Capitolo 11
Inizio ad aprire gli occhi ancora appannati dal sonno e la prima cosa di cui mi rendo conto è che il mio compagno di avventura non è più accanto a me. Il fuoco è spento, è ben visibile la cenere cosparsa sulla neve candida. Già, la neve del bosco è molto differente da quella delle zone abitate. Nonostante mi faccia ancora un po' di paura, mi sto abituando a stare qui. Di certo, però, non voglio rimanerci da sola. L'idea mi terrorizza terribilmente.
Cerco Ivan con lo sguardo e lo intravedo vicino ad uno dei tanti alberi, ne sta tastando la corteccia. Non capisco cosa stia facendo in realtà, ma rimango a guardarlo. È proprio un bel ragazzo, o almeno lo è per me. Anche adesso che si sta comportando in modo strano si nota la spontaneità dei suoi movimenti. È incredibile come sia rimasto sempre lo stesso. Tutti cambiano almeno un po' crescendo, lui no, è rimasto esattamente la stessa splendida persona.
Fa un salto come se volesse afferrare qualcosa, ma invano. Ne sono divertita. Mi tolgo la coperta dalle gambe e la porto con me, avvicinandomi al ragazzo. Cammino piano per non spaventarlo. Quando si accorge della mia presenza, distoglie l'attenzione da ciò che sta facendo e la rivolge a me. Un largo e lumino sorriso sostituisce l'espressione seria. I suoi occhi blu sembrano rimpicciolirsi.
-Buongiorno-. Bisbiglia, dolcemente.
Ricambio e gli appoggio la coperta sulle spalle. Si è abituato a questa piccolo grsto da parte mia. Anche se non è d'accordo, ha compreso che la coperta deve tenerla lui perché ha più freddo di me. Ancora divertita da ciò che ho visto gli chiedo cosa stava combinando. Mi risponde che stava cercando di capire se l'altoparlante disposto sull'albero aveva dei fili o comunque qualcosa che ci aiutasse a comprendere il suo funzionamento. In particolar modo Ivan è interessato a scoprire l'origine del suono. Come già aveva immaginato, non era riuscito a trovare niente di utile.
Agguanto la borsa e riprendiamo il nostro viaggio. È mattina presto perché il cielo si sta facendo sempre più luminoso. Oggi deve essere quella che noi terrestri definiamo una bella giornata. Fa meno freddo e tutto intorno a noi sembra magico, come se fossimo capitati nel bosco di qualche fiaba. Riesco perfino ad intravedere il sole intrappolato dietro il cielo a specchio. Penso che questo sia il massimo che il Polo A possa offrire, meglio accontentarsi.
Anche Ivan è di buon umore, mi lancia rapidi sguardi e sorrisi, sembra non essere più arrabbiato con me e questo mi riempie il cuore di gioia. Per fortuna ogni tanto le cose vanno per il verso giusto.
-Grazie per ieri-. La mia voce è profonda e sincera.
Accenno un "prego" toccandogli un braccio, sembra apprezzare il gesto. Mi rendo conto si quanto la semplicità renda belli i momenti. Basta poco per sentirsi alle stelle. Quando sei così in alto, però, bisogna stare attenti a non cadere. Ciò che arriva dopo è apparentemente silenzio, in realtà ci sono una serie di messaggi nascosti tra di noi che fanno parte di una sintonia impossibile da spiegare o da comprendere razionalmente. Stiamo accorciando le distanze dal "Giardino delle Farfalle" che è più lontano di quanto immaginassimo.
Noto qualcosa di strano all'orizzonte, credo sia un pannello nero. Ivan rimane ancora più sorpreso di me chiedendosi cosa ci aspetterà una volta arrivati lì. Decidiamo di proseguire, ma rimanendo in allerta. Meglio stare attenti ed essere pronti per quello che potrebbe accadere. Nonostante ciò, ci mettiamo poco per renderci conto che quel pannello nero non è altro che uno schermo gigante. Perché dovrebbe trovarsi in un bosco?
