❤️🩹
Per quanto nessuno dei suoi amici gli crederebbe mai, Manuel è comunque pronto a giurare loro che non lo fa apposta.
Lo guardano annoiati, forse anche un po' stanchi della solita situazione che si ripresenta quando sono tutti assieme, ma non capiscono che a lui davvero viene naturale comportarsi così.
Quell'atteggiamento strafottente e snervante che ha, il provocare senza sosta aggiungendo pure - per completare l'opera - un sorrisino canzonatorio, sembra enfatizzarsi ancora di più e diventare l'unico modello comunicativo che conosce, ogni qualvolta è in presenza di Simone.
Se ne rende conto anche da solo che a tratti esagera e che potrebbe benissimo rimanere in silenzio, evitare ad esempio di impuntarsi su argomenti che all'altro causano imbarazzo, però proprio non riesce a darsi un freno, quasi che quella di stuzzicarlo fosse una necessità atavica in lui.
Non lo sa quando è successo, ma vederlo infervorarsi e reagire in modo petulante o piccato alle sue battute, sentirlo borbottare o osservarlo arrossire quando tocca dei nervi scoperti, ha in poco tempo preso ad essere il suo passatempo preferito.
Lo chiama in causa più spesso di quanto vorrebbe ammettere, incitandolo al confronto pacato, salvo poi buttare tutto all'aria con una frase che è consapevole lo manderà ai matti e gli farà perdere quell'aplomb da democristiano che si ostina a mantenere in ogni evenienza.
Immagina che l'amico non sia d'accordo, ma Manuel è serio quando dice che dovrebbe solo essergli riconoscente per il modo in cui lo stimola e sprona di continuo a reagire, a dare un'opinione, piuttosto che mantenersi sul filo di un'intollerabile indifferenza.
Lo ha scritto pure Dante Alighieri, no? Gli ignavi non se la passano mai bene.
E lui non vorrebbe mai che Simone facesse la stessa fine, grazie tante.
Perciò è con questi pensieri in testa, e la ferma convinzione che più che un torto gli stia facendo un favore, che quella sera punta subito all'obiettivo di farlo spazientire intanto che porta avanti una fitta discussione con gli altri amici.
E' arrivato in ritardo Manuel a Villa Balestra e nessuno se n'è stupito, poi ha preso posto vicino al più piccolo, e anche lì tutto secondo le aspettative, a giudicare dalla seduta lasciata vuota accanto a quella di Simone.
Simone che ha provato a protestare in verità, ma Giulio ha subito replicato che tanto in un modo o nell'altro finite comunque per appiccicarvi lo sapete già e pure che ogni volta che ci vediamo è uno strazio per noi costretti a sopportare il vostro non sopportarvi, per stasera facci la grazia Simo'.
E allora Simo' si è accucciato nonostante un broncio prominente a delinearsi sul viso e Manuel ha pensato che forse quel coglione di Palmieri tanto coglione non è, forse.
In 5 minuti è riuscito comunque già a farsi mandare al diavolo 3 volte, che per lui è un traguardo di tutto rispetto - ma ciò non vuol dire che non si possa migliorare - pensa intanto che osserva l'amico già esausto battere la sedia a terra per dargli le spalle.
Manuel non ci dà peso, che tanto ad analizzare i fatti verrebbe di sicuro fuori che ha ragione lui, come sempre, e che Simone è solo troppo permaloso e orgoglioso per ammetterlo.
Sta anzi già ragionando su come provocarlo ancora, cosa chiedere per farlo inviperire al punto tale da portarlo a voltarsi nuovamente nella sua direzione, però poi, a furia di guardargli la schiena un pensiero prende ad insinuarsi intrusivo nella mente.
Non l'aveva mai notato in verità, forse perché così sotto gli occhi non l'aveva mai avuto, o forse perché il più piccolo ha accorciato di parecchio il groviglio di capelli che gli abita la testa, fatto sta che adesso - circondato dagli amici ad un tavolo troppo stretto per tutti loro - si accorge d'improvviso che Simone ha una nuca delicatissima.
