Quarantasette
47.
Justin
Quando aprii gli occhi sentivo la testa girarmi. Mi guardai intorno, notando di non essere più in cucina, ma in camera mia. tentai di ricordare cosa fosse successo, ma non appena lo feci cercai di scacciare via quei pensieri, mentre sentivo di nuovo l'aria mancarmi. Sapevo benissimo cosa fosse successo.
Avevo avuto una crisi di panico, o meglio dire, una crisi respiratoria. Non era la prima volta che mi succedeva, ma ormai pensavo di avere superato almeno quello. mi tirai su poggiando la schiena al cuscino, quando notai Ellen seduta su una sedia, la testa poggiata sul bordo del mio letto mentre dormiva.
Sorrisi automaticamente, ma cambiai espressione quando ricordai ciò che avevo fatto la sera prima. Presi il cellulare sul mio comodino, per scoprire che erano le sette di mattina. Avevo dormito tantissimo e non me ne sorprendevo, le scorse volte riuscii dormire anche per un'intera giornata.
Girai la testa di scatto quando sentii Ellen mugugnare. Quando vide che ero sveglio si alzò lentamente dalla sedia, ricomponendosi velocemente.
-Come stai?- mi chiese con una certa freddezza, ma non potevo biasimarla visto che era colpa mia.
-Bene- mentii distogliendo lo sguardo.
Nulla andava bene, sentivo un gran casino dentro di me e volevo solo parlarne con lei, però c'era qualcosa che mi bloccava. Volevo prima chiarire, scusarmi e spiegarle tutto quello che voleva sapere.
-Possiamo parlare?- domandai tornando a guardarla, mentre lei raccoglieva lo zaino ai piedi della sedia.
-Devo andare a scuola- rispose secca prima di salutarmi con un cenno del capo.
Mi alzai rapidamente dal letto, pessima mossa visto che mi dovetti aggrappare al comodino, altrimenti sarei caduto.
Lei mi guardò preoccupata, ma tornò perfettamente calma quando alzai nuovamente il mio sguardo su di lei -Allora quando tornerai.- dissi aspettando una sua risposta che non tardò ad arrivare.
-Oggi pomeriggio esco con Mike, e poi non dobbiamo parlare di nulla- ribadì guardandomi per un tempo che mi parve infinito.
Sentii una morsa stringermi il cuore, capendo che quella volta era davvero arrabbiata.
Allo stesso tempo si aggiunse un altro sentimento, causato dall'idea di lei e Evans soli. Strinsi le mani in due pugni, trattenendomi dal mettermi ad urlare o peggio, costringerla a rimanere lì per evitare che vedesse Mike.
Senza aggiungere altro uscì dalla stanza lasciandomi solo, e crollai a terra mentre la mia vista si offuscava.
Sentivo la testa girare, e senza un motivo preciso iniziai a piangere fino a quando non mi mancò il respiro. Strisciai lungo il pavimento, in direzione della finestra, sentendo che tra poco il buio sarebbe tornato ad avvolgermi, e non volevo, non di nuovo. Mentre chiudevo gli occhi e tentavo di respirare l'aria fredda di Dicembre che entrava dalla finestra vidi e sentii ciò che ormai non affrontavo più da tempo.
-Non di nuovo, ti prego- sussurrai dondolando avanti e indietro, rannicchiandomi su me stesso.
"Justin ti voglio bene, sono tua madre e sarò sempre fiera di te"
Quella voce rimbombò nelle mie orecchie, facendomi rabbrividire mentre ricordavo l'occasione in cui me lo disse. Ero appena tornato dal solito giro di spaccio con Derek, e mia madre aveva cominciato ad intuire qualcosa. Non mi aveva urlato contro, non aveva alzato le mani su di me. Aveva semplicemente detto quello. E io poi l'avevo delusa, l'avevo uccisa.
"Gioca con me Justin, gioca con me" sentii la voce di Jackson, mentre mi arrivavano dei barlumi di ricordo in cui le sue piccole manine tiravano il bordo della mia maglietta, incitandomi a raggiungerlo in giardino per giocare a pallone con lui.
