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Quaranta

40.

Ellen

Rimasi ad occhi chiusi aspettando che succedesse qualcosa, o meglio, aspettando di sentire il colpo che molto probabilmente avrebbe messo fine alla mia vita. A dire la verità ci speravo, visto che ormai stare in quel posto non aveva più molto senso.

-Ellen corri!- urlò la sua voce, che mi sembrava di non sentire da tanto tempo. Inizialmente sorrisi, pensando che forse ero già in Paradiso, ma quando sentii un'imprecazione uscire dalla sua bocca aprii i miei occhi che si riempirono automaticamente di lacrime, mentre guardavo il suo viso così bello, i suoi occhi che ore fa avevo visto pieni di dolore a causa mia.

Mi risvegliai di colpo, sentendo un dolore acuto al petto e qualcosa che mi diceva di tenermi alla larga da lui -No- risposi arretrando, mentre lui si avvicinava come se non avesse sentito le mie parole.
-Ellen dobbiamo andare- disse visibilmente nervoso, ma io mi limitai a scuotere la testa e piangere -No, non verrò. Io voglio stare qui- mentii con voce tremante, vedendo una smorfia formarsi sul suo viso.

-Scusami per quello che sto per fare- mormorò prima di strattonarmi per il braccio, ignorando le mie suppliche di lasciarmi lì.

Non potevo andare con lui, per quanto lo volessi dovevo tenere al sicuro i miei genitori. Mia madre ormai sarebbe morta, non c'era più nulla da fare a causa della sua malattia, ma potevo ancora salvare mio padre, ed ero decisa a farlo.
Mi sentii sollevare da terra, iniziai ad urlare ma niente, lui non sembrava volermi lasciare.
Dovevo tentare, dovevo riuscirci.

-Perché non mi ascolti? Io non ti amo più, lasciami!- gridai cercando in tutti i modi di convincerlo, e ad ogni parola sentivo il mio cuore spezzarsi.
Sapevo quanto quelle parole gli facessero del male, eppure lui mi lasciò solo quando arrivammo nella piccola sala della casa.

Mi girai di scatto, rimanendo congelata al mio posto quando vidi mio fratello guardarmi intensamente.
I suoi occhi chiari si spalancarono quando mi vide, ma io distolsi lo sguardo.

Cosa ci faceva lui lì?

Perché Justin sembrava così calmo vicino a lui?

Li guardai senza capire, ma l'attenzione di Justin era rivolta a Dan che perdeva sangue dal braccio -Dov'è il bastardo?- chiese stringendo le mani in due pugni, guardandosi intorno.
-Quel coglione è scappato via a gambe levate, mi ha tirato un coltello- ringhiò con un cenno del capo verso la sua ferita.
Justin prese un vaso dal piccolo tavolino per poi lanciarlo al muro, sembrava furioso.

Non aveva senso tutto quello, partendo dal fatto che Justin fosse tornato da me nonostante le mie parole fino ad arrivare alla presenza di Dan lì, vicino a lui.
io rimasi in silenzio, fino a quando mio fratello non si avvicinò a me -Stai bene?- chiese visibilmente preoccupato.
Aggrottai la fronte -Ti interessa adesso?- ribattei cercando di sembrare decisa, ma il mio tono di voce risultò spaventato persino a me.

Justin mi abbracciò stringendomi a sé -E' tutto finito- sussurrò al mio orecchio accarezzandomi i capelli.
Lo spinsi via guardandolo confusa -Perché non mi odi? Io ti ho ferito- domandai a bassa voce, distogliendo lo sguardo e sentendo i miei occhi riempirsi nuovamente di lacrime.
Mi sentivo uno schifo, gli avevo fatto del male e nonostante tutto lui stava lì a preoccuparsi per me. Non meritavo tutto quello.
-Non potrei mai odiarti, mai. Parleremo di questo, non adesso però- rispose sorridendomi prima di girarsi verso Dan.

-Andiamo- disse mio fratello camminando verso la porta di casa, seguito da me e Justin.
C'era qualcosa che non quadrava in tutto quello, anche se non riuscivo ancora a capire di cosa si trattasse.
Mi sedetti dietro, lasciando il posto del passeggero a Dan che teneva un pezzo di stoffa premuto sulla sua ferita. Era strano vedere Justin guidare la sua macchina, ed era ancora più strano vederli insieme.

