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CAPITOLO VII.

- Ti ringrazio grande amico! Anche se non hai i capelli morbidi come l'altro, ti voglio tanto bene- affermo.

- Grande amico? E comunque lo faccio solo perché me l'ha chiesto Mina...- borbotta il ragazzo, Shoji.

È una delle guardie delle ragazze, e a quanto pare Mina gli ha chiesto di portarci da loro dopo il concerto.

Quella ragazza è un angelo... Devo assolutamente averla come cognata.

- Ma che succede?- mormora Shoji, confuso.

Guardo oltre la sua spalla; in effetti, mi sembrano tutti piuttosto agitati.

Mina, la cantante, la pianista e la chitarrista sono fuori dalla stanza, insieme ad un ragazzo dalla pelle scura e un ragazzo in divisa dai capelli verdi.

- Che succede?- chiede Shoji, aumentando il passo.

- Signori, dobbiamo chiedervi di non avvicinarmi; questa zona al momento è sotto sorveglianza- afferma il poliziotto, voltandosi verso di noi.

- Non preoccupati Deku; li conosciamo- mormora la cantante, che se non ricordo male si chiama Uraraka.

Il ragazzo annuisce.

- C'è stata un'aggressione e hanno messo a soqquadro la stanza, ma per ora sembra che non abbiano preso niente- ci spiega poi.

- Un'aggressione? Ojiro come sta?- chiede Shoji.

Io intanto mi guardo intorno; dov'è Jirou?

Supero il ragazzo e guardo all'interno del camerino.

In un angolo, il ragazzo dai capelli morbidi e Hagakure stanno parlando con un altro poliziotto, con i capelli... Rossi e bianchi? Che figo!

Dall'altra, Jirou sta parlando con un signore biondo.

Mi sembra piuttosto preoccupata.

- Non avete idea di chi potrebbe essere stato?- chiedo, voltandomi verso il gruppo.

- No- mormora Mina.

Vedo Sero affiancarla timidamente; la ragazza sembra apprezzare, dato che intanto Uraraka è scoppiata a piangere tra le braccia dell'agente, mentre la chitarrista, che dovrebbe essere Asui, sta parlando con l'altro ragazzo.

- Pure la rapina dovevamo beccarci...- sento borbottare da Bakugou.

- Bakugou, cerca di essere un po' delicato!- lo riprende Kiri.

Vado verso di loro.

- Volevate tornare a casa adesso?- gli chiedo.

- Si- ringhia Bakugou.

- Veramente volevo proporti di fare un giro- interviene l'altro.

Il biondo lo fissa un attimo, poi sbuffa e annuisce.

- Siete i migliori- affermo, poi mi volto verso Sero.

- Vai pure amico; io rimarrò ancora un po' qui-.

Prenderó da bere per tutti la prossima volta.

Con la coda dell'occhio, vero Jirou uscire dal camerino e venire raggiunta dalle sue amiche.

- Hanno detto qualcosa?- le chiede Momo.

Lei scuote la testa.

- Il commissario afferma che non sembra mancare niente. Hanno mandato una pattuglia a cercare nei dintorni, ma senza un identikit sarà dura- risponde lei.

- Ojiro come sta?- chiede Asui.

- Non ha riportato ferite, ma è molto confuso- mormora lei.

Si volta due secondi verso di me, ma mi basta quel contatto per sapere che c'è qualcosa che sta nascondendo.

Non so se sia per proteggere le sue amiche o cosa ma... Non sta bene.

- Momo, puoi venire un attimo?-.

Al richiamo del poliziotto all'interno, la ragazza si dilegua.

Guardo Mina, sperando capisca; lei si volta, mi fissa un attimo ed annuisce.

- Iniziamo a portare gli strumenti al camioncino. Ci dai una mano, Sero?-.

- Lasciate fare a me; sono un corriere modello!- esclama lui, gonfiando il petto.

- Modello di ciambelle- borbotto, strappando un piccolo sorriso a Jirou.

Le ragazze mi passano davanti; lei fa per seguirle, ma la afferro per un polso per bloccarla.

Lei sussulta e si volta.

- Ti va di venire un attimo con me?- le chiedo.

Lei esita, ma poi annuisce.

Vedendola leggermente a disagio la lascio andare, ma le faccio comunque cenno di seguirmi.

Ci dirigiamo verso il parcheggio e saliamo sulla mia macchina.

Vorrei farle i complimenti per il concerto; è stata veramente spettacolare.

Le altre quasi sparivano quando lei suonava, dando il meglio di sé.

Era quasi come se urlasse con tutte le sue forze "questa sono io".

Però... Sento che non è il momento. Ha bisogno di un po' di pace.

Per cui accendo la radio. Parte "Shallow", e decido di lasciarla.

Canticchio sotto voce mentre parto; dopo un attimo, la sento ridacchiare.

- Canto così male?- chiedo, offeso.