Non è un'informazione essenziale per quel momento, non è un' informazione essenziale e basta, gli suggerisce una vocina interiore, eppure come se gli si fosse attaccata con forza alla calotta cranica, Manuel non riesce più a pensare ad altro.
Il collo davanti a sé è niveo, una distesa di pelle bianca che per i piccoli brividi che la toccano sembra sabbia finissima, interrotta solo da un minuscolo nero perfettamente al centro e che ai suoi occhi ormai incantati appare come un bersaglio verso cui tendere.
Lo richiama a bassa voce, Simo' sussurra e deve schiarirsi la gola tre volte prima di riuscire a dirlo ancora.
L'altro non si gira, continua a parlare con Chicca e lui si guarda attorno cercando, nel giardino che li circonda e fa da cornice alla Villa, un contatto primitivo con la realtà che per qualche secondo teme di aver perso.
Matteo lo osserva e ride, "che cazzo ti ridi?", gli borbotta e quello alza le braccia a mo' di resa indicando poi però verso Simone, "l'hai fatto incazzare a morte il fidanzatino stasera, eh?" punzecchia e allora Manuel non può proprio esimersi dal replicare con un bel dito medio e mimare un vaffanculo a fior di labbra, prima di ritornare a concentrarsi sul suo annoso problema.
Vede il piccolo annuire a qualsiasi cosa Chicca e Monica stiano dicendo e con lui si muove la nuca e pure il collo e Manuel è davvero troppo assorto per capire che quella mano che adesso lo sta accarezzando piano, con delicata premura, è proprio la sua.
A onor del vero, anche Simone ci mette un po' a notarlo - più che altro lo fa seguendo lo sguardo di Chicca che diventa stranamente confuso intanto che parla - e dopo qualche attimo sgrana gli occhi, si gira di scatto, con le guance rosse, e "ma che cazzo fai Manu?!" domanda con un filo di voce.
Manu, in realtà, vorrebbe saperlo pure lui.
Osserva inorridito il suo stesso braccio, quello che ancora si arpiona al collo dell'amico, come fosse la prima volta che lo vede e cerca subito nei meandri della mente qualche scusa da inventare, un escamotage per tirarsi fuori da una situazione fraintendibile da occhi esterni, ma un discorso ancora in fase embrionale, delle paroline random acchiappate per caso nella rete del suo udito finissimo, arrivano a precederlo.
E comunque ha ragione Simone, sta dicendo Monica che ignorando il loro alterco continua a parlare, è così liberatorio masturbarsi, aggiunge anche e da lì in poi Manuel non crede più che il suo cervello sia capace di processare altri dati che non siano Simone e masturbarsi, ripetuti come una nenia nella stessa frase.
L'oggetto dei suoi pensieri imminenti intanto pare non percepire la strage di neuroni che sta accadendogli all'interno del cervello e, con quella che Manuel definirebbe fretta eccessiva, procede anzi a scrollarselo di dosso, rimproverandolo per i soliti giochetti cretini e riprendendo con estrema serenità la discussione che intratteneva.
"A me poi certe volte piace più sentire che vedere le scene erotiche, capite che intendo?" seguita tranquillo come se non stesse parlando del modo più infallibile, sebbene ancora da sottoporre a brevetto, per uccidere definitivamente Manuel Ferro "preferisco mettermi lì ad occhi chiusi ed immaginare ciò che ascolto... le mani che mi toccano, le parole che mi vengono dette..."
Il tavolo nel frattempo sembra pian piano volgere verso di lui, catalizzarsi sulla voce decisa di Simone, che non sta per nulla cercando di mettersi in mostra, ma che - per la sicurezza che emana nel parlare - riesce comunque ad assorbire tutte le attenzioni su di sé.
Monica e Chicca gli vanno dietro, partecipano interessate e rispondono con le loro esperienze che Manuel non credeva nemmeno avessero mai avuto.
