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Chapter 6.


Il biondo tornó dal bagno sconvolto, tornando ad avvolgersi nelle coperte.

Brian entró nella stanza lentamente notando poi il biondo sveglio.

"Eccoti, tesoro", il chitarrista  offrì un grande sorriso, "Come hai dormito?"


Roger semplicemente fissò l'uomo di fronte a lui, desiderando di poter dirgli qual era il problema, ma non  riuscendoci. Non riusciva a tirar fuori le parole.


Brian sembrò essere preso alla sprovvista dal suo silenzio, ma decise di ignorarlo.

" John è in cucina, vieni con noi a fare colazione".



Quando, di nuovo, ricevette solo il silenzio come risposta, la fronte del riccio si corrugò preoccupata.

 Dopo aver ispezionato ulteriormente il ragazzo di fronte a lui, si rese conto che qualcosa doveva essere sbagliato.


"Roger, caro, qual è il problema?"


Il batterista lo guardò, facendo una smorfia di ... dolore? 
Incrociò le braccia al petto, cercando di isolarsi da Brian e dal resto del mondo. 
In quel momento avrebbe voluto morire. 
Desiderava che il pavimento si aprisse e lo inghiottisse.


"Roger" provò di nuovo il chitarrista, il suo tono molto serio ora, "O mi dici qual è il problema, o sarò costretto a prendere ulteriori provvedimenti."


Non voleva far pressione sul batterista , ma a quel punto Brian non poteva semplicemente fingere che tutto andasse bene. 

Aveva l'obbligo di prendersi cura del ragazzo e se ciò significava essere duro a volte, allora così doveva essere.

Le parole di John quella mattina fecero davvero capire a Brian alcune cose. 
E si stava ancora maledicendo per non aver portato il biondo a vedere un dottore.

Ma subito dopo aver pronunciato quelle parole, riuscì a vedere il panico negli occhi di Roger, il batterista lo guardava con gli occhi spalancati, pieno di paura e Brian non poteva sopportarlo. 
Non poteva sopportare di essere colui che aveva fatto spaventare Roger.

Si avvicinò al ragazzo, portando una mano sulla sua spalla, confortandolo: "Caro, mi dispiace, non avrei dovuto dirlo."


Il biondo si rilassò leggermente, ma non stava ancora dicendo nulla e il riccio stava iniziando a preoccuparsi .

"Roggie" ripetè piú dolce accarezzandogli il ginocchio
"Parlami, puoi dirmi tutto tesoro."

Il piú piccolo alzó gli occhi cercando quelli del chitarrista.

Fece tremare le labbra prima di aprire la bocca per cercare di parlare.
No, non poteva.
Roger non poteva dirglielo.

"Brian".


Questo lo fece immediatamente guardare al batterista, "Sì, caro?"


Notò le guance arrossate di Roger  e gli occhi rossi. Stava piangendo di nuovo? 

A quella vista il chitarrista volle solamente abbracciare il piú piccolo. 
Ma si costrinse a stare fermo mentre aspettava che continuasse.

"Penso ... io sono ... c'è ..." Roger lottò per formare una frase, evitando il contatto visivo con Brian, ma dopo qualche istante finalmente cedette, "Sto-sto sanguinando."

"Che cosa?" fu l'unica risposta del chitarrista.

"C'è del sangue," sussurrò Roger, sperando che il riccio  non potesse sentirlo.

"Cosa intendi?" Brian immediatamente fu colto dal panico, sporgendosi un po 'per poter dare una buona occhiata al biondo. 

All'inizio pensò che il batterista si fosse ferito, o si fosse fatto un taglio.

Roger sperava davvero che non avrebbe dovuto pronunciare le parole ad alta voce. 

Aveva disperatamente sperato, pregato , con lo sguardo  che Brian capisse.

"Dove, caro?" la preoccupazione era evidente nella voce del chitarrista.

Completamente umiliato, Roger si costrinse a parlare: "Sono andato in bagno e ho notato ... C'è ..."

Non poteva dirlo. Non poteva . In quel momento pensò seriamente  di lasciare l'appartamento e di non tornare mai più.

Quando finalmente si costrinse ad incontrare gli occhi del riccio.

"Oh" fu tutto ció che disse Brian.

Roger era veramente colpito.
Nel suo viso non c'era disgusto o imbarazzo, solo preoccupazione.

"Tesoro, andiamo dal dottore vestiti forza" disse netto il chitarrista.
Non era una richiesta, ma un ordine.
Questo spaventava Roger.