- Nono; è che non pensavo fosse il tuo genere... Soprattutto la parte da ragazza- risponde.

- Sono pieno di sorprese- affermo.

- A proposito, dove mi stai portando?-.

- A casa mia-.

Lei si volta di scatto.

- È un tentato rapimento?- mi chiede.

- Mi sembravi agitata; ho pensato che stare in un posto tranquillo ti avrebbe fatta stare meglio- rispondo.

Lei abbassa la testa, ma faccio in tempo a scorgere un lampo di delusione nei suoi occhi.

- Però se preferisci dedicarti ad altro...-.

- Pervertito, fammi scendere!-.

- Ovviamente intendevo giocare a carte!- esclamo.

Lei mi guarda storto.

- Streep poker?-.

- Ti denuncio-.

- Okok; un'altra volta-.

Lei mi guarda male, ma sorrido in modo innocente.

La sento sbuffare, ma trattiene anche una risata.

Ci fermiamo davanti al palazzo e parcheggio in garage.

- E i tuoi amici?- mi chiede.

- Kiri e Bakubro sono andati a fare un giro, probabilmente prenderanno un autobus per tornare dato che eravamo con un'unica macchina. Sero invece era in moto, ma penso rimarrà ad aiutare la tua band per un po'- rispondo, mentre le faccio strada per le scale dell'edificio.

- Si chiederanno dove sono...- mormoro.

- Penso che Mina le calmerà. Al massimo glielo dirà Sero-.

- Siete molto amici eh?-.

- Dai tempi del Liceo. Kiri invece l'ho conosciuto alle medie, mentre Bakubro sempre al Liceo-.

- Parlavo di Mina-.

Scrollo le spalle.

- È una ragazza simpatica; potremmo anche diventarlo, ci intendiamo su certe cose- commento.

- Sta cercando un ragazzo- mi fa sapere.

Sorrido.

- Allora Sero smetterà finalmente di essere l'unico vergine del gruppo- affermo.

Lei scoppia a ridere, e mi pare anche sollevata.

La osservo; sembra più rilassata ora... Ed ha una risata veramente bella.

Anche se...

- Perché metti la mano davanti alla bocca quando ridi?- le chiedo.

Lei osserva la sua mano, come se non se ne fosse mai accorta.

- Non mi piace come rido- mormora.

- Dovrebbe piacerti invece; sei bellissima- affermo.

Mi rendo conto che siamo arrivati davanti al mio appartamento, per cui tiro fuori le chiavi ed apro la porta.

- Prego, entri pure- mi volto, e vedo Jirou immobile, leggermente rossa.

- Stai bene?- le chiedo.

- Benissimo- afferma, fiondandosi all'interno dell'appartamento.

Questa ragazza ha così poca autostima che basta veramente un complimento a mandarla in tilt?

La seguo e chiudo la porta.

- Ta-daan!- esclamo - ecco l'appartamento del grande Denki Kaminari! E dei suoi amici- affermo.

Lei si guarda intorno.

- Be', è grande- commenta.

Annuisco.

- Vivi anche tu in appartamento?- le chiedo.

- Si, con le ragazze. In realtà ce l'hanno comprato i genitori di Momo per il successo della band, altrimenti non saremmo riuscite a vivere in un posto così lussuoso- mormora.

Si vede che la cosa la mette a disagio... Un po' come a me.

- Be', questo in realtà è stato per metà pagato dai genitori di Bakugou per lui e Kiri. Io e Sero siamo coinquilini momentanei- racconto.

- Ma non era la casa del grande Denki Kaminari questa?-.

Apro leggermente la bocca: beccato.

Lei sorride.

- È raro vederti senza parole- ridacchia.

- Però questo significa che presti attenzione a ciò che dico- le faccio notare.

Stavolta è lei a rimanere senza parole.

- Hai bisogno di qualcosa in particolare?- le chiedo.

- Posso... Farmi una doccia?- mormora.

- Solo se posso venire con te-.

- Me ne vado-.

- Scherzavo! Usa pure il bagno nella mia stanza- le dico, indicando la camera.

Lei si avvia.

- Vuoi qualcosa da mangiare dopo?- le chiedo.

- Sai cucinare?-.

- Me la cavo-.

In realtà Bakugou mi ha dato poche lezioni per ora ma... Be', è un insegnante molto severo.

- Solo un po' di tè- mormora.

Annuisco e lei sparisce nella stanza.

Metto su l'acqua per il tè, poi mi ricordo che lei ha solo quel vestito, ma la temperatura qui dentro non è delle migliori.

Dato che sento l'acqua della doccia, significa che è sotto, per cui entro nella mia stanza.

Mentre frugo nell'armadio per trovare qualcosa da farle mettere, sento una voce melodiosa provenire dal bagno.

Mi volto: penso di avere già sentito "Catch my breath" un po' di volte alla radio... O cantata da Sero quando era ubriaco.

Ma serate fuori a parte, il modo in cui lei la sta cantando è qualcosa di spettacolare e unico.