Mi fermo davanti all'oggetto, mentre Ivan ci gira intorno incuriosito.
-È sospeso in aria!-. Esclama con gli occhi fuori dalle orbite. Ritorna da me e mi incita a seguirlo.
Benché sia un incontro inusuale, dobbiamo allontanarci. Non ci interessa rimanere a fissare uno schermo nero, abbiamo una missione da compiere e il tempo gioca contro di noi. Cercare di capire i sistemi di questo pianeta è assolutamente inutile.
Quando facciamo per andarcene una spia rossa inizia a lampeggiare, poi diventa blu e l'enorme schermo si accende rivelando una moltitudine di colori. Siamo costretti ad indietreggiare per vedere meglio l'immagine. Un essere strano è seduto in modo composto dietro ad una scrivania bianca. Ha la pelle divisa in due colori, il lato destro viola e il sinistra fucsia. Il simbolo di Kanden è disegnato sul viso maligno: un cerchio è contornato da un semicerchio da cui si diramano due linee che vanno a finire vicino ai lati della bocca larga. Il simbolo è verde acqua e contrasta con gli altri colori. L'individuo è completamente calvo e ha il naso simile a quello di un cane. Le orecchie viola da pipistrello sono orribili e fanno impressione, ma la cosa più inquietante sono gli occhi rossi e malvagi. Annuisce senza un apparente motivo facendo oscillare l'orecchino scarlatto a forma di rombo appeso al lobo sinistro. Si schiarisce la voce per prepararsi a recitare il suo discorso:
-Kandeniani, è il dittatore Vankram che vi parla, ho un annuncio urgente da farvi. Mi è giunta voce, dai miei uomini fidati, che due esseri indesiderati e pericolosi sono approdati sul mio territorio. Sono i nemici più riprovevoli, quelli che speravamo non sarebbero mai ritornati: i Ribelli-.
Io e Ivan sobbalziamo, non ci sentiamo pronti per una dura battaglia. Ci guardiamo intorno in attesa che qualcuno dell'Esercito sbuchi dagli alberi per attaccarci.
-Questa non è la cosa peggiore, miei cari. Qualcosa di molto peggio si abbatte su di noi, questi esseri sono mezzi umani. Sappiamo che gli abitanti del pianeta Terra sono spietati, crudeli e senza cuore. Vi distruggeranno se non li fermiamo. Mi serve il vostro aiuto. Per il bene di Kanden ogni segnalazione sarà presa in considerazione e analizzata - un sorriso, caratterizzato da denti appuntiti, si allarga sul suo volto -Chi me li consegnerà sarà premiato come merita, in cambio gli sarà offerto qualsiasi cosa desideri. Alla prossima cittadini-.
Il monitor si spegne, la lucina rossa continua a lampeggiare fino a sparire. Ci allontaniamo in fretta da lì. Siamo consapevoli che la situazione è precipitata, se prima a darci la caccia erano solo i soldati, adesso tutta Kanden potrebbe essere contro di noi. Stiamo rischiando la vita e ce ne rendiamo conto ogni giorno di più. Tutti vorranno l'ambito premio messo a disposizione da Vankram.
Un dubbio inizia ad invadermi la mente. E se Dimitra ci tradisse? È l'unica persona che conosciamo su questo pianeta e non abbiamo esitato molto a fidarci di lei, ci ha addirittura offerto un posto segreto ed è lì dentro che potrebbe catturarci con l'intenzione di riscuotere la sua ricompensa. Non è priva di interessi visto che da qualche giorno il suo obiettivo principale è diventato riavere suo figlio, e quale modo migliore per riprenderselo se non dal dittatore stesso?! Tra l'altro non capisco come il dittatore sappia che ci troviamo su Kanden, qualcuno deve averglielo riferito e la sola che può averlo fatto è proprio lei.
