18. ASTINENZA
Levi mi guardò sollevato a chiamata conclusa.
"Hai visto, Levi? Abbiamo risolto tutto. Avevo ragione." gli rinfilai un ghigno soddisfatto, facendolo inaspettatamente ridacchiare tra le ultime lacrime rimaste.
"Ora non vantarti, Jaeger." replicò, arruffandomi i pochi ciuffi che cadevano dalla coda alta in cui Levi aveva catturato i miei capelli.
"Ci puoi giurare che mi vanto. Allora, cosa ho vinto? Sentiamo?" scherzai, mettendo le labbra a forma di bacio. Mi aspettavo una sua replica ironica e il classico botta e risposta a cui vinceva sempre, ma mi sbagliavo.
"Eren, il mio compagno di stanza ha lezione per le prossime sei ore. Come pensi che ti possa mai ricompensare?" la voce di Levi si fece oscura, macchiata di desiderio. Sgranai gli occhi di fronte ai suoi, affilati come quelli di un felino. "Pensavo di poter aspettare e fare tutto per bene. Sai, come un vero gentiluomo... Ma la verità è che sono dipendente da te, Jaeger e, Dio, sei diventato ancora più sexy."
Le mie interiora erano un ammasso di farfalle svolazzanti in una pozzanghera di estasi.
"Stai dicendo quello che penso che tu stai dicendo?" giocai con lui, mordendomi il labbro in modo volutamente seducente.
"Non lo so, ma ti do un indizio: non ho in programma la visita alla cattedrale." Levi parlò suadente per poi saltarmi addosso. Mi ritrovai premuto contro al letto. Presi una boccata d'aria prima di avere la sua bocca sulla mia. Le nostre labbra incollate in un bacio decisamente aggressivo.
"Oh, che peccato." mi staccai da lui, lasciando che un filo di saliva ci tenesse attaccati. Gli cinsi la vita con una gamba, premendolo sopra di me. Il suo profumo nelle narici era quasi troppo. "Avevo proprio voglia di proseguire i miei studi di teologia."
"Non preoccuparti. Posso darti un sacco di ragioni per pregare." la sua voce mi vibrò attraverso, sciogliendo ogni nervo teso e muscolo contratto. Levi tornò su di me, sulla mia bocca. C'era un'urgenza nelle sue labbra che mi fece andare fuori di testa quando la sua lingua si infilò nella mia bocca. Mi misi a sedere, aprendo di più le labbra per farlo passare. La sua punta umida toccava ogni millimetro del mio palato.
"Dio..." ansimai alle sue anche premute contro alle mie. La sua erezione nascente a strisciare sulla mia mi spinse ad allargare le gambe.
"Ti amo, Eren.". sussurrò nella mia bocca.
"Mmh..." mormorai quando la sua mano si spostò dalla mia anca al mio interno coscia. Tracciava la cucitura interna dei miei jeans, andando sempre più su in mezzo alle mie gambe. "Ti amo anche io."
I suoi baci diventarono più intensi quando si spostò sul collo, succhiando la pelle morbida della mia gola. Mi scappò un sospiro acuto quando sentii la mia erezione scontrarsi con gli addominali di Levi che si muoveva voglioso addosso a me, al mio stesso ritmo. La sua mano appena al di sotto.
Levi respirò impaziente dal naso. Potevo quasi sentirlo ansimare il mio nome contro alla mia pelle. Riuscivo a sentire tutta la sua voglia. Il suo bisogno impellente di me mi accendeva come benzina con il fuoco.
"Vuoi un pompino?" Levi mi chiese arrapato, mentre sbottonava i miei jeans e iniziava a lavorare la mia erezione coperta dai boxer. Il mio membro si indurì al tocco delle sue dita. Il segno più evidente di quanto lo volessi.
"Dopo, Levi. Adesso scopami, ti prego."
La mia supplica lo fece praticamente ringhiare come un animale. Mi ritrovai senza maglia in meno di mezzo secondo. Il mio corpo seminudo sepolto dalle sue labbra che si fermarono sulla mia erezione.
"Levi." la mia voce era un sussurro lussurioso, a causa delle sue labbra appoggiate sulla mia pelle sensibile in mezzo alle gambe. Mi sentivo svenire ed ero totalmente privo di forze. Mai come in quel momento ebbi paura di venirmi letteralmente nei pantaloni ancora prima di iniziare. "Levi, non... Non resisto più. Scopami."
A quella richiesta mi trovai nudo ancora prima che riuscissi a rendermi conto che Levi mi aveva tolto i vestiti. Avvampai alla vista del suo corpo, quando anche lui si spogliò, gettando i vestiti nell'abisso di stoffa sul pavimento. "Sei bellissimo, Eren." biascicò per poi infilarsi tre dita in bocca.
"Che coincidenza. Penso lo stesso di te, Levi." gli sorrisi, guardando le sue dita ricoperte di saliva.
"Non sono neanche lontanamente vicino alla perfezione, ma un complimento da un angelo è più che sufficiente per mandarmi in estasi." ammise con voce flebile, infilando un dito dentro di me.
