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Quarantasei

46.


Mi sedetti al tavolo senza spostare il mio sguardo dal suo viso, mentre Justin faceva di tutto per evitare di guardarmi, cosa che mi fece preoccupare ulteriormente.
Non pensavo che una ragazza spuntata dal nulla, che lui aveva abbracciato e che sosteneva di essere una sua grande amica fosse "nessuno", e il fatto che non mi dicesse chi era peggiorava le cose.
-Nessuno? Certo Justin- dissi sarcasticamente alzando gli occhi al cielo.

Lui si limitò a sbuffare, mentre la cameriera si avvicinava a noi sorridente -Volete ordinare?- domandò guardando sia me che Justin. Era una donna sulla cinquantina, e sembrava trovasse particolarmente felice quella giornata, visto il sorriso a trentadue denti che si portava dietro.
-Io prendo una bistecca e dell'insalata- disse Justin atono, senza degnare di uno sguardo la donna che senza farci troppo caso si voltò verso di me -Io solo un'insalata- dissi sorridendole.
-Da bere?- chiese scrivendo i nostri ordini sul taccuino. Io e Justin ci lanciammo una rapida occhiata -Acqua- dissi infine mentre lei annuiva per poi sparire in cucina.
Tornai immediatamente a fissare il suo volto, mentre si ostinava ad evitare il mio sguardo.
Sospirai -Justin, ti ho chiesto solo chi era, non mi sembra una domanda strana o che richieda un grandissimo sforzo. Non capisco per quale motivo ti stai comportando così, sembra che tu abbia qualcosa da nascondere- mormorai attirando finalmente la sua attenzione.

Appena incrociò il mio sguardo si irrigidì -Se ti dico che non è nessuno vuol dire che non è importante che tu lo sappia. Ora basta con questa storia- rispose visibilmente infastidito, mentre la mia rabbia aumentava.
Io cercavo di parlargli tranquillamente e lui come al solito si comportava come se potesse darmi degli ordini, ancora non aveva capito che se non mi diceva quello che volevo sapere mi sarei arrabbiata sul serio.
-E invece mi dici chi è quella lì! E' arrivata e dal tuo comportamento non mi sembra che sia solo una persona incontrata per caso. Ancora ci sento, ho sentito che vuole entrare nella banda e da quello che dice è una tua vecchia conoscenza, e non mi sarei preoccupata se non avessi visto il modo in cui lo ha detto- sbottai alzando il tono della voce, attirando l'attenzione della poca gente nel locale, che poco dopo tornò a parlare dei propri affari.

Vidi i muscoli di Justin tendersi, mentre si sforzava di mantenere il controllo, anche se ero io a dovermi arrabbiare, non lui.
Se fosse successa e me una cosa del genere e non gli avessi voluto dire cosa stava succedendo si sarebbe sicuramente infuriato dieci volte di più di quanto avevo fatto io, e forse avrebbe persino alzato le mani.
Invece pretendeva che me ne stessi zitta e facessi finta di nulla, ma se avesse voluto quello avrebbe dovuto comprarsi un cane, non avere una ragazza.
Chiunque avrebbe preteso spiegazioni, l'unica differenza era che una normale ragazza avrebbe rinunciato dopo la sua risposta fredda, ma io non ero una normale ragazza e inoltre avevo uno strano presentimento che mi rendeva ulteriormente nervosa.

-Alzati. Ce ne andiamo- mi ordinò alzandosi, senza guardarmi.
Sgranai gli occhi ma feci come aveva detto, e non per non farlo arrabbiare, solo per il semplice fatto che una volta usciti avrei potuto urlare come più volevo senza dover dosare il tono della voce e censurare termini che avrebbero sicuramente infastidito i clienti nel locale.

Senza dire nulla alla cameriera Justin sfrecciò fuori dal ristorante, afferrando il mio braccio per camminare velocemente verso la macchina.
-Mi stai facendo male- dissi cercando di attirare la sua attenzione, ma senza grandi risultati.
Mi dimenai per poi spingerlo via -Mi stai facendo male- ripetei urlando mentre mi allontanavo da lui.
Justin mi lanciò un'occhiata indecifrabile, ma dall'incupirsi dei suoi occhi capii che non era nulla di buono.
-Sali in macchina- mi ordinò con un cenno del capo.

