Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Cinquantuno

51.

Ellen

Non sapevo se stessi dormendo oppure no, sapevo solo che la mia testa pulsava dolorosamente e che non avevo nemmeno la forza per aprire gli occhi e guardare cosa stesse accadendo. Sentivo il mio corpo fluttuare nel nulla, il che mi fece supporre che qualcuno mi stesse portando in braccio.
Persino respirare aumentava l'atroce dolore alla testa, sentivo le palpebre pesanti e volevo farmi una doccia e dormire, dimenticandomi di quella giornata orribile.

Il mio corpo fu adagiato su qualcosa di morbido, spostai lentamente la mano per riuscire a toccare il tessuto dei sedili della macchina. Non aprii gli occhi nemmeno quando sentii la voce di mio fratello.

-Non Sali?- domandò rivolto a Justin, che rispose subito dopo -No, prendo la mia macchina- rispose prima di allontanarsi, cosa che capii sentendo i suoi passi che si allontanavano.
Rilassai il mio corpo quando realizzai che lui non fosse più lì a guardarmi, come probabilmente stava facendo precedentemente. Avevo chiaramente sentito il suo sguardo bruciare sulla mia pelle, e questo era uno dei motivi per cui non mi ero nemmeno sforzata per cercare di aprire gli occhi.

-Ti porto a casa- mormorò mio fratello prima di accarezzare il mio viso, per poi mettere in moto la macchina e partire. Mi strinsi nella giacca che mio fratello aveva messo intorno al mio corpo riparandomi dal freddo, per poi addormentarmi.



Justin


Mentre camminavo verso la macchina sentivo come se il mio corpo e la mie mente fossero distaccati. Facevo qualcosa mentre pensavo a tutt'altro, e i miei pensieri erano ovviamente rivolti a lei, ad Ellen. non l'avevo mai vista così arrabbiata, neanche quando avevo alzato le mani su di lei più di una volta, perché la verità era che lei non riusciva mai ad avercela con me, per quanto si sforzasse.
Questa volta però era diverso, in lei non c'era solo rabbia, ma anche odio, e il suo sguardo aveva parlato chiaro più delle sue parole che mi avevano distrutto.

Le facevo schifo per quello che avevo fatto, e dentro di me sentivo la voglia di urlarle la verità e sbatterle in faccia quei dannatissimi messaggi, eppure c'era qualcosa che mi tratteneva dal farlo. Forse volevo solo che fosse lei a consentirmi di farmi spiegare, che si fidasse quel poco da permettermi di dirle la verità, ma dentro di me sentivo che non sarebbe mai successo. I miei occhi bruciavano, ma sapevo che se fosse uscita anche solo una lacrima mi sarei odiato.

Era così ogni volta, piangere per me era qualcosa da deboli e io non lo ero, ero stanco di cadere ogni volta in quel buco e sapevo che l'unica che avrebbe potuto aiutarmi ad uscirne era Ellen, che in quel momento non mi avrebbe aiutato neanche sotto tortura.

Dovevo smetterla di pensare al passato e concentrarmi su chi ero adesso, su cosa facevo, era ora che ricordassi per quale motivo tutta la città temesse Justin Bieber, e l'avrei ricordato anche a tutti coloro che si erano messi sulla mia strada, a partire da quel colossale bastardo di Andson.
Ero stanco di perdere tempo con quel coglione senza palle, così come ero stanco di essere tormentato dai ricordi della mia famiglia. Certe volte pensavo a come sarebbe stata la mia vita se mio padre fosse rimasto con me, ma tutto ciò che immaginavo era un enorme buco nero.

Mi passai una mano sul volto mentre salivo in macchina, per poi mettere in moto. Stavo per partire quando un forte odore mi fece arricciare il naso. Spensi la macchina aspirando meglio l'aria nella vettura, per poi sgranare gli occhi. Conoscevo bene quell'odore e sapevo di non aver lasciato droga nella macchina, non l'avevo mai fatto visto che io e Derek avevamo delle regole precise riguardo a questo.

Sapevo anche che era da circa un mese che non toccavo più una canna, e quell'odore era ancora troppo forte per non essere recente. Imprecai tra me e me frugando in ogni angolo della macchina, fino a quando trovai un sacchetto sotto il sedile. Infilai la mano all'interno, per poi rimanere a guardare in stato di shock il suo contenuto. Me lo rigirai tra le mani sentendo la rabbia salire all'idea che Ellen avesse fatto uso di quello schifo. Se si trattava di me era diverso, io ormai ero sporco sotto quel punto di vista, ma lei no. Era pulita, per me era come una bambina ed ero sicuro che tra pochi minuti sarei impazzito.

