Vankram si espande dagli altoparlanti, ma è molto più robotica rispetto al solito. Forse è registrata.
-Oggi è il giorno dei doni. Come sicuramente saprete, dovete portami gli oggetti più preziosi che custodite nelle vostre dimore. La macchina del teletrasporto, gentilmente offerta dai Trunkus, vi porterà nella "Stanza dei Doni" del Castello e poi potrete ritornare nelle vostre accoglienti case. Buon viaggio!-.
Il messaggio si ripete più di una volta mentre i kandeniani, disposti in file, entrano in quelle che sembrano cabine telefoniche dai contorni luminosi e spariscono in uno scintillio.Ai miei occhi è davvero surreale, non mi spiego come sia possibile una cosa del genere. Nonostante conosca già questo pianeta e la sua magia, non riesco ad abituarmici del tutto.
I volti dei kandeniani esprimono molta tristezza e gli sguardi sono bassi, diretti ai propri piedi o alle gambe dell'individuo davanti. È una scena malinconica e meccanica, assomiglia ad una catena di montaggio priva di sentimenti. Nessuno osa fiatare o lanciare segnali non verbali agli altri, compresi ai membri della propria famiglia.
Un ragazzino intorno ai dodici anni è sul punto di piangere, ma cerca d trattenersi con tutte le sue forze. Ha in mano un pallone da calcio a cui, evidentemente, tiene parecchio. Lo stringe forte tra le mani e diventa inevitabile immaginarne la storia. Chissà da chi gli è stato regalato e quante volte ci ha giocato rendendolo felice, riempiendo il suo giovane cuore di gioia e passione. Adesso è costretto a lasciarlo andare, altrimenti chissà quali punizioni si abbatteranno su di lui o sui suoi genitori.
Guardo tutti questi kandeniani con la convinzione che non amino affatto Vankram, ma ne siano estremamente impauriti. Sicuramente, come in tutte le dittature, c'è qualcuno che adora e supporta Vankram ed altri che lo detestano, ma non riescono a ribellarsi. In questo paese sembrano tutti d'accordo nella loro delusione verso il dittatore.
Il mio cuore viene invaso dalla tenerezza. Mi piacerebbe uscire da questo cespuglio ed aiutare ogni singola persona convincendoli ad unirsi per contrastare Vankram, o almeno a fare qualcosa per tenere i loro oggetti personali.
Questa volta, invece, la ragione prevale sull'istinto. Peggiorerei soltanto la situazione, inoltre non sono sicura che i kandeniani si fiderebbero di una sconosciuta sbucata improvvisamente da un cespuglio. Sarebbe un'entrata patetica.
Questo pensiero, almeno, mi fa sorridere in modo da poter controllare la profonda tristezza che stava prendendo il sopravvento.
Passa un'oretta, tutto svanisce e mi ritrovo completamente sola. Esco dal cespuglio, finalmente, non ne potevo più di restare rannicchiata, adesso posso sgranchirmi le gambe.
Ricomincio a camminare e, dopo pochi passi, mi trovo in un altro bosco. Mi innervosisco mentalmente, poi mi calmo quando mi rendo conto di essere più vicina di quanto immaginassi alla "Zona Segreta". Incredibile che ci siano così tanti boschi su questo pianeta. Spero di vedere anche qualcos'altro oltre a degli alberi durante il mio viaggio.
Mi impongo di smettere di lamentarmi e, dopo qualche ora, decido di fermarmi per la notte. È in questo momento che una paura limpida mi invade. Detesto il buio e l'idea di dormire nel bosco da sola mi terrorizza.
Mi obbligo ad essere forte. Mi rannicchio contro ad un albero mantenendo accesa l'attenzione.
Ivan non c'è e non ho a disposizione i suoi poteri, non posso neanche accendere il fuoco per fare un po' di luce. Mi mancano le notti passate al sicuro tra le sue braccia. Brividi di freddo mi scuotono, prendo la coperta e me la metto addosso cercando di mimetizzarmi con essa allo scopo di scomparire.
È completamente buio e i miei occhi, gradualmente, si abituano all'oscurità. Rumori sospetti amplificati dall'assoluto silenzio della notte colpiscono il mio udito rendendomi più impaurita.
Sto affrontando una mia grande fobia, dovrei essere orgogliosa di me, invece mi trovo tremolante sotto una coperta, allerta per ogni singolo suono.
Mi lascio impressionare da un rumore, sembra indicare un movimento tra i cespugli, ma non riesco a capirne la direzione.
Stringo ancora più forte la coperta e cerco di tranquillizzarmi pensando che potrebbe benissimo essere soltanto uno scoiattolo. A proposito, esistono gli scoiattoli su Kanden?
Apro lentamente gli occhi e, con sollievo, mi rendo conto che è finalmente giorno. Ho passato una notte infernale, con addosso quello che definirei puro terrore. Sono riuscita a dormire solo un'oretta prima dell'alba. È stata decisamente la notte più inquietante della mia vita, ma, per fortuna, è passata.
Provo una sensazione strana che non so spiegare, cerco di ignorarla e di concentrarmi sul mio obiettivo. Sono sempre più vicina ad incontrare il secondo Guardiano, mi chiedo che aspetto abbia e se sia simpatico e gentile come Patricia. Mi manca, in effetti, avrei passato volentieri più tempo con lei.
Questi pensieri mi accompagnano fino a destinazione. Mi trovo davanti una struttura enorme, non me l'aspettavo così. Credevo di vedere una minuscola dimora, quasi invisibile. Insomma, questa si chiama "Zona Segreta", immaginavo fosse più...segreta. Mi sbagliavo.
L'enorme e lungo edificio fatto di legno è preceduto da un campo per allenarsi. Un essere simile ad un umano con i capelli lunghi e neri ed una fascia blu sulla fronte combatte contro il vuoto, probabilmente si sta esercitando. Ha la pelle grigia con degli enormi pois bianchi, gli occhi giallastri segnati da ciò che sembrano (ma non lo sono) due graffi neri e il naso simile a quello di un cane. Indossa degli orecchini bianchi circolari ed una bandana nera con rifiniture bianche al collo, ha una spada legata dietro alla schiena.
È estremamente concentrato e ho l'impressione che nulla, in questo momento, sarebbe in grado di catturare la sua attenzione, la sua espressione seria e dura è anche un po' spaventosa, forse la utilizza per sconfiggere i nemici più velocemente.
Sposto lo sguardo più a destra e osservo una donna della sua specie che, mentre si tocca il pancione, parla con un altro individuo che, da lontano, mi sembra identico. È incinta. Sorrido, forse c'è ancora qualche speranza per Kanden. Mi piacerebbe avvicinarmi, ma decido di tornare a casa. Questo deve vederlo anche Ivan.
Note d'autore:
Ciao lettori! Come state?
Aura decide di andare su Kanden anche senza Ivan, avreste agito come lei o avreste fatto diversamente?
Inoltre adesso state per conoscere la Zona Segreta. Eh, chissà cosa vi aspetta 😉.
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