Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

💙🤍❤️

C'è un'enfasi particolare nel modo in cui Manuel batte il piede a tempo con le lancette del grande orologio posto appena sopra la sua testa.

Nemmeno sotto tortura ammetterebbe di star covando una leggera forma d'ansia, quindi – per impedire che le misere anime ammesse a condividere il suo stesso destino di attesa possano pensare tale assurdità – porta una mano a placare il lieve tremore del ginocchio, mantenendola poi ferma lì giusto per sicurezza.

Si guarda attorno con ostentata disinvoltura, scoprendo pure che quell'attenzione altrui di cui si era reso autonomamente protagonista in realtà non l'ha mai sfiorato, preferendo consumarsi tutta sugli schermi di infernali dispositivi elettronici.

Anche a chiederglielo, Manuel non saprebbe proprio individuare la sede attuale del suo di telefonino e, se di solito cova un'immotivata fierezza nella personale battaglia contro il dilagante dominio della tecnica, sul momento preferirebbe invece avere almeno un canale di comunicazione cui fare affidamento.

Che Simone gliel'ha detto circa 4 ore fa, non che stia portando il conto, che l'aereo avrebbe potuto subire ritardo a causa di turbolenze, ma lui era stato troppo impegnato a rivolgere un feroce disappunto verso l'inquinamento prodotto dal mezzo di trasporto, per ascoltarlo.

Aggrotta le sopracciglia e stringe le braccia al petto intanto che osserva in tralice il tabellone degli arrivi, come se, a tenergli il muso, questo possa magari intimidirsi e velocizzare il proprio operato.

Ci vogliono invece almeno altri 30 minuti prima che la riga di suo interesse si illumini a segnalare la fine del viaggio Parigi Orly-Roma Fiumicino, lasso di tempo a lui più che sufficiente per raggiungere il bar dell'aeroporto, ordinare un caffè e stordire poi il malcapitato commesso con una lunga polemica sull'importanza di un commercio equo solidale di tali prodotti che - gli spiega agitando una mano oltre il bancone - dia un limite ai guadagni spropositati delle grandi multinazionali.

Comunque, di qualsiasi altro ragionamento contro il capitalismo stesse facendo, se ne dimentica nel preciso momento in cui intravede con la coda dell'occhio le porte del gate aprirsi e uno sparuto gruppo di italici viaggiatori apparire nella loro caotica presenza.

Lascia quasi una nuvoletta di fumo alle spalle tanto è veloce nel muoversi in direzione degli arrivi, salvo poi riprendere coscienza di ciò che sta facendo e rallentare così il passo, le mani buttate casualmente in tasca e un fischiettio leggero ad acuire il finto disinteresse che vuole mostrare.

D'altronde appena il giorno precedente si premurava di chiarire a Simone che lui di certo non l'avrebbe recuperato ad orari improbabili in quell'anticamera dell'inferno su cui avrebbe fatto approdo e che al contrario tuo - concludeva scontroso - io non sono una perfetta macchina del capitalismo con l'ossessione per l'iperproduttivitá e la notte preferisco dormire.

L'altro si era aperto in un sorriso accennato, o almeno così gli pareva dallo schermo del vecchio pc rimesso in uso solo per porre fine alle petulanti richieste di videochiamata, e senza alcuna esitazione "tanto Giulietto ha lasciato l'auto in aeroporto" aveva detto "torno con lui Manu, stai tranquillo!"

E se già la specifica era stata sufficiente per far provare a Manu tutto fuorché tranquillità, la successiva inquadratura estesa oltre i confini del bel viso di Simone e verso l'enorme stanza al centro della quale il suo ignaro agente si stava vestendo, gli aveva distrutto del tutto ogni connessione sinaptica.

Con l'abilità verbale di un automa si era spinto allora fino ad informarsi- per quanto terrorizzato dal conoscerne la risposta - sulla condivisione di quella camera e, al beh ovvio ottenuto, aveva poi offerto una performance teatrale di rara intensità, improvvisando, tramite un icastico ah, totale indifferenza per l'informazione.