Lanciai quella roba sotto il sedile per poi prendere a pugni il volante -Porca troia!-urlai con le mani tra i capelli, sentendo una vocina nella mia mente che minacciava di farmi scoppiare. Lei lo aveva fatto per colpa di quello che era successo, e in piccola parte anche per colpa mia.
Misi nuovamente in moto la macchina, accelerando per prendere una strada diversa da quella che aveva preso Dan. Non sarei tornato a casa, dovevo prima fare quello che avrei dovuto fare tanto tempo prima. Sentivo i miei respiri farsi più pesanti mentre combattevo contro la voglia di lasciare stare tutto e tornarmene a casa, ma pensavo che in qualche modo compiendo quel gesto l'avrei data vinta al passato ancora una volta.

Presi il sentiero che portava sulla piccola collina dove si trovava il cimitero, per poi parcheggiare la macchina nel cortile ormai vuoto visto che era notte.
Mi avvicinai lentamente al cancello chiuso, per poi guardarmi intorno constatando che non c'era nessuno.
Chiusi gli occhi prendendo un respiro profondo. Misi un piede sulla ringhiera, salii fino alla parte più alta del cancello portando un piede dall'altra parte, e alla fine mi calai giù. Mi girai lentamente tirando fuori il mio cellulare per illuminare lo spazio intorno a me, visto che la luce bassa dei lampioni illuminava solo l'interno del cimitero. Non sapevo nemmeno dove fosse sepolta la mia famiglia, non ero mai stato in quel posto da quando ero un bambino e venivo a visitare mia nonna con i miei genitori.

Camminai intorno alle tombe leggendo i nomi e le date, riconobbi qualche anziano signore che viveva nel mio quartiere. Era passato davvero tanto tempo da quando ero un bambino felice con la mia famiglia, e l'idea che tutto fosse cambiato mi colpiva solo in quel momento. Avevo cambiato vita lasciando tutte le mie vecchie conoscenze, ma la vita di tutta quella gente era continuata anche senza di me. I miei vecchi amici avevano proseguito la scuola, forse avevano già in programma di andare in un college. Chissà se avevano mai parlato di me, chiedendosi se tutte le voci che giravano sul mio conto fossero vere. Mi chiedevo come avrebbero reagito se fossi tornato da loro, ma probabilmente non si sarebbero nemmeno avvicinati a me con la paura che avrei potuto tirare fuori una pistola. Diedi un calcio ad un sasso mentre continuavo a camminare tra le varie tombe, l'unico rumore era dovuto ai miei passi.

Quando rialzai lo sguardo mi bloccai, come se i miei piedi fossero consolidati con il terreno. Sentii una fitta al cuore mentre leggevo i nomi sulle due tombe più piccole, mentre ai lati ve ne erano due più grandi con i nomi dei miei genitori. Improvvisamente mi pentii di essere andato in quel luogo, la mia gola era improvvisamente secca e non avevo idea di cosa fare visto che non riuscivo neanche a muovermi.

Lentamente mi avvicinai alla tomba di mia sorella, per poi chinarmi per guardare meglio la foto. Era il giorno del ringraziamento e lei indossava un vestitino rosa con dei ricami, era così felice di poter indossare un vestito come quello considerato il fatto che eravamo poveri. Non dissi mai a mia madre dove avessi trovato i soldi per un simile regalo, ma lei lo aveva immaginato visto il discorso che mi aveva fatto dopo, lo stesso discorso che mi aveva portato ad arrabbiarmi e scappare di casa per settimane.

Quando ero tornato non mi aveva sgridato, non aveva alzato nemmeno un po' la voce, mi aveva abbracciato e preparato una cioccolata calda come faceva sempre l'inverno.
Chiusi gli occhi quando li sentii bruciare, cercando di scacciare i ricordi. Facevo sempre così, ogni volta smettevo di pensare per porre fine al mio dolore, per eliminare il problema, ma sapevo che dovevo smetterla e affrontare i ricordi, ero stanco di scappare.

Riaprii gli occhi alzandomi per avvicinarmi alla tomba di mio fratello. Passai le dita sulle lettere sporgenti che formavano il suo nome, sentendo un groppo in gola. Se tutto quello non fosse successo, lui sarebbe ancora vivo. Io avrei potuto insegnargli ciò che sapevo, avrei potuto aiutarlo con le ragazze, magari sarei potuto essere un bravo fratello nonostante tutto. Ma questo non lo avrei mai saputo, visto che Jaxon non c'era più così come Jazmyn e il resto della mia famiglia.