Devo avere un'espressione davvero preoccupata perché Ivan mi accenna un sorriso e poi cerca di consolarmi: -Tranquilla, era prevedibile che sarebbe accaduto, è necessario stare attenti, in ogni caso-.
-Credi che Dimitra ci abbia tradito o potrebbe farlo in futuro?-. Domando, diretta.
-Sì, probabile-.
Mi giro di scatto sorpresa dal suo tono tranquillo.
-Come fai ad essere così rilassato?-.
-Aura, non dobbiamo ritornare nella casa segreta. Lo scopo era nascondere lì i nemici che abbiamo sconfitto in modo che il dittatore non sappia del nostro arrivo su Kanden, ormai ne è a conoscenza, quindi non serve più a niente-.
-Saprà qual è il nostro aspetto? Non ha nemmeno accennato all'argomento-.
-Ecco!- annuncia Ivan alzando il dito indice -Se Dimitra ci avesse traditi, non pensi che avrebbe dato un'analisi dettagliata su di noi?-.
Annuisco. Forse mi sto preoccupando più del dovuto.
-Meno male che ci sei tu-. Mi lascio sfuggire. D'istinto spalanco gli occhi e mi porto una mano sulla bocca. Ivan sorride e ricambio, imbarazzata.
Ci accorgiamo di essere arrivati a destinazione quando troviamo davanti ad un arco di legno con incisa la scritta: "Giardino delle Farfalle". Gli alberi sono maestosi, tre o quattro volte più grandi del normale, con il tronco robusto e i rami slanciati verso il cielo. Dev'essere stato veramente un posto meraviglioso prima che Kanden venisse trasformato in una dittatura. Ciò che mi colpisce maggiormente è un grazioso laghetto ghiacciato.
-Che bello! Allora anche su questo pianeta esiste l'acqua-. Ridacchio.
-Anche troppa, ti ricordo che la neve è acqua-.
-Sì, sì, d'accordo sapientone-. Mi avvicino alla fonte del mio interesse e la fisso, ammaliata. Sto per appoggiarci un piede sopra, ma sento una stretta al polso.
-Sei pazza? È pericoloso- Ivan mi trascina via -Stai lontana da lì-.
Questo ragazzo è troppo protettivo. Sbuffo, ma seguo il suo consiglio. La mia impulsività non mi ha permesso di pensare che il ghiaccio avrebbe potuto rompersi. Non ci tengo a farmi un bel bagno gelido.
Siamo qui, e ora dove cerchiamo? Ispezioniamo questo luogo misterioso, ma nessuno dei due nota qualcosa di strano. È semplicemente una zona del bosco innevata. Niente di misterioso sembra celarsi dietro l'apparenza. Ivan rimane deluso, si aspettava veramente di trovare degli indizi o persino la Sfera. Ha un'espressione sconfitta che mi fa tenerezza. Gli corro incontro stando attenta a non scivolare e gli getto le braccia attorno al collo. Lui mi stringe a sé intenzionato a non lasciarmi più andare via, ma il tempo è tiranno ed è finito. Anche Ivan ne è a conoscenza. Percepisco il suo corpo tremare e una sua lacrima bagna il mio collo.
-Ivan, è arrivata l'ora-.
-No- si stacca leggermente scuotendo la testa -Non adesso che ti stai avvicinando a me-.
I suoi occhi sono lucidi e fissi nei miei. Se continua così farà piangere anche me. È disperato e non riesce ad accettare il distacco, ha paura di non potermi piùstare accanto. Solo ora mi rendo conto che il motivo della sua espressione sconfitta era questo, non il mancato ritrovamento di indizi.
-Io ci sono sempre, puoi vedermi a scuola. Inoltre tra qualche ora saremo di nuovo su Kanden insieme proprio come adesso. Non stare male, per favore-.
Alle mie parole Ivan sembra tranquillizzarsi, mi accenna un sorriso poco convinto che io apprezzo molto. E, come sempre, ci separiamo ritornando alle nostre vite.
