Capitolo 28
Il ragazzo alzò lo sguardo e un enorme nuvola di polvere e macerie si sollevò in aria come un velo bianco e sudicio.
Sentiva i granelli grigiastri posarsi sulla sua pelle, infiltrarsi tra le ciglia e pizzicargli gli occhi. Si costrinse a sbattere più volte le palpebre e provò a capire cosa stesse succedendo.
Lyllian, Juno, Den e Alyssa dovevano aver assunto la sua stessa espressione. Le loro facce erano un miscuglio di emozioni, emozioni che spaziavano dalla paura, all’angoscia, alla confusione.
Quando la polvere iniziò la sua corsa verso il basso, attratta dalla forza di gravità che la faceva cadere giù come pioggia, Finnick si accorse di una figura oscurata che stava facendo il suo ingresso, passando attraverso il buco appena formatosi nel muro.
La camminata lenta e le braccia ondeggianti ai lati del busto, mostravano la tranquillità con cui, il nuovo individuo appena arrivato, si stava approcciando a loro.
Poco dopo, il ragazzo riuscì a delineare la figura di una donna, una donna dai lunghi capelli neri e dalle iride rosse come i rubini, la pelle era diafana e il corpo era vestito solo di un abito anonimo e dai toni scuri.
Appena fece il suo ingresso i suoi occhi color sangue si spostarono su tutti i presenti con una tranquillità snervante. Finn si ritrovò a tremare sotto quello sguardo così vuoto e sinistro.
Li guardava tutti ma non fissava nessuno in particolare.
I suoi passi lenti e precisi scandirono il silenzio creatosi tra di loro, finché la donna non si fu fermata davanti a loro.
Si voltò verso Anakin e gli sorrise.
Finnick ebbe un brivido.
«Ma che bello vederti qui, non ti avevo ucciso qualche anno fa, Pierre?»
Pierre?
La voce lineare e melodiosa di quell’essere così perfetto era diretta verso il vecchietto.
L’uomo rimase immobile, pochi passi dietro di loro. Lo sguardo fisso su di lei e la mascella a penzoloni.
Finn non si sarebbe mai aspettato di vederlo senza parole, per quanto poco lo conoscesse.
Dovettero aspettare una manciata di secondi, prima che Anakin fosse in grado di rispindere a quella domanda.
«Mi sono salvato e sono scappato, Kaleeda» spiegò poi, deglutendo rumorosamente.
Il ragazzo sentiva lo scorrere del sangue dell’uomo. Non era più lento e calmo, ma aveva preso a correre veloce e il cuore a martellare fastidiosamente.
Così fastidiosamente che Finn riusciva a sentirlo anche senza il bisogno di concentrarsi.
La donna sorrise amara ed emise quella che avrebbe dovuto essere una risata.
«Mh… Non sentivo pronunciare il mio nome da troppo tempo. Quasi quasi preferisco che tu ritorni a chiamarmi “Soggetto 156”.»
Poi, per la prima volta, i suoi occhi sanguigni incontrarono quelli di tutti loro, come a soppesarli mentalmente.
«Oppure, chiamami semplicemente Justice.»
Il suo cuore si fermò e scommise che, anche quello di tutti gli altri presenti, avesse fatto la stessa cosa.
Lo sguardo di Lyl sembrava terrorizzato, la ragazza stava ferma accanto a lui e non muoveva un muscolo, come se fosse rimasta paralizzata dall’arrivo della donna.
Effettivamente, neanche Finn aveva provato a muoversi, magari scappare. Era rimasto immobile ad osservare quella scena, tanto surreale quanto orribile.
Se Justice era lì voleva dire solo una cosa: sarebbero morti.
Quando il suo cervello percepì l’imminente pericolo, le sue gambe scattarono verso Lyllian. Voleva prenderla e scappare via.
Ma rimase fermo. Il suo corpo non si mosse e nulla accadde.
Probabilmente, non era l’unico ad aver tentato la fuga, anche gli altri avevano il segno dello sconforto marchiato sul viso.
Il petto gli si strinse e le mani iniziarono a tremare. Era quella la fine?