Scossi la testa -Sai cosa? Mi sono rotta i coglioni di essere trattata in questo modo. Pensavo avessimo smesso di comportarci in questo modo dopo che per colpa di una bugia tu sei finito in ospedale, e invece no! Ti ho fatto una semplice domanda, Justin, e potresti anche darmi una semplice risposta- dissi incrociando le braccia davanti al petto.
Lo vidi irrigidirsi -Non ti devo dare nessuna risposta! Non sono cazzi tuoi e non è niente di importante, quindi sali in macchina e smettila di comportarti come una bambina- urlò aprendo lo sportello della macchina per farmi cenno di entrare.

Feci un passo indietro trattenendo le lacrime -Smettila di trattarmi in questo modo! Non sono un cane, se non te lo ricordassi sono la tua ragazza e questo tuo comportamento mi ha fatto preoccupare e non poco. Se mi avessi risposto semplicemente non saremmo arrivati a questo, e invece ora so' per certo che quella ragazza non è "nessuno", anzi potrei scommettere che ci sei anche stato insieme- gridai con tutto il fiato che avevo in corpo.
Vidi la sua espressione mutare, mentre la rabbia si impossessava del suo corpo -Si ci sono stato insieme! Ora sei contenta? E se proprio vuoi saperlo era anche brava a letto. Ora sali altrimenti ti giuro che ti lascio qui- urlò alzando le braccia al cielo prima di salire in macchina.

Sentivo il respiro mancarmi, tuttavia trovai la forza di raggiungerlo. Mi girai dalla parte del finestrino, mentre delle lacrime silenziose scendevano. Per tutto il tragitto fino a casa nessuno dei due spiccicò parola, il che era anche un bene visto che non volevo assolutamente parlare con lui.

Mi aveva sempre detto che non aveva avuto una ragazza prima di me, o meglio, un rapporto stabile, e invece adesso scoprivo l'esatto contrario. Mi aveva mentito per tutto questo tempo, io ero sempre stata sincera riguardo a queste cose, e il modo in cui lo aveva detto mi aveva ucciso.

Una volta arrivati scesi senza dire nulla, per poi bussare alla porta di casa. Poco dopo mi venne ad aprire Olivia, che non appena notò che stavo piangendo si irrigidì, lanciando una cupa occhiata alle mie spalle, dove supposi si trovasse Justin. La scansai salendo rapidamente le scale, per poi chiudermi in camera.
Poco dopo sentii qualcuno bussare, ma non risposi sperando che chiunque fosse avrebbe deciso di andarsene.

-Ellen sono io- mormorò Olivia continuando a bussare.
Mi asciugai le lacrime, tentando di apparire decente -Entra- dissi con voce tremante a causa del pianto, mentre lei apriva la porta per poi richiudersela alle spalle.
Si avvicinò al mio letto, per poi sedersi di fronte a me.
-cosa è successo El?- domandò dolcemente guardandomi dispiaciuta, e non potei fare a meno di fidarmi di lei. In un certo senso sentivo che era l'unica che poteva capirmi, perché anche lei aveva sofferto per Justin. Le situazioni erano un po' diverse, ma forse la verità era solo che avevo bisogno di parlare con qualcuno che conoscesse bene Justin, che avesse potuto dirmi che mi stavo sbagliando.

-Conosci una certa Celine?- domandai smettendo di piangere.
Vidi il suo corpo irrigidirsi -Perché me lo stai chiedendo?- chiese a bassa voce sgranando gli occhi.

