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39. Un nuovo mondo

Ormai camminavano da un tempo che sembrava infinito, le gambe avevano iniziato a fargli male e la stanchezza era così tanta che le sue membra pareva volessero accasciarsi al suolo da un momento all’altro.

Non era l’unico a risentire di quella interminabile maratona, anche i visi degli altri sembravano provati e distrutti dal sonno.

Ai Lin camminava a passo di marcia con la testa dritta e gli occhi puntati sull’orizzonte, sembrava quasi un automa e la sua espressione era impassibile. Nonostante fosse molto più bassa e gracile di tutti loro, aveva l’aspetto di una che sarebbe riuscita a spostare le montagne con le mani, se ne avesse avuto il bisogno.

Anche Lyllian aveva iniziato ad arrancare, rallentando notevolmente e costringendolo a fare lo stesso per riuscire a starle accanto, poi l’aveva presa per mano e aveva cercato di infonderle coraggio, incitandola a non fermarsi.

Poi si era sentito in dovere di controllare come stessero gli altri membri del suo gruppo, quindi si era voltato alla ricerca di Alyssa, ma era riuscito a scorgere solo la chioma bionda di Donovan, poco più avanti di loro due.

L’altra ragazza era sparita, non era accanto a Gideon e non riusciva a logalizzarla da nessun’altra parte. Era scomparsa.

Un campanello d’allarme risuonò nella sua testa e iniziò ad agitarsi. Che Justice l’avesse presa senza che lui se ne fosse accorto?

Maledizione, avrebbero fatto meglio a non muoversi da quella dannatissima villa!

Prima che potesse riuscire a trascinare Lyllian verso Gideon, alla ricerca di ulteriori informazioni, Ai Lin si bloccò in mezzo alla strada, frenando bruscamente i due ragazzi che li precedevano e rischiando di farlo finire addosso a loro.

«Ma che diamine sta succedendo?» chiese a fior di labbra, aggrottando le sopracciglia e fissando la loro guida con aria torva.

Ma la donna dai tratti orientali sembrò non percepire neanche il nervosismo che aleggiava in mezzo alla folla di persone che l’aveva seguita e sollevò le braccia, distendendo le dita delle mani e piegandosi leggermente in avanti.

Rimasero tutti a fissarla in attesa di qualsiasi cosa, in fondo erano in mezzo ad una strada deserta, la città si riusciva a scorgere in lontananza, come una terra promessa, ma il resto del paesaggio era brullo e desolato.

Poi i suoi piccoli palmi toccarono qualcosa di invisibile e, un attimo dopo, qualcosa iniziò a prendere forma davanti ai loro occhi sbalorditi.

Dalle sue mani si delinearono le incisioni di una porta, poi un muro e, lentamente, anche il resto della struttura sorse dal nulla, come una visione mistica.

In breve tempo, si ritrovarono davanti a quella che sembrava una una semplice muraglia alta più di tre metri, completamente regolare e in cemento armato. Nessun particolare saltava all’occhio, solo il colore chiaro in contrasto con il legno mogano dell’enorme portone dove Ai Lin teneva ancora le mani.

Finnick ebbe l’impressione di trovarsi davanti alle mura di contenimento di una diga di piccole dimensioni.

Se così fosse stato, non ci sarebbe stato una porta, però.

Si scambiò automaticamente uno sguardo sbalordito con Lyllian, ma poi si accorse che anche Donovan li stava fissando stupito, dirigendosi verso di loro.

Quando gli fu vicino, si posizionò accanto a lui, guardandosi intorno.

«Dov’è Alyssa?» gli chiese, aspettandosi una risposta dall’amico, ma Finn ne sapeva tanto quanto lui, quindi scosse la testa e il suo sguardo venne catturato nuovamente dall’Alpha dei licantropi.

«Me lo sto chiedendo anche io, non la vedo da nessuna parte» ammise poi, vedendo la propria migliore amica chiudere gli occhi per qualche istante ed emmettere un leggero fremito.