Le ascolta parlare e pensa ma perché pure le femmine si masturbano mo?, salvo poi rendersi conto della riflessione misogina che sta facendo prima ancora di concluderla e che alla fine doveva pure capirlo che, se lui c'ha bisogno di calarsi una mano nelle mutande due volte al giorno, non è detto che anche una ragazza non possa farlo.
Sente Matteo ridacchiare, poi fare una battuta imbecille delle sue e vorrebbe così tanto dire qualcosa, interromperlo subito e riabilitare un intero genere con una frase tipo ve lo giuro, lo so che può sembrare, ma non semo tutti così coglioni noi maschi, solo che Simone ha ricominciato a parlare e sta salvando lui la categoria mostrandosi spavaldo e schietto mentre spiega che "i vibratori li possono usare pure gli uomini, Matté! Non sai che ti perdi!" e qualcosa nel cervello di Manuel si rompe definitivamente.
Ruota la testa come una civetta, tanto che teme di spezzarsi il collo se insiste ancora un po', e cerca negli occhi degli altri qualcosa che faccia intuire che non è l'unico a rischiare di prendere fuoco sul posto.
La sola che se ne sta lì ammutolita pare essere Laura.
Lui la osserva, prova a leggerle nei pensieri, ma scopre mestamente di non saperlo fare e allora può solo augurarsi di cuore che la paralisi corporea di cui è vittima sia per motivi diversi dal suo, che non stia anche lei pensando a Simone piegato sulle ginocchia, col viso premuto fra i cuscini mentre si spinge una mostruosità in plastica su per lo stom–
"Ma non possiamo parlare di altro?"
Non fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo Manuel, a dirle 47 morto che parla, perché in effetti la ragazza stava cominciando a sembrare impagliata per quanto era immobile, che già Monica e Chicca si accavallano, insorgono e le chiedono con voce acuta che problema c'è scusa? Sono cose naturali, di che ti vergogni?
Laura giura che non si vergogna - nonostante la sua faccia bordeaux, le mani attorcigliate tra loro e gli occhi bassi dicano il contrario - che non è "bigotta o cose così" specifica anche, giusto per renderlo chiaro.
Manuel la osserva come fosse pazza, ma comunque si ricorda di tenere la lingua a posto e tacere, anche solo per rispetto dell'accordo tempo addietro fatto con Simone il quale gli spiegava che non tutti c'hanno la confidenza che c'abbiamo io e te Manu e tu non puoi litigare con chiunque la pensi in modo diverso! e infine me lo prometti che ci provi? domandava speranzoso e lui ovviamente annuiva.
Una luce pare accendersi nella testa ed illuminare il covo di ragnatele che la addobba quando realizza che non glien'è mai fregato un cazzo di rispettare gli accordi, però se a chiederlo sono due occhioni supplicanti allora non sa proprio dire di no e la presa di coscienza lo turba meno di quanto magari dovrebbe.
Come un'esclusiva fra noi - riflette euforico intanto che porta una mano, di nuovo, sul collo dell'amico - lui litiga solo con me e io solo lui... è tipo la nemesi di un matrimonio!
Glielo accarezza con calma serafica questa volta, perfettamente consapevole di ciò che sta facendo e godendosi ogni brivido che sente nascere sulla pelle liscia dell'altro.
Non pare essersene accorto Simone, infervorato com'è a difendere la libertà di masturbarsi e di parlarne senza vergogna, che meno se ne parla del sesso - dice - più disinformazione si fa e più rischi si corrono!
Manuel a sua volta pensa che abbia proprio ragione, che bisogna parlarne certo, ma che non sarebbe nemmeno male farlo, ad esempio loro due, insieme possibilmente, su un letto comodo, nessun vibratore o dildo come ausilio, ma solo lui tra le gambe di Simone a prepararlo con cura e il più piccolo che si schiude piano, bellissimo e che mormora una parola senza sosta "Manu, Manu-"
"Manuel?"
Mh?
"Mh?"
