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Quarantacinque

45.


Quella mattina mi svegliai sorridendo, e mi chiesi se non avessi smesso di farlo neanche mentre dormivo.

Mi rigirai nel letto cercando di uscire fuori da quel groviglio che erano diventate le coperte, e quando riuscii nella mia impresa il braccio di Justin mi bloccò contro il materasso. Girai la testa verso di lui, che dormiva con la fronte aggrottata. Ridacchiai cercando di levare il suo braccio dal mio stomaco, ma sembrava che fosse di pietra. Sbuffai scivolando via, mentre lui grugniva.


Mi alzai sorridendo soddisfatta, prima di prendere dei pantaloni grigi e una felpa rossa per poi chiudermi in bagno. Mi lavai e vestii, e quando tornai in camera trovai Justin ancora addormentato.

Mi avvicinai al letto per scuoterlo delicatamente -Justin devi svegliarti- mormorai aspettando un qualunque cenno di vita.
Lui non fece una piega, continuò a dormire beatamente.


-Justin dobbiamo andare a scuola- ripetei alzando il tono della voce.
Niente.

Sbuffai scuotendolo più forte -Justin!- urlai facendolo alzare di scatto.

Si guardò intorno allarmato, per poi rilassarsi quando mi vide, capendo che non stavamo correndo nessun tipo di pericolo.
-Perché l'hai fatto?- domandò mettendo il broncio.
Mi trattenni dall'andare lì e abbracciarlo, oppure strizzargli le guance, visto che avevamo scuola e lui doveva ancora vestirsi.
-Perché, se non te lo fossi ricordato, abbiamo scuola e quindi non puoi dormire tutto il giorno- risposi incrociando le braccia davanti al petto.
Lui sbuffò -Sembri mia madre- borbottò prima di dirigersi verso la porta della camera.

Lo bloccai per un braccio guardandolo scettica -Dove stai andando?- chiesi mentre lui mi guardava perplesso.
-A fare colazione- rispose come se fosse ovvio.
Alzai gli occhi al cielo -In boxer?- gli feci notare indicandolo.
Lui fece spallucce -Perché no?- ribadì sorridendo maliziosamente.
Mi trattenni dal penderlo a pugni -Perché di sotto ci sono altre quattro ragazze- risposi spingendolo verso il centro della stanza.
Lui ridacchiò -La mia piccola è gelosa- mormorò girandosi verso di me.
Sorrisi -Non quanto lo sei tu, Bibo- lo presi in giro mentre lui faceva una smorfia.
-Smetterai mai di chiamarmi così?- mi chiese con un'espressione sofferente.

Feci finta di pensarci su, per poi scuotere il capo -Mai. Ora vestiti, io ti aspetto giù- gli ordinai prima di fiondarmi fuori dalla camera, diretta in cucina dove trovai le altre ragazze.
-Buongiorno- le salutai allegramente per prendere un biscotto e mangiarlo.
Presi un cornetto e una tazza di latte, per poi dirigermi al piano di sopra.
-Dove vai?- mi chiese Alex guardandomi perplessa.
Mi morsi il labbro cercando di inventare una scusa credibile -Devo chiamare mio fratello, così risparmio tempo- mentii per poi salire le scale senza girarmi.

Entrai in camera nello stesso momento in cui Justin uscì dal bagno.
Posai la tazza e il cornetto sulla scrivania prima di girarmi verso di lui -Mangia- gli ordinai.
Lui ridacchiò -Ho pure il servizio in camera- mormorò prima di iniziare a divorare il cornetto.

Lo guardai scioccata.

-sei peggio di Dan- osservai facendo una smorfia, mentre lui rideva.
-Lo prendo come un complimento- disse continuando a mangiare.
-Non lo era- gli feci notare scuotendo la testa.
-sempre gentile- borbottò facendomi ridere.
Mentre mangiava infilai qualche libro nello zaino, non prestando molta attenzione all'orario di quel giorno.

-Perché non potevo fare colazione di sotto? - domandò alla fine guardandomi confuso.
-Perché avrebbero cominciato a fare battute stupide e l'esperienza a casa tua con i ragazzi mi è già bastata- risposi sinceramente sentendolo ridere.
-Io mi sono divertito- mormorò al mio orecchio abbracciandomi da dietro.
-Io no- dissi girandomi verso di lui che avvicinò le sue labbra alle mie.