Scossi la testa continuando a piangere -Basta- urlai sperando che tutto quello si fermasse, che il mio respiro tornasse regolare. -Ti prego, basta- ripetei piangendo più forte.
Ma ero solo, come sempre. Lei se ne era andata, non sarebbe più tornata da me perché io le facevo del male, lo avevo fatto anche a loro, alla mia famiglia.
Poi sentii la voce di mio padre, mentre un dolore si espandeva dal mio petto in tutto il corpo "E' colpa tua. Non sei mio figlio, sei solo un drogato, un fallito e un assassino. Ti odio, saresti dovuto morire tu, non loro"
Quelle parole mi fecero piegare in due dal dolore, mentre boccheggiavo per cercare quella poca aria che sentivo arrivare.
Ma ancora non era finita. Sapevo che sarebbe arrivato anche lui, l'incubo che ormai da anni mi tormentava.
"Jazmyn vieni qui" urlai ridendo, mentre rincorrevo la mia sorellina che si nascondeva dietro agli alberi che circondavano casa nostra. La sua risata era la cosa più innocente e bella che si potesse udire, cristallina e delicata. "vieni a prendermi" cantilenò lei facendomi la linguaccia, mentre continuava a correre.
Quando la presi la sollevai in aria, per poi abbracciarla "ti ho presa" esclamai facendola ridere.
Cominciò ad affondare le sue piccole dita nelle mie guance "sei morbido" osservò prima di scoppiare a ridere, mentre sentivo il mio cuore esplodere a quel suono. La guardai sorridendo "e tu sei bellissima, sei una principessa" mormorai prima di lasciarle un bacio sulla fronte.
Lei continuò a ridere, prima di fermarsi. Vidi la sua espressione cambiare, mentre il mio corpo si irrigidiva e lei cominciava a piangere.
La lasciai cadere a terra, prendendo le mie mani tra i capelli. Scuotevo la testa e piangevo, mentre le sue urla strazianti arrivavano alle mie orecchie, nonostante tentassi di scacciare quei suoni "brucia Justin, aiutami, brucia" urlava con la sua piccola vocina, mentre una fiamma la divorava rovinando il suo viso, il suo corpicino, i capelli soffici. Non potevo scappare da quell'incubo, e sentivo le sue urla, sempre più forti, fino a quando la fiamma si spense, e rimase un piccolo cumulo di cenere a terra.
Ma lei non c'era più"
Prossima canzone
Ellen
Non appena lasciai la casa iniziai a piangere, mentre mi sedevo al posto del passeggero in macchina con Mike.
Lui sospirò -Non devi sentirti in colpa, è giusto che capisca che tu sei ancora arrabbiata. Capisco che è stato male, ma non puoi perdonarlo per questo- disse cercando di rassicurarmi, senza ottenere grandi risultati.
Scossi la testa -no Mike. Io sento che c'è qualcosa di più sotto, non solo un calo di pressione dovuto all'emozione o una cazzata simile. C'è qualcosa di strano, forse dovrei tornare su a controllare. Adesso in casa non c'è nessuno.. - iniziai sempre più spaventata, fino a quando lui non mi bloccò.
-Ellen stai diventando paranoica. Da quando stai con Justin hai smesso di divertirti con me, con Fleur e con tutti i tuoi amici. Almeno per oggi pensa un po' a te e divertiti, da stasera sarai libera di fare quello che vuoi.- propose mettendo in moto la macchina.
-E se gli succede qualcosa?- chiesi in preda al panico.
Lui alzò gli occhi al cielo -Cosa vuoi che gli succeda El? Tra mezzora Derek, Chaz e tuo fratello torneranno a casa e direi che per trenta minuti da solo potrà sopravvivere.- esclamò sarcastico.
Mi morsi il labbro senza poter ribattere. Lui non sapeva dei problemi che aveva Justin, non sapeva quello che sarebbe potuto succedere e questo mi spaventava. Avevo paura che facesse qualcosa che non avrebbe dovuto fare, e trenta minuti non erano pochi.