Avrebbe visto gli occhi di Lyllian in preda alla paura e poi non avrebbe visto nient’altro per il resto della sua vita.
Non avrebbe più potuto sentire la risata della sua migliore amica, non avrebbe più potuto toccare la sua pelle morbida e non avrebbe mai più potuto sperare che lei diventasse qualcosa di più che una semplice amica.
Stava finendo tutto.
E così la guardò, sapendo che, quella, sarebbe stata l’ultima volta prima della fine.
I capelli biondi di Lyl le coprivano il viso inclinato verso il basso. Aveva le mani chiuse a pugno e le spalle rigide.
«Hai ucciso mia zia...» mormorò tra i denti stretti.
Qualche goccia cadde sul pavimento e Finnick capì che quelle erano le sue lacrime.
La ragazza alzò la testa e incrociò lo sguardo di Justice, come se potesse sfidarla da un momento all’altro.
«Hai trasformato mia zia in un mostro e poi l’hai uccisa!» urlò disperata, restando immobile nella sua posizione.
La donna la guardò con fare apprensivo e poi si avvicinò e si piegò leggermente in avanti, cercando di abbassarsi al livello della ragazza dai capelli biondi.
Quando parlò fu solo un lungo sussurro. Un sibillo.
«Ma io non ho ucciso Carol, quella è stata Alyssa.»
Poi si rimise dritta e le accarezzò i lunghi capelli dorati, come se fosse stata sua madre.
«Quindi ci sei tu dietro tutto questo?» riprese Anakin, attirando nuovamente l’attenzione su di sé.
Justice lo guardò e sorpassò il gruppo di ragazzi fermi come delle statue di carne e disperazione.
Finnick riuscì a voltare la testa quel poco che gli bastava per poter individuare i due a poca distanza da lui.
L’uomo aveva assunto un’allarmante sfumatura bianca e le sue palpebre erano spalancate e fisse.
Finn aspettò qualche secondo e poi si accorse che Anakin non le sbatteva. Non riusciva a sbatterle.
Justice lo guardava divertita e compiaciuta. Era fiera del dolore che aveva inflitto a tutti loro e che stava infliggendo anche al povero vecchio.
«Sì, Pierre, sono stata io a fare tutto questo. E pensare che tu non ti sei mai neanche avvicinato all’idea che la povera Kaleeda potesse essere l’artefice di tutto ciò. L’assassina di tua figlia...»
Anakin ebbe un fremito e i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi.
Finnick aveva voglia di girarsi e non guardarlo. Non poteva vederlo ridotto in quelle condizioni.
La donna si accostò al suo orecchio e sorrise maligna.
«Dimmi, come ci si sente ad aver perso tutto ciò che si poteva avere?»
Anakin non rispose e lei allungò una mano verso il petto dell’ansiano signore dalla barba troppo lunga e dalle conoscenze troppo ampie.
Le unghie rosse si strinsero contro la maglietta da lui indossata e un’espressione di dolore si disegnò sul volto dell’uomo.
Gli occhi si strinsero e la bocca si aprì in un urlo di dolore. Urlo che non si udì mai.
«Com’è quella stretta al cuore che si prova ogni volta che il volto dei tua figlia ti appare nella testa? Com’è non sentire più la sua voce?»
Si avvicinò un altro po’ a lui.
«Quand’è l’ultima volta che ti ha detto “Papà, ti voglio bene?”»
Anakin era immobile, la faccia ancora contratta in una smorfia di dolore e gli occhi lucidi.
Poi cadde una lacrima. Poi un’altra.
Justice sorrise e strinse ancora di più le unghie sul pezzo di stoffa che copriva il petto dell’uomo.
Un secondo dopo le urla strazianti di quel povero anziano si fecero agonizzanti e Finnick ebbe solo voglia di tapparsi le orecchie e sparire nel buio.
Non poteva più sopportarlo.
Anakin si riversò sul pavimento e iniziò a sputare sangue dalla bocca, poi si accasciò sulla pozza vermiglia che aveva appena formato e si immobilizzò.
Per sempre.