Sospirai -Oggi siamo andati a pranzo fuori, e abbiamo incontrato una ragazza di nome Celine. Lui e Justin sembravano molto amici, lei ha detto che voleva rientrare nel giro e che sarebbe venuta a parlare con lui e Derek oggi pomeriggio. Si comportava in modo strano e quando ho chiesto a Justin chi fosse mi ha risposto dicendo che non era nessuno. Alla fine abbiamo litigato e lui ha detto che prima stavano insieme- spiegai velocemente mentre Olivia assumeva un'espressione piuttosto infastidita.
Sospirai avvicinandomi a lei per prendere le sue mani nelle mie -Ti prego, se sai qualcosa dimmi chi è, dimmi cosa è successo tra lei e Justin perché sto per impazzire- implorai sentendo gli occhi pizzicare.

Lei annuì -Direi che so tutto riguardo a quella ragazza. Lei era un po' come la diva del gruppo. Derek e Justin erano molto fieri di lei, non che sapesse maneggiare bene una pistola o altro, ma era bella e andava sempre con loro due a vendere i carichi di droga. Distraeva i clienti, che poi tornavano a comprare da Justin e Derek anche solo per vederla. Come già sai io ho sempre avuto un debole per Justin- si bloccò quando notò la mia espressione -Tranquilla ormai è superato, a dire la verità penso che Justin sia stato molto fortunato a trovare te- aggiunse sorridendo. Non potei fare a meno di sentirmi riconoscente. Avevo sbagliato a giudicare Olivia troppo presto, era una persona splendida in fin dei conti, mi aveva aiutato molto. -Grazie- mormorai annuendo, mentre lei sorrideva -Figurati- disse prima di tornare a concentrarsi.

-In ogni modo, dopo qualche mese Justin e lei passavano molto tempo insieme, e alla fine fu chiaro a tutti che tra loro due c'era qualcosa. Io la odiavo già, ma dopo quello posso affermare che la volevo proprio morta. Prima del suo arrivo Justin mi aveva respinto, aveva detto che non era il tipo che manteneva una relazione, e poi quando era arrivata quella ragazza si era rimangiato tutto. Non facevo altro che chiedermi per quale motivo avesse scelto lei e non me. Dopo qualche mese, circa due anni fa, lei scese in salone con una valigia. Tutti noi la guardammo confusi, e lei ci spiegò che era stanca di quella vita, che aveva trovato lavoro ad Ontario e che si sarebbe trasferita lì. Successe poco dopo la morte della famiglia di Justin, nel periodo in cui lui cadde in quel buco nero, penso che tu sappia di cosa sto parlando- disse mentre io annuivo, rabbrividendo. Come scordarsi Justin in quelle condizioni, non avrei voluto rivivere quel momento per niente al mondo, vederlo in quello stato era la cosa peggiore che mi fosse mai capitata.

-Lei lo abbandonò nel momento peggiore, stava già soffrendo e lei aggiunse il suo carico senza alcuna difficoltà. Da quel momento lui cambiò. Quando si riprese sembrava non potesse più provare dei sentimenti. La morte della sua famiglia, di cui si era colpevolizzato, l'abbandono di Celine. Era diventato un altro, pensava solo al lavoro e tutti noi eravamo preoccupati. Trattava male tutti, perdeva subito la pazienza e causava anche molti problemi. Arrivava ad uccidere per motivi futili, bastava la scintilla che lo faceva scattare per mettere fine alla vita di chiunque, e tutto questo continuò fino a quando non conobbe te. Questa è la fine della storia, suppongo, il resto lo sai- concluse sospirando.

Rimasi immobile a fissare il letto.
Forse potrei sembrare egoista, ma in quel momento non potevo fare a meno di sentirmi ferita. Avevo sempre pensato di essere la prima e unica ragazza di cui Justin si era innamorato, invece adesso scoprivo che non era così.

-Lui era innamorato di lei?- domandai con voce flebile, attirando l'attenzione di Olivia.
Lei mi guardò per un po' prima di rispondere -Questo dovresti chiederlo a lui. il suo rapporto con lei non era come il vostro, non era così..vistoso. Di certo non era uguale, ma se lui era innamorato o meno non lo so, l'unico a saperlo è lui- rispose per poi sorridermi e alzarsi dal letto.

