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Chapter 28.


"Ma... Solo ora ho capito che fa i migliori pompini di tutta Londra"

"Non sono un coglione Staffel, so che Roger non sarebbe mai riuscito neanche a pensare una cosa del genere.
Stai buttando merda sul suo nome, non osare dire di piú." disse tra i denti Brian cercando di non farsi sentire dagli amici.

Se il batterista avesse saputo della chiamata, il suo dolce sorriso sarebbe svanito, ed era l'ultima cosa che il riccio voleva.

Il ragazzo dall'altra parte del telefono ridacchió allegramente.
"Non ti innervosire gli stavo facendo un complimento, gli hai fatto fare molta pratica, sei un ottimo maestro-"

"Non emettere fiato.
Ti prometto che quando ti troveró, ti uccideró, è una promessa Staffel"

Tim sbuffó.
"Come vuoi, ne parleremo piú tardi...
Salutami tutti e oh-
Scusa per le lenzuola..."

Il chitarrista imprecó, facendo uscire la sua voce piú dura prima di sbattere violentemente la cornetta del telefono.

Va tutto bene, ora vai lì e sorridi.
Vai lì e sorridi.
Si diceva il ragazzo inspirando ed espirando lentamente.

Entró nel soggiorno trovando la tavola in disordine, con  John e Freddie intenti a giocare a Scrabble e Roger sdraiato sul tappetto intento a fissare il soffitto.

I suoi capelli biondi erano disordinati e il suo sguardo perso.

Il riccio si avvicinò al ragazzo sedendosi al suo fianco e posando una mano sul suo viso.
"Cosa disturba il mio angelo?" chiese facendo passare il pollice sulla sua mascella.

Il minore si appoggió al tocco chiudendo gli occhi.
"S-sono stanco e... uhm mi f-fanno male le braccia" mormoró.

"Effettivamente, non capisco da dove esca tutta quella energia, andiamo in camera?"

Il viso pallido si rabbuió improvvisamente.
"N-no n-no" borbottó scuotendo il capo.

"Come mai, dobbiamo riposare è tardi" rispose il maggiore continuando ad accarezzarlo.

"Non voglio vedere m-mai piú quel l-letto" mormoró girandosi su un fianco per incontrare gli occhi color nocciola.

"FREDDIE BRILLANTANTE NON È UNA PAROLA!" disse con voce fin troppo alta John sbattendo una mano sulle tessere.

"SÌ INVECE! TE LO GIURO, BRIAN DIGLI QUALCOSA!"

Il ragazzo scosse la testa posando nuovamente la sua attenzione sul batterista.

"È tutto pulito e profumato ora, amore.
Che ne dici di coccolarci un po' prima?
Come ti piace tanto..." mormoró prendendo tra le dita le ciocche chiare.

Il biondo chiuse gli occhi scuotendo leggermente la testa.
"N-no..."

"HO VINTO, MANGIA LA MIA POLVERE ANALFABETA" gridó il bassista alzandosi in piedi e battendo le mani.

"Lo dici solo perchè sono nero" borbottó Freddie mentre la sua mascella tremava.

John abbassó lo sguardo avvicinandosi all'amico.
"Non intendevo quello, io mi disp-"

"Oh mia goccia di rugiada, stavo scherzando.
Come premio meriti un bel bacio!"

Il minore gridó salendo velocemente le scale seguito dal castano.

Brian ridacchió.
"Sempre i soliti bambini..." disse per poi sospirare
"Roggie, pensa a tutto quello che abbiamo fatto in quella camera...
È un posto così speciale, no?"

Roger arrossì alzandosi e appoggiandosi al petto spazioso del maggiore.
"S-si" sussurró.

Brian gli bació i capelli stringendogli la vita.
"Va bene piccolo, oggi dormiremo qui.
Vado a prendere le coperte, mh?" disse dandogli un ultimo bacio sulla fronte.

Il minore si sentì subito in colpa.
Lo stava costringendo a passare la notte su un divano.

Il riccio tornó dopo poco con lenzuola, cuscini e un piumone tra le braccia.
Aprì, poi, sapientemente il divano tirando fuori quello che doveva essere un, seppur dalla struttura fragile, letto.