Mi strinse a sé approfondendo il bacio, mentre io infilavo le mie mani tra i suoi capelli, morbidi come sempre.
Mi staccai da lui quando squillò il cellulare. Quando vidi che era mio fratello sbuffai, e decisi di non rispondere.

-Riesce a staccarci persino quando non c'è- borbottai scuotendo la testa incredula.
-Se vuoi possiamo riprendere da dove eravamo rimasti- mormorò avvicinandosi a me.
Sospirai -Per quanto mi piacerebbe dirti di si, signor Bieber, dobbiamo andare a scuola- gli ricordai mentre lui sbuffava.
-Da quando sei diventata una secchiona?- chiese ridendo.
Lo guardai scettica -Non lo sono affatto, ma abbiamo già fatto molte assenze e visto che i miei voti non sono così brillanti non mi faranno una grazia se saltiamo altri giorni di scuola, e l'ultima cosa che voglio è ripetere l'anno- risposi mentre lui annuiva.
-Non fa una piega- mormorò facendomi ridere.


Più passava tempo più mi convincevo del fatto che fosse perfetto, e non solo esteriormente. Era bello da far morire, non aveva un minimo difetto. Il suo viso era angelico e misterioso allo stesso tempo, con quegli occhi color miele e le ciglia scure, il naso dritto e perfetto e la bocca rosea e carnosa.
Il suo corpo avrebbe fatto impazzire chiunque, compresa me.
Riusciva sempre a capirmi, a tranquillizzarmi. Con lui non avevo paura di niente, al massimo avevo paura per lui, ma di me non mi preoccupavo perché sapevo che lui non avrebbe lasciato che mi facessero del male.
Trovava sempre il modo di farmi ridere, facendo anche cose stupide o infantili, ed era perfetto per tutte queste piccole cose che lo rendevano unico, lo rendevano sé stesso.


Mi risvegliai dai miei pensieri quando le ragazze mi chiamarono dal piano di sotto.
-Aspetta che la macchina di Jenna sia partita prima di uscire di qui- gli dissi prima di avvicinarmi a lui per lasciargli un casto bacio sulle labbra.

Scesi le scale per poi uscire di casa e salire nella macchina di Jenna, che mise in moto dirigendosi verso la scuola.
Mentre andavamo mi girai per vedere la Range Rover di Justin. Sorrisi scuotendo la testa, mentre Alex si girava seguendo il mio sguardo, per poi ridere osservando la mia espressione.
Jenna parcheggiò la macchina, e senza aspettare altro tempo scesi.

Justin fece lo stesso poco dopo, per poi dirigersi verso di me, attirando gli sguardi di tutti come la precedente volta.
Camminò con le mani in tasca, mentre lanciava sguardi a tutte le ragazze lì intorno che automaticamente arrossivano e iniziavano a ridacchiare e parlottare tra loro con aria euforica.

Quando arrivò davanti a me posò le sue mani sulla mia vita, avvicinandomi a sé.
-Non dovresti far impazzire così quelle poverette- mormorai ridacchiando.
Lui sollevò un sopracciglio inumidendosi le labbra, e potrei giurare di aver visto una ragazza svenire per una crisi respiratoria.
-Faccio impazzire anche te?- domandò inchiodando i suoi occhi nei miei, mentre sentivo il mio stomaco stringersi.
La risposta era inevitabilmente si, tuttavia sforzai i miei neuroni per scuotere la testa -Non quanto tu credi- risposi con aria di sfida.


Lui sorrise posando le sua labbra sulle mie, iniziando a muoverle lentamente, mentre io seguivo i suoi movimenti.
Passò le sue mani sulla mia schiena, facendomi rabbrividire. Stavo per sentirmi male.
Quando si staccò da me osservò bene la mia espressione, prima di sorridere soddisfatto -Direi che questo ti ha fatto impazzire- disse facendomi l'occhiolino.
Arrossii violentemente abbassando lo sguardo, facendolo ridere.

Cinse la mia vita con il suo braccio, mentre ci avviavamo verso l'entrata della scuola. Tutte le ragazze divoravano Justin con gli occhi, e stavano mettendo a dura prova la mia pazienza. Era incredibile come tutte le ragazze temessero e ammirassero Justin allo stesso tempo, mentre i ragazzi lo guardavano con una sorta di paura e invidia.
Sapevo però che nessuna di loro si sarebbe mai avvicinata a lui, perché se non fossero morte di infarto per il terrore o per la sua bellezza le avrebbero uccise i loro genitori.
Strinsi Justin a me, lanciando occhiatacce a tutte quelle ragazze che distolsero immediatamente lo sguardo.