La tristezza che riesce a trasmettere con il testo, e la sua generale bravura, rendono questa canzone quasi più perfetta di quando a cantarla è Kelly Clarkson.

Più va verso la fine, più il suo tono si fa deciso, fino a sfociare quasi in un canto potente e liberatorio.

Rimango incantato ad ascoltarla fino al termine della canzone, che coincide anche con il chiudersi del getto d'acqua.

Mi schiarisco la voce.

- Ti lascio qui dei vestiti più comodi- urlo.

Appoggio sul letto un paio di leggings che mi vanno un po' corti ed una maglietta stretta, sperando le vadano bene, ed esco dalla stanza.

Prendo due tazze e vi verso l'acqua, poi vi immergo due bustine di tè.

Sento la porta aprirsi e mi volto verso Jirou.

Mi trattengo dallo spalancare la bocca: quei vestiti le stanno meglio di quanto pensassi.

Fasciano quasi perfettamente la sua figura, facendo risaltare il suo fisico ma senza accentuarlo troppo.

Lei si guarda intorno, leggermente a disagio.

- Grazie- mormora.

- Di nulla. Il tè è pronto- affermo, indicando le tazze.

Annuisce e si avvicina, accomodandosi su una sedia.

Le allungo una tazza e mi siedo di fronte a lei.

Beve un sorso e sembra rilassarsi.

- Allora... Ti piace cantare eh-.

Lei spalanca la bocca.

- No, io non canto- afferma, decisa.

- Ti ho sentita mentre prendevo i vestiti. E poi, muovi sempre la bocca quando suoni- le faccio notare.

Lei si porta una mano davanti alla bocca.

- Non dovevo venire qui- mormora, alzandosi.

Mi metto in piedi anch'io.

- Non te ne andare-.

Lei mi guarda, confusa.

Ok, forse sono stato un po' troppo frettoloso.

Mi schiarisco la voce.

- Scusami; non volevo toccare un tasto dolente. Non ne parlerò, se non vuoi- affermo.

Lei mi guarda un attimo, poi annuisce e torna seduta.

- Scusami per la reazione esagerata. È che ho avuto... Brutte esperienze in passato- mormora.

- Per me le esperienze, belle o brutte che siano, sono sempre qualcosa da cui bisogna imparare... Ma non a cui rimanere fedeli- affermo.

- Cosa intendi?-.

- Che se ami qualcosa dovresti farla, indipendentemente da ciò che è successo. Puoi imparare dai tuoi errori è vero; puoi per esempio farlo in un altro modo. Ma non devi per forza rinunciarci- spiego.

Lei mi fissa un attimo.

- Potrebbe avere senso...- mormora.

Sorrido.

- Quello che dico ha sempre senso- affermo.

Lei alza gli occhi al cielo, ma sorride.

Però sembra nostalgica... Sono certo che cantare le manchi molto più di quello che lascia intendere, altrimenti riuscirebbe a trattenersi.

È vero che pensava di non essere sentita, però cantava comunque con tutta sé stessa, come se avesse voluto che tutti la ascoltassero.

Questa ragazza ha paura; e io voglio aiutarla.

- Vieni con me- le dico, alzandomi.

- Dove stavolta?-.

Sorrido.

- In un posto che ti piacerà- affermo.

- È tardi- mi fa notare.

- Si, ma tanto è sabato. E tu hai finito gli esami no?- le chiedo.

- Come lo sai?-.

- Ho un informatore segreto- affermo.

- Mina-.

- Fingiamo che tu non lo sappia. Andiamo?-.

Lei sbuffa.

- E va bene- si arrende e si alza.

Mando un messaggio ai ragazzi, dicendo loro dove sto andando e che possono tornare a casa, poi usciamo dall'appartamento.

- Non prendiamo la macchina?- mi chiede.

- No; è vietato andare in quel luogo in macchina-.

- Come mai?-.

- Meglio che tu non lo sappia-.

Lei sbuffa.

- È un posto illegale?-.

- Diciamo che certe attività non sono legalissime...- mormoro.

- Almeno è vicino? Con queste scarpe faccio fatica-.

Vero; quelle non posso prestargliele, ho giusto qualche numero più di lei.

Mi fermo e mi accuccio davanti a lei.

- Sali- le dico.

- Ma... Ma che dici!-.

Ridacchio per il suo imbarazzo.

- Faremo prima; ce la faccio tranquilla. E poi non è così lontano- affermo.

Lei per un attimo non dice niente, ma poi la sento salire sulla mia schiena.

Mi alzo lentamente e lei si aggrappa a me.

Stavolta sono io ad arrossire; non avevo contato che sarebbe stata così vicina...

Concentrati Denki, non è il momento.

Ora desidero solo una cosa: che Jirou canti ancora.

Voglio che riesca a superare tutte le sue paure e torni a cantare, per lei.

E che canti di nuovo per me.

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