Se poi ha trascorso la giornata a farsi tormentare dal pensiero che Parigi sia chiamata la città dell'amore e non dell'"è un legame fraterno il mio con Giulio, non hai motivo di essere geloso Manu" quello era un problema solo suo e per il quale si sarebbe fatto venire un'ulcera perforante piuttosto che confessarlo ad alta voce.

Che da quando Simone gli è piombato nella vita - durante le poco convenzionali circostanze di una protesta proprio nel capoluogo francese alla quale lui partecipava per un forte quanto internazionale senso di giustizia e il piccolo invece tentava con foga di sottrarsi - ha messo in crisi molte delle sue convinzioni più ferme.

Non è mai stato un uomo dai grandi obiettivi Manuel, complice di ciò forse la poca volontà di realizzarli, quell'indolenza a cui finisce ogni volta per arrendersi, cedendo alle passioni senza dedicarvi troppa analisi, preferendo, come gli piace dire da buon amante ed esperto della filosofia quale è, la certezza del piacere epicureo all'incerto sacrificio stoico.

Per farla breve, uno stronzo patentato.

O almeno così lo aveva definito Simone dopo il folgorante incontro fra les rues sovraffollate della città in tumulto.

E lui, da questo pazzo pronto a litigare con i vari gilet jaunes presenti sul posto pur di passare e raggiungere il cuore della città, si era scoperto immediatamente attratto, tanto da lanciarsi per primo contro la sua longilinea figura e, in un bizzarro rituale di corteggiamento, tentare di menarlo.

Aveva fatto fatica da lì in poi a tenere le distanze dall'altro e, quella che avrebbe dovuto concludersi come l'ennesima avventura di una notte, si era dilatata poco a poco in un coinvolgimento emotivo di cui Manuel, prima d'allora, non si era neanche saputo capace.

Forse perché uno come Simone, pensa tra sé e sé, non l'avevo mai incontrato.

Uno che avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi in un attimo e che invece continua a porsi sempre come se dovesse guadagnare ogni spazio e che, della sua presenza, deve fornire giustificazione costante, anche laddove non solo è legittimata, ma persino voluta.

Lo inteneriva infinitamente il più piccolo nel suo atteggiamento tanto spaventato quanto attratto dalla vita.
Un paradosso che si palesava di continuo: dalla disarmante onestà con la quale, dopo alcune settimane di nebulosa conoscenza, gli si era dichiarato, fino alla costante ansia, espressa nei modi più assurdi, di non essere abbastanza per lui.

Ci ripensa alle dimostrazioni che ha offerto nel tempo per distoglierlo da tale illogica paranoia, come quella volta in cui ha deciso di accompagnarlo all'apertura di una fashion week e, senza sapere in che modo, si è ritrovato nel backstage dell'evento con una stilista eccentrica che tentava di infilargli una pelliccia addosso.

Non ci aveva messo molto a farsi silurare malamente, era bastato ingaggiare un'accanita discussione contro lo sfruttamento degli animali e, grazie alla sua prodigiosa dialettica, coinvolgere nella sommossa anche altri modelli che rifiutavano di prendere parte alla sfilata a meno di cinque minuti dall'inizio.

Da quel momento comunque, per qualche motivo a lui non troppo chiaro, Simone non l'aveva più invitato volentieri a seguirlo, preferendo invece la compagnia del maledetto Palmieri.

Non che il presenziare a tali manifestazioni lo interessasse più di tanto, si intende.
E' solo che, così stando le cose, gli risulta difficile conciliare il suo notorio atteggiamento da uomo che non deve chiedere mai con la mancanza talvolta insopportabile che prova, ma certamente non può rendere nota, per il piccolo.

Una delle ultime trasferte, ad esempio, era durata la bellezza di dieci giorni, nei quali Manuel aveva investito ogni minuto di tempo libero fuori dalle mura domestiche, oscillando tra la compagnia di Chicca e Matteo - orrendi nel loro entusiasmo immotivato verso la vita di coppia - e quella di Monica, la cui capacità di sopportare l'assenza del marito diventava motivo di discussione con lui che invece, arrivato il momento di tornare a casa, finiva sempre per struggersi nella sua melodrammatica solitudine.