"Oh cazzo!" grugnii mentre Levi insisteva sulle mie pareti, aggiungendo anche le altre dita e dilatandomi a dovere. Una voglia malsana negli occhi liquidi di desiderio. "Dio, mi hai cambiato la vita in un qualunque giorno del cazzo, Eren." continuò a vezzeggiarmi con le sue lusinghe ammalianti. Piansi di piacere quando arrivò alla mia prostata. Un verso stridulo mi invase la gola e Levi ansimò, soddisfatto dal mio godimento. "Sei pronto, amore?"
Annuii con un lamento strozzato, inarcando la schiena ad un'altra stimolazione dei miei nervi sensibili. Levi premette le sue anche sulle mie. Le nostre erezioni intrecciate poco prima che Levi prendesse in mano la propria. Lo guardai pomparsi con una voglia indrescrivibile di sentirlo dentro. Spalancai oscenamente le gambe quando si allineò a me, posizionandosi proprio sulla mia entrata. Mi entrò dentro con un solo movimento deciso. Persi la testa e gli agganciai le spalle, troppo assuefatto per
sostenermi da solo. Sprofondai con la testa nel suo cuscino. Il suo odore ovunque mentre gemevo alla sensazione di sentirlo dentro. Tutto di me, il mio corpo e la mia anima, erano connesse con lui. Levi era mio, solo mio. Per sempre.
"Eren." Levi si tirò fuori solo per tornarmi dentro con più vigore. Pronunciò il mio nome con la voce alta e arrochita dai versi gutturali che faceva ogni volta che la sua virilità riempiva le mie pareti. "Cazzo, Eren." si stese completamente sopra di me. Le unghie affondate nelle mie spalle per rinforzare le sue spinte. Mi scopava sempre più forte, ansimando il mio nome contro alla pelle calda del mio collo. Gemevamo e sudavamo insieme, trasformando quella piccola stanza in una sauna intrisa di sesso. I nostri aromi mischiati come i nostri ansimi. Lo stritolai su di me all'ennesimo colpo, desideroso di fondere le nostre carnagioni fino a farci diventare un tutt'uno.
"Lì, Levi! Ci sei!" urlai quando il suo pene trovò la mia prostata. "Ancora! Più forte." lo implorai, quasi piangendo.
"Eren! Eren! Cazzo!" Levi gridò. Il viso totalmente distorto dal godimento che provava scopandomi e assistendo ai miei singulti di piacere. "Porca puttana, sto per venire." sibilò tra i denti. Vidi le sue palpebre lottare per restare aperte mentre le labbra si schiudevano sempre di più per fare spazio alle sue grida disperate. Mi strinse le spalle fino a perforarmi la pelle e anche quello mi mandò in estasi mentre mi spingevo di più sulla sua asta umida. I colpi maldestri erano un chiaro segno che fosse pronto ad esplodere. "Posso?"
"Mmh." mormorai, tirandolo di più su di me fino ad avere il suo viso di fronte al mio sul cuscino umido. Ci inchiodammo nei nostri sguardi assorti. Intossicati l'uno dall'altro come il più potente degli afrodisiaci. Le nostre bocche a pochi millimetri, a scambiarsi ringhi gutturali e mugolii osceni. "Sì, Levi. Vienimi dentro. Vieni con me."
Urlai, raggiungendo l'orgasmo nell'esatto
momento in cui anche Levi si riversò dentro di me, piantando la fronte sudata nella mia spalla e gridando un'ultima volta il mio nome.
"Cazzo." bofonchiò, avvolgendomi le spalle e stringendomi forte mentre i nostri corpi tremavano per l'orgasmo. Restammo attaccati, ascoltando i nostri gemiti farsi più radi fino a diventare respiri bisbigliati, una volta che la tensione sessuale lasciò la nostra pelle. "Ti amo, Eren. Non provare a muoverti. Voglio dormire ancora un po'."
"Restando dentro di me?!" esclamai di fronte al suo sguardo implorante.
"Eren, mi sei mancato, se non l'avessi capito. Ogni volta che ti vedo non posso fare altro che pensare a quanto ti amo. A quanto mi rendi felice senza neanche sforzarti e a quanto voglio essere dentro di te, sempre. In ogni modo." e la sua voce dolce e candida abbatté ogni mia remora. Aggiustai le gambe intorno a lui, trovando la posizione più comoda possibile per non staccarci. Levi mi sorrise teneramente e così lasciammo che il sonno ci portasse via, sapendo che avremmo potuto passare altri cinque giorni l'uno nell'altro prima di tornare ad essere due esseri divisi e incompleti.
Dopo quattro giorni meravigliosi, arrivò la parte difficile. Ero nell'area di attesa dell'aeroporto di Boston quando Farlan mi intravide tra la folla. Mi alzai mentre mi veniva incontro. Poppy mezza addormentata tra le braccia sollevò appena le palpebre quando fui davanti a loro. Il suo sorriso tenero venne ricambiato dal mio, poco prima che allungasse le braccia per farsi accogliere dalle mie. La strinsi a me, lasciando che tornasse a sonnecchiare mentre parlavo con Farlan. Aveva un aspetto orrendo. Il viso stanco e tirato. I capelli spettinati e gli occhi agitati che vagavano alle mie spalle e tutto intorno a noi. Tremai internamente alla batosta che stavo per dargli.