Poggiai la mia schiena allo sportello, chiudendo gli occhi.
Dopo qualche minuto di silenzio iniziai a rilassarmi, sentendo le loro voci in sottofondo.
-Chiamo gli altri, andiamo a casa mia- dichiarò Justin.
Sentii Dan sbuffare -Te lo scordi Bieber- ribadì.
-Non rompere i coglioni Jenksey- mormorò Justin.
-Vaffanculo- ringhiò mio fratello in risposta.

Sorrisi rilassandomi definitivamente.
Era tutto finito.

Justin

Impiegai tutti i miei neuroni nell'ignorare quella spina nel fianco seduta accanto a me, mentre afferravo il cellulare componendo il numero di Derek che rispose dopo pochi squilli.
.
-Porca puttana Bieber, sei nei guai! Dove cazzo sei finito? Siamo disperati, sei sparito senza dire nulla- urlò furioso, mentre io sospiravo.
Certe volte era peggio di un padre.
Gli spiegai velocemente l'accaduto, mentre lui rimaneva in completo silenzio. Quando finii lo sentii sbuffare.
-Quel bastardo si è appena scavato la fossa da solo- ringhiò.
-Sono incazzato nero, fino a quando non lo ucciderò con le mie mani non avrò pace- dissi in risposta.

-Non se ne parla neanche, lo ammazzerò io Bieber, non tu- ribadì Dan lanciandomi un'occhiataccia.
Digrignai i denti -Sei proprio un rompicoglioni, fattelo dire- risposi stringendo la presa sul volante.

-Cosa?- domandò Derek visibilmente sorpreso e adirato, pensando che mi fossi rivolto a lui.
Sospirai -Non stavo parlando con te, parlavo con quel coglione di Jenksey- risposi.
Dani imprecò -Ha parlato il genio di sto cazzo- farfugliò accendendo una sigaretta.
-Cosa diamine stai dicendo Justin? Dan Jenksey è lì?- urlò Derek agitato.
-Ho tralasciato la parte in cui abbiamo quasi fatto un incidente e anche quella in cui lui mi ha fatto ragionare convincendomi del fatto che Ellen avesse detto quello che ha detto per colpa di quel bastardo di Andson, e anche quella in cui io e lui siamo andati a riprendercela ... insieme- spiegai velocemente sentendo Dan ridacchiare.

-Tutto merito mio- mormorò soddisfatto di sé stesso.
Sbuffai -Stai zitto un fottuto secondo- gli ordinai infastidito.
Non riusciva a stare zitto e farsi gli affari propri neanche una volta, per questo mi ricordava molto Ellen.

Sorrisi davanti a quel pensiero, tornando alla realtà quando sentii la voce di Derek -O cazzo- sussurrò.
Ridacchiai -Lo so- confermai scuotendo la testa.
Ne ero ancora sorpreso, non riuscivo a credere al fatto che fossimo riusciti a collaborare.
Derek si ricompose -Vabbene, sbrigatevi a venire, io intanto avverto gli altri- disse sbrigativo.
-Arriveremo tra dici minuti, a dopo- risposi prima di chiudere la chiamata.

-Scordatelo, io non ho intenzione di venire nella vostra bettola- disse Dan buttando la sigaretta dal finestrino.
Lo fulminai -Attento a come parli Jenksey, e poi non penso tu abbia altra scelta- ribattei sorridendo soddisfatto, alludendo al fatto che alla guida ci fossi io.
Lui ricambiò il sorriso -Dimentichi che questo gioiellino è la mia macchina- mi fece notare accarezzando i sedili in pelle nera.
Sbuffai -Ti ho già detto che sei un rompicoglioni?- domandai.
Lui annuì -Si, lo hai già detto- rispose sorridendo.
Scossi la testa -Non me ne frega un cazzo comunque, noi andremo lì- dissi deciso accelerando.
-Vabbene- acconsentì lasciandomi a bocca aperta.

Prima che potessi sorprendermi della sua risposta tirò fuori il cellulare.
-Ehi Mike- disse sorridendo.
Rimasi ad ascoltare ciò che diceva, sentendomi stranamente a disagio.
-Ascoltami, devo dirti una cosa leggermente delicata- mormorò prima di iniziare a spiegare a Evans l'accaduto.
-Si Bieber sta qui- rispose in risposta a qualche domanda.
Ridacchiai mentre uscivo dall'autostrada tornando nelle vicinanze del centro di Stratford.
-Appunto ti ho chiamato, venite lì, sapete dove abitano- disse alla fine chiudendo la chiamata.