Non appena arrivammo a scuola scesi dalla macchina, ed io e Mike raggiungemmo gli altri all'entrata. Tutti gli sguardi degli studenti puntati su di me erano un enorme punto interrogativo, sicuramente dovuto all'assenza di Justin lì con me. Ignorai tutti mentre Fleur si avvicinava a me prendendomi per mano. -Sai El, sono la tua migliore amica e arriverò dritta al punto: non so per quale motivo tu e Justin abbiate litigato, ma per certo so che c'è di mezzo quella Celine. Sappi che se vorrai sono pronta ad aiutarti per annientare quella troi.. Celine- disse per poi sorridere perfidamente Scossi la testa ridacchiando -Grazie mille Fleur, prenderò in considerazione la tua idea- scherzai alzando gli occhi al cielo. Lei sorrise- a parte gli scherzi, per qualsiasi cosa ci sono, non farò più lo stesso errore.- mormorò abbracciandomi. La strinsi a me -Ti voglio bene- sussurrai al suo orecchio prima di entrare nella scuola.
Respirai con molta calma tentando di non pensare a lui, di scacciare quei pensieri e soprattutto cercai di rimanere arrabbiata con lui, ma la verità era che ero solo terrorizzata dall'idea che si facesse del male.
Le ore passavano con una lentezza incredibile, le voci dei professori arrivavano alle mie orecchie come se fossero dei flebili sussurri.
Al suono dell'ultima campanella mi lasciai scappare un sospiro di sollievo, mentre mi dirigevo nel parcheggio per raggiungere Mike.
-Allora sei pronta bimba? Oggi pomeriggio non voglio vederti con questo visino triste, sia chiaro- disse senza aspettare nemmeno che fossi del tutto vicina a lui, prima di salire in macchina.
Ridacchiai sedendomi al posto del passeggero, mentre mi stupivo del potere che Mike aveva di tirarmi su di morale.
Fece partire una vecchia canzone rock, facendomi fare una smorfia -Ma è orribile- osservai mentre lui si fingeva offeso. -Dillo un'altra volta e ti faccio scendere- mi minacciò per poi ridacchiare.
Scossi la testa cercando di abituarmi a quell'orrore. Poco dopo si fermò davanti ad un Mc'Donald.
Scesi guardandolo divertita -Era da un sacco che non venivamo qui- mormorai mentre sorridevo come una stupida. Dopo tanto tempo stavo facendo qualcosa di normale, in compagnia del mio migliore amico, e l'idea non poteva non piacermi.
Lui mi fece l'occhiolino avvolgendo le mie spalle con il suo braccio -Mc'Donald è un classico, non poteva mancare- disse facendomi ridere.
Ordinammo due happy meal, come ai vecchi tempi. Ci divertivamo a prendere in giro le sorprese che mettevano al loro interno.
-Questa dovrebbe essere una macchina?- domandò porgendomi una scatolina rossa con quattro ruote che si staccavano di continuo ai lati.
Annuii ridendo -E questa dovrebbe essere una fata- dissi passandogli una specie di bambola assassina dotata di quelle che sarebbero dovute essere due ali.
Lui fece una smorfia -Erano meglio i puffi- borbottò fingendosi dispiaciuto.
-E le winx- aggiunsi osservando con disgusto la fatina che rigiravo tra le mie mani.
Lui si alzò -Andiamo, altrimenti il film inizia- esclamò sorridendo divertito.
Aggrottai la fronte -Il film?- chiesi leggermente contrariata.
Mike era pessimo nello scegliere film, una volta ci ritrovammo in una sala piena di coppiette che si sbaciucchiavano mentre guardavano, o almeno fingevano di farlo, un film romantico. Alla fine io e Mike ci eravamo divertiti a tirare i pop corn in testa agli altri spettatori, fino a quando il controllore non ci aveva cacciato fuori.