In quel momento sentimmo qualcuno bussare alla porta, e sentii i passi di Alex dirigersi verso l'entrata.
Io e Olivia scendemmo le scale, trovando mio fratello e Mike che entrarono senza neanche aspettare il permesso. Mike mi abbracciò, per poi notare i miei occhi lucidi -Bimba che succede?- mi chiese con la fronte aggrottata.

-Nulla di che, ho solo discusso con Justin ma non è niente di importante- mentii distogliendo lo sguardo.
-Ehi Mike, vieni ad aiutarci stiamo finendo la playlist- lo chiamò Jenna, lanciandomi poi un'occhiata complice. Annuii come segno di riconoscenza, per poi girarmi verso mio fratello che non faceva altro che stringere le mani in due pugni.
-Dan?- lo chiamai guardandolo perplessa.

-Ti ha picchiato? Ti ha insultato? Io vado lì e lo ammazzo di botte fino a quando non ci sarà talmente tanto sangue sparso per terra che dovranno usare la barca per muoversi da una stanza all'altra- sbraitò gesticolando come un matto.
Ridacchiai scuotendo la testa -Niente di questo. Non è nulla di importante, davvero- mormorai mordendomi il labbro inferiore, mentre lui si rilassava abbracciandomi.
-Lo so che è qualcosa che ti ha ferito El, una come te non avrebbe pianto se non fosse così. Se non mi vuoi dire cosa è successo lo capisco, ma sappi che se scopro che lui ti fa del male non esiterò ad ucciderlo- mi sussurrò all'orecchio lasciandomi un bacio in testa.

Sorrisi -grazie Dan, ti voglio bene- mormorai annusando il suo profumo.
-Ti voglio bene anche io, sei la mia sorellina e stavolta non ti lascio, non lo farò mai più- disse prima di abbracciarmi ancora più forte, come se avesse paura di perdermi.


Justin

Entrai in casa sbattendo la porta, mentre realizzavo di aver combinato l'ennesimo casino e di aver ferito Ellen, un'altra volta.
Ero un coglione, e avevo ragione a pensare di non meritarla.
Però lei aveva la capacità di farmi innervosire, di farmi arrabbiare così facilmente, così come aveva la capacità di essere l'unica a calmarmi in quelle situazioni.

Diedi un pugno al muro, mentre mille accuse vorticavano nella mia testa. Se le avessi detto tutto subito avrei evitato quel casino, aveva ragione lei, invece non avevo ragionato e avevo perso il controllo, per poi urlarle la verità aggiungendo cose che avrei potuto risparmiare, sapendo che l'avrei ferita. Le facevo sempre del male, e la cosa peggiore era che non riuscivo a lasciarla andare nonostante sapessi che sarebbe stata meglio senza di me.
Dovevo parlarle, ma in quel momento la mia priorità era parlare con Derek. Dovevo dirgli del mio incontro con Celine, dovevo riferirgli della sua richiesta e che quel giorno sarebbe venuta.

Mi diressi al piano di sopra, per entrare nello studio dove trovai Derek che si faceva una canna.
Mi sedetti sulla poltrona di fronte alla scrivania -Buon pomeriggio Bieber- disse sarcasticamente.
-Posa la canna, mi servi lucido- dissi mentre lui aggrottava la fronte, abbandonando la droga sulla scrivania.
-Parla- mi incitò guardandomi, mentre io mi preparavo a raccontargli.
-Oggi dopo la scuola avevo deciso di portare Ellen a pranzo fuori, e al ristorante dove siamo andati ho incontrato Celine- iniziai vedendolo sgranare gli occhi.
Il suo corpo si irrigidì mentre si sporgeva in avanti -Celine Brown? Quella Celine?- domandò alzando il tono della voce, mentre io annuivo.

-E' tornata a Stratford, ha detto che la vita ad Ontario non fa per lei e vuole rientrare nel giro. Vuole rientrare nella banda e oggi stesso verrà per parlarne con noi- conclusi senza smettere di guardarlo.
Vidi la sua espressione mutare, fino a stabilirsi. Mi guardò arrabbiato -Qui non è la benvenuta e lo sa bene. Non rientrerà mai nella banda, non dopo tutto quello che ha fatto a noi e soprattutto a te- mi ricordò cercando di non urlare.
Aggrottai la fronte -ormai è una storia passata, e da quello che ho capito non ha una casa.- mormorai.