Lo fulminai -Porca puttana Jenksey, non voglio i tuoi fottuti amici dentro casa mia- urlai cercando di dosare il tono della mia voce, per non svegliare Ellen.
Lui ridacchiò -Spero ci sia abbastanza spazio nella vostra capanna- sghignazzò.
Strinsi forte il volante per evitare di assalirlo.
Si, era decisamente un coglione.
-Chiama il tuo amico e digli di tenere il suo culo lontano da casa mia- ordinai.
Lui sbuffò -Se io devo venire lì in mezzo ai tuoi amichetti, voglio almeno portarmi dietro i miei, penso sia un accordo giusto- disse.
Rimasi in silenzio. Il suo ragionamento aveva logica, detestavo ammetterlo ma aveva ragione.

Speravo solo che non sarebbe successo un dannatissimo casino.

Ellen

Loro pensavano che io stessi dormendo, quando invece mi stavo trattenendo dal ridere come una pazza.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma insieme erano quasi.. carini.
Aprii gli occhi quando la macchina si fermò, per poi scendere trovandomi una ventina di persone a fissarmi.
Riconobbi tutti, e non potei fare a meno di ridere davanti a quella scena.
Mike e Chaz sembravano gli unici a proprio agio, e ogni tanto si lanciavano sguardi curiosi. Sorrisi mentre Derek correva verso di me.

-Stai bene?- domandò preoccupato girandomi da tutte le parti.
Sospirai -Si- risposi prima di sentirmi sollevare da terra.
Guardai Mike che mi scrutava, sembrava sollevato -Ero così preoccupato, stai bene per fortuna- disse prima di abbracciarmi nuovamente.
-Ehi amico, tieni giù le tue fottute mani da lei- ringhiò Justin avvicinandosi a noi.
-Che divertimento- bofonchiò Dan poggiandosi alla fiancata della macchina, mentre guardava Justin che era visibilmente infuriato.
Mike sbuffò alzando gli occhi al cielo, ma fortunatamente decise di non ribattere. Gli lanciai uno sguardo riconoscente per questa sua saggia decisione.

-Entriamo dentro, dobbiamo parlare di alcune cose- ordinò alla fine Justin, con un cenno verso Derek che annuì. Mio fratello e gli altri ci seguirono, ma Justin si girò -Grazie mille, potete anche sloggiare- li congedò con un cenno della mano.
Dan ridacchiò -Scordatelo Bieber, è mia sorella e non intendiamo andarcene- disse con un tono che non ammetteva repliche.
Vidi Justin irrigidirsi, i suoi muscoli tendersi, ma fortunatamente intervenne Chaz - Vabbene, stiamo tutti calmi- disse guardando preoccupato prima Justin, poi Dan, che non sembravano voler collaborare.
Mike annuì -Ha ragione, non serve a niente comportarsi in questo modo- dichiarò d'accordo con Chaz.

Li guardai ad occhi sgranati, mentre si scambiavano ceni d'assenso sotto lo sguardo sorpreso di tutti.
Justin sbuffò ricominciando a camminare, seguito da tutti gli altri.
Entrammo dentro casa, e per miracolo entrammo nella grande sala.
Justin e Dan si tenevano a debita distanza, scambiandosi di tanto in tanto delle occhiatacce.
Sobbalzai quando lo squillo di un telefono interruppe quel silenzio imbarazzante. Justin si avvicinò al telefono di casa, per poi rispondere -Pronto?-
Lo vidi irrigidirsi, non disse niente. Vidi la sua espressione mutare, i suoi occhi incupirsi.

-Accendi la televisione. Il telegiornale- disse solamente rivolto a Derek, che fece come aveva detto Justin senza chiedere nulla, anche se visibilmente confuso.
Io aggrottai la fronte, guardando lo schermo nero lasciare il posto a una signora vestita alla meglio, con un'espressione grave.

"...... L'incendio si è verificato circa mezzora fa, nei pressi del centro di Mosca.
Completamente bruciato il centro della Empire Agency, la sede della proprietà dell'impresario Ronald Jenksey, ucciso dalle fiamme insieme alla moglie e ad una cinquantina di dipendenti. Le cause dell'incendio sono ancora sconosciute, la polizia di Mosca sta già avviando le indagini e..."

