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Capitolo 10

È brutto quando una persona a cui tieni molto non ti parla. Nonostante abbiano una missione da compiere insieme, Ivan sta cercando in tutti i modi di evitarmi. È arrabbiato, sicuramente per quello che ha visto tra me e Gianluca, ma è il mio fidanzato, quindi non può permettersi di innervosirsi per questo. Ci sta che gli dia fastidio, però adesso sta proprio esagerando. 

Dovremmo essere professionali e pensare solo al nostro obiettivo, invece lui ha la testa da un'altra parte. I nostri sguardi si sono incrociati solo due volte da ieri: quando è entrato nella camera dei miei genitori e quando siamo atterrati su Kanden. Per fortuna, i nostri corpi erano caduti solo a pochi metri di distanza, esattamente nel luogo che avevamo lasciato per ritornare sulla Terra. 

Come al solito, camminiamo senza meta, non c'è nulla di emozionante ed inizio ad annoiarmi. Credevo che il nostro viaggio sarebbe stato pieno di avventure, invece stiamo solo perdendo tempo. La temperatura è uguale a ieri e io sono davvero sconvolta di non aver potuto prendere un giubbotto. Nonna Cassandra ci ha raccontato che sono vietati su questo pianeta. È assurdo, il dittatore vuole che i suoi sudditi soffrano il freddo perché "soffrire fortifica l'anima, per cui a nessuno sarà concesso di stare al caldo". Ma stiamo scherzando?

Questo pianeta è negativo ed estremamente controllato, ci sono regole ben precise che nessuno deve infrangere, altrimenti ci saranno punizioni severe. Dimitra ne è un esempio. Aveva tanti debiti e l'Esercito ha pensato di portarle via suo figlio. Non i suoi averi, non la casa, ma la persona a cui lei tiene di più al mondo. Ora vive con la disperazione di non sapere dov'è il suo bambino e se sta bene. È straziante per tutti, tranne che per il dittatore.

"Se le persone a voi care verranno risucchiate dal vortice o portate via dal mio Esercito, fate come se fossero morti: mantenete un buon ricordo di loro, ma dimenticate di riaverli indietro". Oltre al danno si aggiunge anche la beffa quando afferma: "Lo faccio solo per il bene dei miei sudditi".

Se Ivan non vuole parlarmi, allora sarò io a interagire con lui. C'è una domanda che vorrei fargli da giorni ed ho sempre tenuto per me poiché avevo già troppe informazioni da elaborare. Volto la testa verso il ragazzo, noto che non mi guarda neanche per sbaglio e per questo mi è difficile emettere anche solo un suono. Devo farmi coraggio perchè non voglio che la situazione rimanga così. Sembrerebbe impossibile, ma sento più freddo del solito adesso che mi ignora.

-Ivan, come facciamo a parlare in kandeniano se non lo abbiamo mai imparato?-.

Sbuffa e mi risponde, sarcastico: -Strano che non ti abbiano raccontato neanche questa-.

Sono arrabbiata con la mia famiglia perché ha omesso tante cose, ma questa frecciatina di Ivan non mi è piaciuta affatto. -Mi rispondi o lo chiedo a qualcun altro?-.

-I kandeniani conoscono tutte le lingue fin dalla nascita, è un'abilità innata-.

Si dimostra quasi scocciato dalla domanda, quindi sto iniziando a perdere la pazienza.

-Cosa ti prende?-.

-Niente, cosa dovrei avere?-. Fa una smorfia e alza le spalle in modo teatrale.

Non ci vedo più dalla rabbia e non posso fare a meno di sbottare.

-Smettila con questo atteggiamento, se devi dirmi qualcosa fallo subito!-.

Finalmente incrocia il mio sguardo e si libera di ciò che lo tormenta fino a tal punto.

-Non mi piace! Non mi piace come ti guarda, non mi piace come ti tocca e non mi piace il suo atteggiamento nei tuoi confronti-.

Quanto vorrei dirgli che neanche a me piacciono le cose che ha elencato di Gianluca, ma non posso.

-Ah, allora è questo. Sei geloso-. Constato con tono calmo.

-Sì, Aura. Sì-. La sua voce echeggia per tutto il Polo A.

Si mette le mani nei capelli neri e strizza le palpebre. Sembra che per lui questa situazione sia insostenibile.

Penso a cosa rispondergli, senza risultati. Dentro ho un turbinìo di emozioni contrastanti che non vogliono chiarirsi. Cerco di riportare la pace in me stessa, inutilmente. Non ho alcuna risposta da fornire ad Ivan. La mia attenzione viene attirata da un rumore di passi sulla neve fresca, scorgo un uomo che indossa un'armatura azzurra con rifiniture gialle. Si avvicina in modo cauto, non riesco a vedere il suo volto perché è ancora troppo lontano.

-Ivan...-.

-Ho bisogno do stare un po' da solo, scusami., Le mani ancora nei capelli e la testa bassa.

-Ivan, qualcuno ci sta seguendo-.

Il ragazzo si volta nella mia direzione e un'espressione di panico travolge il suo viso.

-È dell'Esercito, scappa!-. Mi afferra saldamente la mano e inizia a correre trascinandomi con lui.

Vorrei girarmi per vedere la reazione dell'uomo, ma Ivan non me lo permette, continua a ripetere di correre senza distrarmi. Siamo veramente sicuri che sia dell'Esercito? Magari è solo un kandeniano che ha bisogno di aiuto. Mi fido di ciò che Ivan dice, però non ho idea di quante cose sappia più di me, in fondo anche lui non era mai venuto su Kanden. Potrebbe sbagliarsi.

Come al solito, io lo rallento e mi sento solo un peso. Riesco ad evitare per un soffio una lastra di ghiaccio alla mia destra. Ivan si abbassa scampandone una diretta a lui. Le persone dentro le proprie case scostano le tendine delle finestre e ammirano la scena come se stessero guardando un film d'azione al cinema, senza il coraggio di uscire. Una voce, forse proveniente da un altoparlante, annuncia di aver trovato i Ribelli e che li sta inseguendo. Proviene dall'uomo dietro di noi, anche se non capisco come le sue parole possano echeggiare per tutto il Polo A o, magari, per l'intero pianeta.

Il mio cuore batte più veloce. Solo pensare di essere catturati o risucchiati da un vortice, senza conoscere le conseguenze, mi spaventa a morte.

Ivan decide di reagire e, sempre correndo, si volta lanciando fulmini con la mano libera. Non è riuscito a prendere bene la mirra, il soldato ha evitato tutti i colpi senza il minimo sforzo. Inizio ad essere stanca, ho il fiatone alle stelle. Se continuiamo così, abbiamo veramente pochissime possibilità di seminarlo.

Le schiere di case sono finite ed entriamo in un bosco pieno di alberi maestosi. Lo strato di neve sulla terra è sottile e cosparso da foglie secche e grossi rami. Mi è venuta un'idea, forse è un po' azzardata, ma se non rischiamo potremmo fare una brutta fine.

-Corri dalla parte opposta alla mia, fidati-. Sussurro in modo che solo Ivan possa ascoltarmi.

Ritraggo con forza la mia mano da quella di Ivan e mi dirigo in una direzione diversa. Dopo pochi secondi, mi fermo. Il pesce ha abboccato. Sta seguendo Ivan, esattamente ciò che volevo accadesse. Un lieve sorriso compiaciuto appare sul mio viso. Adesso, però, mi concentro per fare in modo che il mio piano funzioni. Non devo perdere tempo, altrimenti non riuscirò a raggiungerli. Ritorno indietro e percorro la strada intrapresa da Ivan. Per fortuna riesco a vederlo in lontananza, seguito dal nostro nemico. Cerca di creare una barriera di fuoco tra sè e il soldato, ma senza riuscirci. Quest'ultimo spegne con abilità ogni singola fiamma ritrovandosi a pochi passi dal ragazzo. Corro più veloce che posso nonostante il mio corpo voglia fermarsi. Lo stomaco è i polmoni quasi non ce la fanno, ma li ignoro.

Finalmente raggiungo il kandeniamo. Concentro la mia mente su un grosso ramo poggiato sulla neve e immagino la scena che, in pochi secondi, diventa realtà. Il ramo viene catapultato addosso all'uomo che si ritrova schiacciato al suolo. Ivan sente il rumore, si volta e poi si ferma. Un sospiro di sollievo.

-Tu sei pazza!-.

-E furba-. Annuisco, compiaciuta.

Estraggo una corda dalla mia borsa: -Sapevo che sarebbe servita prima o poi-.

Ivan scoppia in una risata: -Quante cose hai lì dentro?-.

-Mistero!-. Le mie labbra si curvano all'insù.

Ci pensa Ivan a legargli le mani dietro alla schiena.

-Come hai fatto a parlare a tutta Kanden prima?-.

Il silenzio. Il nemico non ha proprio voglia di rispondere a questa domanda. Adesso posso vederlo bene in volto. È un uomo di mezz'età con la barba grigia e i capelli brizzolati. Gli occhi piccoli e neri e il naso appuntito gli danno un'aria un po' inquietante.

-Ti conviene dircelo se non vuoi essere spazzato via da un altro ramo!-.

Ivan ottiene il suo scopo.

-Con questo piccolo microfono collegato agli altoparlanti-. Ci mostra l'oggetto che aveva in tasca.

Glielo strappo di mano e lo calpesto, distruggendolo.

Kanden, o almeno il Polo A, è pieno di altoparlanti nascosti sui tetti delle case e sugli alberi e io me ne sono accorta soltanto ora. Ivan fa spallucce, anche lui non ne sapeva niente.

-Cosa ne facciamo di lui adesso?-.

Dopo alcuni minuti di indecisione, prendiamo la scelta che ci sembra più semplice: ritornare sulla Terra attraverso il portale.

Non sono convinta che questa sia la decisione giusta; è saggio che un kandeniano appartenete all'Esercito approdi su un altro pianeta, per di più a casa mia? Probabilmente no, ma quale alternativa possediamo? Per fortuna lo abbiamo bendato così non può capire come riusciamo a viaggiare tra i due pianeti.

Ci servono persone in grado di aiutarci e che abbiano l'esperienza necessaria per suggerirci una valida soluzione.

Il risultato è che nonna Cassandra continua a lamentarsi perché abbiamo preso una decisione troppo rischiosa .

-In effetti non avevano altra scelta-. Il signor Sanders cammina avanti e indietro, appoggiandosi al bastone. Sembra piuttosto pensieroso. 

Estrae un oggetto minuscolo e piatto dalla tasca dei suoi pantaloni. Assomiglia ad un piccolo telecomando con uno schermo e un solo tasto.

-È l'x/17, una mia invenzione. Basta decidere un luogo sicuro, scannerizzare l'individuo o l'oggetto che volete mandare in quel posto e premere il pulsante. Ma state attenti: se cadesse nelle mani sbagliate sareste nei guai-.

Annuisco, in segno di assenso.

-Potremmo scegliere questo posto come luogo sicuro?-.

Alla domanda di Ivan il signor Sanders spalanca gli occhi, quasi inorridito. -Assolutamente no!-.

L'unica persona disposta ad aiutarci su Kanden sarebbe Dimitra, ma questa è una responsabilità enorme. Potrebbe finire in guai seri se la scoprissero. 

Spiego tutto al signor Sanders che ha ripreso a passeggiare per la stanza.

-Oh, quasi dimenticavo!-.  Dice sopo aver starnutito -Ho qualcos'altro per voi-.

Si mette a frugare nelle tasche e ci mostra un oggetto simile all'x/17, l'unica differenza sembra essere il colore. Nero il primo, grigio metallizzato il secondo. 

-Sono riuscito a completare la sua costruzione giusto ieri. È un comunicatore tra la Terra e Kanden e viceversa, in questo modo non dovrete venire fin qui per farci delle domande. Si chiama y/18-.

-Che fantasia!-. Mi lascio sfuggire.

-È una specie di cellulare interplanetare-. Nota Ivan, affascinato.

Adoro leggere l'interesse nei suoi occhi, si illuminano come tante piccole stelle in una calda notte d'estate.

-Ed ecco a voi una mappa di Kanden. Anche se è minuscola, è tutto ciò che ho a disposizione-.

Il signor Sanders ci spiega che quella cartina  era andata persa, però, con tanto impegno e pazienza, era riuscito a scovarla in mezzo a tutte le sue scartoffie. In fondo è un inventore, è normale che gli sfugga qualcosa.

L'euforia di Dimitra, quando le abbiamo chiesto di darci una mano contro il dittatore, mi ha sorpresa. Ci ha mostrato una dimora nascosta in una roccia poco lontano da casa sua. Sarà il posto segreto in cui metteremo i membri dell'Esercito, dopo averli catturati. Inoltre, grazie agli oggetti che ci ha fornito il signor Sanders, abbiamo più possibilità di arrivare a raggiungere il nostro obiettivo. Finalmente abbiamo la mappa di Kanden, credo che sia lo strumento più semplice, ma anche il più importante. Adesso sappiamo dove stiamo andando, non è così scontato visto che all'inizio avevamo scelto una strada completamente a caso. Il luogo in cui trovare la Sfera Zantem rimane un mistero. Kanden è un pianeta enorme sarà difficile recuperarla. Meglio usare un po' di logica.

Ivan sta analizzando attentamente la mappa in cerca di qualsiasi dettaglio che possa aiutarci nella nostra ricerca. I nomi dei luoghi più importanti sono scritti in rosso, risaltano sulla carta giallastra e segnata dal tempo. Fanno tutti riferimento ad elementi particolari, per noi incomprensibili. Il più vicino è il "Giardino delle farfalle". Ivan pensa sia una buona idea recarci nei luoghi segnati in rosso, a me invece sembra troppo banale. Chi nasconderebbe un oggetto prezioso in posti così scontati? Sarebbe meglio cercare la Sfera in luoghi nascosti e tenebrosi come "La fossa del gelo" che si trova verso a est e occupa uno spazio minuscolo della mappa.

Ivan non vuol sentir ragioni, quando gli espongo il mio pensiero, mi guarda storto e mi rivolge un "no" secco. Non mi impongo, se avesse ragione lui darebbe tutta la colpa a me e, in fondo, voglio vedere questo "Giardino delle farfalle". La mia mente inizia a fantasticare su come potrebbe essere e l'idea di ammirare un ambiente senza neve mi mette allegria.

Non sappiamo quanto dobbiamo ancora percorrere, la mappa è piccola e non riusciamo a calcolare le distanze neanche approssimativamente. La sera sta iniziando a calare, il buio invade il cielo di Kanden (che ho definito "cielo riflesso" per la particolarità di essere una specie di specchio) e l'aria sta diventando sempre più gelida. Ho il naso rosso e il mio respiro si trasforma in nuvolette bianche. Questo bosco mi mette i brividi, è inquietante. Sembra non esserci nessun essere vivente a parte me ed Ivan, ma se dovesse sbucare anche solo qualche animaletto morirei di paura.

La pancia inizia a brontolare per la fame, il mio compagno di viaggio, invece, è visibilmente stanco. Decidiamo di fermarci per la notte. È l'occasione giusta per raggiungere il mio obiettivo personale: far stare meglio il ragazzo che si trova al mio fianco. 

Estraggo un panino dalla borsa e lo porgo ad Ivan, lui non ne è affatto felice.

-Io non mangio!-. È freddo e distaccato, questo non mi piace. 

-Ieri ce l'hai fatta. Dai Ivan, ci riesci anche stavolta-. Cerco di convincerlo.

-Aura, NON VOGLIO!-. Stringe i pugni, deciso a non ritornare sui suoi passi.

Pare sul punto di esplodere, allora prendo la palla al balzo provocandolo.

-È tutto il giorno che fai così, assomigli ad un bambino di tre anni che fa i capricci-.

-E tu a chi assomigli quando ti fai trattare male dal tuo ragazzo?-.

Non posso credere di aver sentito questa frase provenire dalle sue labbra. Smetto di rivolgergli l'attenzione, lo sguardo si perde nel vuoto davanti a me.

Ivan si rende conto dell'errore commesso e cerca di porvi rimedio. 

-Scusami-. Sento i suoi occhi blu oceano penetrare la mia pelle, ma faccio finta di nulla. 

Dopo qualche secondo, decido di mettere da parte l'orgoglio per il bene di entrambi.

-Questo è collegato al tuo digiuno?-.

Sospira. -Diciamo di sì, ma non è solo questo-.

Lo guardo con aria interrogativa e Ivan si sente costretto a sputare il rospo una volta per tutte. Tra di noi non ci devono essere cose non dette, a parte quello che non gli dico io, ovviamente.

-Non voglio mangiare perché tu non sei con me, Aura. E non voglio perché ho visto quello che è successo ieri...il bacio-.

Sto per rispondere, ma lui mi blocca: -So che non sono affari miei, non dovrebbe importarmene nulla, però...-.

-Allora hai visto male. L'ho respinto-. Dichiaro con tono risoluto.

Ivan tace, forse non si aspettava di sentire queste parole.

-Inoltre,- aggiungo per rispetto al sentimento di amicizia che provo per Gianluca -lui non mi tratta male. È solo un po' appiccicoso, a volte-.

Mi alzo e mi allontano da Ivan. Sono veramente arrabbiata. Si mette in mezzo a cose che non gli riguardano e, soprattutto, non può dare la colpa a me per la lontananza che si è creata tra noi. Lui ha scoperto la verità sui Poli Opposti. Lui si è allontanato da me senza darmi nessuna spiegazione. E sempre lui ha preferito nascondere tutto invece di rivelarmi la verità. Per non parlare del fatto che avrebbe potuto prendere in mano la propria vita invece di "smettere" di mangiare. Non può darmi colpe che non ho. 

Sento la presenza di Ivan alle mie spalle.

-Aura hai ragione tu, devo lasciarti andare, ma non puoi obbligarmi a fare ciò che non voglio. Tu continui la tua vita sulla Terra e io non mangio, d'accordo?-. 

Mi sembra di sentire il cuore infrangersi in mille pezzi.

Non ha capito che questo non mi renderebbe felice, io vorrei soltanto che lui stesse bene. Mi volto verso di lui, fissandolo accigliata.

-No-. Affermo prima di ritornare vicino all'albero.

Non so se mi preoccupi il silenzio o il fatto che il buio stia calando. Sicuramente una cosa che detesto in assoluto è vedere Ivan congelare sotto la coperta. Un pezzo di ghiaccio è più caldo di lui. 

-Ivan, accendi il fuoco-. Bisbiglio notando l'ennesima nuvoletta di aria calda uscire dalla sua bocca.

-No, è pericoloso, potrebbero vederlo e scoprirci-.

Inizio ad alterarmi, ma mi mostrò calma. -Siamo nel bosco, non accadrà nulla-.

-Se è per il buio, ieri ce l'hai fatta a dormire-. Incrocia le braccia con fare deciso.

-Non è solo quello, stai congelando, non ci tengo a trovarti morto domani mattina-.

Ivan rotea gli occhi.

Lo sa benissimo che sono testarda, quando mi metto in testa qualcosa non c'è sfida che tenga. Allunga un braccio e un piccolo fuoco appare a pochi metri dalle nostre gambe. Ha voluto sia accontentarmi che essere prudente. 

Dopo pochi minuti, Ivan sembra stare già meglio, l'unica cosa che gli manca e mangiare. Non contenta, gli porgo il solito panino. 

Ivan scuote la testa e sbuffa, ma lo afferra e comincia scartandolo dall'alluminio. Lo osserva per interminabili secondi senza riuscire a muovere un muscolo. 

Delle lacrime silenziose iniziano a solcare le sue guance.

-Aura, non ci riesco-.

Visto che il problema sono io, allora risolviamolo. Gli stringo saldamente la mano e appoggio la testa sulla sua spalla. 

Senza smettere di piangere, Ivan mangia con fatica tutto il panino e io sono fiera di lui.

Non ce la faccio a vederlo così triste e rimanere immobile. Decido di agire. Appoggio la mano sinistra sulla sua guancia asciugando le lacrime. Poi gli lascio piccoli e delicati baci sull'altra guancia. Ivan chiude gli occhi, godendosi la sensazione delle mie labbra sulla pelle. 

Note d'autore:

Aura non vuole soffrire e neanche far soffrire Ivan, quindi preferisce rimanere distaccata e "professionale". Non può, però, sopportare che Ivan non mangi, per questo fa di tutto pur di riuscire nel suo intento.

Cosa ne pensate del rapporto tra Aura e Ivan?

Spero che vi piacciano anche i miei banner, non sono molto brava, ma adoro crearli.

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