Vidi Derek diventare paonazzo -Non ci posso credere- disse scuotendo la testa, guardandomi arrabbiato.
-Non puoi credere a cosa?- domandai senza alcuna emozione sul volto.
-Al fatto che tu stia prendendo in considerazione l'idea di farla rientrare qui! Quella ci ha causato solo problemi, non te lo ricordi Justin? Dovresti odiarla, l'hai fatto per due anni e non posso credere che tu abbia smesso tutto d'un tratto solo perché è tornata. Innanzitutto non abbiamo bisogno di lei qui, e poi sono sicuro che causerebbe tantissimi problemi non solo con gli affari-si fermò per riprendere fiato, ma prima che avessi l'occasione di ribattere continuò -Lei non è preparata a tutto quello che stiamo affrontando Justin. Eravate due ragazzini a quei tempi, adesso tu sei cresciuto e non c'è nessuno più in gamba di te in città, ma nessuno mi assicura che lei non sia rimasta la stessa di anni fa, non mi assicura nessuno che non rifarà gli stessi errori- urlò guardandomi ancora più arrabbiato.

Mi alzai dalla poltrona di scatto -Smettila di parlare così, perché due anni fa eri la prima ad ammirarla! Veniva sempre con noi, te lo ricordi? Era sempre al centro di ogni cosa che facevamo, quindi smettila di accusare solo me- gridai.
Lui scosse la testa -Ed è qui che ti sbagli Bieber. Io mi concentravo sugli affari, lei mi serviva perché non lo nego, era una buona distrazione per i clienti. Tu ne sei rimasto accecato, fino a non capire più che era pericolosa, questa è stata la differenza- ribadì senza smettere di urlare.

A quella affermazione non potei ribattere, perché era vero.
All'inizio non era niente per me, solo una ragazza del gruppo come tutte le altre. Poi però iniziò ad attirare la mia attenzione con i suoi modi di fare vistosi, riusciva sempre a stare al centro dell'attenzione e non pretendeva molto in cambio. Aveva detto bene Derek, ne ero rimasto accecato, come uno stupido.

Quando entrambi ci calmammo lui sospirò, per poi continuare -Hai Ellen Justin, so che la ami e lei ti ama più di qualunque altra cosa, lo vedo da come ti guarda. Sembrate due calamite, ogni suo movimento causa il tuo, e viceversa. E' qualcosa di straordinario ed è la prima volta che vedo una cosa del genere, così come è la prima volta che ti vedo felice dopo anni, e non lascerò che tutto si rovini per colpa di quella ragazza. Lo sai quanto possa diventare astuta e cattiva, è un rischio accettarla di nuovo qui, devi esserne consapevole- disse.
Quelle sue parole causarono in me una fitta allo stomaco. Era quello che non volevo sentirmi dire, e lui sapeva di aver toccato il mio punto debole. Ma io non avrei mai fatto del male a Ellen per Celine, e in un certo senso volli mettere alla prova me stesso. Se lei fosse rientrata nel gruppo io sarei dovuto riuscire a ignorarla, a continuare a stare con Ellen nello stesso modo in cui ci stavo in quel momento. Il suo arrivo non avrebbe cambiato le cose, e io lo volevo dimostrare a Derek e a tutti gli altri.

-Lei invece entrerà, ma le cose saranno difficili. Non avrà la nostra fiducia come all'inizio, dovrà guadagnarsela e non verrà con me e te nei nostri affari, questo è sicuro. Farà quello che le diremo noi, al primo sbaglio sarà fuori- proposi a Derek, che sembrò esitare.
-Perché lo stai facendo?- chiese alla fine, lasciandomi sorpreso dalla sua domanda.
Ci pensai su qualche minuto, per poi rispondere -Perché un vero uomo mette alla prova sé stesso, e il suo arrivo non mi cambierà. Io amo Ellen ed è meglio che Celine si tenga alla larga da lei, lo dovrà capire da subito- affermai con decisione, mentre Derek annuiva.
-Allora siamo d'accordo- disse prima di uscire dallo studio seguito da me.