"E' tutta la sera che non dici nulla e ti dimeni sulla sedia" fa notare Giulio "stai bene?" e prima ancora che possa fulminare Palmieri con lo sguardo e spiegargli con educazione che è tanto bello quanto perspicace, Simone è già voltato verso di lui, gli occhi premurosi e l'allarme nella voce.
"Che c'è? Che ti senti?" domanda frenetico e Manuel non riesce a pensare ad altro che alle mani delicate dell'amico che esitano a pochi centimetri dal suo corpo e si maledice internamente, che lo sa che se è diventato così insicuro nel toccarlo, così timoroso nell'avvicinarsi è solo per colpa sua e delle infinite fregnacce che gli ha detto fino allo scorso anno.
Ha rifiutato un bacio da quelle labbra rosse, rosse e vicinissime alle sue - che a ricordarselo ora si prenderebbe a ceffoni da solo - però all'idea di vedersele strette attorno ad un'erezione non riesce a smettere di pensare.
La presa sul collo di Simone diventa una carezza confortante che spinge fino all'attaccatura dei capelli e che tiene lì, salda e senza preoccuparsi minimamente di ciò che può sembrare da fuori, che tanto lui comunque è troppo preso a guardargli la bocca schiusa e a rassicurarlo che "niente Simò, non ho niente... sto benissimo."
E il piccolo pare credergli, lo osserva a sua volta e "non è che- uhm, non è che il discorso ti ha dato fastidio?" domanda insicuro e Manuel, piuttosto che dargli questa idea, che portarlo a pensare che in sua presenza non può sentirsi libero di parlare di sesso, o peggio che è chiuso di mente come la sua ex, si farebbe sparare ad un piede.
Perciò si affretta a chiarire la totale tranquillità verso l'argomento, ad ammettere - intanto che l'altro avvampa - che grazie a lui ha ricevuto un'illuminante lectio magistralis sulla masturbazione con i sex toys, ma anche a tacere sul fatto che se potesse glieli prenderebbe tutti quei giocattolini e li seppellirebbe centinaia di metri sotto terra, così forse solo una squadra di archeologi fra mille anni riuscirebbe a recuperarli come testimonianze di una civiltà passata.
Manuel sente la tensione su viso e corpo di Simone allentarsi, la mano che ancora teneva sospesa in aria posarglisi piano sulla gamba per rimanerci anche quando riprende a parlare con gli altri, e lui non può fare altro che godersi a pieno questa sensazione inedita di - per una volta - non averlo deluso o mortificato.
Sorride e realizza che non se lo ricorda mai così libero e a suo agio come in quel momento, che ci ha messo tempo per accettarsi e capirsi, ma alla fine si è scoperto fiero di sé e Manuel non può che esserlo a sua volta.
Lo ascolta assorto, annuendo di tanto in tanto solo perché quello si gira a guardarlo come a chiedere man forte per ciò che dice, e lui avverte distintamente uno scoppiettio al centro del petto per questa importanza che gli viene attribuita.
E' talmente preso a pensare al modo in cui Simone cerca i suoi occhi o la sua attenzione che sulle prime non si accorge della mano che, lentissima e nascosta sotto il tavolo, comincia a risalirgli la gamba.
Un attimo prima avrebbe giurato che era ferma, immobile, sul suo ginocchio irrequieto, quello dopo - non sa neanche lui bene come - è pressata col palmo interamente aperto sopra la coscia che sobbalza al contatto.
Manuel abbassa lo sguardo una prima volta per sbirciare di sfuggita, a cui segue immediatamente una seconda per osservare, con occhi sgranati, il pollice di Simone sporgersi sempre più verso l'interno e strofinare il tessuto del pantalone già tiratissimo che la avvolge.
Con la fluidità di un automa rivolge allora la testa verso il piccolo che nella più totale pacatezza continua a discutere e sembra non accorgersi affatto che quell'arto così sfacciato sia un prolungamento del suo stesso corpo.