Non riuscii a guardare la tomba di mio padre per più di cinque secondi, le sue ultime parole tornavano a rimbombarmi nella mia mente e il dolore mi opprimeva.
Quando guardai la tomba di mia madre sentii le gambe cedere. Finii a terra in ginocchio, e mi resi conto che stessi piangendo solo quando non sentii il sapore salato delle lacrime sulle labbra.
Continuai a piangere in silenzio, mentre i ricordi e il dolore si impossessavano della mia mente e del mio corpo. anche se avessi voluto non sarei riuscito ad andarmene da lì, forse ero masochista, o forse avevo solo nostalgia della mia famiglia.

Mi ero convinto dell'idea di non avere bisogno di nessuno, di essere ormai grande, ma la verità era che una pistola non poteva sostituire mia madre e tutta la mia famiglia.
Cercai di calmarmi, per poi tornare a guardare quello che rimaneva della mia famiglia. Guardai l'immagine sulla tomba di mia madre, i capelli raccolti e il suo solito sorriso che amavo tanto.

-Ciao mamma- mormorai sentendomi stupido a parlare da solo, ma forse ero talmente tanto disperato da iniziare a parlare persino con una persona morta da tempo.
Mi asciugai le lacrime per poi sospirare -Forse non vorresti che io fossi qui, visto che è tutta colpa mia se tu non ci sei più. io.. mi manchi. Certe volte penso che non ho bisogno di te, invece vorrei solo averti qui per poterti abbracciare. So che ora guardandomi sei delusa, magari anche disgustata da quello che sono diventato, ma non ci posso fare niente. Questo sono io e mi dispiace per non essere stato il figlio che volevo, mi dispiace ancora di più per avervi messo in pericolo quando meritavate di vivere una vita felice.- dissi a bassa voce tutte quella parole senza mai smettere di piangere, per poi guardare le tombe di mio fratello e mia sorella.

-Jazmyn.. era da tanto che non guardavo una tua foto e mi ero quasi scordato di quanto fosse bello il tuo sorriso. Sicuramente se ora fossi viva sarei stato geloso di tutti i ragazzi che ti sarebbero stati appresso.- mormorai ridacchiando tristemente -sappi che avrei picchiato ogni singolo ragazzo che ti avrebbe fatto soffrire, ti avrei protetto e sicuramente mi avresti odiato per essere così soffocante, ma poi quando avresti pianto o sofferto io sarei stato lì ad aiutarti. Mi dispiace Jazzy, non meritavi questo ed è tutta colpa mia.- dopo aver detto quello sospirai sentendo che il mio cuore sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro.

-Jaxon.. ti ricordi quando giocavamo insieme a basket e io ti dicevo che eri una schiappa e che non saresti mai diventato bravo come me? Ora sono sicuro che mi avresti superato di certo. Sappi che non ti avrei mai fatto giocare con la mia playstation perché sai quanto sono geloso delle mie cose, ma mi sarebbe piaciuto fare con te tutte le cose da fratelli, mi sarebbe piaciuto uscire insieme per andare a guardare le ragazze carine. A proposito di ragazze, ne ho conosciuta una. Si chiama Ellen e tra noi non è poi così semplice, lei è come me. All'inizio ci odiavamo ed è assurdo pensare a dove siamo ora, anche se io non la merito. Rovino sempre tutto e, scusa per la parola, ma sono un coglione. - mi bloccai guardando verso il cielo per poi tornare a parlare

-Mamma tu mi hai sempre insegnato ad avere rispetto per te e per tutte le donne, eppure sono diventato questo e certe volte mi chiedo perché. Dovevo iniziare tutta questa cosa per gioco, solo per guadagnare qualche soldo in più che ci avrebbe aiutato ad andare avanti, e poi tutto si è ingigantito. Ora la gente ha paura di me, tutti conoscono il mio nome e lo temono ma non sono quello che volevi tu, e mi odio per questo. Ellen ti sarebbe piaciuta, è così intelligente, e dolce, un po' come te anche se è leggermente più aggressiva.- dissi ridacchiando.

-Io la amo mamma, più di me stesso e certe volte mi fa paura questa cosa. Non riesco a non pensare a lei, sono preoccupato sempre, questo a volte mi fa impazzire. anche per le cose più stupide, se per esempio di notte lei trema mi faccio mille paranoie pensando che abbia freddo e che potrebbe ammalarsi. Amo tutto di lei, il suo sorriso, i suoi occhi, il modo in cui arrossisce. A volte ho pensato di lasciarla andare, sicuramente starebbe meglio e magari troverebbe qualcuno che la potrebbe trattare come merita, ma sono troppo dannatamente egoista per farlo. Adesso però sento di averla persa e non so' cosa fare, lei mi odia e non mi lascia spiegare ma non mi arrenderò perché la amo troppo, la mia vita faceva schifo prima che arrivasse lei e tornerebbe ad essere così senza Ellen.- smisi di parlare realizzando che i miei pensieri erano finiti su di lei ancora una volta.