Sorrisi soddisfatta, notando che la paura che provavano per me bastava a tenerle in riga.
-Piccola, per caso sei gelosa?- domandò con nonchalance mentre ricambiava lo sguardo di una moretta piuttosto incantata a guardarlo.
Lo fulminai -Sei uno stronzo! Lo stai facendo apposta- esclamai meravigliata.

Lui ridacchiò -Non lo farei mai, ti sembro il tipo?- chiese fingendosi innocente.
-Si- risposi mettendo il broncio.
Lui sospirò -Hai mai notato gli sguardi che ti lanciano i ragazzi, anche in questo momento? Nota anche quelli El- sussurrò al mio orecchio mentre sgranavo gli occhi.
-Non è vero- dissi subito scuotendo la testa.
-Ah no? Allora girati verso gli armadietti- mormorò stringendo la presa sul mio fianco.

Girai la testa notando alcuni ragazzi che mi fissavano con una strana espressione sul volto.
Tornai a guardare Justin sconvolta -Ecco- borbottò fulminando quei ragazzi che si affrettarono ad entrare in classe.
-Vabbene. Hai vinto- mi arresi ridacchiando.
-come sempre- aggiunse prima di fermarsi per stamparmi un bacio sulla guancia.

Mi diressi verso la classe, prendendo posto ai banchi dietro mente la testa della bionda Hannah Overville compariva davanti a me, per prendere posto al banco davanti al mio, visto che era l'ultimo rimasto.
Sorrisi sadicamente sporgendomi verso di lei ignorando del tutto il professore che scriveva alla lavagna.
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-Che fai, non mi saluti?- sussurrai al suo orecchio, mentre la vedevo irrigidirsi.
Mi ero scordata quanto fosse divertente terrorizzare le persone in quel modo, bastava davvero poco.
-S-scusa- mormorò a bassa voce, sperando che la lasciassi in pace una volta per tutte.
Povera illusa.
-Sai, non mi è piaciuto per niente il servizio di tuo padre. L'ho trovato un po' surreale, tu non credi?- continuai tenendo il mio sguardo sul professore, ancora impegnato a scrivere alcune formule alla lavagna.
Non mi serviva guardare Hannah per capire che stesse tremando -Mi dispiace, io posso provare a dirgli di..- iniziò, ma la bloccai.
-No, tranquilla. Penso che invece preferirò divertirmi con te, così magari la prossima volta non riferisci cose inappropriate al tuo paparino- conclusi sedendomi per incrociare le braccia.
-ti prego no- mi supplicò spaventata, alzando leggermente il tono della voce.

-Signorina Overville, mi può spiegare l'ultima regola che ho appena scritto alla lavagna- ordinò il professore guardandola infastidito.
Sorrisi crudelmente. Quella era la prima volta che veniva sgridata da un professore, e sapere che era stata colpa mia mi riempiva di soddisfazione.
Lei balbettò alcune cose incomprensibili -Non ho sentito- mormorò alla fine.
Il professore sbuffò -Non ha ascoltato, è diverso- la riprese a braccia conserte.
-Mi scusi- sussurrò con voce tremante, mentre il professore tornava a spiegare e scrivere alla lavagna. Al suono della campanella mi alzai subito, aspettando che iniziasse a camminare per farle lo sgambetto.
Cadde a terra insieme a tutti i libri, mentre tutta la classe rideva -Questo, principessa, è solo l'inizio- mormorai abbassandomi al livello del suo viso, prima di uscire dalla classe.

Non volevo perdere molto tempo con quella ragazza, sarebbe stato solo un passatempo durante le lezioni di chimica.
Le lezioni successive passarono velocemente, e finalmente l'ultima campanella suonò.

Mi diressi verso il parcheggio, dove trovai Justin e gli altri ad aspettarmi. Mi diressi verso di loro, mentre Fleur veniva incontro per abbracciarmi -Lo sai qual è l'ultimo pettegolezzo a scuola?- chiese subito ridendo.
Aggrottai la fronte -Me e Justin?- provai ad indovinare.
Lei sospirò -Si direi che quello è il primo in assoluto, ma ce n'è un altro appena sfornato- disse guardando gli altri che ridacchiarono, incluso Justin.
-Cosa hai fatto a Overville?- domandò Mike sollevando un sopracciglio.
Alzai gli occhi al cielo.
-lo sgambetto è un classico- risposi solamente, facendo ridere tutti.

