CAPITOLO XIV.
Mi stringo il lenzuolo attorno al corpo ed osservo fuori dalla finestra.
In realtà non c'è molto da vedere; è molto più in basso rispetto all'appartamento che condivido con le altre.
Avverto dei rumori provenire da dietro di me, ma non mi volto; voglio godermi la pace ancora per un attimo.
Sento le molle del letto scricchiolare e chiudo gli occhi; si è svegliato.
Io non sono riuscita a dormire, ma dato che è tornato così tardi speravo continuasse ancora per un po'.
Sento qualcuno posizionarsi dietro di me e chinarsi, dandomi dei leggeri baci sul collo.
Trattengo un brivido; quanto vorrei che smettesse...
In confronto ai baci dolci e passionali di Kaminari, questi sembrano i morsi di una serpe.
- Buongiorno principessa- mormora.
La sua mano si posiziona sul mio fianco, per poi scendere lentamente a raggiungere la mia coscia.
- Buongiorno- rispondo, mentre lui me la stringe leggermente.
- Perdonami se sono tornato tardi ieri sera, avevo delle cose da fare. Dormivi già quando sono arrivato vero?- mi chiede.
Serro le labbra; fingevo di dormire, e lui lo sa bene.
Mi sta prendendo in giro, perchè sa che non riesco a mentirgli.
- No, non sono riuscita a prendere sonno- confesso.
Lui mi stringe ancora più forte, quasi conficcandomi le unghie nella gamba.
- Come immaginavo. Sei stata brava a dirmi la verità-.
Appoggiandomi l'altra mano sul fianco, mi fa girare.
È a pochi centimetri da me; il suo odore mi fa quasi ribrezzo.
- Potrei ricompensarti per questo- mormora, avvicinandosi ancora di più.
Si china, lasciandomi una scia di baci sul collo.
Chiudi gli occhi e cerco di trattenermi dal fuggire; non servirebbe a niente.
- Sai, ho avuto una chiacchierata interessante ieri sera- sussurra, avvicinandosi all'orecchio e mordicchiandolo leggermente.
Apro di scatto gli occhi; non avrà mica...
- Vuoi sapere cosa mi ha detto?-.
Ho paura, ma annuisco comunque.
- "Bisogna sempre trovare qualcuno che ti ami per quello che sei; e questo perché non devi mai rinunciare ad essere te stesso"-.
Questa frase... Sembra detta da lui.
Ho immaginato la sua voce nella mia mente mentre lo diceva.
- Mi ha detto che, dato che ho una ragazza, dovrei capirlo-.
La sua mano si sposta sulle lenzuola; tento di tenerle strette a me, ma lui è più forte e me le strappa via.
E di nuovo, mi ritrovo completamente nuda davanti a lui.
Vulnerabile, come sempre; quando si tratta di lui, non riesco ad erigere alcuna barriera.
Né nel mio corpo, né nella mia mente.
Si avvicina ancora di più, ed io arretro velocemente, finendo però contro la finestra.
- Si vede che lui non ha capito proprio niente di te-.
Guardo dietro di me; in strada ci sono delle persone.
- Sei solo una finta santarellina, che pensa di essere una ragazza forte e indipendente che non ha bisogno di nessuno. Ma ti piacciono queste attenzioni vero?-.
Ha ragione, all'inizio mi piacevano.
Quando si è avvicinato a me per la prima volta, in seconda media, ero felice.
Finalmente un ragazzo che sembrava essere interessato a me, che non badava al fatto che fossi piatta o poco femminile; sembrava apprezzarmi davvero.
Ma era tutta una menzogna: mi ha fatto credere di essere speciale, e poi mi ha distrutta.
Mi ha fatto credere di avere bisogno di lui, che fosse la persona giusta per me; e poi ha calpestato tutti i miei sogni.
Mi ha allontanato dal resto del mondo, dalla musica e da tutto ciò che amavo.
Vedevo sulla sua faccia un ghigno divertito ogni volta che io mi sentivo spaesata.
Non sono più riuscita a cantare da quando lui ha distrutto il mio sogno.
Se Momo non mi avesse aiutata, se non avesse capito che qualcosa non andava, probabilmente non avrei mai più ripreso a suonare.
Grazie al padre del suo ragazzo, con cui era amica già da allora, che è un poliziotto, è riuscito ad allontanarlo da me.
Poi, con il tempo, sono riuscita a riprendermi; ma finché Kaminari non è entrato nella mia vita, non ho più voluto cantare.
Shinsou mi ha fatto credere di non essere brava, di essere mediocre, solo una tra tanti.