Poi li riaprì e si rivolse a loro con gli occhi spalancati.

«Non è tra noi.»

Se possibile, Finnick si sentii ancora peggio.

Non era riuscito a tenere tutti sotto controllo e adesso era sparito il secondo membro del gruppo.

Un forte cigolare, li interruppe e, alzando lo sguardo, si accorsero che il portone si stava aprendo sotto il loro sguardo.

Il silenzio e la tensione divennero così pesanti da schiacciarlo come un macigno, la speranza e la felicità negli occhi delle persone che lo circondavano aveva appena soffiato via la stanchezza e la disperazione di quella lunghissima camminata.

Poi il gruppo iniziò a muoversi verso l’interno di quell’enorme struttura, seguendo la figura esile e microscopica di Ai Lin, la quale camminava in testa al gruppo con lo stesso passo fermo di un comandante.

Finnick alzò il naso al cielo e si lasciò stupire dal luogo che li stava accogliendo.

Si trovarono in un cortile enorme, su cui affacciavano diverse porte di legno e molti balconi ricchi di fiori già chiusi per via della notte.

L’aria era diversa, più fresca e quasi pulita, sembrava di essere su un altro pianeta. Probabilmente, però, l’idea non si discostava molto dalla realtà, in effetti.

Il pavimento che stavano calpestando era formato da tante mattonelle rosse e, al centro, sorgeva una fontana decorata a mosaico.

Si trovavano in un luogo incantato, un luogo perfetto e, probabilmente, sarebbe riuscito a godersi tutta quella bellezza se il piccolo orologio che gli martellava nelle tempie, avesse fermato il suo conto alla rovescia.

Abbassò lo sguardo, come d’abitudine, per cercare quello rassicurante di Lyl, ma la ragazza era persa ad ammirare quella meraviglia che li circondava, e non fece caso a lui, lasciandolo a vagare disperato nel buio dei suoi pensieri tempestosi e tormentati.

Intanto il gruppo che aveva camminato con lui si era fatto spazio nel cortile e una fiamma fioca ma luminosa, aveva iniziato a brillare nelle pupille di tutti i presenti.

Pochi secondi dopo, le porte che si erano aperte sotto i loro sguardi sbalorditi, si richiusero con lo stesso trasporto e sigillarono il passato con esse.

Ormai dovevano guardare avanti, da lì non si tornava più indietro.

La voce di Ai Lin li interruppe e catturò tutta l’attenzione, sfoggiando una notevole determinazione e fermezza.

Poi parlò.

«Questo luogo sarà la vostra casa finché ne avremo bisogno, qui non vigono regole ferree come al Rifugio, ma dobbiamo collaborare tutti quanti per raggiungere il nostro obiettivo comune: sopravvivere a Justice.»

Il suo sguardo volò per qualche secondo di viso in viso, poi riprese il discorso.

«Vi chiedo rispetto reciproco e per questo luogo sacro perché chi non ne mostrerà verrà cacciato ancora prima che possa accorgersene.»

Silenzio.

«Le stanze dove alloggerete stanotte sono sufficienti per tutti voi, quindi vi basterà scegliere una porta e la stanza a cui appartiene si modificherà in base alle vostre esigenze.»

Finnick aggrottò la fronte, ma vide che non era l’unico ad aver assunto un’espressione confusa, anche molti altri si stavano quardando intorno con fare spaesato.

Den attirò la sua attenzione, toccandogli un braccio.

«Di che sta parlando?»

Ma non seppe rispondere, quindi si limitò a scrollare le spalle e prestare attenzione alle parole di Ai Lin.

«Domani mattina inizieremo gli allenamenti, la colazione verrà servita nella sala da pranzo e poi ci eserciteremo nel giardino sul retro. Ci sono domande?»

Un uomo con la barba e con una bambina in braccio alzò una mano e Ai Lin lo indicò per dargli la parola.

