3. Confusione
Donovan
Donovan sentì qualcuno ridere in casa di Luke e si ritrasse di scatto.
Chi c'era lì dentro?
Il suo ragazzo notò la sua faccia e rise.
«Dai, Den, lo so che sei etero, era solo per una scommessa, non prendertela!»
Donovan sbatté gli occhi più volte. Era confuso, di che stava parlando?
Proprio un attimo prima che potesse chiedere spiegazioni una ragazza fece capolino ridendo.
«Ciao Donovan, com'è stato?»
Il ragazzo rimase un attimo zitto e lanciò un'occhiata a Luke, lui stava sorridendo ma i suoi occhi chiedevano di reggergli il gioco.
Come sempre.
Donovan sforzò una risata e sperò che lei non si accorgesse di quanto falsa fosse.
Rideva ma il suo cuore si stava spezzando per l'ennesima volta.
«Quanto ha vinto?» chiese quando lo lasciarono entrare in casa.
La ragazza che lo aveva salutato si chiamava Fryal, era una tra i passatempi di Luke.
Donovan li aveva visti spesso insieme quando erano con la compagnia, lei era abbastanza simpatica e non sembrava neanche una ragazza facile.
Per questo Donovan non la sopportava: una ragazza di passaggio non si sarebbe mai affezionata a Luke ma lei era sempre con lui, in qualsiasi momento.
Dal salone arrivavano voci sommesse: doveva sicuramente esserci qualcun altro.
«Joel, sgancia cinquanta dollari!» disse lei ad uno dei ragazzi seduti sul divano.
Quando il gruppo di persone lo vide qualcuno lo salutò, ma Donovan notò facce nuove e si chiese chi potessero essere. Nuovi membri?
Adesso in quella casa dovevano esserci circa dodici persone contando anche lui e Luke.
Perché gli aveva chiesto di "fargli compagnia"? Cosa sperava di ottenere?
Si morse l'interno della guancia e sentì gli occhi farsi lucidi.
Lo aveva preso in giro?
Luke, accanto a lui, rise e si avvicinò al tavolino davanti al divano; pieno di birre, arachidi e patatine, alcune sparse persino sul pavimento.
«L'ho fatto, dammi i miei soldi.»
Donovan si schiarì la gola «Luke, posso usare il bagno?»
Il ragazzo si voltò verso di lui, gli occhi verdi ad indagare la sua espressione.
Sorrise. «Certo, Den, non dovresti neanche chiederlo!»
Quancun altro rise e Donovan decise di scappare dal salotto il prima possibile. Stava per piangere, gli sudavano le mani e aveva il cuore a pezzi.
Si chiuse la porta del bagno alle spalle e girò la chiave. Sapeva perfettamente che Luke lo avrebbe raggiunto a momenti ma non voleva che entrasse e lo vedesse in quello stato.
Perché? Perché continuava a prenderlo in giro?
E perché io sono ancora qui?
Si guardò allo specchio: i suoi occhi blu si stavano facendo rossi e gli tremava il labbro.
No, no, no, Donovan non piangere, non merita le tue lacrime. Smettila!
Aprì l'acqua fredda e la fece scorrere per un po', poi si bagnò il viso e prese un lungo respiro.
Doveva calmarsi.
Rimase a occhi chiusi finché qualcuno non provò ad aprire la porta.
«Den, apri»sussurrò Luke, abbastanza vicino alla porta da far sentire le sue parole solo a lui.
Ti prego, va' via...
Donovan si sedette sul bordo della vasca e chiuse nuovamente gli occhi. Non rispose.
La maniglia venne forzata nuovamente e poi Luke provò a bussare.
«Den, apri questa dannata porta»
Respira, Donovan.
«Luke, va via» sospirò poi a voce abbastanza alta da raggiungere il ragazzo dietro la porta.
Non voleva vedere i suoi occhi verdi ingannarlo nuovamente, non voleva sentire la sua bocca dirgli bugie un'altra volta.
Voleva solo tornare a casa, infilarsi nella sua stanza e piangere finché non si sarebbe stancato.
«Possiamo parlare, per favore?» lo implorò Luke.
Donovan fece un altro lungo respiro.
Stava finalmente riuscendo a calmarsi, ora gli bastava solo aprire la porta e fuggire il prima possibile.
La voce di Fryal giunse da lontano, probabilmente dal salone.
«Luke, sei riuscito a prendere le birre?»
«Si, arrivo!»
Donovan aprì la porta proprio mentre Fryal si avvicinava ai due.
«Perché sei qui, Lu?»
Wow, cos'era quel nomignolo adesso?
Den uscì dal bagno e lasciò la luce accesa.
«Ho finito, Luke, ora puoi entrare.»
Il ragazzo gli lanciò un'occhiataccia e Fryal li guardò per un attimo.
«State bene voi due? E' da prima che vi comportate in modo strano.»
Donovan continuò a sorridere.
«Si, oggi ho avuto una giornata stancante e non mi sento tanto bene, penso che tornerò a casa.»
La ragazza lo guardò per un secondo, forse chiedendosi se stesse mentendo o meno, e poi si voltò verso l'uscita.
«Ti accompagno alla porta allora, dato che Luke deve usare il bagno.»
Ma certo, ti occupi anche della casa adesso?
Sorrise di nuovo.
«Grazie mille.»
Decise di ignorare lo sguardo di Luke puntato su di lui e la seguì lungo il corridoio e poi attraverso il salotto.
Joel lo salutò «Vai già via, Danny?»
Ma che hanno tutti con questi soprannomi?
«Si, non mi sento molto bene.»
Il ragazzo con la birra in mano sorrise.
«Non sarà stato per il bacio di Luke, vero?» qualcuno nel gruppo rise ma Donovan non si preoccupò di capire chi fosse.
Non gli interessava.
Voleva solo che Joel stesse zitto e finisse la sua birra senza considerarlo, magari ci si strozzasse anche.
«Dai Joel, sarà ancora shockato, lascialo stare» ridacchiò Fryal.
Donovan abbozzò un sorriso e uscì di casa salutando tutti con la mano.
Stava per ricominciare a piangere e la sua voce sarebbe uscita fuori incrinata se solo avesse parlato.
Quando fu per strada le lacrime stavano già rigando le sue guance.
Come sempre.
Finnick
Finnick cercò Lyllian con lo sguardo.
Era successo tutto troppo in fretta: un secondo prima stavano parlando del film da guardare al cinema il sabato seguente e quello dopo un auto aveva rotto il vetro del ristorante e aveva creato casino.
Perché c'era tutto quel fumo? Cosa stava succedendo?
«Lyl! LYL!»
Non riusciva a vedere niente in mezzo a tutto quel grigio, questo non era normale.
«Finn, sono qui!»
Un secondo dopo le loro mani si scontrarono e poi si allacciarono una all'altra.
«Copriti la bocca e il naso, stai giù e seguimi. Dobbiamo uscire da qui!»
Il cuore di Finnick stava battendo fortissimo, l'adrenalina e la paura avevano preso il sopravvento. Doveva mantenere la lucidità, doveva portare Lyllian fuori da quel posto e assicurarsi che lei stesse bene e chiamare i soccorsi al più presto.
Qualcosa gli passò accanto e lo fece sobbalzare.
La figura che corse via gli arrivava a metà del busto. Un cane?
Decise di non curarsene e prese a correre verso quella che doveva essere la porta d'emergenza, spinse la maniglia anti panico e si gettò fuori dal ristorante con Lyllian al seguito.
L'aria fresca di quella sera riempì i suoi polmoni e lui iniziò a tossire.
«Lyl, stai bene?»
La ragazza si stava guardando intorno impaurita ma la sua espressione era strana.
«Sto bene ma dobbiamo chiamare i soccorsi»
Appena lo disse Finn estrasse il telefono e chiamò il 911.
Continuò a tenerla d'occhio nonostante stesse dando le indicazioni al telefono: Lyllian aveva qualcosa per la testa.
Appena ebbe chiuso la chiamata lei lo guardò con i suoi grandi occhi color mandorla e poi strinse la bocca.
«C'è qualcuno come noi qui. Più di uno»
«Cosa?» Finnick non poteva credere che ci fossero persone come loro due in quella città.
Lyllian si voltò verso un vicolo poco distante da loro e lo indicò con il dito.
«Uno è lì, in quella strada.»
Il ragazzo la guardava con gli occhi sbarrati. E l'altro?
«Ce n'è un altro ma sta arrivando verso di noi troppo velocemente.»
Perché Finnick aveva i brividi?
Sentiva il battito cardiaco di Lyl e anche lei aveva la sua stessa paura, le prese la mano e si guardò intorno.
Dovevano tornare in macchina.
Dovevano tornare a casa, lei doveva essere al sicuro.
Poi lui sarebbe tornato per assicurarsi che i soccorsi fossero arrivati e che nessuno fosse rimasto in gravi condizioni da qualche parte.
Una macchina si avvicinò correndo e Finnick strinse automaticamente la mano di Lyl, tirandola dietro di lui.
L'auto inchiodò davanti a loro e il finestrino del passeggero si abbassò.
C'era una ragazza dentro.
«Salite, voi due. Volete morire?»
Finn la guardò stranito: chi era quella tipa, adesso?
«Una e' lei...» sussurrò Lyl alle sue spalle.
Cosa avrebbe dovuto fare? Entrare in macchina con la sua migliore amica e rischiare di metterla in pericolo?
«Lyllian, sali in macchina. Tu, Finnick, vieni con me, c'è una ragazza ferita.»
«Aspetta, come fai a sapere i nostri nomi? Chi sei?» chiese lui avanzando di qualche passo.
Quella scese dall'auto e si appoggiò con una mano al cofano.
«Oh, piacere di conoscervi, mi chiamo Juno» disse con un sorriso tenero.
Poi la sua espressione si fece nuovamente seria. «Ora muovi il culo»
Il ragazzo strinse nuovamente la mano della sua migliore amica ma lei lo lasciò e si avvicinò a Juno sotto i suoi occhi.
«Lyl, che stai facendo?! Non sappiamo neanche chi sia!»
La ragazza lo guardò e poi sospirò
«La sua aura è buona, non ha intenzione di farci male. Sa cosa sta facendo.»
Juno assistette alla scena per un attimo, ma poi scosse la testa e prese una borsa dal sedile posteriore per poi voltarsi e andarsene.
«E tu che stai facendo? Lasci la tua macchina qui?» le urlò dietro Finn.
La ragazza continuò a camminare verso il vicolo che, poco prima, Lyl aveva puntato.
«C'è una ragazza ferita, tu non fai medicina?»
Intanto Lyllian l'aveva raggiunta e si stava affrettando per mantenere il suo stesso passo.
Perché tutti si stavano mettendo contro di lui? Ora si sentiva l'unico a non sapere cosa fare.
Riusciva a sentire il sangue scorrere nelle vene di Juno e anche lei era agitata come loro due.
Perché avrebbe dovuto fidarsi di lei? Neanche la conosceva.
«Sta per morire» cantilenò la ragazza, ormai lontana da lui.
La sua voce non sembrava allarmata, più che altro suonava come se lo stesse chiamando.
Lui sbuffò e si mise a correre verso di loro.
Le raggiunse quando erano già nel vicolo. Lyl era in piedi accanto a Juno, chinata sopra una ragazza con il battito lento e la pelle diafana.
«E' ancora viva, puoi fare qualcosa?» chiese togliendo la mano dalla giugulare della ragazza morente.
Finn si accovacciò e le scoprì la ferita che aveva appena sotto lo sterno. Stava perdendo tanto sangue.
«Cosa l'è successo?» chiese a Juno, cercando di esaminare la ferita il più velocemente possibile.
«Che ne dovrei sapere io? Non leggo nella mente»brontolò lei in tutta risposta.
Questa non me la bevo...
«Lyl, aiutami a distenderla»
La sua migliore amica si mise subito all'opera e Finn si stupì nel vedere che non stava avendo nessuna reazione davanti a tutto quel sangue.
Juno, intanto, si era chinata accanto a loro e stava armeggiando dentro la borsa che si era portata.
«No, bella, non ci serve il rossetto.» brontolò Finnick roteando gli occhi.
Lyl sbuffò e gli lanciò un'occhiataccia. «Smettila, Finn. Non è il momento.»
Juno gli porse qualcosa, ci mise un po' prima di capire che quello fosse disinfettante.
«Grazie» disse lui prendendolo con un'aria confusa.
E' normale che le ragazze portino del disinfettante dentro la borsa?
Decise di non aprire bocca e iniziò a spruzzare il prodotto sulla ferita.
Se solo avesse avuto qualcosa per tamponare.
«Tieni.»
Juno aveva in mano una busta di cotone idrofilo e una benda.
Finn li prese entrambi e iniziò a bloccare la ferita nel miglior modo possibile.
Cazzo, perché non ci ho pensato subito?
Fece un respiro e si concentrò sul rumore del sangue, doveva solo applicare il suo potere su di lei il tempo necessario per portarla in un ospedale.
Il sangue smise di uscire sotto il suo comando e si trovò gli occhi di Lyl addosso. Le sorrise e annuì leggermente.
«Portiamola in ospedale.» disse poi guardando Juno.
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