A peggiorare il tutto poi, di ritorno dal viaggio, Simone gli aveva portato pure un assurdo cappotto in gobelin, assicurandolo sui modi ecosostenibili della produzione e invitandolo ad indossarlo almeno una volta, almeno per farmi contento, Manu.

Io sta coperta di pile da duemila euro non me la metto manco morto!, era stata la risposta lapidaria del compagno che - non fosse altro per un velato senso della scaramanzia acquisito tramite osmosi dalla simpatica vicina napoletana - aveva ben pensato di toccarsi le palle prima di infilarlo solo per cancellare il broncio dal volto del compagno.

E nello stesso cappotto pesante nasconde poi il sorriso quando finalmente dalle porte del gate vede comparire un Simone che così stanco non crede di ricordarselo mai, seguito da Giulio invece già occupato a parlare al telefono con la moglie.

Inciampa pure nel bagaglio il piccolo - ancora ignaro della sua presenza - fissandolo poi in malo modo come se la colpa di averlo travolto fosse di quello e non la sua che ogni tre passi rischia la vita.

Ti amo, pensa Manuel, ma "il modello più richiesto d'Italia, signore e signori..." verbalizza invece, con il solito tono ironico che adopera quando tutto il sentimento che prova pare scoppiargli in corpo.

Solo allora Simone solleva gli occhi da terra e incontra i suoi, sciogliendosi subito in un sorriso che gli abbatte le ginocchia a martellate e quasi lo fa stramazzare al suolo.
Si ricompone come può, schiarendo la voce e avanzando piano, mentre l'altro ha già dimenticato l'alterco con la valigia e sta correndo verso di lui per saltargli in braccio.

Manuel lo prende al volo, a discapito dei 30 anni alle porte e dei dolori articolari a musicargli le ossa, e lo stringe al petto senza dire una parola, che basta già Simone a pigolare un melenso quanto veritiero mi sei mancato così tanto per entrambi.

L'idillio dura comunque meno di quanto vorrebbe, interrotto da Giulio il quale - tra una sfilza di hobbies come il giardinaggio, il bricolage, o dio non voglia, persino il padel, a cui potersi dedicare - ha invece scelto di scassare il cazzo a lui in ogni modo possibile.

"Ma tu non avevi detto che non ci saresti stato nemmeno morto qui?" esordisce infatti con una finta espressione di stupore "che avresti sopportato - e cito - una sequela di torture medievali, piuttosto che venire a chiudermi in questa bolgia?"

"Ero di passaggio..." borbotta Manuel a denti stretti e distogliendo lo sguardo da Simone che "di passaggio alle quattro di notte a Fiumicino, Manu?" ridacchia.
"Mi piace svegliarmi presto la mattina, va bene? E poi c'è un fascino particolare negli aeroporti, nella gente che li frequenta, una babele di lingue, un caleidoscopio di etnie e– e- è un herpes quello Simo'?!"

Se ne dimentica del tutto del panegirico inventato al momento, focalizzandosi piuttosto sul viso assonnato del piccolo che non si sforza nemmeno nel replicare con un breve mh, mh di conferma.

E di tutte le cose che non pensava avrebbe mai fatto in vita sua prima dell'arrivo di Simone a rovesciargli ogni priorità, quella di spostare l'attenzione da lui per trasferirla alla bocca di Palmieri vola direttamente al podio della classifica.

Non nota segni strani a martoriarne le labbra, ma ciò comunque non lo tranquillizza molto perché il quesito quanto tempo effettivamente occorre ad un'infezione erpetica per trasmettersi? lo tormenta finché non raggiungono i parcheggi e le rispettive macchine.

Sono inutilmente calorosi gli abbracci che si scambiano i due amici poi, come se non avessero trascorso assieme le ultime 48 ore, né dovessero rivedersi entro altrettanto tempo, per cui Manuel - già sistemato alla guida e con il motore acceso - non può proprio esimersi dal dare una strombazzata di clacson e costringerli così a separarsi.

Si immagina pure protagonista di un western dei tempi andati mentre scruta a lungo e in cagnesco Palmieri, finché quello non prende posto in macchina e manda un bacio volante al compagno che lui, sempre per il discorso che ormai ha quasi 30 anni ed è un adulto fatto e formato, prende al volo al posto suo, mimando un pugno chiuso ad afferrarlo e successiva mossa per rilanciarlo indietro al mittente.

Ed è solo perché Simone rimbrotta un Manu... non fare lo stronzo come al solito dalla seduta accanto che, con i denti stretti e la voce bassa, si lascia andare ad un "grazie per averlo accompagnato, Palmie'... sei n'amico" sofferto come il peggiore dei mal di pancia.

In ogni caso, sgomma via prima che Giulio possa replicare.









Senza nessuna sorpresa, Simone si appisola che sono ancora in macchina, la testa poggiata al finestrino e le braccia strette al petto per riscaldarsi, e Manuel quasi perde un arto nel tentativo di arrivare alla cieca fino ai sedili posteriori e recuperare il cappotto precedentemente abbandonato.

Copre il piccolo meglio che riesce e, poiché sta dormendo e non può vederlo, gli lascia pure una carezza lungo il viso, distogliendo per un attimo appena gli occhi dalla strada, quel che basta per assorbirne l'immagine complessiva e rimettersi in pace con il mondo dopo due giorni interi di tormento.

Vive poi un'esperienza di assoluta dissociazione nella quale l'ennesimo ti amo pensato sembra stavolta trovare via di fuga dalla sua testa passando per la bocca.
Lo vede materialmente riempire l'abitacolo come un fumetto scritto a caratteri cubitali e ripetersi ancora e ancora in un'eco infinita che prova a rimuovere agitando la mano quasi stesse scacciando una mosca.

Nemmeno è sicuro di averlo detto in realtà, né che l'altro l'abbia sentito, eppure sul suo volto appare un leggero sorriso intanto che si sistema meglio nelle pieghe del cappotto e Manuel allora può solo sbuffare un paio di volte e masticarsi con forza le labbra pur di non ricambiare la smorfia.

Una volta arrivati, l'idea di prendere il compagno in braccio - tenerlo stretto a sé mentre varca l'ingresso di casa come fossero una coppia di giovani sposi il giorno delle nozze - l'ha pure avuta, ma poi le maledette gambe chilometriche che quello si ritrova hanno reso l'operazione troppo complessa obbligandolo ad optare per un lieve e meno romantico tocco sulla spalla.

Con il sonno ad intorpidirgli i movimenti Simone arranca fino alla cucina e si attacca alla prima bottiglia d'acqua che trova per ingollarne una spropositata quantità senza emettere nemmeno un fiato nel mezzo.

"Ahh" esala dopo e "ho le orecchie tutte tappate" bofonchia con due occhioni enormi e un broncio infinito, tanto che Manuel deve fisicamente premersi un palmo sulla bocca per evitare di dire qualche stronzata assurda su quanto sia adorabile.

"Ben ti sta per aver preso quel mezzo di trasporto brevettato all'inferno" replica invece, ma poi s'affretta a percorrere la stanza in tre falcate e inchiodarlo lì, il viso stretto in una mano e qualsiasi protesta sul sonno, l'herpes e pure un principio di raffreddore che non voglio contagiarti, Manu dai azzittita con un bacio che Simone interrompe solo per fare un importante chiarimento.

"Non prendermi in giro adesso" sussurra "ma sono proprio contento di essere tornato da te"
"Mh... Suppongo che anche io non sia troppo dispiaciuto d'averti qui, Simo'"

E il sorriso che gli viene restituito a seguito di questa asettica quanto scontata rivelazione è talmente dolce che Manuel, per evitare al suo stomaco di esplodere in mille farfalle svolazzanti, può solo spingere Simone contro il piano in marmo della cucina e impegnarsi poi a sollevargli la maglia e tirare giù i pantaloni.

Lascia lunghe carezze dalla base della nuca al principio dei glutei e si piega in avanti a posare dei baci su ogni minuscolo neo che ne costella la pelle, ripetendo meraviglioso o stupendo senza soluzione di continuità.

Ci impiega un po' il piccolo a ritrovare la voce per proferire qualcosa che non siano dei sospiri e "Manu" protesta "Manu, io ho sonno..." eppure gli impercettibili colpi di bacino che dà all'indietro non sembrano essere d'accordo con quanto detto.

Prima comunque che possa aggiungere altro - perfezionare meglio la pantomima per mezzo della quale sta cercando di mantenere una parvenza di dignità - un tumpf contro il pavimento sopraggiunge ad ammutolirlo.

Manuel sbuffa piano nello spazio aperto tra le natiche di Simone che, in risposta, trema e ansima fortissimo, quasi che il leggero fiato risultasse alle membra arrese come la furia di un uragano, in grado di distruggere tutto, sradicare organi e ossa, non lasciando nulla a seguito del suo passaggio.

Il piacevole tormento cui è sottoposto finisce comunque in pochi secondi, sostituito da un silenzio che cala improvviso nella stanza interrotto solo dal mh pensoso di Manuel a due centimetri dal suo sedere.

"Se non vuoi ci fermiamo e andiamo a dormire, va bene?" propone con una mitezza totalmente disorientante rispetto alla furia di un secondo prima e che instilla in Simone il dubbio che più che con lui, stia parlando con il suo culo.

"Volevo solo baciarti un po'" conclude poi e – giusto perché è ben consapevole di quanto siano stati i suoi modi da gentiluomo di altri tempi a farlo innamorare – gli preme uno schiocco bagnato proprio al centro dell'orifizio.

Il piccolo allora di tutta quella storia della dignità da preservare pare proprio dimenticarsene, mentre le gambe gli si aprono più di quanto già non fossero e i fianchi spingono furiosi verso il volto del compagno che "oh? T'è passato già il sonno?" lo sbeffeggia.

"Sei uno stronzo" annaspa Simone cercando senza successo di allungare una mano per tirargli i capelli, ma quello è più veloce a schivarlo e a depositare subito dopo, stavolta a bocca aperta, un altro bacio nello stesso punto di prima, così da farlo contorcere sul posto.

Non si ferma Manuel, ma continua a tormentarlo con una ritrovata energia espressa in sbuffi e ansiti di piacere, quasi che l'atto sessuale nel quale si sta prodigando fosse lui stesso a subirlo.

In verità, Simone non ci dà nemmeno più peso a questa particolare mania del compagno, o perlomeno non come faceva all'inizio della storia, quando moriva di vergogna ogni volta che finiva a gambe larghe sulla sua faccia.
Che il motivo di quell'ossessione era riuscito a chiederlo solo in un fugace slancio di coraggio, ancora stravolto dall'orgasmo appena consumato e pentendosi subito dopo per l'eccessiva sfrontatezza mostrata.

Che adesso forse sono io ad averlo messo in imbarazzo - pensava nervoso - eppure Manuel non si era scomposto, ma anzi, "a te non piace?" aveva replicato, lasciandogli dei baci sulle tempie nel frattempo.
Lui, se possibile, s'era fatto pure più rosso bofonchiando un "no, no... uhm... a me- a me piace moltissimissimo" ingarbugliato come il suo stomaco.

Non se lo sarebbe più dimenticato il sorriso amorevole regalatogli dall'altro, la serenità con cui "e allora che problema c'è Simo?" aveva detto e Simo, dopo 28 anni passati a crearsene un sacco, scopriva finalmente che, in effetti, non ce n'era neanche uno.

Prima di quel momento – mangiato com'era dalla paura di scoprirsi diverso – non si era mai affacciato a guardare dentro di sé e non aveva capito che il sesso potesse essere anche per lui così liberatorio, così sacro.

Manuel invece aveva avuto sin da subito premura di farlo, scavargli corpo e anima con le mani strette ai suoi fianchi morbidi e le spinte lente e profonde per ricordargli che "ci sono io... ci sono io dentro di te, amore mio."

Rapito dall'estasi non se ne accorge nemmeno quando finisce con una gamba piegata sul top della cucina e il viso di Manuel premuto ancora più a fondo fra le sue carni.
Ansima sempre più veloce e – in un momento di evidente follia dovuto forse all'incipiente piacere – crede che, l'aria affannata che gli passa dalle labbra schiuse, non sia il rilascio dei suoi polmoni, ma quella che il compagno gli sbuffa in corpo, come se, in questo modo, lo stesse facendo respirare.

Come un dio supremo che all'uomo insuffla il soffio vitale, pensa delirante.

Non si stupirebbe, ad essere sincero, se così fosse, visto che, nell'esistenza impacciata di cui si è sentito più spesso vittima che altro, l'unica quiete che ha conosciuto è stata sempre e solo per mano di Manuel.

Ed è allora una specie di preghiera a lui quella nella quale si raccoglie da un certo momento in poi, implorando con urla e lamenti per un atto misericordioso la cui realizzazione sta già avvenendo.

Pare non conoscere riposo il compagno infatti, mentre lo tiene fermo dai fianchi e si appropria ancora e ancora della sua parte più intima, lasciandosi andare a degli slanci violenti che Simone ricambia fino a quasi perdere l'equilibrio.

"Tu non vedevi l'ora che io ti toccassi" ringhia con la solita strafottenza che lo contraddistingue e come se non stesse strusciandosi ugualmente disperato sulla gamba seminuda del compagno.

Somiglia vagamente ad un ti prego il pigolio emesso in risposta, seguito da tormentati devo venire, non posso così, non ce la faccio, non ce la faccio, che subito Manuel smentisce quasi che sia lui non solo a sapere, ma anche a definire, i limiti del corpo sotto di sé.

Le parole che lo incitano diventano pian piano un manto caldo, uno strato di pelle nuova sulla sua tanto consunta, e certo che ci riesci amore mio, dicono, e a lui sembra di ascendere verso una qualche beatitudine ultraterrena, sollevarsi dalla superficie su cui giace per librarsi leggero oltre la sua stessa figura, morire per rinascere di nuovo.
E come nascituro, è in un pianto che, al mondo, viene.

E' lento, lentissimo, nel ritornare ad uno stato di semi coscienza poi, abbracciato ad un marmo il cui freddo, rispetto alle fiamme che gli bruciano fin dentro le viscere, diventa necessario sollievo.

L'estasi raggiunta si scontra presto però con l'opposta foga dei movimenti perpetuati alle sue spalle e ai quali tenta di sottrarsi calciando all'indietro con l'ultimo rimasuglio di energia tenuta in corpo.

"Vaffanculo smettila, sono esausto" insorge persino e lo strappo all'idillio pare allora essersi compiuto definitivamente, tornato Manuel alla dimensione non più divina, ma umana e lui—

"Non posso amore? Non posso venirti dentro?"

Oh.

ancora e comunque suo eterno devoto.

Si offre con imbarazzante velocità alla richiesta del compagno, le gambe spalancate ignorando il seme che continua a gocciolargli in mezzo e la testa volta nella sua direzione per pigolare un "Manu" il cui senso è immediatamente chiaro.

E' isterico Manuel nei movimenti compiuti, dai pantaloni che slaccia senza nemmeno abbassarli del tutto, all'irruenza con la quale prende a battere l'erezione infuocata sul tremante anello di muscoli.

Viene pochi secondi dopo in quel preciso punto, accecato dalla ferocia di un orgasmo che spinge a forza nelle carni bollenti e che verbalizza con attestati di possesso cui Simone, nuovamente appagato, risponde con reciproci tuo Manu, solo tuo, tuo, tuo.

Come fosse la prima volta che capita, si incanta ad osservare il suo stesso seme scivolare lungo il corpo del compagno e a fermarne la discesa per riportarlo in lui facendolo sussultare.

"Cristo... mi fa impazzire venirti dentro" gli dice, fosse anche solo per tenere fede a quella terribile abitudine – per altro totalmente contraria all'approccio quasi telegrafico di Simone – di rendere ogni atto sessuale una telecronaca dettagliata.

"Domani non ti muovi da qui, Simo'" prosegue ancora "dormiamo fino a che non ci viene fame e poi mangiamo mentre io ti metto le mani addosso e tu ti lamenti che vuoi seguire il film alla tv, ma lo so che non è vero e infatti finisce sempre che scopiamo una, due, dieci volte, finché vengo così tanto dentro di te che non puoi più fare un passo" spiega carezzandone la schiena coperta di brividi "e pure domani sarà uguale, perché lo so che se ti lascio uscire da sta casa tu sei capace di andare a qualche altro evento del cazzo con quel maledetto Palmieri al seguito... okay amore mio?"

E' un lieve mugolio tutto ciò che Simone offre alla fine del monologo, il peso abbandonato sulla cucina e il respiro sempre più lento, ad indicare che di quanto appena detto non ha colto assolutamente nulla.

Ci vuole un po' per mettere d'accordo tutti gli arti necessari, ma alla fine, con profondo sforzo e nessuno ad assistere alla sua grande impresa, Manuel riesce a prendere il piccolo in braccio e raggiungere così la camera da letto.

Mentre attraversa il corridoio silenzioso, pensa a come, con Simone di nuovo lì, la casa abbia ritrovato i connotati accoglienti che nei due giorni passati sembrava aver perso e, subito dopo – resosi conto del concetto melenso appena espresso – pensa pure che si prenderebbe a schiaffi da solo se avesse le mani libere.

"Ma che cazzo m'hai fatto Simo'?" borbotta posandolo sul materasso e "ti amo" aggiunge giusto perché, è evidente, non ha più controllo delle sue stesse facoltà verbali.

Il piccolo, come al solito, resta ignaro di tutto, si stringe meglio nelle coperte e ruota il corpo dal lato opposto al suo dandogli le spalle.
Manuel si acquieta a sua volta, un braccio sotto la testa e l'altro a peso morto sul fianco del compagno, e sta quasi per dormire quando "ti amo anche io Manu" sente pigolare "cosi tanto che non capisco mai se anche tu me lo dici o sono io che lo immagino."

Non ha nemmeno più la scusa delle mani occupate ad impedirgli di prendersi a schiaffi da solo e finge che sia per quella violenza perpetrata su stesso, e non per il senso di colpa a crescergli dentro fino a soffocarlo, che non chiude occhio tutta la notte e freme affinché al mattino possa uscire dal letto.

Simone lo raggiunge poco dopo in una cucina immacolata e, con viso e voce ancora impastati dal sonno, si lascia servire e riverire da Manuel che più volte gli domanda se ha dormito bene.

Lui si guarda attorno come a cercare nella stanza la risposta a tale domanda, poi riporta gli occhi nei suoi e "io- si", attesta confuso, "ma perché continui a chiedermelo?"
Lo fissa dritto negli occhi e sorride raggiante Manuel prima di parlare.
"Perché voglio essere sicuro che lo senti bene quando ti dico che ti amo."




———————————————————————

nota dell'autrice:

uhm si, salve... questo doveva essere il prompt in cui Simone è un modello a Parigi e Manuel un ???*, ma poi non ho idea di che cosa sia successo nel frattempo.

(*scassacazzo allucinante che spiega pure alle femmine perché dovrebbero preferire la coppetta agli assorbenti e la voglia di menarlo è forte, ma quella di chiavarlo di più).

Non ho molto altro da dire, a parte il fatto che nello scrivere immaginavo i tortelli come due cartoni animati e che mi piacerebbe tanto approfondire tale aspetto, o - meglio ancora - lasciare che lo faccia qualcunə più consapevole di me sull'argomento.
Liberissimə di dirmi la vostra a riguardo ☺️

Come al solito, grazie alle mie tubere preferite per la pazienza e a voi se non mi farete saltare l'account dopo questo scempio!

P.s: LUNGA VITA A GIULIO E MONICA ♥️

Ciao! 🧚‍♀️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro