12. Dimentica.
«Giustizia? Perché?» chiese Alyssa cercando di pulirsi dal sangue che le colava lungo le braccia.
Finn si guardò intorno, preso nuovamente dal panico, e poi guardò la ragazza lupo, l'unica che sembrava in grado di pensare lucidamente come lui.
«Non lo so, ma questo è l'ultimo dei nostri problemi in questo momento. Come facciamo a far sparire il corpo e tutto questo sangue?»
«Il corpo?» chiese qualcuno alle loro spalle.
Tutti e tre si voltarono verso Lyl, in piedi accanto a Donovan, i suoi occhi nocciola saltavano da uno sguardo all'altro alla ricerca di risposte.
«E'... morta?» aggiunse con voce flebile, fermandosi a cercare sicurezza nelle iridi scure di Finnick che la guardava senza sapere cosa dirle.
Nessuno di loro rispose e lei si morse il labbro sotto gli occhi dispiaciuti del suo migliore amico.
Il ragazzo fece per aprire bocca, nonostante la sua mente fosse completamente vuota, ma Lyllian lo interruppe, guardando suo fratello steso ai suoi piedi e scuotendo la testa.
«Dobbiamo portare Anton via da qui, ha già visto troppo» sentenziò, non aspettandosi nessuna risposta alla domanda precedente.
Donovan lo prese in braccio e la ragazza passò una carezza sul viso immobile del bambino svenuto.
Qualcuno si mosse accanto ai due e, un secondo dopo, Juno stava posando una mano gelida sulla spalla destra di Lyllian.
«Non possiamo lasciare che si ricordi tutto questo. Dobbiamo farglielo dimenticare.»
Poi si voltò verso Den e gli fece un cenno verso il bambino.
Sarebbe spettato a lui farlo.
Lyl la guardò disgustata e si strinse di più al fratello, provando a coprirlo dalla vista di Juno.
Finnick li osservava da lontano, sapeva quello che la sua migliore amica stava provando in quel momento, ma non poteva far altro che trovarsi d'accordo con la veggente.
Alyssa, accanto a lui sembrava immersa nei suoi pensieri, con gli occhi fissi sul cadavere dissanguato sul pavimento e la pezza ancora davanti alla bocca.
Le diede una pacca consolatrice sulla spalla e poi si avvicinò ai tre intenti a discutere.
Lyllian stava ancora difendendo suo fratello, urlando che non avrebbe mai lasciato che qualcuno potesse fargli una cosa del genere.
«Lyl» la chiamò Finnick, facendo cessare tutto quel trambusto e concentrando l'attenzione di tutti su di lui.
La ragazza lo guardò con la speranza che, almeno lui, la potesse supportare. Ma Finn scosse la testa e le si avvicinò con passo lento.
«Anton ha appena visto me cercare di accoltellare sua zia e poi Carol trasformarsi in un mostro proprio sotto i suoi occhi. Vuoi che passi la sua vita con queste immagini nella mente?»
Lyl rimase in silenzio, spostando lo sguardo sul corpo incosciente di suo fratello tra le braccia di Donovan.
«No...» sussurrò con un filo di voce.
Juno e Den la guardavano in silenzio, aspettando che lei o Finnick aggiungessero qualcosa.
L'aria era tesa, l'odore di sangue dava ancora alla testa e il respiro pesante di Anton accompagnava i loro.
Lyllian si allontanò di qualche passo ed annuì verso Donovan.
«Fallo» ordinò poi, accettando la mano calda che Finn le stava porgendo. La strinse e osservò suo fratello venire adagiato sul pavimento.
Den la guardò nuovamente per avere un'ulteriore conferma prima di cancellare la memoria del bambino.
Lei non disse niente e rimase immobile, con gli occhi fissi su Anton e la mano stretta in quella del suo migliore amico.
Finnick lanciò un'occhiata a Juno; la ragazza si era fatta da parte, ma sembrava più che curiosa di vedere Donovan alle prese con il suo potere, come se non le importasse niente del resto.
La fissò con sdegno e alzò gli occhi al cielo.
Non ce la fece ad ammettere che, anche lui, fosse abbastanza interessato a scoprire come funzionasse il controllo della mente di Donovan.
Nessuno di loro aveva mai parlato apertamente di quello che sapesse fare, Juno aveva sempre fatto intuire qualcosa durante alcune delle sue frecciatine o uno dei suoi commenti appena udibili, ma Donovan era quello che si era tenuto sempre un po' distante ogni qualvolta si parlasse di poteri o roba del genere.