Mi alzai per avvicinarmi alla tomba di mio padre. Presi un respiro enorme, facendomi forza prima di iniziare a parlare -Papà.. lo so che mi odi, e hai ragione perché anche io mi odio. Non servo a niente, rubo, uccido, spaccio ma questo già lo sai. Sono un po' come un pozzo vuoto e sporco, e non riesco a trovare nulla di buono in me anche perché le tue parole continuano a tormentarmi, ma è colpa mia. tu avevi ragione e fidati, non mi odi neanche un terzo di quanto lo faccia io ogni singolo momento. L'unica che sembra trovare qualcosa di buono in me è proprio Ellen, ma neanche io riesco a capire cosa possa vedere in uno come me. Mi mancate tutti, mi manchi anche tu e vorrei tornare indietro per dimostrarti che forse oltre a questa mela ammaccata in me c'è qualcos'altro. Mi manchi davvero tanto e mi dispiace per tutto, anche se le mie scuse non serviranno a nulla. Spero che un giorno riuscirai a perdonarmi, forse riuscirei a perdonare me stesso se riuscissi a convincermi del fatto che non ce l'hai con me- mormorai prima di alzarmi.

Rimasi a guardare le tombe per un paio di minuti prima di asciugare le mie lacrime e tornare verso il cancello del cimitero che scavalcai. Tornai in macchina mettendo in moto, questa volta diretto verso casa.



Ellen


Aprii lentamente gli occhi, ma li richiusi subito quando mi resi conto del mio forte mal di testa. Imprecai tra me e me rigirandomi più volte nel letto, dove supponevo mi avesse portato mio fratello mentre dormivo. Quando mi ritrovai a pancia in su riaprii gli occhi, analizzando la camera in cui mi trovavo che fortunatamente era la mia. allungai la mano verso il mio comodino in cerca del cellulare, che indicava fossero le sei di mattina. Sbuffai prendendo la mia testa tra le mani, prima di alzarmi consapevole che non sarei riuscita ad addormentarmi di nuovo. Mi diressi pigramente verso il bagno, volevo fare una doccia e scacciare tutti i ricordi riguardanti la sera precedente. Odiavo il fatto che Dan e Justin fossero venuti a salvarmi, secondo il loro parere, quando stavo finalmente riuscendo a non soffrire, a non pensare. mi dispiaceva anche per quel Peter che avevo in un certo senso preso in giro mentendogli riguardo la mia identità, ma alla fine non era affar mio visto che avevo molti altri problemi a cui pensare.

Lasciai che l'acqua scivolasse giù lungo il mio corpo, rilassando i muscoli, e ancora una volta non potei fare a meno di tornare a pensare a lui, ai suoi occhi, alle sue labbra, alla sua voce e al modo in cui sorrideva. Scivolai giù lungo la doccia prendendo la mia testa tra le mani, mentre sentivo le lacrime scendere giù lungo la mia pelle. Sembrava di essere sotto tortura, per quanto cercassi di andare avanti e di smettere di pensare a lui, i miei pensieri si ritrovavano sempre sulla stessa strada che portava a Justin, inevitabilmente. Lo odiavo e lo amavo allo stesso tempo, solo a pensare a lui il mio cuore doleva.

Mi rialzai per poi uscire dalla doccia ed osservarmi allo specchio. Ero sempre la stessa, eppure potevo notare la differenza della luce nei miei occhi, sembravo più morta, spenta.
Abbassai lo sguardo iniziando ad asciugare i capelli, per poi tornare in camera e vestirmi. Afferrai lo zaino di scuola per poi rimanere immobile a fissare il mio riflesso nello specchio.

Se non potevo uscire da quella sofferenza, se davvero non potevo, avrei cercato ogni modo possibile per non pensare. non mi importava quanto fosse sbagliata o pericolosa l'azione che avrei dovuto compiere, il mio obbiettivo era smettere di avere nella mia mente la sua immagine che ogni volta mi distruggeva.
Uscii dalla mia stanza con l'intenzione di andare a scuola, una volta uscita avrei trovato qualcosa da fare, qualcosa di cui mio fratello e tutti gli altri sarebbero dovuti stare all'oscuro.

E questa volta non mi avrebbero salvato.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro