13. Buio pesto
Lo squarcio provocò un gran trambusto e il rumore metallico della portiera che veniva scardinata dalla macchina fece accapponare la pelle a Lyllian.
Juno rimase improvvisamente senza alcuna copertura, mentre Alyssa si affrettava a scendere dalla macchina insieme a tutti gli altri. In un attimo la sua pelle si ricoprì di pelo scure e un ringhio le si soffocò in gola. La sua figura si accartocciò e in qualche secondo un lupo maestoso apparve al suo posto.
L'animale superò la macchina con un balzo e atterrò sui due aggressori con le zanne scoperte e le orecchie appiattite sulla testa. I due rotolarono per terra e Juno ebbe il diversivo necessario per uscire dalla sua auto e indietreggiare il più possibile.
Gli altri, intanto, avevano fatto il giro della macchina in fretta e si precipitarono a soccorrerla, assicurandosi che stesse bene.
La biondina fu la prima a parlarle, cercando di incrociare il suo sguardo scuro e spaventato, e accarezzandole le spalle.
«Tutto apposto? Ti sei ferita?»chiese allarmata.
Quando Juno negò con la testa Lyl si voltò verso Finnick e accennò con il mento ad Alyssa. Il ragazzo capì al volo e corse a spalleggiare il lupo dal manto scuro.
Den era lì accanto a loro, preoccupato quanto lei. Lyllian riusciva a percepirne l'aura perfino annusando l'aria intorno. Erano dentro una bolla di paura e sorpresa.
Un guaito straziante le fece raggelare il sangue nelle ossa. Alyssa si era ferita.
Il gruppo si voltò alla ricerca del lupo e trovò uno dei due aggressori con le mani intorno al suo collo e le estremità delle dita rosse e lucenti.
«Ora non mordi più, lurida puttana!»ghignò divertito, stringendo ancora di più la presa sulla ragazza.
Den scattò verso di loro con i pugni chiusi, pronto a fare a botte, e sferrò un colpo sulla mascella squadrata ed appuntita di quel colosso umano.
«E modera il linguaggio, bestione!» urlò, pronto ad affondare un altro colpo nella sua guancia.
Juno scosse la testa sconsolata e Lyllian la sentì mormorare «Ma vi sembra il momento di fare del sarcasmo? »
Subito dopo si riscosse come se si fosse ricordata di qualcosa e tirò la ragazza verso la macchina mezza demolita dietro di loro.
Lyl lanciò un'occhiata preoccupata a Finnick e lo trovò sotto il corpo del secondo uomo, inerme, incassando tutti i colpi come un sacco da boxe.
La ragazza corse verso di lui per istinto, urlando il suo nome e chiedendosi come mai non stesse reagendo.
Lui era immobile, lo sguardo in una smorfia di profondo dolore e la bocca aperta in un urlo muto.
Sentì Juno chiamarla qualche volta ma lei continuò solo a correre al fianco del suo migliore amico.
Quando ebbe raggiunto il centro dello scontro si fiondò sull'uomo e gli avvolse le braccia intorno al collo con la speranza di poterlo strozzare in qualche modo.
Finn sembrò resuscitare dal suo coma silenzioso e si tolse di dosso quell'essere immondo, cercando di strisciare via in tutti i modi.
Donovan e Alyssa erano a pochi metri da loro, l'uomo dalle dita di fuoco sembrava perdere lava da sotto le unghie quindi i due si stavano tenendo a debita distanza per non essere feriti da un'eventuale ustione di quel genere.
Proprio quando Lyllian credeva di aver quasi messo k.o il nemico tutto si fece buio e silenzioso. Le sue braccia persero la presa e lei cadde a terra come una marionetta abbandonata.
Sentiva solo l'asfalto sulla sua guancia e il dolore lancinante alla spalla sulla quale era caduta pesantemente.
Il suo corpo smise di obbedire agli stimoli che il suo cervello mandava e lei si sentì improvvisamente bloccata.
Soffocata.
Un colpo violento alla pancia la fece rannicchiare su se stessa e il dolore le attraversò lo stomaco e poi la schiena, facendola urlare dal dolore. Ma non riuscì ad emettere alcun suono. La sua faccia era rimasta immobile e gli occhi, nonostante fossero spalancati, erano coperti da uno strato nero.
Anche il suo udito si era spento improvvisamente, isolandola dalla battaglia intorno a se e facendola cadere nel panico. Cosa stava accadendo?!
Un altro colpo tuonò proprio sotto le costole e lo stomaco si attorcigliò per il forte trauma. Stava per morire, se lo sentiva. Forse era il cieco dolore a farle pensare ciò ma lei si sentiva morire.
Poi, improvvisamente, tutto finì.
