Capitolo 29 +(delirio)
Donovan
I lupi erano arrivati poco dopo.
Justice era sparita nel nulla e il clan di Gideon aveva provato a cercarla, ma inutilmente. A quanto pareva, neanche l’olfatto fino dei licantropi riusciva a captare il suo odore.
Qualche secondo dopo la sua scomparsa, Donovan e gli altri riuscirono finalmente a muovere il corpo come facevano prima dell’irruzione in stanza di quel mostro dalla pelle cadaverica e gli occhi troppo rossi per essere reali.
Durante l’accaduto, lui aveva assistito solo in parte. Per sua grazia o per sua sfortuna, era rimasto bloccato in una posizione che gli aveva limitato la vista per tutta la durata dell’accaduto, obbligandolo a seguire la scena soltanto basandosi sul suo udito o sul suo olfatto.
Quindi aveva sentito Justice parlare con il povero Anakin della sua figlia scomparsa, poi l’aveva sentito gemere un paio di volte, rantolare e sospirare, poi aveva percepito un tonfo e la leggera risata di quella donna atroce.
Aveva visto Finnick girare la testa quel tanto che gli serviva per poter capire cosa stesse succedendo con i suoi stessi occhi. Aveva visto il terrore e lo sgomento balenare a intermittenza nel suo sguardo e gli erano venuti i brividi.
Quell’orrore gli si stava palesando davanti e lui non aveva avuto la forza di guardare dall’altra parte.
Se Donovan fosse stato nei suoi panni avrebbe provato a non guardare.
Lyllian e Juno erano messe nella sua stessa situazione, non erano riuscite a seguire bene la scena, ma avevano guardato le reazioni di Finn.
Tutte con lo stesso sguardo inorridito. Proprio come lui.
Poi i licantropi erano arrivati a salvarli e il corpo di Anakin era rimasto lì, disteso sul pavimento freddo, riversato dentro un enorme pozza di sangue.
Lo stesso sangue che gli usciva dalla bocca come se fosse bava.
Donovan si era preso un attimo per osservare i suoi occhi rovesciati all’indietro e la pelle sempre più bianca, quasi come quella di Justice.
Gideon e gli altri erano entrati nella casa dell’anziano signore e avevano iniziato a fare un sacco di domande, domande che non avevano trovato risposta.
Nessuno di loro aveva la voglia e la forza di parlare, quindi si erano dovuti arrendere ai fatti e nessuno aveva più chiesto niente.
Quando, poi, li avevano fatti uscire da quell’ambiente insopportabilmente stretto, Donovan si era accorto delle due auto dei Ranger completamente distrutte.
I pezzi erano disseminati per tutto il perimetro circostante, come i segni di uno scontro così forte e violento che i cadaveri dei soldati si erano letteralmente dissolti.
Effettivamente, Donovan, riuscì ad adocchiare due o tre corpi senza vita, ma i restanti uomini armati erano spariti nel nulla.
Il terreno arido era coperto da alcune macchie di liquido scuro, ma sembrava come se mancasse qualcosa.
Troppo sangue. Troppi pochi cadaveri.
Gideon si era preoccupato di portarli in salvo, aveva preso per un braccio Alyssa e aveva intimato, in modo poco cortese, a tutti gli altri di seguirli per un breve tratto di strada, poi si erano avvicinati a due furgoni blindati e li avevano infilati dentro quello più vicino.
Donovan guardò il pavimento di metallo e percorse con lo sguardo la trama antiscivolo incisa su di esso.
«Tu lo sapevi?» chiese una voce distante, quasi in un mormorio così lieve da sembrare un respiro.
Den alzò lentamente la testa, cercando di capire chi avesse fatto quella domanda, e si ritrovò ad incontrare con lo sguardo la figura di Lyllian, girata verso la veggente. Le due erano sedute sul pavimento, non avevano avuto la forza di alzarsi e accomodarsi sui sedili a disposizione, quindi avevano semplicemente deciso di non muoversi da quella postazione scomoda.
Comunque Donovan si sarebbe aspettato quel tipo di domanda da uno come Finnick, ma il ragazzo in questione sembrava ovunque tranne che lì con loro.
Aveva la schiena arcuata in avanti e lo sguardo basso, il collo era incassato nelle spalle ricurve e le mani tremavano, appoggiate alle ginocchia in continuo sali scendi.
Non parlava e non emetteva un suono.
Juno rimase immobile. Il suo sguardo continuò ad utilizzare il piede di Den come punto fermo.
Emise un respiro profondo e tremolante.
«Sì...» sussurrò poi.
Alyssa era seduta accanto a lui, la testa poggiata sulla parete fredda dietro di lei e gli occhi chiusi.
Il furgone continuava a correre su una strada invisibile ai loro occhi.
Vedevano solo la testa del guidatore e quella del passeggero, ma erano coperte da una grata molto fitta e dalle maglie strette.
«E allora perché ci hai comunque portati da lui?» continuò Lyllian. L’unica in grado di pensare chiaramente dopo tutto l’accaduto.
Avrebbe potuto salvarli?
Donovan continuò a chiederselo, guardando la veggente, che sembrava sempre più disperata e sconsolata.
Ma qualcosa di strano era successo.
Aveva provato ad usare i suoi poteri su Justice. Aveva provato ad agganciarsi al suo sguardo color rubino e fare in modo di averla in pugno.
Ma non c’era riuscito, era come se lei stessa fosse ricoperta da una patina che respingeva qualsiasi suo tentativo disperato di comandarla.
Si era spaventato a morte, nessuno era mai riuscito a fare una cosa del genere con lui.