Vorrebbe dirgli qualcosa, schioccargli due dita sotto il naso e chiedere sei impazzito Simo'?, però tutto il sangue sta affluendo in un punto ben preciso e non crede di possedere le capacità dialettiche che occorrono per proferire altri suoni che non siano gemiti al momento.
Quello che però può fare - poiché la sua di mano non ha mai abbandonato il collo di Simone - è far capire all'altro che lui avrà pure colto tardi le regole del gioco, ma che non per questo non possa parteciparvi attivamente.
Basta un secondo, il tempo di riprendere saldamente la presa che aveva allentato, e già gli risponde con una stretta ai capelli, non quanto servirebbe per reclinare del tutto il capo del più piccolo, ma quel che occorre per farlo sospirare appena e camuffare poi il verso con un paio di colpi di tosse.
"Che hai Simo?" s'allarma subito Laura con evidente preoccupazione.
"Si... che hai Simo?" la segue a ruota lui con sguardo divertito e tono ironico, soprassedendo sul fatto che forse non dovrebbe provocare uno che potrebbe tranquillamente colpirgli le palle.
Simone dal canto suo si ricompone alla svelta, schiarisce la voce che gli pareva di aver perso e trucida Manuel e la sua espressione fintamente angelica con un'occhiataccia.
"Niente... mi- mi stavo strozzando con la saliva" dice non riuscendo a mascherare il rossore che gli colora il viso e provando a togliere la mano che ancora sostava sulla coscia dell'amico.
Ma Manuel non glielo lascia fare.
"Non t'azzardare" mormora a denti stretti mentre "allora tu smettila di fare lo stronzo" gli risponde Simone inviperito e lui una richiesta così esplicita non può non evaderla, perciò, con uno strattone più forte del precedente, stringe ancora i ricci del piccolo che stavolta non riesce a evitare di piegare la testa e socchiudere gli occhi intanto che - cazzo Manu - geme.
Non fa in tempo Manuel a pensare che l'immagine appena vista rimarrà impressa nella sua testa fin quando non sarà sottoterra assieme ai vibratori di cui tanto vuole sbarazzarsi, che lo stridere di una sedia lo riporta alla realtà.
In una serata come questa - dove sente di aver affrontato in due ore un percorso di accettazione che forse avrebbe dovuto compiere in almeno due mesi - l'ultima cosa che si aspettava era arrivare pure alla completa rivalutazione di quel fesso di Palmieri.
E intanto però è proprio il santissimo Giulio a scattare in piedi tirandosi appresso Monica e cominciando a vaneggiare su questi due che litigano sempre io non li tollero, amo' e poi si è fatto tardi, spiega, domani ho la prima ora all'università e, a proposito di questo, Manuel vorrebbe davvero complimentarsi per la scelta della facoltà perché non ha mai visto in vita sua uno più bravo a circuire la gente come questo che ha davanti in modalità avvocato del foro.
Gli pare talmente convincente che quasi si avvia pure lui assieme agli altri finché un "non t'azzardare" strozzato di Simone, in una pantomima di quanto avvenuto prima, riesce a fermarlo.
Manuel in effetti non lo fa, rimane lì pacato e osserva gli amici alzarsi dalle sedie e il piccolo che solo in quel momento pare ricordarsi di stare a casa sua e di dovergli mollare la gamba per compiere i vari saluti di rito, incitandolo, con un secco "cafone, alzati" a fare lo stesso.
In un moto di evidente follia - e tra un abbraccio e bacio scambiato con i compagni sulla veranda di Villa Balestra - realizza che lui e Simone visti da fuori potrebbero sembrare una coppia che ha appena inaugurato la casa nuova e il pensiero tanto lo terrorizza quanto lo acquieta.
Lo guarda ancora di spalle mentre agita la mano verso le moto che escono dal porticato e sospira.
E' già pronto a tirare fuori l'artiglieria pesante in risposta alla filippica che gli verrà fatta ora che sono rimasti soli, così come lo è alla solita predica sul suo atteggiamento da coglione, strafottente, borioso e quanti altri epiteti gentili l'altro riuscirà a proferire in un'unica frase.
