Inciampi di percorso [I/I]
Contesto: Tra "La battaglia del labirinto" e "Lo scontro finale"
Parti: 1
PoV inclusi: Wylan
Wylan.
– Wylan, per il santo Efesto, rimetti quella dannata granata nell'armeria o giuro che te la ficco nel...
La voce di Nyssa si spegne alle spalle di Wylan mentre il ragazzo schizza come un fulmine fuori dalla porta della Cabina 9, gli occhiali protettivi affondati nella massa incolta di ricci dorati e una salopette di due taglie troppo grande prestata da Charlie che gli ballonzola sulle scarpe da ginnastica, nonostante l'abbia arrotolata già tre volte alle caviglie.
Tra le braccia stringe uno strano assortimento di utensili e preziosi attrezzi da meccanico, raccolti in fretta e furia da sotto il cuscino e accatastati in precario equilibrio tra i suoi avambracci e l'incavo sotto al mento. Nel mucchio informe, spicca un piccolo oggetto a forma di uovo, spaventosamente simile ad una granata usata dai mortali, ma di un traslucido materiale ambrato e con il simbolo di una saetta scarabocchiato con un gessetto bianco sulla superficie esterna.
Wylan si precipita trafelato nello spiazzo tra le Cabine, inseguito dagli sguardi perplessi di alcuni mezzosangue appena svegliati e radunati in piccoli gruppi davanti alle rispettive Case. Ha i muscoli ancora iniettati di adrenalina per la potenziale randellata di chiave inglese che è riuscito a schivare per un pelo poco prima, quando Nyssa aveva scoperto un esperimento potenzialmente esplosivo tra le lenzuola del letto di Wylan, che lui si era portato dietro per lavorarci di nascosto durante la notte. Wylan è certo al 98,7% che non ci sia il minimo pericolo nel tenere per poche ore il prototipo della sua bomba luce sotto il tetto famigliare della Casa di Efesto, soprattutto perché l'ultima esplosione accidentale è avvenuta non meno di cinque giorni fa e lui è stato bene attento a sistemare quel difetto... ma lo sguardo assassino con cui Nyssa Barrera l'aveva fulminato gli aveva immediatamente fatto capire che qualunque sua replica avrebbe avuto conseguenze estremamente dolorose.
L'armeria, si impone di riflettere, la mente in subbuglio strattonata da uguali flussi di stanchezza e agitazione frenetica. Con l'anulare e il mignolo afferra al volo una boccetta di polvere di magnesio che stava per schiantarsi sulla ghiaia e accelera il passo, caracollando oltre le Cabine 11 e 12 e uscendo dalla radura principale, d'accordo, devo andare in arm...
Ma prima che la sua mente riesca a formulare completamente il pensiero, Wylan si sente strappare via il fiato. Imprecazioni in greco antico gli risalgono la gola mentre inciampa sulla salopette troppo grande, srotolatasi a tradimento durante la corsa.
Nyssa mi ucciderà, riesce a pensare con inquietante lucidità nel mezzo istante prima di precipitare in avanti con un gemito. I preziosi strumenti di bronzo tra le sue mani sembrano fluttuare al rallentatore lontano dalla sua presa, disperdendosi nella luce avvampata del mattino. Atterrano scompostamente nella polvere uno dietro l'altro in spaventosi clangori metallici e rumori di vetri rotti.
Wylan, in uno scatto di disperazione, riesce a chiudere le dita attorno alla bomba luce, ma nello stesso momento fitte di dolore bruciante scoppiano sulle ginocchia, e dalle sue labbra si libera un verso soffocato.
– Sono lusingato, ma non c'è bisogno di inchinarsi davanti a me.
Wylan leva la testa dopo un lunghissimo secondo di agonia. Il suo sguardo celeste, lucido dalle lacrime di dolore, si intreccia con un altro argentato, illuminato di un sorriso smagliante come una galassia.
È un ragazzo dalla pelle scura e le grandi mani salde. Wylan, intontito, le sente afferrargli con delicatezza le braccia per aiutarlo a rialzarsi.
Quando Wylan incespica su di lui, lo accoglie l'odore dolciastro della polvere da sparo. È un aroma buono, che lo avvolge in una cappa di friccichi lungo la pelle, tanto inaspettatamente gradevole che per un attimo ne rimane intontito.