Lui annuì -Tranquilla, sono sicura che quella roba spacca- disse deciso ed emozionato.
Sospirai mentre le mie paure venivano confermate. Di sicuro sarebbe stata un'esperienza da aggiungere alle cose traumatizzanti e da rimuovere della mia vita.
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-Okkey, è stato il film più stupido che abbia mai visto- mormorai mentre tornavo a ridere come una pazza.
Lui si piegò in due dalle risate -Non avevo capito che i serial killer sarebbero stati dei cinquantenni vestiti da conigli rosa- disse facendomi ridere ancora più forte.
Mi aggrappai al suo braccio per non cadere, ma lui fece lo stesso e finimmo a terra.
Continuammo a ridere fino a quando un poliziotto si avvicinò a noi guardandoci con aria sospetta -Tutto bene ragazzi?- domandò scrutandoci.
Annuimmo insieme -Alla grande- risposi facendo ridere Mike, e di conseguenza risi anche io.
Ci alzammo mentre l'uomo continuava a guardarci poco convinto fece cenno al suo collega di raggiungerlo, e quest'ultimo teneva in mano un palloncino.
Mike sgranò gli occhi -Lei pensa che noi abbiamo bevuto?- domandò fingendosi risentito.
Il poliziotto assunse un'espressione mortificata -E' il nostro lavoro, non possiamo lasciare che guidi in queste condizioni- spiegò in imbarazzo.
Mike sbuffò -Non abbiamo bevuto. Vorrei vedere lei dopo aver visto un film come Bunny's Kill- esclamò alzando gli occhi al cielo, mentre io mi trattenevo dallo scoppiare a ridere.
Mike mi afferrò per il braccio, per poi iniziare a camminare velocemente verso la macchina. I poliziotti ci seguirono, così iniziammo a correre per poi salire in macchina. Lui mise in moto, sfrecciando via lungo la strada mentre scoppiavamo a ridere -Epica- mormorai scuotendo la testa.
Finimmo di ridere dopo circa dieci minuti -Dobbiamo farlo più spesso- osservò lui, mentre io annuivo.
-Decisamente- confermai sorridendo, mentre Mike parcheggiava la macchina.
Scesi dirigendomi verso l'entrata, per poi bussare. Mi venne ad aprire Derek poco dopo.
Qui fate partire
Aveva due occhiaie profonde, sembrava distrutto e subito sentii un campanello di allarme suonare.
-Dov'è Justin?- chiesi con voce flebile, osservando tutti i presenti seduti in sala che mi guardavano scioccati.
Nessuno mi rispose.
-Dove cazzo è Justin?- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, mentre Dan si alzava venendo verso di me -Ellen sta bene, sta in camera sua. Stai tranquilla- disse cercando di calmarmi, ma dalla sua espressione capii che stava mentendo. Scossi la testa spingendolo via.
Iniziai a correre su per le scale, mentre Chaz e Derek mi seguivano. Mi fermarono bloccandomi dall'entrare in camera di Justin.
-Ellen aspetta- disse Chaz afferrando il mio braccio.
Tentai di calmare il mio respiro -Cosa è successo?- chiesi guardando prima Chaz e poi Derek, che sospirò.
-Justin ha avuto altri problemi oltre a quello che già conosci. Tu sai che si fa del male quando si sente in colpa per qualcosa, ma ci sono altri problemi che purtroppo ebbe prima che si riprendesse dopo quel periodo- mi spiegò Derek. Aggrottai la fronte -Quali problemi?- chiesi a voce bassa, sentendo il mio cuore perdere un battito.
Derek e Chaz si guardarono -Glielo spiego io- disse infine Derek, mentre Chaz annuiva prima di scendere le scale per tornare di sotto. Mi fece cenno di seguirlo, e cosi feci fino a quando non ci ritrovammo nello studio. Lui prese posto sulla scrivania, così io mi sedetti sulla poltrona di pelle, aspettando che mi spiegasse.