Sono sicura della mia decisiobe. Gli ultimi eventi e, soprattutto, quello che sento, mi hanno portata a prendere una scelta drastica. Non è il giorno adatto per lasciare Gianluca perché questo pomeriggio ha la sua prima partita, però non posso fare altrimenti perché la situazione si è protratta troppo a lungo. Non sto bene con lui ed è meglio ritornare ad essere solo buoni amici, sempre che lui voglia. Non è soltanto per Ivan, gli atteggiamenti che Gianluca ha nei mie confronti non mi piacciono. So che mi ha chiesto scusa e l'ho perdonato, ma stavolta non basta. Non possiamo andare avanti così. Quando rivelo tutto ad Amanda, si mostra felice. Mi ha sempre detto che fidanzarmi con Gianluca non è stata la scelta giusta e, finalmente, metterò in pratica ciò che lei pensa da mesi. Adesso o mai più. Vado alla ricerca del ragazzo e lo trovo a chiacchierare con un suo amico che, appena mi vede, se ne va per lasciarci da soli.
Gianluca è più raggiante del solito, non credevo fosse possibile. In fondo, questo dovrebbe essere un giorno speciale per lui e mi dispiace molto rovinarglielo.
"No, Aura, devi dirglielo ora!" mi ricorda la vocina nella mia mente.
Prendo un profondo respiro, ma quando sto per parlare, Gianluca mi precede.
-La cosa migliore di oggi non sarà la partita. Ma che ci sarai tu a guardarla-.
Rimango attonita per questa frase, proprio non me l'aspettavo.
-Gianluca, devo parlarti-. Affermo con convinzione, sperando che ascolti ciò che ho da dirgli.
-Dopo, adesso godiamoci questo momento insieme, prima che suoni la campanella-.
Nonostante continui a mettermi in difficoltà, devo lasciarlo adesso, rinunciare non è un'opzione. Con uno scatto inaspettato, il ragazzo si avvicina alle mie labbra e io lo respingo per l'ennesima volta.
-No, devi ascoltarmi. Le cose tra noi non possono continuare ad andare avanti così-.
Finalmente Gianluca diventa serio e riesce ad afferrare il concetto.
-Mi stai lasciando?-. Domanda con una nota di panico.
-Sì-.
Si immobilizza per qualche secondo, poi comincia ad alterarsi. -È per Ivan, non è vero?-.
-No,- ribatto, infastidita -è principalmente perché non ti ho mai amato e non potrò farlo, mi dispiace-.
Forse sono stata troppo dura, ma mi sembrava l'unico modo per aiutare entrambi ad uscire da questa relazione. Non mi pensato della mia decisione. Gianluca deve accettare la realtà, stare insieme non porterebbe a nulla di buono.
Senza dire una parola, si dirige verso la sua aula. È molto arrabbiato, non l'ha presa affatto bene. Gli auguro di ritornare presto ad essere felice, se lo merita.
Devo fare un'altra scelta importante e in breve tempo. Non so se andare alla partita di Gianluca o se sia meglio rimanere a casa, voleva che ci fossi in questo momento importante, ma potrebbe aver cambiato idea dopo quello che è successo. Non mi piace pensare che il suo cuore sia a pezzi per colpa mia. Gli voglio bene e non vorrei mai che stesse male per me, però è inevitabile. Spero che riesca a dare il meglio di sé senza distrarsi, questa partita è un'opportunità per lui, per dimostrare quanto vale in campo. È bravissimo nel calcio, gioca nel ruolo di attaccante e raramente ha trovato un portiere capace di contrastare tutti i suoi tiri. Ha sempre avuto questa passione, fin da piccolo, o almeno è quello che mi ha raccontato.