Con cura mise le lenzuola.

Il biondo stava in piedi in un angolo con le braccia incrociate, come un bambino che guardava la mamma cambiargli le coperte alle due di notte dopo averle bagnate.

"Ecco qui, comodo e profumato per il mio raggio di Sole" annunció il maggiore avvicinandosi a lui e facendo passare le mani sulla sua schiena.
"Cambiamoci, abbiamo bisogno di riposo"

Così dicendo, Brian si tolse la camicia e i pantaloni.
Il batterista lo guardó per un attimo prima di togliersi i vestiti e mettere i pantaloni del pigiama.

Intanto il chitarrista era seduto e batteva una mano sulla sua gamba.
Il ragazzo non potè rifiutare e si sedette sul riccio circondandolo con le sue gambe.

Quei momenti di intimitá e amore erano semplicemente meravigliosi.
Non c'era malizia nei tocchi, solo dolce affetto.

Il riccio fece passare i pollici sui fianchi magri baciandogli il candido collo.
Il biondo nascose il viso nel suo petto nudo rilassandosi.

Brian colse l'occasione per controllare il corpo piú magro.
Perlustró velocemente sorridendo.
"Le cicatrici e i lividi stanno passando, amore"

Il biondo annuì.
"È-è passato un po' di tempo, sta andando m-meglio" mormoró cercando di distogliere l'argomento dandogli un bacio.

"Sai, tesoro" lo ignoró il riccio posando una mano sul suo viso
"Non abbiamo mai parlato di quella sera" disse mentre il batterista giocava con le dita nervoso.

"S-si beh... I-io non ricordo m-molto"

Brian respiró profondamente girando lentamente il ragazzo facendo si che gli desse la schiena.

"B-Bri c-cosa"

Poi afferó i polsi mettendoli dietro la sua schiena.
Il respiro del minore divenne irregolare.

Il chitarrista chiuse gli occhi.
"Scusami, Roggie"

"B-Brian p-per favore-"

"Roger noi... Dobbiamo ricreare quella sera" borbottó con un groppo alla gola.
"Fa finta che io sia-"

"N-non ci riesco i-io-"

"Puoi farlo piccolo, puoi farlo."

"N-no..."

Il riccio strinse i polsi, cercando di non versare lacrime.
"Ti noto entrare con dei ragazzi e sederti al bancone-"

"P-per favore no, ti p-prego" sussurró dimenandosi.

"Ordini qualcosa e rimani con un ragazzo a guardare gli altri ballare.
Poi lui si alza-" il riccio chiuse gli occhi con la mascella tremante.
"È il momento perfetto per metterti della droga nel drink-"

"N-no n-no" scongiuró quasi piangendo il minore.

"Dopo poco, fa il suo effetto-"

"B-Bri non c-ce la f-faccio"

"Ti vedo andare verso il bagno e ti seguo...
È la mia occasione-" la voce del ragazzo era alta e imponente.

"b-basta"

"Sei appoggiato al lavandino e-"

"Mi prendi i polsi e li metti dietro la mia schiena" singhiozzó Roger.
"Cerchi di togliermi la cintura, ma m-mi muovo troppo e g-grido."

Il maggiore si congeló ascoltando attentamente.
Il suo cuore si stava lacerando ad ogni parola.

"M-mi mordi il collo e mi abbassi i p-pantaloni.
F-fa m-male, fa tanto m-male" la sua voce è sottile e spezzata.
"N-non so se è piú d-doloroso il p-polso, il collo o-"

Il corpo del biondo si irrigidì immediatamente provocando nel chitarrista un enorme panico.

"I-io... I-io" disse il minore
"IO TI ODIO! TI ODIO CON OGNI CELLULA DEL MIO CORPO!
VOGLIO CHE TU MUOIA!" il ragazzo urlava guardando feroce il maggiore.

Sembrava non riconoscerlo, completamente immerso nella sua ira.

"PERCHÈ L'HAI FATTO? PERCHÈ?"

Il riccio cercó di toccarlo, confortarlo senza successo.
Il batterista scappava dai suoi tocchi.

"P-perchè io..." sussurró infine lasciandosi abbandonare a singhiozzi incontrollabili che gli facevano saltare il petto.