-Justin soffre di crisi respiratoria, come hai potuto osservare ieri sera. Queste crisi però non sono dovute ad attacchi di ansia, ma a qualcosa di più complicato. Poco dopo la morte della sua famiglia Justin cominciò ad assumere dei comportamenti strani. Diceva di sentire delle voci, faceva degli incubi tutte le notti e affermava di vedere sua sorella alcune volte.- iniziò mentre io rimanevo immobile.
-Quindi lui ha avuto una di queste crisi ieri?- domandai lentamente, sperando in un no.
Derek si grattò la testa - Con il ritorno di Celine Justin ha ricordato il periodo in cui lei se ne andò, che coincide con il periodo in cui iniziò a crollare in quel periodo buio. Troppi ricordi insieme hanno causato una crisi respiratoria, ma oggi c'è stato qualcosa di diverso- disse evitando il mio sguardo.
-Diverso perché? Cosa c'è stato di diverso?- chiesi avida di sapere, di venire a conoscenza di cosa fosse successo visto che l'ansia mi stava uccidendo.
Lui sospirò -Quando siamo tornati a casa siamo saliti in camera sua. Era rannicchiato su se stesso e non faceva altro che urlare. Urlava di smettere, chiedeva che tutto cessasse e io e Chaz abbiamo capito al volo. Le visioni, le voci e tutto il resto, ecco di cosa si tratta Ellen. La cosa che ci spaventa è che pensavamo che ne fosse uscito, almeno da questo. Quando uscì da quel buco in cui era caduto era diverso, in un certo senso era diventato cattivo, pericoloso e tu sei riuscita a cambiarlo, ma ora sta ricadendo giù e questo non va bene, soprattutto ora che ci serve nel pieno delle sue forze- concluse, e in quel momento vidi quanto fosse preoccupato e disperato.
Si prese la testa fra le mani, strizzando gli occhi.
Io sentivo il cuore in gola, mentre le lacrime minacciavano di uscire.
Se io oggi non fossi uscita avrei potuto aiutarlo, invece avevo pensato solo a me stessa.
-Posso vederlo?- chiesi timidamente, attirando nuovamente l'attenzione di Derek che sembrò esitare.
-E' questo il problema. Per quanto mi riguarda puoi vederlo, ma devi essere preparata a questo- rispose scrutandomi fino a quando non annuii -sono pronta a tutto Derek, voglio solo vederlo- dissi prima di alzarmi e uscire dalla stanza.
Posai una mano tremante sulla maniglia della camera di Justin, prima di aprire.
Lui era seduto sul suo letto, aveva gli occhi chiusi ma li spalancò non appena sentì il rumore dei miei passi avvicinarsi al letto.
Dopo un attimo di confusione mi sorrise -Sei tornata- mormorò sorpreso, mentre iniziava a piangere.
Aggrottai la fronte perplessa -certo, te lo avevo detto che sarei tornata- dissi.
Lui scosse la testa -Lo so- sussurrò per poi calmarsi, stringendo la coperta tra le sue mani. Mi sedetti sul bordo del suo letto -Derek mi ha detto tutto. Io.. mi dispiace di non essere stata qui. Scusa- mormorai abbassando lo sguardo.
-L'importante è che ora sei qui. E' colpa mia per tutto. Lo so che sei stanca di sentire le mie scuse, ma la verità è che sono buono solo a farti del male, e mi rendo conto troppo tardi dei miei errori- disse arrabbiato, mentre come sempre se la prendeva con sé stesso.
-Okkey questa volta non ti dico che abbiamo sbagliato entrambi, perché è colpa tua.- dissi ridendo -In ogni caso niente di quello che hai detto è vero. Non sei buono solo a farmi del male Justin, lo sai. Smettila perché non ti aiuti così- aggiunsi mentre lui sospirava chiudendo gli occhi.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, mentre io sentivo la voglia di porgergli la domanda che ronzava nella mia mente da tempo, quella che avrebbe determinato tutto il resto.
-L'amavi, Justin?- domandai cercando il suo sguardo, che arrivò subito.
