Capitolo 14
-Aura, cosa stai facendo?-.
-Scusami, non sono riuscita a finire i compiti ieri-. Rispondo allarmata prima che inizi la lezione.
Sto copiando i compiti di matematica di Amanda, non l'avrei mai fatto se non fossi stata completamente disperata. Il pomeriggio precedente, dopo essere ritornata da Kanden, sono crollata in un sonno profondo. Non sono ancora riuscita a spiegarlo alla mia amica, non ne ho avuto il tempo. Adesso mi crederà pazza, ma poi mi capirà quando le racconterò tutto quello che è successo. Per fortuna il professore è in leggero ritardo e riesco a copiare i compiti prima che arrivi. Sussurro un "Grazie" ad Amanda che risponde con un sorriso. È veramente un'ottima amica, la migliore che avrei potuto incontrare. Mi concentro sulla lezione dimenticandomi del resto, perfino del fatto che Gianluca oggi non mi abbia nemmeno salutata.
È l'intervallo adesso e devo assolutamente parlare con il mio ex ragazzo, devo assicurarmi che lui stia bene e che voglia essere mio amico. Ho paura che sia ancora arrabbiato con me, ma io non voglio perderlo. Gli voglio tantissimo bene e l'idea che lui mi veda come una traditrice mi fa impazzire. Lo conosco, so che quando viene ferito si chiude in se stesso e vuole restare da solo, diventa scontroso e diffidente. Nonostante ciò, ho bisogno di stargli vicino, di fargli sapere che ci tengo tanto a lui e non voglio lasciarlo andare.
Incontro Lisa in corridoio, anche lei sembra non aver voglia di parlare.
-Ciao Lisa, hai visto Gianluca?-.
-Sì- sbuffa -è rimasto nella nostra aula da solo, non ha detto una parola a nessuno oggi-.
Faccio per andarmene, ma Lisa mi chiama.
-Aura, l'hai ferito davvero-.
-Lo so-. Bisbiglio con un'espressione triste stampata sul volto.
Mi assicuro che Ivan non mi abbia seguita ed entro nella classe di Gianluca. È visibilmente deluso, se ne sta fermo in piedi appoggiato al suo banco con lo sguardo basso. Assomiglia ad uno zombie, ha i vestiti sgualciti e i capelli arruffati, segno che stamattina pensava ad altro, non di certo al suo abbigliamento o a pettinarsi.
Si accorge della mia presenza, ma non muove un muscolo, mi avvicino fino ad arrivargli di fronte.
-Ciao Gianluca-.
Non risponde, si limita a girare la testa di lato facendo una smorfia infastidita, tutto pur di evitare di guardarmi anche solo i piedi. Non so quale sia la cosa più giusta da dire in questi casi, ma non possiamo rimanere entrambi in silenzio, l'intervallo è breve.
-Mi dispiace per la partita di ieri-.
Rimane in silenzio, ma alza gli occhi al cielo. Sono indecisa tra urlargli contro o rispettare questo suo momento. Scelgo, allora, una via di mezzo.
-Parlami, per favore-.
Ancora nulla, decido di parlare io, dovrà ascoltarmi per forza.
-Le cose tra noi non andavano bene, sarebbe successo prima o poi...-.
Improvvisamente Gianluca spinge indietro il banco su cui era appoggiato facendomi prendere uno spavento e inizia ad urlare con voce roca.
-Per te non andavamo bene. PER TE. Non per me. Non m'interessa che ti dispiaccia per la partita perché è colpa tua se mi sono distratto, se abbiamo perso. È solo colpa tua. E ora vattene. Esci di qui!-.
Cerco di trattenere le lacrime che si formano nei miei occhi ed esco velocemente dall'aula. Trovo Amanda che mi stava aspettando, nota subito che c'è qualcosa che non va e inizio a piangere tra le sue braccia. Mi accarezza delicatamente la schiena ripetendomi che andrà tutto bene. Poi mi asciugo le lacrime e metto da parte i sentimenti negativi, non voglio che Ivan si accorga che ho pianto.
Mi lascio andare con la schiena contro il muro e mi siedo per terra. Continuo a pensare alle urla di Gianluca, al suo sguardo furioso che penetrava nel mio. Non riesco a togliermelo dalla testa e, come se non fosse abbastanza, ho un impegno. Affondo le mani nei capelli castani. Non adesso, non ce la faccio. In queste condizioni non sono utile, non servo a nulla, quindi perderei solo del tempo. Il nome di quel pianeta mi rimbomba nel cervello. "Kanden". Sì, dovrei andare con Ivan su Kanden adesso, ma non sono dell'umore.
Il moro capirà, lui non mi ha mai trattata così. Ivan non si è mai permesso di urlarmi addosso in quel modo con tanta aggressività. Si arrabbiava a volte, ma non così. Dannazione, Ivan e Gianluca hanno un modo completamente diverso di trattarmi. Non posso raccontare ad Ivan ciò che è successo, scatenerei un tornado irrefrenabile. Devo chiamarlo, però, adesso. Maschero la mia voce cercando di renderla più calma possibile.
-Ivan, ciao. Possiamo saltare l'appuntamento? Non...non mi va di andare su Kanden oggi-.
Ci mette qualche secondo per rispondere alla mia domanda, forse non si aspettava una richiesta del genere.
-Perché? È successo qualcosa?-.
Mentirgli mi sembra impossibile in questo momento.
-Ho avuto un problema con...-.
Assurdo, non riesco neanche a pronunciare il suo nome.
-E noi dovremmo rinunciare ad andare su Kanden perché tu hai litigato con il tuo fidanzato?-.
Ha ragione, Kanden è più importante. Sto anteponendo i miei problemi personali alla vita di non so quante persone. Mi sento un'egoista anche se, in fondo, so di non esserlo. Di sicuro, però, non sono un'eroina. Un vero eroe non si sarebbe mai posto questo tipo di dubbio, avrebbe scelto di salvare delle vite ad occhi chiusi.
-Ricorda di indossare i tuoi vestiti normali- gli ricordo -non siamo più nella zona rossa-.
Ivan, dopo aver bevuto la pozione, entra in casa mia. Come al solito mia madre non ne è entusiasta, ma sta gradualmente imparando ad accettare la situazione. In fondo, è obbligata a farlo. Attuamo il solito rito con lo specchietto e le piume, atterriamo sul pianeta. Anche questa volta, per fortuna, ci ritroviamo vicini. Sto iniziando ad abituarmi ad atterrare su Kanden, mi ricordo la prima volta che è successo, è stato più traumatico. Non che mi faccia impazzire l'idea di ritrovarmi distesa in mezzo alla neve gelida, sia chiaro.
Cominciamo a camminare, stavolta abbiamo un percorso stabilito da intraprendere. Sono felice che le cose su Kanden stiano iniziando ad andare per il verso giusto. Ripasso mentalmente tutte le informazioni che ci ha dato Patricia per essere sicura di non dimenticare neanche un piccolo dettaglio. Dall'espressione che ha Ivan sembra che anche lui stia facendo la stessa cosa.
Non ho idea di quanti chilometri ci manchino per arrivare nella "Zona Segreta", la mappa ci mostra i luoghi, la direzione in cui andare, ma la distanza non è segnalata in modo preciso. Tra l'altro non so neanche quanta strada abbiamo percorso.
-Preferivi stare a casa, vero?-. Ivan rompe il silenzio.
Annuisco e mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Ora mi sento meglio, però-. Avrei voluto aggiungere che è la sua presenza a farmi stare meglio, ma preferisco non rivelarglielo. Non devo mettere in mezzo i miei sentimenti per lui.
-Aura, quello che è successo...so che non stai bene-.
Mi blocco di colpo per la sorpresa, ma poi riprendo a camminare.
-Come lo sai?-. Chiedo sospettosa.
-Lisa!-.
Sono ancora più sconvolta dalla sua risposta.
Loro non si conoscono, non credo che abbiano mai parlato. Inoltre proprio non ce li vedo come amici, non hanno nulla in comune. È vero, Lisa parla troppo, non sa mantenere i segreti, ma è comunque strano. Perché avrebbe dovuto raccontarlo proprio ad Ivan?
-Sai, credo sia a conoscenza del fatto che mi piaci-.
A quella frase il mio cuore salta un battito. So che gli piaccio, ma sentirglielo dire è tutta un'altra cosa. Cerco di cambiare argomento, anche se il mio cervello è in tilt, infatti non ci riesco molto bene.
-Hai ragione, ci sto male. Gianluca non ha preso molto bene il fatto che lo abbia lasciato, ma io non voglio perderlo come amico-.
Ivan si ferma di colpo, allora io faccio lo stesso.
I suoi occhi color mare sono rivolti a me. Sembra confuso, ma allo stesso tempo sorride.
-Aspetta...cosa?-.
Dannazione, credevo lo sapesse. Ha detto che Lisa gli ha raccontato tutto, in realtà non è così.
-L'hai lasciato? Perché lo hai fatto?-.
Mi irrigidisco.
-Non sono affari tuoi-. Affermo fredda con la speranza che smetta di fare domande.
Riprendiamo a camminare. Per qualche minuto nessuno dei due dice una parola, ma ogni tanto gli lancio uno sguardo e noto i suoi continui sorrisi e il suo mordersi il labbro inferiore. Mi auguro davvero non stia pensando che ho lasciato Gianluca per lui perché non è così, l'ho fatto per me stessa.
-Non posso dire che mi dispiaccia-. Il suo sguardo è perso nel vuoto, ha l'aria sognante e proprio non riesce a togliersi quel sorrisino.
Sento un rumore di passi nella neve fresca. Qualcuno è qui vicino. Giro la testa lentamente e li vedo. Sono due uomini dell'Esercito. È impossibile non riconoscere l'armatura celeste.
Mi faccio prendere dal panico e inizio a correre. Grande sbaglio, i nemici ci vedono ed iniziano ad inseguirci. Perché l'ho fatto? Siamo in una zona nera e i nostri vestiti da tutti i giorni sono adatti. Se si fossero avvicinati a noi avremmo detto di essere dei kandeniani in gita nel bosco o qualcosa del genere. Seppur strano ci avrebbero creduto e se ne sarebbero andati via. Scappando, però, ci hanno riconosciuto immediatamente. Sono stata estremamente stupida, Ivan deve pagare le conseguenze del mio errore. Non è giusto.
Slittiamo tra gli alberi più veloci che possiamo, ma, come al solito, sono io la più lenta. Noto con piacere, però, che loro sono parecchio distanti da noi. Il vero problema si presenta quando iniziano a lanciare dei grandi proiettili di ghiaccio, cerco di deviarli con la telecinesi. Questa situazione purtroppo non mi permette di rimanere completamente concentrata e qualche proiettile sfugge al mio controllo. Ivan, invece, utilizza il fuoco contro i nemici e per sciogliere il ghiaccio.
Ad un certo punto mi viene un'idea. Formo un altro muro di ghiaccio tra due alberi. I due soldati rimangono bloccati, cercano di distruggere il muro trafiggendolo con le loro spade, ma dopo pochi tentativi decidono di arrendersi e tornano indietro.
Riprendo fiato, riesco solo a notare che Ivan è girato di spalle. Qualcosa non va. Si volta e si avvicina a me con fatica, è quasi piegato in due con un braccio tenuto saldamente sul fianco destro. Non indossa più il suo maglione celeste, deve esserselo tolto.
Mi dirigo verso di lui per facilitargli il lavoro. Devo capire subito cosa gli è successo perché l'agitazione mi sta divorando.
-Ivan!-. Tento di abbracciarlo, ma lui mette una mano davanti a sé respingendomi. Mi guarda fisso negli occhi, ha un'espressione strana.
-Promettimi di rimanere calma-.
Note d'autore:
Vi lascio con il fiato sospeso.
Siete curiosi di capire cosa sta accadendo ad Ivan?
Continuate a seguire la storia!
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