Brian prese tra le sue braccia il minore baciandogli ripetutamente i capelli d'oro.
"Va bene amore mio, va bene sh..."

aveva fatto la scelta sbagliata, Roger era ancora troppo sensibile.

"È finita, è finita, sei al sicuro piccolo, te lo prometto" mormoró stringendolo a sè il piú possibile.

Poteva sentire il battito cardiaco incredibilmente veloce e le lacrime incessanti bagnargli il petto.

E passó così la notte.
Baciandolo e accarezzandolo.
I sensi di colpa lo divoravano impedendogli di dormire.

Brian tenne le orecchie tese, a ogni piagnucolio, lamento, tremolio lui era lì.

"B-Bri..."

"Dimmi, tesoro"

"G-grazie..."

                                 oooooo

La mattina dopo, svegliarsi fu semplice.

Brian aveva dormito pochissimo, preoccupato del suo ragazzo.
Anche quelle due ore in cui aveva chiuso gli occhi, le sue dita accarezzavano la pelle pallida.

Rimase a fissare il soffitto per un po', svegliato dalla luce del sole.
Erano le otto e, come ben sapeva, nè John nè Freddie si sarebbero alzati tanto presto.

Si voltó verso il minore e sorrise al volto rilassato.
Le labbra erano socchiuse e dolcissime.

Fino a quando uno sbadiglio le fece muovere.
Roger si sgranchì buttando la testa all'indietro e aprendo lentamente gli occhi.
La prima immagine che gli si presentó fu Brian sorridente che lo guardava.

"Buongiorno, angelo"

Il biondo non disse nulla, solo abbracció il maggiore e gli bació le labbra.

"Ehi, ciao bellezza" mormoró un po' sorpreso lui passando una mano tra i suoi capelli.
"Dormito bene?"

Il ragazzo annuì passando un dito sulle occhiaie viola del chitarrista.
"T-tu no..."

"Sto bene, Roggie" sorrise lui.

Il biondo lo guardó diffidente continuando ad accarezzare la zona sotto gli occhi.
Il maggiore bació le dita sottili.

"Mi dispiace per ieri, non volevo turbarti-"

"Va bene B-Bri, dovevi" il batterista sorrise timidamente.

Il riccio gli bació la fronte dolcemente prima di guardarlo dritto negli occhi.
"Ora piccolo, a malincuore dobbiamo alzarci...
Non penso John apprezzerebbe questo caos" mormoró quasi sbuffando.

Il biondo ridacchió raggomitolandosi sul corpo piú alto.

"Non tentarmi..." mormoró il maggiore baciandogli teneramente una guancia.

Poco dopo entrambi erano in piedi cercando di capire come chiudere quel dannato letto ripiegabile.

"Non è possibile... Chiunque l'ha progettato è un idiota!"

Il batterista rise osservando attentamente il problema.
Si sporse, per poi capire come piegarlo.
Risolse il dilemma sentendo poi le braccia forti circondargli la vita.

"Amo gli uomini pratici..." mormoró baciandogli il collo dolcemente.

Il minore lo guardó teneramente prima di cercondare il collo con le sue braccia.

"Vatti a vestire, amore, non voglio che ti ammali..." borbottó contro il suo orecchio Brian.
"Ci penso io a questo, corri"

Il ragazzo annuì iniziando a sentire un certo freddo.

Salì velocemente le scale sentendo l'aria fresca fargli venire la pelle d'oca.
Una volta entrato timidamente nella camera da letto, cercó solo di vestirsi e andarsene al piú presto.

Per quanto amasse i vestiti che aveva comprato con Freddie, i maglioni caldi del suo ragazzo erano imbattibili.
Se ne infiló uno blu e mise dei pantoloni comodi.

Si guardó per un attimo allo specchio notando gli occhi rossi,  promemoria della sera passata.

Scosse il capo cercando un pettine e provando a pettinare le ciocche irrequiete.
Purtroppo, un nodo si riveló troppo difficile da sciogliere e alquanto contrariato andó al piano di sotto a chiedere al riccio di aiutarlo.

"B-Bri p-potresti..."

Il batterista si bloccó trovando due figure estranee sul divano.
Il maggiore era seduto su una sedia sorridendo.