«Mia figlia ha fame, non mangia da oggi pomeriggio, dove sono le cucine?»

«Per chi volesse mangiare qualcosa prima di ritirarsi nella propria camera, è stata allestita una cena nella sala da pranzo, vi basterà seguire i cartelli per trovarla. E’ tutto chiaro?»

Alcuni annuirono, quindi la ragazza decise di congedare tutti con un gesto della mano e lo sciame di persone si disperse in pochi minuti.

Finnick si accorse di alcune donne che si avvicinarono a lei per ringraziarla come una salvatrice, ma Ai Lin parve estremamente distante da tutto ciò e non si perse in troppe cerimonie.

Lyllian, allora, iniziò a tirere il proprio migliore amico verso la sala da pranzo, ma la ragazza dai tratti orientali li fermò prima che potessero muovere anche solo un passo.

«Ragazzi» li chiamò.

«Qualcosa vi aspetta nella vostra stanza, finite in fretta la cena.»

Poi non aggiunse altro e si dileguò lungo un corridoio.

«Che cavolo voleva dire con quello?» chiese Donovan, particolarmente perplesso.

Finni rimase a fissare il punto in cui Ai Lin era scomparsa.

«Non ne ho la più pallida idea, ma sto morendo di fame in questo momento» rispose poi, quando il suo stomaco protestò a voce alta.

In più doveva parlare con Gideon e chiedergli che fine avesse fatto Alyssa.

Così si misero a seguire i cartelli appesi sui muri in mattone e arrivarono in poco tempo nella sala da pranzo, un’enorme camera più simile a una sala da ballo che a una mensa per quei poveri disperati.

Dal soffitto pendevano enormi lampadari di vetro e le dimensioni di quel luogo gli parvero subito troppo esagerate per una struttura del genere, espose questo problema a Den, mentre ingurgitava una polpetta dopo l’altra, ma lui rispose che probabilmente si trattava della stessa alterazione che aveva fatto Anakin in casa sua.

Il resto della cena proseguì nel silenzio, la stanza era disseminata di grandi tavoli rotondi coperti da una tovaglia bianca e immacolata, ma le persone ormai non avevano più la forza di fare nuove conoscenze o scambiare due parole, quindi si limitavano a tenere lo sguardo sul piatto e divorare la cena per poi andare a dormire.

Quando anche loro si alzarono dal tavolo che si erano accaparrati, lo sguardo di Finnick corse subito a cercare la figura possente di Gideon, ma lui sembrava sparito nel nulla, proprio come Alyssa.

Eppure l’aveva visto varcare le porte insieme a loro e lo aveva anche riconosciuto mentre si dirigevano verso la mensa, allora dov’era?

Allora decise di accompagnare i ragazzi in stanza e poi rimettersi sulle tracce di quel lupo, non poteva andare a dormire senza sapere che fine avesse fatto la sua nuova amica.

Le indicazioni di Ai Lin riguardanti le stanze erano state molto vaghe e poco chiare, quindi decisero semplicemente di aprire la prima porta e vedere cosa li avrebbe aspettati.

Ma quando Den abbassò la maniglia e spinse per entrare, rimasero tutti impietriti sull’uscio.

Nessuno riuscì più a fiatare.

«Ce ne avete messo di tempo per arrivare, eh!» disse l’ultima persona che si sarebbero aspettati di incontrare.

Juno, infatti, li guardava divertita, seduta sulla cornice della finestra e con la solita aria sbarazzina che ricordò a Finnick la fatina Trilli.

Lei era tornata. Finalmente.

•••Angolo Autrice

JUNO È TORNATA???

Speriamo solo che questo nuovo mondo possa essere d'aiuto a i nostri ragazzi.

Ma Alyssa adesso dov'è?

Torna una e va via l'altra. Che disastro -.-

Nel prossimo capitolo scopriremo cos'è successo alla nostra dolce mutante ♥

Jen🍻

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