Non poteva crederci, Justice aveva appena ucciso l’uomo più forte che avesse mai conosciuto. L’unico in grado di aiutarli.
La donna rimase in piedi accanto al suo cadavere, poi si voltò verso di loro e sorrise soddisfatta.
«Penso sia arrivata l’ora di mettere fine a questo spettacolino» decretò, avvicinandosi a loro e tornando a fronteggiarli.
I passi calmi della donna tornarono a farsi sentire e Finn ebbe il riflesso involontario di stringere la mano di Lyl. La sua piccola Lyl.
Ma il suo braccio non si mosse e lui non potè farci niente.
«Perché?»
La voce di Donovan sembrava provenire da lontano, come se lui e Finn non fossero neanche nella stessa stanza.
Se avesse potuto, gli avrebbe rivolto un sorriso di incoraggiamento, ma fu costretto a fissare la donna dai lunghi capelli neri e la pelle candida come il latte senza la possibilità di muoversi.
Lei rise e lo guardò divertita.
«Noi siamo delle macchine da guerra, degli esperimenti andati a buon fine. Esperimenti che serviranno soltanto a seminare terrore e disgrazia in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.»
Si prese qualche istante di pausa e poi proseguì.
«Nessuno di voi ha il diritto di rimanere in vita. Nessuno di voi ha il diritto di causare qualche disastro. Dovete essere eliminati, per il bene comune.»
«Nessuno di noi si è mai permesso di fare del male ad un essere umano!» ringhiò Finnick, senza più riuscire a trattenersi.
Justice dondolò la testa a destra e a sinistra e poi incrociò lo sguardo di Lyllian.
«La ragazza che ami così tanto ha ucciso due uomini e la mutante ha ucciso la povera zietta, vittima dell’alcol e di una forte crisi di mezza età.»
Tornò a guardarlo con un sorriso tirato stampato in viso.
«Ti basta come risposta?»
«Stavano cercando di difendersi dai tuoi attacchi, stronza!» sputò Juno, prendendo finalmente la parola e provando a divincolarsi a quello stato di immobilità impossibile da sopportare.
Justice continuò a sorridere e si avvicinò alla veggente, tendedno una mano verso il suo viso.
Finnick si allarmò e aspettò di vedere il viso della ragazza contrarsi nell’ennesima smorfia di dolore atroce.
Ma non accadde.
La donna accarezzò semplicemente la guancia di Juno e poi le sistemò i capelli, vagando un attimo con il pensiero.
«E pensare che tu non dovresti neanche essere qua. Sei stata abbastanza inutile, veggente. Le tue previsioni hanno rischiato di farvi uccidere tutti per più di una volta. Sbaglio?»
Finn analizzò l’espressione ferita della ragazza e, conoscendola, sperò sontanto che non decidesse di sputarle in faccia. Da lei se lo sarebbe aspettato.
«Se li tocchi con un dito giuro che troverò il modo di ucciderti nel modo più lento e doloroso possibile!» la minacciò invece.
Justice rise e fece per dire qualcosa, poi però si fermò e rimase in silenzio per qualche attimo.
«A quanto pare, abbiamo un orda di licantropi in arrivo da ovest. Che peccato, avrei preferito uccidervi tutti nel modo migliore possibile» disse.
«Come hai fatto con Anakin?» azzardò Finnick, riservandole il suo miglior sguardo d’odio.
Prima che lei potesse rispondere si udirono alcuni abbai e poi l’ululato di un lupo.
I licantropi erano arrivati.
«Avete una settimana di tempo per decidere se farla finita di mano vostra oppure no. Salutate i vostri cari, se ancora li avete, e sperate di trovare qualcuno pronto ad accogliervi nel mondo dei morti.»
E così dicendo, Justice si voltò e uscì dalla porta, come se nulla fosse mai successo.
•••Angolo Autrice
Buon sabato a tutti!
Come va?
Ed eccomi tornata con il nuovo capitolo di Justice. Allegria!
Che dire?
E adesso come faranno i nostri poveri ragazzi ad andare avanti?
Cosa ne pensate della morte di Anakin?
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