Quello a cui invece non è pronto è la furia con la quale si gira di scatto e, senza dire una parola, lo spinge a terra solo per saltargli addosso.
Il terriccio del giardino è morbido nell'accoglierli e il cielo sopra di loro è un mosaico di stelle, ma lui non riesce a far caso a nessuno dei due perché nel frattempo, con una rabbia e irruenza che non gli era mai appartenuta, Simone gli ficca la lingua in bocca.
Manuel sente il cervello sciogliersi e renderlo incapace di fare nulla che non sia ansimare, finché quello non si stacca solo per "mi hai fatto fare la figura del coglione stasera" dirgli, salvo poi tornare alla carica più infervorato di prima.
L'urgenza allora di rendere nota pure la sua posizione a riguardo diventa troppo impellente per tacere e "ce stavi riuscendo già benissimo da solo" specifica tirandogli indietro la testa con l'ennesimo strattone che fa mugolare Simone, ancora una volta intenzionato poi a riprendere il bacio, non prima però di aver chiarito che "ti odio Manuel, dio quanto ti odio"
E Manuel gli ride in faccia, gli tiene ancora i capelli e "mi odiavi pure mentre cercavi di toccarmi il cazzo davanti a tutti?" domanda strafottente e spingendo l'erezione ormai piena contro il sedere del più piccolo che è troppo stravolto per replicare.
"Mo ci so' due cose che possiamo fare" gli dice allora staccandosi e tenendolo dai capelli come fossero briglie "litighiamo ancora finché ci mandiamo a cagare" spiega lasciando scorrere il naso sul collo esposto sopra di sé, che in risposta si riempie di brividi "e io me ne torno a casa a dormire e tu invece te ne vai a letto a sfogare la rabbia... che tanto ormai lo sa tutta la comitiva che cazzo te piace fa quanno stai incazzato, mh?"
Simone avvampa, Manu mormora e, dopo aver mosso i fianchi un paio di volte per darsi sollievo, "e la seconda?" pigola piano "qual è la seconda cosa?"
"La seconda" scandisce Manuel guardandolo fisso negli occhi "e che sta rabbia la sfoghi con me."
C'è un familiare odore di ammorbidente alla lavanda che si propaga nella stanza di Simone, e Manuel, nel respirarlo appena entrato, si sente subito investito dai ricordi degli ultimi anni di liceo trascorsi a studiare, conoscersi meglio, organizzare furti e soprattutto a litigare.
Col senno di poi, si pente di ognuno dei loro alterchi, così simili a quelli di ora nelle parole, ma così diversi nelle intenzioni.
Gli sovvengono alla mente le innumerevoli volte in cui poteva stare vicino al piccolo e invece lo evitava solo perché ancora non sapeva ciò che voleva.
Adesso però lo sa, e giusto per ricordarselo meglio, ne stringe in modo possessivo i fianchi intanto che lo preme contro il materasso su cui è inginocchiato.
"Tu stasera volevi ammazzarmi" gli ansima contro le natiche nude e morbide che vezzeggia di baci "con la mano tua fra le gambe e sto pensiero terribile di te che piagni per un cazzo che non è il mio... c'hai n'idea de come stavo?"
"Manu"
"Volevo mannà via tutti, caccià quelle stronze che te davano retta e prenderti là sulla veranda, Simo'..." insiste strofinando l'erezione piena sul sedere del piccolo che geme al contatto "fare un macello con te che me pregavi di scoparti ancora più forte e io che lo facevo, finché quel tavolino non se sfasciava e poi me lo dovevi dì se quei giochetti de merda te fanno lo stesso effetto o se solo io che-"
"Voglio girarmi" si accavalla Simone su di lui e "voglio guardarti Manu" implora poi cercando di muoversi.
Manuel si ammutolisce immediatamente e lo tiene fermo così, una mano ancora a martoriarne i fianchi e l'altra alla base della schiena su cui comincia a lasciare piccole carezze.