Quindi Finn non aveva mai capito quanto potesse essere potente il ragazzo.
Lyllian ebbe un fremito al suo fianco mentre Den afferrava la testa del bambino e gli sollevava le palpebre per poter raggiungere le sue iridi con le proprie.
Ci fu un attimo di silenzio e poi solo la voce del ragazzo.
«Anton, dimentica tutto ciò che hai visto da quando sei entrato nella casa di tua zia Carol, abbiamo solo fatto colazione e poi siamo andati via.»
Finnick si accorse di star trattenendo il fiato solo quando gli occhi azzurri di Donovan incrociarono i suoi.
«Finito» sentenziò prendendo nuovamente in braccio il bambino.
«Possiamo andare via da qui, adesso.»
Alyssa fece il suo ingresso nel salone e indicò dietro di lei con una mano ancora pallida e leggermente sporca di sangue.
«E cosa ne facciamo della donna squartata in cucina?Non possiamo semplicemente lasciarla li come niente fosse. Voglio dire, è un cadavere in una pozza di sangue, non una cosa da niente.»
Juno fece qualche passo avanti, ma non mostrò nessuna intenzione di voler toccare Anton. Si vedeva lontano un chilometro che non le andassero molto giù i bambini.
«La seppelliremo una volta tornati, non possiamo tenere tuo fratello qui per molto e lui sarebbe solo una preoccupazione in più mentre trasportiamo il cadavere.»
Finn sentì perfettamente Lyllian irrigidirsi sull'ultima parola, sapeva che la sua migliore amica stava trattenendo le lacrime per non essere d'intralcio a nessuno ma sapeva anche che tutta quell'angoscia l'avrebbe solo fatta stare peggio. Aveva bisogno di sfogarsi.
La ragazza annuì e tirò su con il naso «Sì, hai ragione tu.»
Tutti sembrarono d'accordo con loro ma, in realtà, la tensione e il dispiacere per Lyl li avrebbe portati ad accettare qualsiasi cosa lei avesse detto.
Sembrava così fragile in quel momento.
***
Quando arrivarono a casa dei nonni di Anton e Lyllian Finnick contemplò per qualche istante quella casa così familiare e tranquilla.
Camille ed Edmund erano la coppia di vecchietti più tranquilla che conoscesse. Ogni settimana partivano per qualche strano viaggio in località sempre diverse e poi tornavano nel weekend solo per poter tenere Anton ed aiutare Lyl e sua zia.
Ma adesso che Carol era morta la sua migliore amica avrebbe avuto bisogno dei suoi nonni più che mai.
Ma di certo non potevano dirgli che la donna era appena morta squarciata da un lupo.
Le portiere si aprirono interrompendo il silenzio e Donovan fu il primo ad uscire dalla macchina con Anton in braccio ancora assopito.
Alyssa lo aiutò a salire le scale che lo avrebbero condotto davanti alla porta di quella casa ed anche lui si affrettò a seguire il gruppo.
Lyllian si trascinava giusto dietro di lui, lo sguardo basso e le ciocche bionde che cadevano a pioggia davanti al suo viso cupo e spento. Le spalle erano incurvate e l'andatura era lenta.
Finnick provò l'irresistibile voglia di abbracciarla ma decise di lasciar perdere e tenerle semplicemente la mano, con la speranza che lei potesse ricevere tutto l'amore che lui le stava dando.
Fu Juno a suonare il campanello. Dietro la porta echeggiarono le note acute di un trillo ed il gruppo aspettò.
Poco dopo una donna bassa e paffutella aprì la porta con un sorriso di cortesia disegnato sul volto. I suoi occhi incrociarono subito quelli di Lyllian e Finn e poi si accorse anche di Anton tra le braccia di quello che, per lei, doveva apparire come un bel ragazzo alto e biondo.
«Oh, buona sera ragazzi, così voi sareste gli amici di Lyl? E' un piacere conoscervi, prego, entrate pure!»
Finnick sentì Alyssa annusare l'aria e poi fargli un cenno d'assenso per tranquillizzarli tutti.
Ovviamente nessuno di loro sapeva se si sarebbe potuto fidare dei due vecchietti dentro quella casa, ma ormai la speranza era l'unica cosa che gli restava.
«Sono venuta a portarti Anton, ma non ci fermeremo qui per molto, nonna» precisò Lyllian precedendo il gruppo e facendo strada a Donovan verso il divano nel salone.
«Dov'è il nonno?» chiese poi con aria stranita.
Juno sembrava pronta a scattare in qualsiasi momento e Finn si trovò ad incrociare il suo sguardo preoccupato.