«Non lo so, credevo che lo svenimento mi avesse portato a delirare, ma avevo visto chiaramente Anakin e sapevo che lui avrebbe potuto aiutarci, in un modo o nell’altro.»
Lyl non rispose più, si limitò a guardarla per qualche altro istante e poi tornò con le spalle contro il muro.
Den non potè fare altro se non correre con la mente ai suoi genitori e a Luke.
Gli mancava?
Probabilmente sua madre stava ancora piangendo fiumi di lacrime per la sua scomparsa. Probabilmente anche suo padre lo stava facendo.
Riusciva a vederli, abbracciati sul divano, provando a confortarsi a vicenda.
Voleva solo chiedergli scusa per tutto quello. Voleva tornare da loro e riabbracciarli, dirgli che stava bene e che non era morto.
Non ancora, almeno…
E Luke? Lo aveva già dimenticato? Lo aveva già sostituito con un nuovo ragazzino ingenuo quanto lui?
Eppure, nonostante tutto, gli mancava. Gli mancava la sua normalità e tutti i problemi effimeri che gli procurava costantemente.
In confronto a quello che aveva appena passato, i casini di Luke non erano niente.
E a lui mancavano perché erano pezzi di una vita che avrebbe tanto voluto riavere indietro.
Luke probabilmente non stava più pensando a lui, nonostante fossero passati solo pochi giorni dal loro ultimo contatto via telefono.
Ma Donovan era sparito, sparito nel nulla, e non si sarebbe affatto stupito se il ragazzo che gli faceva battere così forte il cuore, fosse già andato oltre.
«Ora come faremo?» chiese Alyssa, mantenendo gli occhi serrati.
Il veicolo traballò un’altra volta e Den rischiò di scivolare giù dalla sua poltrona.
«Non lo so, non so più cosa dirvi...» rispose la veggente, alzando lievemente le spalle.
«Credo che le mie previsioni siano inutili a questo punto.»
Nell’abitacolo calò il silenzio e nessuno osò emettere un altro suono.
Quando arrivarono, il furgone si arrestò di colpo.
Pochi secondi dopo si udì il cancello aprirsi e poi ripresero la marcia.
Il veicolo parcheggiò poco dopo e Donovan riuscì a sentire un’immensità di voci provenire dall’esterno. Probabilmente erano tutti lì fuori, curiosi di sapere qualcosa di nuovo su Justice. In attesa di buone notizie.
Notizie che non avrebbero mai potuto dargli.
Tutti i loro Ranger volontari per la spedizione erano morti e le due auto che li trasportavano erano andate completamente distrutte.
Non c’erano buone notizie.
Poco dopo, gli sportelli vennero aperti e Gideon e altri tre ragazzi, li aiutarono a scendere dalla vettura.
Il corteo di gente era impressionante. Den non aveva idea che, quella villa, potesse contenere così tante persone .
La folla urlava domande e chiedeva dei Ranger mancanti. C’era chi strillava e chi provava ad avvicinarsi e toccarli.
I licantropi scesero dall’altro furgone e accorsero il loro soccorso, schermandoli da tutto quel chiasso.
Così facendo, riuscirono ad arrivare alle scale in marmo, dove li aspettava Tiana, dritta davanti a loro e con due uomini a farle da scorta.
Donovan si accorse anche di Varner, fermo in un angolo e con lo sguardo curioso.
Dopo quella perdita così consistente non avrebbe potuto fare altro che far arruolare Finnick…
Il ragazzo camminava poco dietro di lui, aveva ripreso la sua solita posizione del busto, ma lo sguardo era ancora assente. Così assente che uno dei lupi che li stava scortando, fu costretto a guidarlo, agganciando una sua spalla e tirandolo con sè.
«Cos’é successo?» tuonò Tiana, rivolgendo a tutti loro uno sguardo pieno d’odio.
Erano lì da qualche giorno e avevano appena fatto in modo che alcuni dei suoi uomini morissero per loro.
Gideon si fermò davanti a lei e aspettò un suo cenno, mentre tutti e cinque si accodavano in cima alle scale.
«I tuoi Ranger sono morti, Tiana» disse Juno, decidendo di prendere la parola al posto loro.
La donna la guardò come se potesse incenerirla sul posto e poi cercò con lo sguardo i soldati morti, per assicurarsi che non stesse mentendo.
«Entrate immediatamente» ordinò poi, stringendo la mascella e facendo un passo di lato, così chè loro potessero passare.
«Veggente, ti voglio nel mio ufficio tra mezz’ora esatta.»
•••Angolo Autrice
#96 in Fantasy!!!!
WTF!!!!
Voi non avete capito quanto questo traguardo mi stia rendendo felice!
Quando, per la prima volta, arrivammo a #146 mi ero stupita ed ero andata su di giri, ma ero convinta che sarei rimasta lì con i voti.
INVECE SIAMO SALITI ANCORA, CAPITO?
Miei cari gufetti, sappiate che vi amo con tutto il mio cuore❤
Ora parliamo del capitolo.
Ecco un altro momento molto riflessivo è calmo, tutto secondo il punto di vista di Donovan e tutto incentrato sulle emozioni.
Come è già successo prima, preferisco mettere questi capitoli easy per rallentare la narrazione e fare un ripasso generale di quello che è appena successo. Ricordiamoci che i nostri protagonisti hanno comunque dei sentimenti e hanno bisogno di farsi un esame psicologico.
Cosa vuole Tiana?
Cosa succederà ora che Anakin non potrà più essere il loro tutor?
Grazie nuovamente per il traguardo *-*
Jen🍻
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