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8. NON POSSO

"Allora pensi di baciarmi o hai intenzione di startene lì impalato come un idiota?" chiese Levi, dando voce ai miei pensieri. Gelai sul posto, diventando ancora più rigido di quanto già non fossi.

"Ma pensavo ch-" provai a replicare, prima che Levi mi interrompesse.

"Non mi interessa cosa pensi. Non mi interessa cos'ho detto dopo pranzo. Ti voglio, adesso." il suo tono fermo e deciso mi colpì in pieno. Lo volevo anche io. Sapevo di volerlo, ma allo stesso tempo non volevo complicare ulteriormente le cose. Invece che baciarlo lo strinsi di più, aspettando che la voglia scemasse. "Questo non è un bacio, Jaeger." La sua voce era ovattata dalla mia maglietta bagnata, ma riuscì comunque a trasmettere la sua provocazione. Levi si alzò sulle punte e baciò il mio collo, accarezzando il punto sensibile dietro all'orecchio con le labbra morbide.

"Ti prego no, non farlo." sospirai. "Ti prego." trattenni il fiato alle sue labbra che insistevano sensuali sulla pelle già surriscaldata. "Levi, basta!" lo spinsi via, facendolo inciampare nei suoi stessi piedi mentre imponevo una distanza di sicurezza. "Non posso." mi inchiodai nei suoi occhi schivi e confusi, sperando che la mia paura lo intimasse di desistere.

"Perché? Prima andava bene." pensai che volesse stuzzicarmi, ma sembrò sinceramente confuso. Effettivamente non avevo opposto molta resistenza qualche ora prima, ma ero troppo preoccupato, anzi terrorizzato, che per lui sarebbe stata solo un'altra avventura per cui non ebbi altra scelta se non respingerlo. D'altro canto, non volevo assolutamente fargli sapere che fossi preoccupato, per cui mentii ragionevolmente.

"Io... Io so-sono etero." Mi morsi il labbro. Ero perfettamente conscio che non sarei potuto uscirmene con una scusa più ridicola e ne ebbi la conferma quando Levi incrociò le braccia e spostò il peso su un fianco. L'alzata di occhi che accompagnò la sua risposta fu talmente esagerata da sembrare finta. Non l'avrei scordata tanto presto quella conversazione.

"Jaeger, ti ho scopato in pausa pranzo. Ti ho sentito ansimare il mio nome. Non provarci neanche. Qualcun altro potrebbe anche cascarci, ma non io. Seriamente, evita di sparare certe stronzate." la sicurezza con cui si espresse sprofondò nel mio stomaco. Dovevo inventarmi qualcosa e dovevo farlo in fretta. Altrimenti avrei ceduto a quegli occhi tormentati che mi traboccavano del bisogno urgente che aveva di me. Potevo sentirlo contorcersi dalla smania che aveva di avermi. Ma era una necessità ingannevole la sua. Dovevo resistere.

"Levi, nessuno mi ha più toccato da quando sono qui. Era naturale che un bacio avrebbe fatto scattare qualcosa." il solo dirgli una cosa del genere mi ferì come un attizzatoio rovente infilato dritto nel petto. Ciononostante continuai, cercando di solidificare quel mucchio di giustificazioni nella mia testa. "Non avrei potuto soddisfarmi da solo perché comunque saresti stato lì con me. Abbiamo le manette, presente? Avevo voglia e tu eri lì. Tutto qui. È stata tipo una cosa automatica. Un impulso." recitai tutto al meglio, trattenendo il fiato  per non far tremare la voce. Gli occhi dolevano per l'intensità con cui insistevo nel tenerli il più fermi possibile. Levi mi osservò, sbattendo le palpebre un paio di volte. Non era mai successo che riuscissi a lasciarlo senza parole. Eppure era lì. Muto e del tutto inerme di fronte al bel discorso che mi impegnavo a rinforzare. Sotto sotto, volevo solo ritirare tutto e correre tra le sue braccia. Invece gettai benzina sul fuoco. "Sì insomma, è stato divertente, ma siamo due maschi. Non avrebbe funzionato in ogni caso." Quell'ultima frase mi fece soffrire più di tutte le cattiverie che Levi mi aveva sputato addosso da quando lo conoscevo. La certezza che fossero menzogne poi servì solo da sale su una ferita sanguinante.

"Oh." Levi se ne uscì con quel flebile suono che non gli si addiceva per niente. Le labbra sottili restarono dischiuse per un po', mentre gli occhi vitrei riposavano senza espressione sul mio viso controllato. Non era certo una novità per noi guardarci nel mutismo più totale, ma stavolta l'indifferenza che il corvino indossava come marchio di fabbrica era sporcata da qualcos'altro. Qualcosa che non ebbi il tempo di individuare dato che Levi alla fine diede un seguito alla sua risposta. "Credevo fossi diverso." annotò. La sua guarda era ancora lontana dal tornare alta, come se stesse aspettando solo che io cambiassi idea. Decisi che avrei ceduto solo un po', più per la mia sanità mentale che per altro. Mi abbassai lentamente e gli lascia un bacio delicato sulla fronte umida, consapevole che avrei solo regalato più confusione ad entrambi.

"Ricorda che sei stato tu a rifiutarmi per primo." a quell'osservazione scattò. Serrò i pugni sul colletto della mia maglia e mi sbatté contro alla quercia. Le sue labbra si scontrarono violente con le mie. Mi ci volle tutta la determinazione che possedevo per non spingermi in quella bocca invitante che solo qualche ora prima mi aveva completamente fottuto e non solo fisicamente. Mi scostai, finendo con la nuca contro alla superficie ruvida dell'albero dietro di me, tanto da lasciare un paio di respiri tra di noi.

"Per favore." Levi mi implorò. Le dita strette sul tessuto zuppo che mi ricopriva e gli occhi traboccanti di un bisogno impellente che sparò brividi lungo la mia spina dorsale.

"Non ti piaccio neanche, Levi." ignorai il fastidio, abbracciandolo e saggiando le ciocche bagnate dei suoi capelli. "È stata una giornata particolare. Domani ci sveglieremo e sarà tutto come al solito. Ci scanneremo come di consueto e dimenticheremo che oggi sia mai esistito."

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