L'ho conosciuto circa un anno dopo che Ivan si allontanò da me. Amanda voleva vedere gli allenamenti di calcio del suo amico Gianluca, ma si vergognava ad andarci da sola perché c'erano solo ragazzi, allora da buona amica mi offrii di accompagnarla. A fine allenamento ci presentammo e fu davvero facile fare amicizia con lui. Ciò che mi colpì fu il suo carattere solare e determinato. Incominciammo a frequentarci sia dentro che fuori scuola. Lisa rimase subito ammaliata dalla sua bellezza, come tutte le altre ragazze. Cercava le sue attenzioni, ma non riusciva ad ottenerle poiché Gianluca era interessato a me. Mi dispiaceva molto, era mia amica e volevo fosse felice con la persona che amava. In seguito, però, Lisa iniziò ad uscire con altri ragazzi, li frequentava e poi li lasciava non riuscendo a trovare il fidanzato giusto per lei. Ogni ragazzo carino che vedeva era il più bello della scuola. Non ho preso più in considerazione la sua cotta per Gianluca perché era interessata a molti ragazzi della scuola.
Quando ci siamo fidanzati, Lisa non ha mostrato neanche un po' di gelosia, al contrario si è congratulata con la solita vocina che la contraddistingue. È mia amica perché, seppur a volte non la sopporto, è una brava persona e ci vogliamo molto bene.
È proprio lei in questo momento a convincermi ad andare alla partita. Stiamo parlando al cellulare. Mi fa notare che Gianluca non mi ha mai detto di cancellare l'appuntamento di oggi pomeriggio, quindi probabilmente si aspetta che io ci sia. In effetti, l'ultimo accordo che abbiamo fatto in merito è "ci vediamo alle sedici e un quarto al campo da calcio". Grazie a Lisa prendo una decisione definitiva e mi ritrovo sugli spalti insieme alle mie amiche e ad un mucchio di tifosi sfegatati. Giochiamo in casa, per cui la maggior parte del pubblico acclama la mia stessa squadra, quella in cui c'è Gianluca. Glielo devo, dopotutto rimane una persona a me cara.
Le squadre entrano in campo e riesco subito ad individuare la persona per la quale sono qui. Non sembra di buon umore, ha la testa bassa e non c'è neanche l'ombra del suo sorriso magnetico. Lisa scuote la mano in aria per attirare la sua attenzione. Gianluca risponde al saluto, titubante. Appena mi vede, però, mi lancia un'occhiataccia. La delusione nei miei confronti potrebbe essere percepita a chilometri di distanza. Non faccio nulla, resto seduta, immobile. Poi la partita inizia e lui sembra concentrato allo scopo di dare il massimo. Riceve la palla da un suo compagno e tira direttamente in porta. È un gol mozzafiato che fa esultare quasi tutti i presenti. Qualcuno urla il suo nome, ma Gianluca rimane focalizzato sul suo obiettivo. Sono felice che la situazione in cui si è trovato stamattina non lo
Malgrado sia arrabbiato con me, un sorriso si allarga sul mio viso. Sta giocando benissimo, i passaggi che effettua sono perfetti, è decisamente il miglior giocatore della sua squadra. È il punto di riferimento dei suoi compagni che si affidano a lui per assicurarsi di vincere la partita. La palla sembra essere attratta dal piede di Gianluca come fosse una calamita.
Credo che si stia già facendo un gran numero di fan. Seduti dietro di noi ci sono due ragazzi che commentano con entusiasmo le azioni di Gianluca. Le loro voci sono cariche di ammirazione. Nonostante Gianluca sia appena entrato in squadra, è evidente il suo talento e la chimica con gli altricalciatori. Ciò mi rende orgogliosa di lui e dei grandi progressi che ha fatto in questi mesi. Riesco quasi a dimenticare che abbiamo litigato e lui ce l'ha a morte con me. Al momento non importa, voglio solo che sia soddisfatto di se stesso e questa è la strada giusta.
Deve imparare a non vedermi più come la sua fidanzata, purtroppo tra di noi non potrà mai esserci più di un'amicizia. Abbiamo sbagliato entrambi: Gianluca a credere che, prima o poi, mi sarei innamorata di lui ed io a starci insieme per non pensare ad un altro. Non l'ho usato, Gianluca sapeva fin dall'inizio che io non ricambiavo i suoi sentimenti, ma mi sento comunque terribilmente in colpa perché forse l'ho illuso.