Il figlio di Efesto boccheggia un paio di volte, riprendendosi poi con un sussulto. Si scrolla i ciottoli di ghiaia dai vestiti e si scosta imbarazzato dalle premure dell'altro.
– Grazie – mugugna, il dolore intenso sulle ginocchia che gli fa inghiottire un sibilo quando si raddrizza del tutto. Stringe forse un po' troppo forte la bomba luce nel pugno tremante, mentre mette a fuoco il bel viso del ragazzo davanti a lui.
Questi storpia di lato il suo sorriso di denti luminosi e Wylan solo allora si accorge che non è da solo. Per il santo Efesto, se non si è accorto di stare per andare addosso a tre persone mentre correva, forse dovrebbe decidersi a sacrificare qualche notte di lavoro per dormire davvero.
Alle spalle del ragazzo nero, infatti, una ragazza esile dalla pelle bronzea e lo sguardo gentile affianca un giovane pallido appoggiato ad un bastone di lucente, i cui occhi aguzzi, anche se stranamente scuri, rimandano immediatamente Wylan al modo in cui lo squadrano giudicanti tutti i figli di Atena ogni volta che gli capita di dover duellare con uno di loro durante un allenamento.
Sono quelli nuovi, si rende conto d'improvviso, dandosi dello sciocco per aver rimosso tanto facilmente i tre semidei giunti la sera prima, sporchi di fango e affannati dopo una corsa folle su per la collina. Erano stati condotti a cena dal loro satiro in silenzio, con l'aria a metà strada tra la confusione e la cupezza rassegnata dei condannati al patibolo.
Wylan aveva assistito alle loro Dichiarazione davanti al fuoco con scarso interesse, il capo piegato sulla bomba luce che teneva in grembo, una pinza da lavoro stretta tra i denti.
È passato ormai quasi un anno da quando lui stesso era giunto alle pendici della collina Mezzosangue, i vestiti strappati e luridi, una mano in quella del satiro Maron e l'altra a protezione del flauto premuto al petto. Da allora, ogni una o due settimane un lampo di luce illuminava la testa di qualcuno davanti al falò serale, e Wylan ad un certo punto aveva smesso di badarci, quasi come quando, in un indeterminato momento dell'infanzia, la pioggia perde la sua magia e si riduce al gocciolio fastidioso dell'acqua dal cielo ingrigito.
– Ehi, non sono un esperto – rompe il ragazzo dagli occhi grigi, riscuotendo Wylan dalle sue riflessioni caotiche e facendo scorrere lo sguardo color nebbia dai ricci scomposti del figlio di Efesto fino alla punta delle sue scarpe, come lo stesse scannerizzando – ma penso che il sangue debba stare dentro al corpo, ti pare? – e fa un rapido cenno della mano verso i suoi pantaloni.
Wylan segue il suo sguardo e trasalisce, accorgendosi delle macchie rosso acceso che si stanno allargando sulla salopette di Charles Beckendorf.
Fa una smorfia. Di dolore o disgusto, non lo sa di preciso.
– Credo anch'io – risponde a mezza voce, iniziando già a pensare a quale intruglio smacchiante poter usare per lavare via le chiazze di sangue – Farò un salto in infermeria a prendere una barretta di ambrosia.
– Grande – senza che Wylan gliel'abbia chiesto, il ragazzo con gli occhi grigi si china agile per raccogliere gli attrezzi sparsi nella radura, e la ragazza dietro di lui, lanciando a Wylan un sorriso incoraggiante, si affretta a imitarlo – Sai, il simpatico uomo cavallo da cui siamo stati poco fa ci ha detto di chiedere a qualcuno di farci fare un giro di questo posto – aggiunge il ragazzo, alzandosi e porgendo a Wylan una tripletta di piccoli cacciaviti e due misurini di plastica – e tu ci sei letteralmente caduto in mezzo ai piedi. Destino, se vuoi il mio parere.
– Jesper, smettila – la ragazza allunga a Wylan un rotolo di nastro adesivo, delle boccette miracolosamente intatte piene di polveri colorate e l'astuccio delle pinze – Chirone ha detto di chiedere ai direttori delle nostre Case, non di infastidire gli altri.
– Se è per questo ha anche parlato di profezie terribili e di morti precoci – il tale Jesper restituisce a Wylan una piccola scatola trasparente piena di ingranaggi e una manciata di viti schizzate fuori dal loro barattolo, frantumatosi tristemente su una roccia – Quel tale equino è più svitato di un tappo. Forse è questo posto che manda fuori di testa, che dici, piccolo chimico? – e tira giocosamente un ricciolo sulla fronte di Wylan, mentre questi si sente avvampare.
– Beh, grazie dell'aiuto – bofonchia, sistemandosi la pila di oggetti nel modo meno scomodo possibile tra le braccia, seppur sia costretto a camminare in modo goffamente sbilenco – Se non vi spiace, però, avrei delle questioni da risolvere e...
– Santi dei, parla in modo adorabile! – ridacchia Jesper, la testa inclinata da un lato mentre lo scruta come fosse un cucciolo inerme caduto in mezzo al fango. Si volta in direzione del giovane pallido con i capelli neri dietro di lui, che ricambia lo sguardo come una statua di pietra impassibile – Ehi, Kaz, non sarebbe perfetto come esca per i ciclopi?
Wylan costruisce un broncio offeso.
– È stato un piacere – dichiara con tutta la piattezza con cui riesce a imbottire quelle parole. Sforzandosi di non fare smorfie per il dolore alle ginocchia sanguinanti, fa per allontanarsi, superando Jesper e la ragazza, lo sguardo fisso sull'infermeria dall'altra parte del prato.
Non riesce a fare neanche tre passi che un rapido spostamento d'aria seguito da una rigida pressione sul ventre lo blocca dal proseguire, facendogli sfuggire un brontolio sorpreso.
Esterrefatto, si volta verso il ragazzo pallido, che ha allungato repentinamente la canna del suo bastone proprio davanti a Wylan, sbarrandogli la strada.
– La bomba – dice egli, la voce ruvida e secca come un colpo di frusta, girando lentamente la testa verso Wylan mentre quest'ultimo si irrigidisce. Il ragazzo con gli occhi scuri - Kaz, l'ha chiamato Jesper - fa un brusco cenno del mento verso la granata che Wylan tiene ancora nel pugno, sotto la piccola montagna di oggetti disordinati. Storce la bocca in una brusca linea a zigzag – Conosco molte più armi di quello di cui potrebbe vantarsi una qualunque delle vostre pompose divinità della guerra – assottiglia lo sguardo in due affilate lame di ossidiana – Ma quella bomba è curiosamente nuova.
Wylan deglutisce a vuoto.
– È un prototipo – si ritrova a balbettare, il tono più stridulo di quello che vorrebbe, la pressione minacciosa del bastone sulla pancia che sembra bruciare come un tizzone ardente – È una bomba luce... dovrebbe accecare per breve tempo mortali e mostri e...
– L'hai costruita tu? – lo interrompe Kaz, e Wylan si accorge dello scintillio avido che si accende nel suo sguardo come una pietruzza d'oro luccicante sul fondo di pozzo.
– Sì – risponde, cauto – ma...
– Funziona?
– Sì, ma...
– Bene, ritieniti ingaggiato – il figlio di Atena fa scattare il bastone da passeggio nella posizione di partenza, senza smettere di misurare Wylan come un cacciatore farebbe come una preda particolarmente stupida – Mi serve sapere come funziona, ma fabbricane una decina.
Wylan rimane immobilizzato, la bocca semi aperta, attonito.
Una eroica frazione di lui suggerisce di sganciare la bomba luce a terra e scappare via il più velocemente possibile, ma dubita di riuscire a completare il movimento prima che il figlio di Atena gli metta fuori uso il polso con una steccata.
– Kaz... – interviene la ragazza con la pelle bronzea. Ha una voce leggera come una cascata di piume, la cautela di qualcuno che tenta di disinnescare una bomba fragile – Non siamo più alla Stecca. Non puoi assumere nessuno nella tua banda – si scambiano un'occhiata penetrante, conversazione muta che sembra dilatare il tempo – Non c'è più una banda.
L'altro, in risposta, irrigidisce le labbra, e sul suo volto scorre un'ombra.