Senza aspettare un secondo di più spensi il televisore, prima di correre via da quella casa. Mi mancava l'aria, facevo fatica persino a respirare.
Corsi verso gli alberi, attraversando il prato con l'intenzione di crollare non appena fossi stata lontana dagli sguardi degli altri.
Mi fermai solo quando rimasi senza fiato, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.
.
-Ellen- mi chiamò Justin avvicinandosi a me, ma io indietreggiai scuotendo la testa, mentre vedevo Dan spuntare alle sue spalle.
-Dovevate lasciarmi lì!- urlai con rabbia, sentendo le lacrime scendere giù lungo le mie guance.
Loro rimasero in silenzio, senza dire nulla.

-Se io fossi rimasta lì loro sarebbero vivi adesso!- continuai a gridare prendendo a pugni un albero, cercando di scaricare tutta la mia rabbia.
Non dovevano salvarmi, io non sarei dovuta essere lì.

Sentii qualcuno abbracciarmi, e riconobbi il profumo di Dan.
Ricambiai l'abbraccio sentendo delle lacrime bagnare la mia maglietta.
Rimasi a bocca aperta quando mi resi conto che quelle lacrime non erano le mie, ma erano di mio fratello.
Justin se ne era andato, lasciandoci soli.
Sciolsi l'abbraccio guardandolo negli occhi, lucidi anche se lui cercava in tutti i modi di nasconderlo. Non avevo mai visto mio fratello piangere, mai. Tornai ad abbracciarlo piangendo e singhiozzando sempre più forte, e in quel momento mi resi conto che non potevo dare la colpa a lui, non potevo darla nemmeno a Justin.

La colpa era solo di quel bastardo di Andson, solo sua.
Mi aveva costretto a ferire Justin, e mi avrebbe costretto a fare molte altre cose se loro non mi avessero salvato.
Ed ora era inutile stare lì a piangere, tutto quello che volevo fare era uccidere quella merda di Andson con le mie mani.
Solo io dovevo farlo.

Dan sembrò capire al volo, perché sciolse l'abbraccio asciugandosi le lacrime mentre io facevo lo stesso.
-Andiamo- mormorò.
Annuii lasciando che cingesse la mia vita con il suo braccio, ed entrammo nuovamente nella casa. Tutti rimasero in completo silenzio a guardarci, con la stessa identica espressione dipinta in volto.
-Sappiamo tutti quello che questa loro azione significa- disse Dan con tono deciso, sorprendentemente calmo per uno che aveva pianto fino a poco fa.

Nessuno disse niente, Justin mi guardava, sapevo che aveva voglia di rimanere solo con me,di parlarmi, ma in quel momento dovevo stare con mio fratello, per quanto volessi stare con Justin.
-Hanno appena dichiarato guerra a tutti noi- continuò mentre gli altri si scambiavano rapide occhiate.
-Si, avete capito bene. Tutti quanti. Hanno preso Ellen, poi hanno ucciso nostro padre e nostra madre.- aggiunse stringendo la mia mano tra le sue.
Mike e Chaz annuirono, insieme a tutti gli altri.

Dan mi sorrise prima di lasciare la mia mano, avvicinandosi a Justin.
Si guardarono a lungo, come se stessero comunicando qualcosa di segreto che sarebbe dovuto rimanere tra loro, e alla fine si porsero la mano stringendola, per poi darsi una pacca sulla spalla.
Sorrisi automaticamente, non riuscendo a credere a ciò che avevo appena visto con i miei occhi.

-Da oggi la gente dovrà essere terrorizzata il doppio- disse Justin stringendo le mani in due pugni.
-Non ci fermeremo fino a quando quei bastardi non moriranno uno per uno- aggiunse guardandoci uno per uno, soffermandosi su Derek che si alzò dalla poltrona per avvicinarsi a Dan e Justin.
-Diteci da subito se siete con noi o no, non stiamo costringendo nessuno. Ma se sceglierete di iniziare questa guerra dovrete essere pronti a tutto- disse Derek prima di rimanere in silenzio.
I primi a raggiungerci furono Mike e Chaz, seguiti da Alan e Stive, e poi da tutti gli altri.

Era tutto assurdo, però per quanto fosse strano, mi piaceva.

Mi girai cercando il suo sguardo, che trovai subito. Justin mi sorrise, facendomi automaticamente sentire meglio.
Non potevo credere al fatto che avesse creduto alle mie parole quel pomeriggio, anche se avevo detto ciò che più l'avrebbe ferito, colpendo il suo punto debole.
Volevo rimanere sola con lui, volevo parlargli e fargli capire che lo amavo più di ogni altra cosa al mondo, che non lo avrei mai lasciato e che mi dispiaceva per tutto, per avergli fatto del male.

Dovevo fargli capire quanto fossi irrecuperabilmente innamorata di lui.

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