Vidi Justin irrigidirsi, come tutti gli altri. Seguii il suo sguardo, per poi fermarlo sulla macchina dell'Ispettore Overville, una volante della polizia.
Rimasi immobile mentre Hannah scendeva le scale dirigendosi a testa bassa verso l'automobile.
Quando notò il nostro sguardo su di lei sobbalzò, affrettandosi a salire. La macchina ripartì nella direzione dell'uscita, dove eravamo noi.
Vidi l'ispettore scrutarci rapidamente, per poi sparire lungo la strada.
Tornai a respirare, mentre Justin mi attirava a sé stringendomi.

-Andiamo a casa- mormorò mentre gli altri annuivano.
-Vado con Justin- dissi a Jenna che annuì.
-Ci vediamo dopo- aggiunsi salutando tutti gli altri, mentre Fleur annuiva sorridendo.
Salii sulla Range Rover di Justin, che mise in moto.

-Ti porto a pranzo fuori- disse girandosi verso di me per farmi l'occhiolino.
Sorrisi -Dove?- chiesi curiosa.
-Segreto- mormorò sorridendo, mentre io sbuffavo.
Guidò per una decina di minuti, prima di fermarsi vicino a un piccolo ristorante pieno di fiori.
Scesi dalla macchina guardandomi intorno, notando quanto quel posto ricordasse la casa di Biancaneve. Era adorabile, persino il prato era curato.

Quando entrammo notai che anche l'interno era studiato perfettamente, e dalle grandi vetrate entrava la luce del sole che illuminava la piccola e unica sala del locale.
-Ti piace?- mi chiese Justin risvegliandomi.
Annuii sorridendo -Molto- risposi.

-Justin?- esclamò una voce femminile, facendo girare sia me che lui nella sua direzione.

Vidi una ragazza alta e snella, con lunghi capelli chiari e gli occhi azzurri sorridere a Justin, che assunse un'espressione incredula -Celine?- mormorò mentre la ragazza lo abbracciava.
Lui ricambiò l'abbraccio, mentre io sentivo una fitta allo stomaco. Mi irrigidii aspettando che quella Celine si staccasse dal mio ragazzo. Quando finalmente lo fece continuò a sorridere a Justin -Da quanto tempo- disse scuotendo la testa.
-due anni- precisò Justin facendo spallucce.

Lei annuì girandosi verso di me, per poi guardare Justin con aria interrogativa -Lei è Ellen, la mia ragazza- mi presentò mentre lei si irrigidiva guardandomi scettica.
-So chi è- sputò fuori fissando Justin come se avesse visto un fantasma -Ellen Jenksey, Stai scherzando?- domandò sgranando gli occhi.
Non stavo capendo molto della situazione, e il fatto che quei due parlassero come se io non ci fossi mi stava facendo impazzire.
-Sono cambiate molte cose da quando te ne sei andata- disse Justin, mentre lei annuiva perplessa.
-Ci credo. Non mi sembra possibile- mormorò scuotendo la testa.
Justin sorrise -Lo è- precisò attirandomi a sé.
Lei ci osservò con una strana espressione, prima di sorridere. Era davvero bella quanto strana.

-Come mai sei tornata in città?- domandò poi Justin.
Lei riportò la sua attenzione su di lui -Diciamo che la vita che avevo ad Ontario non faceva per me- rispose senza smettere di sorridere -Per questo sono tornata, sarei venuta oggi stesso per parlare con te e Derek- aggiunse mentre Justin aggrottava la fronte.

-Riguardo a cosa?- domandò stranamente serio.
Cercai di sforzarmi per comprendere il più possibile il discorso.
Lei sospirò -Vorrei tornare nel giro Justin. Siamo amici da tanto, soprattutto noi due- disse con uno strano sorriso, mentre Justin si irrigidiva.

Lo guardai confusa, per poi guardare Celine che continuava a sorridere.
-Ne parlerò con Derek. Vieni oggi pomeriggio, la strada la sai- mormorò Justin con aria sbrigativa, prima di congedarsi con un cenno del capo per poi tirarmi via.

-Un tavolo per due- disse velocemente ad un cameriere, che ci indicò un tavolo vicino alla finestra.

C'era qualcosa che non andava.

-Justin, chi era quella?- domandai aggrottando la fronte.
-Nessuno- rispose Justin evitando il mio sguardo, confermando i miei pensieri.

C'era decisamente qualcosa che non andava.

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