– Siamo sempre al servizio di qualcuno, Inej – sibila lentamente, lo stesso tono pericoloso che Wylan aveva sentito usare da Clarisse La Rue prima di vederla rompere il braccio di qualcuno. Rabbrividisce al pensiero.
Jesper scoppia a ridere e la tensione si infrange.
– Tu sei al servizio di chi ti fa fare più soldi, Kaz – replica il figlio di Apollo con sarcasmo avventato, piantando un pugno sul fianco.
– È chi mi fa fare più soldi che è al mio servizio – ribatte Kaz, asciutto, distogliendo duramente lo sguardo dalla ragazza, Inej – E in questo caso è lui – indica Wylan con un lungo dito inspiegabilmente avvolto da un guanto di pelle nera, poi si esibisce in un'elegante scrollata di spalle. L'ombra nei suoi occhi si dilegua – O, perlomeno, quello che ci permetterà di sopravvivere ad una presunta apocalisse imminente.
– Se intendi quello che ha detto Chirone, siamo già d'accordo sul piano – dice Inej, e la dolce prudenza nella sua voce si è annullata in un lesto sussurro pratico.
– Quello che ha detto Chirone è soltanto un frammento infinitesimale di quello che potrebbe nascondersi sotto tutta la superficie luccicante di questo posto terrificante – Kaz alza gli occhi al cielo, ma quando riprende a parlare, anche la sua voce è poco più di un bisbiglio – Un campo simile è un covo di segreti. Segreti talmente grandi che se ne sente il lezzo ancor prima di cercarli con attenzione. Gli dei sono esibizionisti, Inej, ogni loro passo lascia orme talmente grandi da poterci nuotare dentro – si fa passare le longilinee dita guantate tra i capelli scuri – E io non ho intenzione di venire calpestato.
– Uh, uh, quando inizia a fare metafore complicate sta architettando qualcosa – si accoda Jesper, congiungendo attentamente le punte delle dita con fare complice.
– Kaz... – la ragazza stringe le labbra in una linea preoccupata – Non deve sempre esserci complotto da smascherare.
– Non deve niente, Inej – replica Kaz prontamente – Ma noi giochiamo con la statistica, dove ogni realtà, che lo vogliamo o meno, non può fare a meno di essere.
Wylan sbatte le palpebre, sempre più stranito. Fa scattare lo sguardo sui tre ragazzi, uno a uno, come se si stessero passando un pallone fantasma.
– Ma siete sicuri di non essere voi quelli fuori di testa? – squittisce infine, gli occhi sgranati come astrolabi – Di che diamine state parlando?
Jesper gli si avvicina in un paio di grandi falcate e gli abbassa una mano sulla spalla con fare compassionevole, a cui Wylan non si distoglie soltanto perché un qualsiasi movimento repentino potrebbe far crollare la torre che ha tra le braccia.
– Piccolo chimico, la follia e la genialità sono due facce della stessa dracma – esala con fare saggio.
Kaz fa schioccare seccamente la lingua.
– Sì, può darsi – dice, amaro, in direzione del compagno – Anche se in questo caso è soltanto intuito – ma poi scruta Wylan, lo spettro di un sorriso feroce a distorcergli le labbra sottili, come il ringhio luccicante di un segugio infernale. Un tremito gelido si srotola lungo la schiena del figlio di Efesto – Però – continua Kaz, adesso inquietantemente pacato – ho il piacevole presentimento che quelle bombe potrebbero aiutarci a compiere qualche vera follia, non credi, piccolo chimico?
Il suono tanto famigliare della campana della colazione in lontananza risuona nella testa di Wylan come i pesanti rintocchi che precedono il suo funerale.
◐
Cover credits: @ / _chipsip su Instagram
NdA:
Riprendiamo in mano questa raccolta con una os che è rimasta a lievitare nel pc da diversi mesi. La pubblico per manifestare la mia speranza di scriverne altre nuove, anche su Nina e Matthias. L'estate è spaventosamente piena di possibilità, e questa storia era una di quelle che stavo smaniando all'idea di riprendere in mano. Questa AU mi fa impazzire, non avete idea ahah
Sto rileggendo SoC e, aiuto, è spaventoso quanto sia facile ripiombare nel brainrot ahah
Grazie a chi è ancora qui, per tutto l'affetto e la pazienza <3
Nessun rimpianto. Nessun funerale,
Coss
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