Confuso, il biondo si guardó intorno prima di sentire il chitarrista parlare.

"Oh, loro sono i miei genitori, Roger.
Mamma, papà lui è Roger, il nostro batterista".

I suoi genitori?

Posó immediatamente il pettine sul mobiletto.
Il ragazzo non dimenticó le buone maniere stringendo timidamente la mano dell'uomo.
"È-è un piacere signor May" si rivolse con un sorriso.

"Il piacere è tutto mio, Roger" rispose Harold dandogli una passa sulla spalla.

"P-piacere signora May"

"Oh niente sciocchezze tesoro, chiamami Ruth, forza accomodati" disse la donna strizzando una guancia al giovane.

Il biondo aveva le gote in fiamme, mentre si sedeva al fianco della signora che non faceva altro che sorridergli amorevolmente.

"Sei così un bel ragazzo, caro!
Troppo per essere un uomo, immagino che hai tutte le ragazze ai piedi eh?"

Roger scosse la testa mentre Brian era chiaramente nervoso alla domanda.

"N-non esattamente io uhm..."

"Tu non hai una ragazza?
Oh mio dio, io ho una nipote davvero carina-"

"Mamma mamma" la fermó il riccio che cercava di nascondere il disturbo che gli provocavano quelle parole.
"Lascialo in pace"

"Oh mi dispiace dolcezza, sono rimasta così colpita da te...
Un giorno dovresti portarlo a casa da noi Brian, è così educato e dolce" mormoró Ruth mentre il biondo sentiva la sua pelle completamente in fiamme.

"Lascia in pace quel povero ragazzo" rise Harold.
"Cosa hai studiato, Roger?"
Gli occhi dell'uomo erano gentili e tranquilli.

"Io uhm... O-odotoiatria"

"Molto interessante, i tuoi genitori saranno fieri di te" sorrise lui.

Il biondo abbassó gli occhi giocando nervosamente con le sue dita.
L'argomento lo toccava molto.

Riconosceva nell'uomo i tratti di Brian e questo lo rilassava.
Avevano gli stessi occhi color nocciola.

La conversazione andava avanti, ma finalmente il minore non eraaal centro dell'attenzione.

Ascoltava attentamente sorridendo e guardando di tanto in tanto il riccio.

Era una famiglia così adorabile.
Avrebbe voluto averne una così anche lui...

"E Freddie? Come va lui e le sue conquiste?
Mi manca quel irrequeto fanciullo!" mormoró la signora.

"Oh lui va bene...
Grazie al cielo non porta ragazzi in casa, lo ucciderei..." rispose il figlio.

La donna rise.
"Oh Freddie... Un giorno troverà anche lui l'amore come te Bri"

Roger non poteva non sorridere.
Ruth era così aperta.
Fino a qualche anno prima era illegale provare attrazione tra uomini ma lei...era così...

"E non parliamo di costellazioni o galassie Brian ma un persona vera" lo riprese il padre ridendo.

Il chitarrista rivolse un occhiolino al suo ragazzo facendogli abbassare il capo.

E Ruth se ne accorse eccome se se ne accorse.

La madre sorrise, sentendo il suo cuore ammorbidirsi.

Roger si offrì di preparare il tè, cercando di sorprenderli.
Fece tutto con cura e attenzione.

Tornò con le tazze fumanti e le poggió davanti ai due che ringraziarono e sorrisero.

Poi andò verso il riccio che lo guardó preoccupato.
"Attento amore-"

Il signor May aveva un espressione enigmatica in volto mentre un mezzo sorriso lo accompagnava.

La signora May alzó le sopracciglia.

Oh porca merda.

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ciao miei tesori!
Oltre a ringraziarvi del supporto e dell'amore che mi date MI SORRO PER IL RITARDO.

oggih vi delizio con scatti di BriBri a Roggie:


ma che bravo il nostro barboncino!

mi scuso per il capitolo un po' senza il nostro tim ma beh...
ora è sotto torture cinesi quindi...

ULTIMA COSSA

stasera su RAI 5 documentario sui nostri amatissimi QUEEEN alle 21.20!

mangiate le verdure,fate i compiti e ascoltate i QUEEN

ve amoh

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