Rimase in silenzio osservandomi
-E' per questo che volevi sapere se eravamo stati insieme?- chiese in risposta,mentre vedevo i suoi occhi illuminarsi. Lo aveva capito solo in quel momento.
Annuii sospirando -Forse sembra stupido ma per me è importante, e ti prego di essere sincero- dissi tornando a guardarlo.
Lui si passò una mano tra i capelli -Celine era la tipica ragazza capace di attirare l'attenzione di chiunque. Ci sapeva fare, riusciva ad affascinarti, a catturare del tutto la tua attenzione e io rimasi accecato da tutto questo. Mi piaceva uscire con lei per far vedere agli altri che quella ragazza così bella era mia, ma non c'era nient'altro. Noi non parlavamo mai, non mi chiedeva mai come stavo e neanche io lo facevo perché non volevo. Non avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse, volevo solo svagarmi un po' e lei era la persona giusta perché era in cerca dello stesso. La nostra relazione si basava solo sul sesso, nient'altro. E mentre stavamo insieme, se così si può dire, io ero libero di stare con tutte le ragazze che volevo, idem per lei. Non ero innamorato di lei, non lo sono mai stato Ellen. Sono stato chiaro con te- si fermò per inumidirsi le labbra
-Tu sei l'unica ragazza che è stata capace di cambiarmi, di farmi innamorare. Con te è tutto diverso, sono innamorato non solo del tuo corpo, del tuo viso. Sono innamorato del tuo sorriso, del tuo arrossire quando dico qualcosa di imbarazzante, della scintilla nei tuoi occhi quando capisci che ti sto prendendo in giro. Sono innamorato del fatto che ti preoccupi sempre, anche troppo, per me. Sono innamorato del fatto che sei stata la prima a sopportarmi, a non fermarti alle apparenze e a scavare dentro di me trovando quel poco di buono che è nascosto, ma c'è. Sei riuscita a far uscire il vero Justin fuori, e ti amo anche per questo. Sono innamorato della tua risata, sonno innamorato di te Ellen, e in diciotto anni sei stata l'unica capace di farmi questo- concluse mentre i suoi occhi brillavano.
Sentii il mio cuore esplodere in quel momento.
Sorrisi automaticamente mentre le lacrime scendevano, per la felicità che stavo provando. Era una sensazione bellissima, e senza pensarci troppo mi buttai tra le sue braccia facendolo ridere -Ti amo Justin- mormorai al suo orecchio, mentre lui mi stringeva a sé.
-Non lasciarmi anche tu- disse spaventato.
-Tu non sei solo . Io ci sono, e rimarrò sempre. E Chaz e Derek darebbero la vita per te, avresti dovuto vedere la loro faccia poco tempo fa. Derek era distrutto e persino mio fratello aveva un'espressione che non ti scordi facilmente, fidati. Qui ti vogliono tutti bene, io ti amo e non sei solo. Non lo sarai mai più Justin, mettitelo bene in testa- gli feci notare mentre lui scioglieva l'abbraccio guardandomi in quel modo che mi faceva sentire unica, speciale, amata.
Poi cambiò espressione. Aggrottò la fronte mentre stringeva le mani in due pugni -Questa mattina ho rischiato di impazzire. ho sentito le loro urla, ho visto mia sorella- mormorò con voce tremante -E tutto questo mi spaventa, perché non è normale- aggiunse prima di chiudere gli occhi e strizzarli.
Rimasi in silenzio, mentre lui si apriva con me. Non dissi niente con il terrore che poi smettesse di parlare.
-Ogni volta è lo stesso incubo, io e lei siamo insieme e poi lei prende fuoco e muore proprio davanti ai miei occhi. Sento mia madre che mi parla, sento mio fratello che mi urla di giocare insieme a lui, e sento le parole di mio padre prima di spararsi, e allora capisco che è stata tutta colpa mia. se io non avessi dato un pugno a quel bastardo durante quella rissa, lui non si sarebbe vendicato facendo saltare in aria la mia casa, rovinandomi la vita. E' tutta colpa mia- mormorò prima di piangere in silenzio.