Raggiungemmo i ragazzi giù in sala, pronti a spiegargli la situazione.
-Chaz, vai a chiamare le ragazze, Mike e Dan.- disse Derek rivolgendosi a Chaz, che si alzò senza ribattere, anche se perplesso.

Poco dopo entrarono l'uno dietro l'altro. Sentii il mio cuore sprofondare quando vidi Ellen vicino a Dan, che mi lanciò uno sguardo indecifrabile a differenza di Olivia che mi stava fulminando. Sospirai cercando di concentrarmi su quello che avremmo dovuto dire, avrei avuto tempo dopo per parlare, per scusarmi e per spiegarle come stavano realmente le cose.
Derek spiegò velocemente la situazione a tutti, soprattutto a Dan e ai membri di quelli che un tempo erano i The Cross, visto che ormai non esisteva più questa distinzione tra le due bande.
Dan si illuminò, per poi mormorare qualcosa a Ellen, che annuì mantenendo lo sguardo basso.
Quando qualcuno bussò alla porta, sentii il respiro mancare.

Derek mi lanciò una rapida occhiata, prima di andare ad aprire. Quando alzai lo sguardo la vidi.
Guardava tutti con un'espressione calma, che di tanto in tanto diventava una smorfia alla vista dei nuovi membri che nel tempo che aveva passato con noi aveva considerato dei nemici. Il suo sguardo si spostò poi su di me, e io mi sentii trapassare da quegli occhi azzurri che ormai non mi dicevano più niente.

Derek tornò al mio fianco per guardarmi. Sapevo cosa stesse comunicando, qualcosa del tipo "ce la fai a parlare?". Annuii rilassando i muscoli del mio corpo -Sarai di nuovo dentro Brown, ma sappi che molte cose sono cambiate dopo che tu te ne sei andata. Se ti aspetti fiducia da parte di tutti i noi ti sbagli, dovrai guadagnartela e questa volta dovrai sudare. Non sei tornata nel momento migliore, visto che ci troviamo nel bel mezzo di una guerra. Di questo ne parlerai con Derek più tardi. Per adesso ti basta sapere che sei dentro e che sarà complicato riguadagnarti la nostra fiducia.- mi fermai qualche secondo per guardarla negli occhi -Soprattutto la mia- conclusi prima di lasciare la stanza.

Quando le passai accanto non la degnai di uno sguardo, sentivo il respiro mancare. Il suo ritorno aveva riportato indietro tutti i ricordi, e non solo i suoi.

Ricordavo il periodo in cui se ne era andata.

Ricordavo la morte di mia sorella, di mio fratello e di mia madre, proprio davanti ai miei occhi.

Ricordavo il momento in cui mio padre diede a me la colpa, per poi spararsi, e non potei fare a meno di sentirmi per l'ennesima volta il colpevole di tutto.

Ricordai mia sorella che sorrideva salutandomi dal balcone, con in mano una bambola, per poi sparire.

Ricordai il momento in cui arrivò l'ambulanza, dicendomi che tutto ciò che rimaneva della mia famiglia era un cumulo di cenere.

Ricordai la mia casa in fiamme.

Ricordai i mesi passati senza una casa, fino a quando Derek non mi prese con sé.

Ricordai il giorno in cui Celine se ne andò, lasciandomi ad affrontare tutto quello da solo.

Ricordai gli incubi la notte.

Ricordai le giornate passate in ospedale a causa delle gravi lesioni che mi causavo da solo.

Ricordai il giorno in cui fui ad un passo dalla morte, e fu Chaz ad aiutarmi.

Ricordai quello che ero diventato, Justin Bieber, il gangster più temuto in città, capace di uccidere chiunque a sangue freddo.

Ricordai tutto di colpo e fu troppo, perché poco dopo mi avvolse il buio.


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