"No!" si rifiutó il minore alzandosi dal letto  e facendo un passo  all'indietro verso il muro.

"B-Brian non voglio andare," balbettò Roger, allontanandosi lentamente da Brian che non lo notò mentre cercava la sua giacca.

"Probabilmente è in salotto, andiamo, tesoro," fece un passo verso il batterista  che sembrò spaventare il biondo, che si allontanó da lui, sbattendo forte contro il muro alle sue spalle.

"No, no, no, no ," continuava a ripetere, fissando Brian con un'espressione così spaventata che il chitarrista si rese immediatamente conto di aver fatto un grosso errore.

Roger scivolò lungo il muro lentamente finché non si sedette sul pavimento con un braccio disteso davanti a lui come difesa, una barriera tra lui e Brian
"P-per favore, non- l-lì".

Brian si pentì immediatamente del modo in cui agiva, quasi ordinando al ragazzo e ignorando completamente i segni di panico che stava mostrando alla menzione di un dottore. 


"Tesoro, respira," disse dolcemente, "non ti farò del male, voglio semplicemente che tu stia bene."

"N-Non forzarmi."

Quelle parole gli  spezzarono il cuore. 
"No Roggie, non faró nulla che tu non vorrai, calmati" lo rassicuró il chitarrista stringendolo in un abbraccio.

L'esile corpo di Roger tremava e Brian se ne rese conto subito.

Mise la testa del batterista nell'incavo del suo collo e gli accarezzó i capelli lentamente stringendolo al petto con le braccia.

Il respiro del minore stava diventando regolare e il suo corpo non tremava piú come prima.

Cercó di allontanarsi per vederlo negli occhi ma il biondo strinse maggiormente la presa spingendo la testa verso il collo del chitarrista, emettendo un singhiozzo.

"Shh..." lo calmó Brian premendo il suo corpo contro quello del batterista.

Erano entrambi  a terra, Roger in braccio al chitarrista che cercava di calmarsi.

"Non ci andremo Roggie, dimmi solo... quanto?" chiese con volto preoccupato il riccio.

L'espressione facciale del piú piccolo era confusa, ancora leggermente nel panico.

"Quanto - quanto sangue?"

A quel punto il viso di Roger andó in fiamme.
Guardó le sue mani per un po' mordendosi il labbro inferiore insistenetemente.

Brian era affascinato dal modo in cui il biondo sembrava irresistibile ogni momento.
Era solo spaventato, tra le sue braccia, con le labbra rosee socchiuse ed i capelli disordinati.

Notó il rossore nelle sue guance.

In quel momento regaló un dolce sorriso al biondo.
Cosa diamine gli stava facendo quel ragazzo?

Alzó il volto di Roger con due dita e lo guardó con amore evidente nei suoi occhi.

"Amore, non devi minimamente vergognarti quando sei con me.
Io non ti giudicherei mai, tesoro" mormoró serio guardandolo negli occhi.

Amore.
Come lo aveva chiamato?
Brian si rese conto solo dopo del termine che aveva usato.
Gli era scappato,sì, ma non poteva trovare parola più dolce da usare.

Il piú piccolo alzó lo sguardo e aprì la bocca per dire qualcosa, fallendo.

Il chitarrista strofinó dolcemente la  schiena del piú piccolo  con la sua grande mano incoraggiandolo.

"P-poco, q-quasi nulla, s-solo m-mi sono spaventato un p-po'" sussurró allontanando gli occhi da quelli di Brian.

Si sentiva bruciare completamente.

Il riccio annuì, ancora non molto convinto, ma non voleva  spaventare nuovamente il minore.

All'improvviso, sentì due esili braccia circondargli la vita e la testa di Roger posarsi sul suo petto.

Il suo cuore si scaldó e, in realtá, non solo quello.

Posò un bacio sui capelli biondi assaporandone il profumo inebriante.

Un bacio di conforto, dolcissimo, d'istinto.

"Andiamo a fare colazione, Roggie?" chiese il chitarrista.

"C'è s-solo J-John?"

"Penso di sì, tesoro."

Si alzarono entrambi in piedi.

"I miei vestiti solo lì, metti quelli che vuoi, caro." sorrise il chitarrista.
"Il bagno è tutto tuo." terminó indicandolo.

"Aspetta! Non aprire il cassetto in fondo a destra.
Fidati tesoro." fece l'occhiolino.

"BRIAN HARNOLD MAY BRUTTA MERDA CHE NON SEI ALTRO PORTA IL CULO QUI." l'urlo di Freddie interruppe il momento.

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