Ho sempre pensato che fosse così, ma speravo di avere qualcosa di diverso; qualcosa che mi rendesse speciale.
Ma lui ha distrutto questa mia credenza, facendomi sprofondare in un baratro di solitudine per anni.
Tutt'oggi, il mio complesso d'inferiorità nei confronti degli altri non è totalmente sparito.
Ma stavo meglio; stavo davvero meglio.
L'ispettore Toshinori Yagi mi ha aiutata, tenendo Shinsou lontano da me.
Però i suoi genitori sono persone potenti, per cui dopo qualche anno è riuscito a revocare l'ordinanza restrittiva nei suoi confronti.
Non si era comunque più fatto vivo, per cui pensavo di essermene liberata.
Ma quando c'è stato l'attacco ad Ojiro... Sentivo che era stato lui.
Ma speravo davvero che non fosse così.
Speravo di essermene liberata del tutto; di poter essere finalmente felice, al fianco di Kaminari.
Invece è tornato; proprio quando stavo per riprendermi il controllo della mia vita, è tornato.
Il suo corpo entra in contatto con il mio; ringrazio il fatto che indossi i pantaloni, anche se il suo petto a contatto con il mio mi fa comunque ribrezzo.
- Quelle che dice il tuo amichetto... Sono tutte cazzate. Tu sei solo mia, hai capito?-.
Con due dita, afferra il mio mento e me lo solleva, obbligandomi a guardarlo negli occhi.
- Tu non vali niente. Sei solo un giocattolo nelle mie mani-.
Sposta l'altra sua mano sul mio fondoschiena e lo stringe, facendomi male.
Faccio una smorfia di dolore e lui sorride, poi abbassa leggermente la testa.
Sento il suo fiato sull'incavo tra il collo e la spalla, ed un attimo dopo le sue labbra stanno succhiando la mia pelle.
Sento le lacrime accumularsi agli angoli dei miei occhi; mi sta facendo male.
Ma il dolore che provo nel profondo, l'inutilità che sento nel non riuscire a reagire, fa ancora più male.
Quando riesce a lasciare un bel segno, sorride soddisfatto e mi lascia andare.
Le mie gambe cedono ed io cado in ginocchio.
Lui si porta le mani sui pantaloni e si slaccia la cintura, lanciandola a terra di fianco a me.
Poi si abbassa leggermente e mi prende per i capelli, avvicinando il mio viso al suo.
- No, non ne saresti in grado-.
Stringe leggermente, poi mi spinge violentemente all'indietro, facendomi sbattere contro il muro.
Ogni volta finisce così; mi tortura nell'animo, ma non mi fa mai niente.
Come se per lui non fossi neanche degna di essere un giocattolo.
Come se non valessi assolutamente niente.
- Vestiti. Devi andare a scuola- afferma, voltandosi.
- Poi torna qui; non ho ancora finito con te- aggiunge, ed esce dalla stanza.
Ancora tremante, mi alzo; devo andarmene prima che cambi idea.
Apro l'armadio della stanza e tiro fuori i miei vestiti di ricambio.
Shinsou mi ha detto di portarne un po', dato che avrei passato del tempo a casa sua, ma se continua così non basteranno.
Mi vesto velocemente, afferro la borsa con i libri ed esco di casa.
Respiro l'aria esterna, ma non sento altro che la puzza di smog della città.
Sbuffo ed inizio a camminare verso l'università; per fortuna non è troppo lontana.
Anzi, sono quasi in anticipo; potrei fermarmi a fare colazione... Anche perché non mangio da ieri pomeriggio.
Però non me la sento di stare in mezzo alla gente...
Mi accorgo di essere arrivata di fronte alla pasticceria di Sato e sbircio all'interno; si, ci sono decisamente troppe persone.
Alzo lo sguardo e vedo il ragazzo dietro al bancone intento a servire una signora.
Quasi come se si fosse accorto che lo sto fissando, alza lo sguardo e mi fa un sorriso ed un gesto di saluto.
Ricambio, e mi fa cenno di aspettarlo qui.
Poco dopo, lo vedo uscire dal locale con un sacchetto in mano.
Mi guardo nervosamente intorno; dovrei avere meno contatti possibili con le persone che conosco... Se la prenderá per questo?
- Ciao; è da un po' che non ci vediamo- afferma il ragazzo, porgendomi il sacchetto.
- Sono stata piuttosto impegnata. È per me?-.
Lui annuisce ed io prendo il sacchetto.
Sbircio all'interno, e vi trovo una fetta di torta ed un caffè.
- Grazie, non dovevi- mormoro.
- Mi sembravi molto stanca. E poi siamo amici- afferma.
Forzo un sorriso.
- È colpa dell'universitá; anche se ho fatto gli esami da poco, devo darci dentro e lo studio non è il mio forte- mento.
- Capisco- mormora, poi distoglie lo sguardo.
- Mina è passata di qua con un ragazzo moro- aggiunge poi.
Povero Sato...
- Si, si sentono da un po'- ammetto.
- Mi dispiace, so che a te piaceva-.
- Non importa; sembra un bravo ragazzo e lei mi è parsa molto felice. Però mi ha detto che non ti vede da un po'- aggiunge.
Sento un tuffo al cuore e non riesco a dire niente.
- Stai bene, Jirou?- mi chiede.
- Scusami, devo andare o farò tardi a lezione; ci sentiamo- lo saluto e mi allontano velocemente.
Cerco di calmare il battito del mio cuore e non mettermi a piangere; non posso farmi vedere in queste condizioni da nessuno.
Arrivo presto in università e corro verso la mia classe, entrando pochi secondi prima del suono della campanella.
- Hey Jirou- mi saluta Melissa.
- Ciao- rispondo.
Ringrazio il fatto che il professore stia entrando in questo momento, così la ragazza non può farmi alcuna domanda.
Con la scusa delle lezioni, riesco ad evitarla quasi tutto il tempo.
Ricevo un messaggio da Momo in cui mi chiede di studiare insieme, ma le rispondo che devo fare lezione a Tokoyami.
In realtà avevo pensato di disdire, ma passando davanti all'aula di musica ho notato che il ragazzo era già lì, per cui alla fine ho deciso di prendermi questo piccolo svago.
- Tsuyu mi ha detto di non chiederti niente ma... Stai bene?- mi chiede il ragazzo, una volta finita la lezione.
- Sono solo molto stanca- mento.
- Però non torni a casa da giorni; le tue amiche sono preoccupate- mi fa notare.
Serro i pugni.
- Un amico mi sta ospitando. Lui ha delle attrezzature per registrare, e si è offerto di prestarmele per aiutarmi nello studio del basso- invento.
- Capisco. È per la nuova canzone che volevi comporre?-.
Vero, la canzone... Ultimamente l'ho completamente messa da parte.
- Sto lavorando anche a quella- e sto dicendo più bugie in questa settimana che nel resto della mia vita.
Ma non posso dire loro la verità... Non se ci tengo che non gli succeda niente di male.
- Capisco. Però cerca di tornare a casa presto; sono veramente preoccupate- afferma, alzandosi.
- Tornerò presto; dí pure a Tsuyu di stare tranquilla- rispondo, alzandomi a mia volta.
- Lo farò. Ma sono certo che vorrebbe che glielo dicessi tu-.
Annuisco; lo so.
Ma se parlassi con loro, probabilmente non riuscirei più ad andarmene.
- Grazie per la lezione- aggiunge poi, prendendo la chitarra ed andando verso la porta.
Appena la apre, Mina si fionda nella stanza.
- Jirou!- esclama, abbracciandomi.
- Ciao Mina- ricambio la stretta.
- Per fortuna stai bene!- esclama.
- Si, come ho detto a Tokoyami sono molto impegnata per la musica e...-.
- Non per quello! C'è si, anche per quello, però anche per questo-.
Tira fuori il cellulare e mi mostra un articolo su internet.
Spalanco gli occhi: la pasticceria di Sato è stata distrutta.
- Ma che...- mormoro.
Ci sono stata stamattina ed era tutto a posto.
- So che stamattina eri in zona, me l'ha detto Sato-.
- Non ho sentito niente... Come sta lui?- chiedo.
- È in ospedale, ma le sue ferite non sono gravi; è crollata una parete, ma sembra che non abbia ucciso nessuno. Sato si è ferito perché ha fatto da scudo ad alcuni bambini per farli allontanare-.
- Si sa cosa sia successo?-.
- Momo e Uraraka sono andate a vedere e mi hanno scritto poco fa: a quanto pare è stato messo dell'esplosivo nella parete. Non abbastanza per farla saltare in aria, ma è bastato per farla crollare- mi spiega.
- Perché mai qualcuno dovrebbe voler fare una cosa simile?- mormora Tokoyami.
Io lo so.
È tutta colpa mia; è un messaggio per me.
Se non voglio mettere i miei amici in pericolo, io non potrò più... Vivere questa vita.
Specifico che non ho nulla contro Shinsou, lo giuro, anzi mi sta molto simpatico, anche se non lo shippo per niente con Denki. Mi serviva solo un cattivo per questa storia
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