"Levi... Si scusa, ma non è potuto venire. Sai, sta seguendo parecchi corsi e ha già perso un giorno di lezione dopo la morte di Isabel. Ora è tutto nevrotico e deciso a recuperare." provai a sorridergli, ma la smorfia avvilita che Farlan mi rifilò mi fece subito tornare serio e triste. Potevo solo immaginare come si sentisse. A differenza mia, lui era solo. Non lo avrei augurato a nessuno.
"Okay, Eren, va bene. Non c'è bisogno che trovi scuse per lui. So che probabilmente adesso mi odia."
"Farlan, non devi neanche pensarlo. Levi ti ama. Cioè... Non come lo ami tu, probabilmente, ma tiene molto a te. Anche se ti insulta o ti tiene il muso, tu sei molto importante per lui. Una delle persone più importanti. Mi dice spesso quanto ti vuole bene e quanti rimpianti ha per non aver gestito meglio le cose tra di voi in passato."
Tentai di farlo sentire meno solo di quanto fosse e mi rincuorai quando vidi i suoi occhi sgranarsi. Non riuscivo a credere che per lui fosse davvero così assurdo pensare che Levi gli volesse bene, eppure la sua reazione era un chiaro segno di stupore.
"Davvero? Lui mi vuole bene? Ti parla di me? Del... Del nostro passato insieme?"
"Ma sì, fidati. Non è così tragica come ti sembra."
Farlan annuì. Uno sorriso triste sul volto e poi un respiro con cui si rilassò.
"Okay, beh ti faccio un breve corso di quello che piace a Poppy. Mangia praticamente tutto tranne i pomodori. Non provare neanche a darglieli. Te li ritroveresti in faccia o per terra. No a Cenerentola, sì a Moana. Adora gli animali..."
Farlan continuò per un po'. Restai ad ascoltare attentamente, memorizzando ogni dettaglio del piccolo fagotto che dondolavo tra le braccia. Alla fine, mi lasciò il borsone che avrei dovuto imbracare tra un'ora e mi rivolse uno sguardo davvero affranto.
"Okay, io... Mi spiace, ma ora devo proprio andare. Il mio aereo parte tra dieci minuti. Devo muovermi."
I suoi occhi chiari sfrecciarono su Poppy che stava ancora dormendo profondamente. Le accarezzò i capelli, attento a non svegliarla. "Di a entrambi che gli voglio bene." mi implorò. La voce bassa e priva di qualsiasi energia.
"Lo farò, Farlan. Fai buon viaggio e buona fortuna per tutto. Noi siamo qui. Conta su di noi."
"Davvero?" mi chiese, disperato e speranzoso al contempo.
"Certo." gli risposi sicuro. Un sorriso vincente e caldo che speravo l'avrebbe tranquillizzato. E così lo guardai andare verso il suo gate. Una volta fuori dalla mia visuale, sfrecciai nella direzione opposta, al parcheggio, dove Levi mi stava aspettando.
Lo vidi scendere dalla macchina a noleggio non appena mi vide con in braccio Poppy.
"Com'è andata?" chiese, abbracciando me e al contempo la figlia che riposava serena.
"È a pezzi." lo informai, cercando un minimo di rammarico nel suo sguardo freddo. Provai sollievo quando lo vidi ammorbidirsi. Mi tolse il borsone dalla spalla e mi guardò. Un'espressione riflessiva sul volto.
"Beh, se gli servirà qualcosa si farà sentire, giusto? Forse dovrei chiamarlo. Non voglio che pensi male. L'ho già fatto in passato. Dopo tutto quello che abbiamo condiviso..." disse più a se stesso che a me. Sapevo che il pentimento per essersi comportato così si sarebbe fatto vivo ed ero pronto a stargli vicino per quelle
ultime due ore insieme e nei giorni a venire. Lo abbracciai, limitandomi a un "Sono sicuro che sa che gli vuoi bene." mentre Levi si lasciò andare su di me, guardando con occhi pieni d'amore la sua bellissima bambina persa tra i sogni. Fu una mattinata tranquilla e piacevole, anche se la tristezza della nuova separazione si faceva sentire. Quando ci lasciammo, dopo aver giocato con Poppy che nel frattempo si era svegliata, sorrisi e lacrime adornavano il volto di tutti e tre. Una volta imbarcati, mi sentii forte e rinvigorito. Dovevo essere un buon fidanzato e un buon padre. Il tempo per la tristezza era finito. Ne ero davvero convinto e non sarei mai riuscito a pensare il contrario quando Poppy mi strinse la mano con le sue, piccole e tenere, e cercò i miei occhi con i suoi, vispi ed entusiasti.
"Papà, c'è davvero l'oceano a casa tua?"
"Sì, amore e non vedo l'ora di fartelo vedere."
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