-Non lo è. Tu hai sempre fatto il meglio per la tua famiglia. Hai sacrificato la tua vita come ha fatto mio fratello, hai rinunciato ad essere un ragazzo normale per aiutare tua madre, tuo padre e i tuoi fratelli. Forse non è il modo giusto quello in cui noi viviamo, ma del resto non abbiamo altra scelta. Avevi quindici anni quando sei entrato nel giro Justin, eri un bambino. Cosa potevi prevedere? Nulla. E non è colpa tua se quella sera hai dato una lezione ad un pazzo, a qualcuno che non ha ragionato e ha agito in questo modo. Non è stata colpa tua. Non possiamo prevedere nulla, non si può altrimenti tutto sarebbe stato diverso. Noi non saremmo qui, magari ora io starei a casa a studiare e tu staresti facendo gli allenamenti con la squadra di football. Magari noi avremmo evitato Derek e tutti gli altri, mentre i nostri genitori si raccomandavano con noi o magari no. forse saremmo finiti lo stesso sulla stessa strada, ma nessuno lo sa. E' inutile concentrarsi sul passato, è la cosa più sbagliata che si possa fare. Quindi ora basta. Io ci sono e non ti lascio, e se tutto questo dovesse continuare ti aiuterò ad uscirne- dissi sicura di me.
Lui sorrise -Non hai idea di quanto tu riesca ad aiutarmi. E' una cosa pazzesca- mormorò.
-E' la stessa cosa che fai tu con me- ribadii avvicinandomi a lui, che mi abbracciò stringendomi a sé.
Sospirai aspettando che il suo respiro tornasse regolare, per poi alzarmi dopo circa dieci minuti notando che si era addormentato. Sorrisi dirigendomi verso la porta, per poi uscire attenta a non fare rumore.
Scesi le scale tornando in sala, dove tutti avevano mantenuto le stesse identiche posizioni.
Derek scattò in piedi -Come sta?- chiese preoccupato.
Sorrisi -Ora bene- risposi mentre lui si rilassava insieme a tutti gli altri.
-Dillo che sei un angelo mandato per aiutare lui, e tutti noi.- mormorò Derek abbracciandomi, lasciandomi sorpresa.
-Non lo sono affatto- dissi ridacchiando prima di dirigermi in cucina per prendere qualcosa da mangiare.
Mi girai quando sentii qualcuno sedersi sul bancone. Feci una smorfia vedendo Celine -Per quale motivo ce l'hai con me?- domandò lasciandomi sorpresa.
-Fino a quando starai lontana da Justin potrei persino considerarti sopportabile- risposi dicendole la verità, con un sorriso sarcastico.
Lei aggrottò la fronte -E se non volessi farlo?- domandò senza alcun tono di sfida. Sembrava seria e questo mi spaventò -Io e Justin stiamo insieme. Dovresti saperlo- mormorai stringendo le mani in due pugni.
-Se non me ne fossi andata noi staremmo ancora insieme Ellen- osservò a braccia conserte, mentre i suoi lunghi capelli biondi ondeggiavano.
Sentii il sangue ribollire -Ma te ne sei andata, lo hai lasciato nel momento più difficile e si è dovuto riprendere da solo. Adesso lascialo in pace, è la cosa migliore che tu possa fare per aiutarlo e non ha bisogno di te. Non lo dico per farti stare lontana da lui, lo dico perché è la verità- dissi.
Lei sospirò -Non voglio stargli lontana, capisco che voi due state insieme ma questo non cambia le cose-affermò.
Scossi la testa -Se tu stai vicino a lui, lo farai stare male- mi fermai prima di continuare -e se lui dovesse stare male sul serio per colpa tua ti giuro che ti ucciderò- conclusi mentre lei mi guardava con un'espressione indecifrabile, che io scambiai per paura e sorpresa. Ma sbagliai perché quell'espressione tutto era, meno che quello.
Compiere quello sbaglio fu il mio più grande errore, visto ciò che successe tempo dopo.
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