I miei pensieri vengono interrotti dalla voce di Lisa che urla: -Vai Gian!-.
Lui si gira e incrocia il mio sguardo. Tutto il resto per noi sembra fermarsi, ma non per il giocatore numero dieci della squadra avversaria che prende possesso della palla e, in pochi secondi, i tifosi dall'altra parte dello stadio esultano.
Gianluca si è distratto a causa mia e i suoi compagni sono confusi, non capiscono cosa sia successo e mandano occhiate a Gianluca per cercare una spiegazione da lui. Il ragazzo, però, è cupo e non pensa più alla partita. La sua mente è altrove. Non voglio distrarlo e influenzare gli esiti della partita, l'unica cosa che possi fare è restare sugli spalti e sperare che Gianluca si dimentichi della mia esistenza, recuperando la concentrazione.
Ciò purtroppo non avviene, la partita finisce e la squadra di Gianluca ormai ha perso. Gianluca mi lancia un'occhiata arrabbiata ed esce dal campo.
Amanda e Lisa cercano di convincermi ad aspettarlo fuori per parlargli, ma non mi sembra una buona idea. Chiaramente, lui non avrebbe voluto che fossi andata alla partita e io non sapevo cosa dirgli. È meglio ritornare a casa. Voglio dimenticare quello che è appena successo e stare un po' da sola. Sono successe troppe cose, immagino soltanto di sdraiarmi sul divano e guardare un film, in tranquillità.
In questo periodo sembra che tutti abbiano una lente d'ingrandimento puntata su di me. La mia famiglia, nessun componente escluso, vuole sapere nei dettagli la mia missione su Kanden e io sono stanca di dover parlare. Sono così appiccicosi e mi piacerebbe evadere dalla realtà almeno per qualche ora.
-Basta! Raccontarvi tutto ogni giorno è pesante, volete conoscere persone e i dettagli-. Cerco di tranquillizzarmi anche se sono nervosa. -Devi. È la nostra missione, di tutti i kandeniani. Non solo la tua-. Si ribella mia madre.
Non ne posso veramente più.
-Ma sono io che sto combattendo!-. Sbatto la porta e mi chiudo nella mia stanza.
Capisco il loro punto di vista, ma ho anche bisogno di prendermi una pausa da questa situazione. È difficile per me. Devo distrarmi. Gli eroi hanno la necessità di staccare la mente dalle responsabilità. Non mi sento affatto una di loro poiché non ho né l'esperienza né il coraggio. Improvviso, cercando di imparare strategie e metodi per essere all'altezza del compito. Adesso voglio ridurre al minimo le energie, quindi analizzo i miei dvd scartando i fantasy e le storie d'amore. Rimane solo un horror che appartiene a mio padre, il problema è che detesto questo genere. La prossima volta che mi recherò in un negozio mi assicurerò di comprare una quantità maggiore di film. Dopo qualche minuto di indecisione, mi arrendo e decido di ascoltare la musica. Accendo la radio per non essere costretta a dover scegliere le canzoni e ritrovarmi di nuovo immersa in una nuvola fatta di innumerevoli incertezze. Preferisco lasciare che il caso mi sorprenda. Chiudo gli occhi e, bene presto, cado in un sonno profondo.
Note d'autore:
Credo che questo sia il capitolo più lungo che io abbia mai scritto, spero di non avervi annoiati.
Ho allegato un'immagine di Vankram così potete capire meglio come é fatto. Kanden é un pianeta strano, quindi anche i suoi abitanti lo sono.
Comunque, anche voi avete sentito il cuore di Gianluca fare crack?
Se vi piace la mia storia, stellinate e commentate tanto, ci tengo a sapere le vostre opinioni in merito e sono curiosissima di leggerle.
Ciao!
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