"Simo" sussurra poi con dolcezza inedita "Simo... tu hai detto che-" le parole non sembrano aiutarlo al momento e si blocca più volte alla ricerca di quelle giuste "stasera hai detto che quando lo fai preferisci non vedere, ma solo sentire-"
"Perché non sei tu" lo interrompe il piccolo nascondendo il viso nel cuscino "perché non sei tu Manu e io ti posso solo immaginare..." e fintanto che aggiunge altro, che pigola un timidissimo ma per una volta che ci sei, ti voglio vedere, Manuel l'ha già voltato verso di sé e poi preso tra le braccia per stringerlo e baciarlo.
"E allora ci guardiamo" gli sussurra accostando le labbra alle orecchie rossissime "ci guardiamo perché pure io voglio vedere te."
Sorride Simone e si lascia adagiare nuovamente sul letto solo per cadere in balia dalle attenzioni dell'altro che non sembra trovare pace.
Ne bacia la bocca, cercando la lingua morbida e calda che dopo avvolge attorno a due dita - quel che basta per farlo gemere ancora nel momento in cui dalle labbra vanno a perdersi nel suo punto più intimo - gli pizzica un capezzolo, poi raggiunge la sua erezione bollente e la stimola con una lentezza estenuante.
Quando infine sprofonda dentro quel corpo meraviglioso, crede di impazzire.
Il calore che lo avvolge è un nido accogliente che non vorrebbe lasciare mai e i movimenti assestati con cui lo sottomette portano Simone ad un culmine che lui gli nega per ben due volte, tenendogli le mani strette alle sue e fermandosi appena prima che accada.
Il piccolo si dimena per favore lo prega e piange sottili lacrime pronte a morire sulla lingua di Manuel che gliele lecca via in modo barbaro mentre spinge i fianchi a fondo, così tanto che ne vede lo stomaco gonfiarsi e allora con me, vieni con me amore gli intima e lui obbediente come non mai, lo fa.
Tanto gli basta - gli ansiti disperati che accoglie nella sua bocca e l'anello di muscoli a stringersi attorno al membro in fiamme - per sciogliersi a sua volta nell'involucro che lo separa dalle carni bollenti di Simone.
Continua a carezzarne la lunghezza finché i fiotti non s'arrestano e poi, delirante dall'orgasmo appena avuto, lecca via ogni traccia sotto gli occhi dell'altro che lo osserva incantato.
"Sei bello quando vieni" gli dice e Simone avvampa di colpo.
"Dai piantala..."
"Sei bello mentre fai l'amore" insiste baciandogli una guancia caldissima "sei bello quando sei in imbarazzo" continua passando all'altra guancia e "secondo me sei bello pure la mattina tutto imbronciato appena sveglio..." azzarda con tono più insicuro.
"...Manu tu-"
"Posso restare Simo'?"
"Tutto il tempo che vuoi."
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nota dell'autrice:
non lo so regaz veramente non lo so che fetecchia è questa.
So solo che l'altro ieri c'è stata prima una ragazza su cc che mi ha spezzato il cuore in due raccontandomi che a furia di vedere tweets contro lo smut ha cominciato a sentirsi in colpa ogni volta che lo legge e poi altre persone che, invece, mi hanno fatto notare come il discorso sulla masturbazione - in particolare quella femminile - sia un vero e proprio tabù.
E allora io, che non ho evidentemente un cazzo da fare, mi sono detta "beh perché non scrivere una ff che metta insieme le due cose?" 😃
E quindi, cara anonima di cc, se mi leggi, sappi che questa schifezza è stata scritta pensando a te e a tutte le persone (me compresa) che quando si parla di una cosa NATURALE E BELLA come il sesso si sentono giudicate o sporche.
Non sta a me dire l'ovvietà che non lo siamo, ma sta sicuramente a chi il giudizio lo esprime rendersi conto di quanti limiti si porta addosso.
Un bacino affettuoso a tuttə e sempre w il sesso (sicuro) e le smut ♥️
Ciao!🧚♀️
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