Probabilmente lei non aveva avuto alcuna visione quella notte, quindi non sapeva cosa aspettarsi. Inoltre le parole di Carol erano state chiare: qualcuno era riuscito ad aggirare le sue previsioni.
Camille comunque si affrettò a prendere una coperta morbida e calda e stenderla sopra il corpicino accartocciato ed addormentato di Anton.
«Edmund è uscito un attimo ma tornerà presto, vuoi aspettarlo così lo saluti?»
Donovan sembrava del tutto contrario all'idea di stare in quella casa altro tempo. Lui, come tutti gli altri, aveva ancora paura che qualcun altro potesse attaccarli e, sicuramente, Lyllian non avrebbe retto un'altra perdita come quella di Carol.
«No, grazie nonna. Siamo di fretta ma ci tenevo a portarti Anton prima di uscire con loro» rispose la ragazza bionda per togliere tutti dall'impiccio.
Finnick vide gli occhi dell'anziana signora spegnersi per la tristezza, ma non insistette oltre e lasciò che i ragazzi si dirigessero verso l'uscita.
«Va bene, ragazzi, divertitevi. E' stato un piacere conoscervi» annuì Camille salutandoli sull'uscio mentre il gruppo scendeva le scale e tornava in macchina.
Poco dopo la porta si chiuse e tutti loro rimasero in silenzio.
La prima a parlare fu Juno, la sua voce era stanca e preoccupata proprio come tutti. Anche lei era un essere umano infondo.
«Dobbiamo andare in un posto...» disse prima di mettere in moto la macchina ed uscire dal parcheggio.
***
Alyssa continuava ad ignorare le insistenti domande di Jack. Il suo ragazzo non faceva altro che inviarle messaggi ed aveva persino provato a chiamarla ma lei non aveva risposto.
Non si vedevano da circa tre giorni ormai e le loro conversazioni si erano fermate subito dopo il suo risveglio dall'incidente.
La ragazza si sentiva come se la sua relazione stesse pian piano andando a pezzi, tutti quegli attacchi l'avevano solo resa nervosa e poco disposta a parlargli.
Il suo rapporto con Jack era sempre stata un po' in bilico e i due si erano lasciati spesso, per poi tornare insieme ogni volta.
Poteva essere presa come una romantica storia d'amore come nei film, ma lei si sentiva solo sconfortata e senza speranze. Non potevano andare avanti in quel modo e adesso che lei era ancora più distante da lui il loro legame sembrava sull'orlo del precipizio.
Quindi quando accese il telefono si accorse nuovamente di un messaggio da parte del suo ragazzo dove le chiedeva che fine avesse fatto, ma si costrinse a scrivere una breve risposta dicendogli che in quel periodo doveva studiare e che non era neanche riuscita ad uscire di casa per tutto il lavoro che aveva da svolgere.
Mentirgli non le piaceva ma si era ritrovata a doverlo fare sempre più spesso e tutto ciò non le andava a genio.
Intanto la macchina di Juno proseguiva su una strada sterrata che si immergeva tra le terre aride al di fuori della città, la luce del sole colpiva il suo finestrino e le riscaldava lievemente il viso, trasmettendole un po' di tepore rilassante.
L'aria nell'abitacolo era satura di tensione, tutti loro avevano i nervi a fior di pelle e sobbalzavano ad ogni rumore improvviso.
Juno gli aveva detto che li avrebbe portati in un luogo sicuro, ma non aveva aggiunto altro e, perfino Finnick, non aveva fatto domande.
Si conoscevano da così poco ma erano stati costretti dal primo momento a stare insieme e battersi uno per l'altro e chissà cos'altro ancora li aspettava.
Appena finì di formulare quel pensiero nella sua testa una botta violenta colpì la loro macchina.
Juno frenò di colpo ma l'impatto fu troppo forte e l'auto venne lanciata a qualche metro dalla sua posizione iniziale. Lyllian sbattè contro il sedile e Donovan colpì violentemente il finestrino con la testa.
«State tutti bene?!» chiese Juno dal posto del guidatore.
Alyssa la udì imprecare tra i denti e poi cercare con lo sguardo la macchina che le aveva fatto perdere il controllo della sua auto.
Un Pick up nero era fermo a pochi metri da loro. Due uomini alti e grossi scesero dalla vettura ed Alyssa sentì subito l'odore del pericolo.
Quei due emanavano la stessa essenza di Carol quando si era trasformata in un mostro.
«Uscite immediatamente!» urlò poi mentre uno dei due si sporgeva per staccare lo sportello del guidatore con un colpo secco.
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