Quando riacquistò la vista e tutti i sensi che le erano stati tolti urlò tutto il dolore che aveva provato e si accartocciò su se stessa coprendosi con le mani.
Le veniva da vomitare e sapeva di star piangendo. Le sue lacrime disperate correvano veloci giù per il suo viso e il suo corpo pulsava per le profonde lesioni interne.
Aprì gli occhi e vide Juno con una mazza da baseball in mano, pronta a sferrare un'altra battuta sul suo aggressore.
Chiuse gli occhi e sentì il colpo secco picchiare contro la pelle dell'uomo e poi udì il suo urlo di dolore.
Qualcuno corse ad accarezzarle la testa e due braccia l'avvolsero. Era Finnick.
«Ti guarisco io, Lyllian. Ti prego, resisti, ho bisogno di te»
La sua voce era rotta e le sue mani tremavano quando la sfiorava. Lo sentì irrigidirsi e poi qualcosa dentro di lei si mosse. Sentì il suo sangue scorrerle nelle vene e il dolore affievolirsi leggermente.
Quando ebbe recuperato le forze allungò una mano e lo cercò, nonostante stesse continuando a tenere gli occhi chiusi.
Quando le sue dita toccarono una porzione imprecisa del suo viso lei accarezzò la sua lieve barba ed aprì gli occhi.
«Aiutali» biascicò con un filo di voce.
Lui l'abbracciò e lei provò a spingerlo via. I loro amici avevano più bisogno di lei.
«Vai» Ordinò nuovamente con voce più alta e ferma di prima, nonostante le costò un notevole sforzo.
Lo vide guardare gli altri ed anche lei lo fece.
Donovan e Alyssa erano stati profondamente ustionati, il lupo scuro continuava a guaire, zoppicando stremata. Anche Den faticava a stare in piedi e l'avversario ne approfittò per stenderlo con un pugno secco sotto il mento.
Lyllian e Finn lo videro schiantarsi al suolo con un urlo straziante. L'uomo mise a tappeto anche l'animale con un solo calcio alla testa.
«Vai!» ordinò nuovamente la ragazza al suo migliore amico.
Juno continuava a brandire la sua mazza da baseball, ma era come se non sapesse dove fosse l'avversario.
Quando lui le assestò un destro alla pancia la ragazza gemette e lasciò la presa dalla sua arma.
L'uomo non esitò un attimo ed afferrò quel pezzo di legno con un sorrisetto compiaciuto.
Impugnò bene il manico e fece roteare l'estremità come se si stesse preparando ad un potente lancio. Juno era immobile, gli occhi spalancati verso il vuoto e i piedi saldi per terra.
Finnick si mosse sotto Lyllian e prese a correre il più velocemente possibile prima che l'uomo potesse uccidere la veggente con un colpo di quella portata alla testa.
Ma era troppo tardi e Lyl lo sapeva bene.
Vide la mazza fendere un colpo e poi sentì un urlo.
Il proprio.
Qualcosa si diramò intorno a lei, come un fulmine invisibile, ed un attimo dopo i due uomini caddero a terra senza più forze.
La mazza da baseball rotolò sull'asfalto tagliando il silenzio e poi si fermò contro il piede destro di Juno.
Finnick rimase immobile con gli occhi spalancati e la bocca mezza aperta.
Il suo sguardo esaminò lentamente la scena intorno a se e poi si voltò verso Lyllian senza emettere alcun suono.
Neanche lei sapeva cosa dire, sentiva solo qualcosa frizzare da qualche parte sotto il diaframma e le sue forze essersi indebolite tutto d'un colpo.
Chiuse gli occhi e si accasciò per terra stremata.
Juno non sapeva cosa dire.
Aveva appena visto la fragile e piccola Lyllian uccidere due uomini almeno il triplo di lei.
Alla veggente non serviva chinarsi per controllare che il battito di quell'essere si fosse fermato, riusciva quasi a percepirlo e il suo respiro era sparito del tutto.
Non un lieve allargamento dei polmoni, non un sospiro.
Niente. Morto.
Quell'uomo le aveva tolto qualsiasi forza in un solo attimo, l'aveva fatta stancare per qualche minuto e poi aveva semplicemente spento un interruttore immaginario e lei era piombata nel buio. Le sue gambe, però, erano rimaste ben piantate a terra e il suo cuore aveva continuato a batterle, ma le sue forze erano sparite e il suo cervello non muoveva più alcun filo.
Era stato terribile.
Poi Lyllian aveva urlato e le aveva donato nuovamente tutti i suoi poteri, troncando definitivamente la vita del suo nemico.
Vide Finnick correre verso la ragazza stesa sull'asfalto freddo, e prenderla in braccio con tutta la delicatezza del mondo, come se stesse toccando una bambola di vetro. Lo vide cullarla tra le sue braccia e poi lasciare un dolce bacio sulla fronte candida.
Alyssa era tornata umana, giaceva al suolo senza muoversi di un centimetro, il braccio destro era ricoperto da uno spesso strato di sangue che aveva impregnato anche l'asfalto e numerose ferite coprivano la sua pelle. I vestiti erano strappati e bruciati e i capelli sparsi a ventaglio intorno al capo.
Juno corse verso di lei e, quando le fu vicina, s'inginocchiò per esaminarla meglio e per assicurarsi che non avesse nessuna ferita grave.
Den era a poca distanza da lei, anche lui privo di sensi e anche lui pieno di tagli e ustioni orribili. Un livido violaceo stava affiorando sotto il suo mento ed altre chiazze purpuree macchiavano il suo viso consumato.
Juno sentì lo sconforto farsi strada nel suo cuore. A cosa gli servivano i loro poteri se non potevano neanche usarli per difendersi efficacemente? Come avrebbero fatto a sopravvivere a lungo?
Rimase lì seduta a contemplare i loro corpi immobili, in silenzio, alla ricerca di qualche ramo di speranza che potesse salvarli da quella catastrofe.
Avevano bisogno di aiuto. Tutti.
Sentì il peso della mano di Finnick sulla sua spalla ed alzò la testa per guardarlo disperata. In un altro momento si sarebbe preoccupata di mostrarsi impassibile o distante ma non ci riuscì. I suoi amici avevano rischiato di morire e lei non aveva potuto fare niente per prevenirlo, neanche i suoi sogni erano stati utili.
Il ragazzo l'aiutò al alzarsi e poi sollevò Donovan, caricando un suo braccio sulla spalla, poi indicò Alyssa con un cenno del mento.
«Cerca di tirarla su, ti do una mano a trasportarla in macchina.»
Juno non disse niente e d eseguì l'ordine facendo attenzione che la sua amica non cadesse nuovamente per terra.
Quando ci fu riuscita Finnick l'aiutò a tenerla in piedi, stringendo la vita della ragazza svenuta con il braccio destro, mentre la veggente la sorreggeva dall'altro lato.
Si trascinarono a passo pesante fino al Pick Up dei due uomini morti e poi riuscirono a farli stare seduti uno accanto all'altro. Gli allacciarono le cinture di sicurezza ed attaccarono un parasole nero ai finestrini, così che nessuno potesse vederli nei sedili posteriori.
«Se mai dovesse fermarci la polizia tu saresti costretto a far svenire qualsiasi essere vivente in borghese.
«Sappilo» lo avvertì Juno, cercando di smorzare l'aria pesante creatasi.
Salì in macchina anche lei e sospirò, appoggiando le mani sul volante.
Sapeva dove portarli.
Finnick si sedette accanto a lei e controllò che i loro amici stessero bene nel retro.
Poco dopo la veggente mise in moto e imboccò nuovamente la carreggiata che aveva abbandonato quando i loro aggressori gli erano venuti contro facendoli sbandare di colpo.
Controllò lo specchietto retrovisore e vide la sua macchina distrutta tra la sterpaglia, i corpi dei due uomini abbandonati a pochi metri da essa, sulla strada.
Non avevano tempo per pulire il tutto, avevano bisogno di un aiuto ed aspettare avrebbe solo peggiorato le cose.
Juno si sentiva in dovere di proteggerli. Lei li aveva riuniti ed adesso toccava a lei farsi carico di tutte le responsabilità legate al gruppo. Non c'era da discuterne.
Le sue nocche divennero bianco latte per quanto stesse stringendo forte il manubrio, stava sudando freddo e la strada aveva iniziato a farle paura.
Si sentiva così impotente, con le sue previsioni bloccate e nessuna idea di quello che le le sarebbe successo nell'arco delle future 24 ore.
Era praticamente diventata una persona normale, senza poteri e senza doti da oracolo.
Aveva sempre aspettato un giorno come quello, eppure in quel momento sentiva solo la sua paura che le urlava di riprendersi quelle capacità così scomode ed inquietanti.
Fissava la strada ma non la stava guardando veramente, guidava come un automa e la sua testa era da tutt'altra parte.
Quasi non si accorse delle mani calde di Finnick sulle sue tremolanti e fredde.
Si voltò verso di lui come aveva fatto poco prima e lui le sorrise confortante, sapeva di poter contare su di lui. Sapeva di poter contare su tutti loro.
Il resto del viaggio fu silenzioso e nessuno dei ragazzi sui sedili posteriori si mosse, sperò che, al loro arrivo, avrebbero trovato un modo per rimetterli in sesto il prima possibile oppure sarebbe stato un pericolo riportarli in città in quelle condizioni.
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