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10. DIECI MINUTI

Il mattino seguente mi svegliai con la gamba di Levi infilata tra le mie. Eravamo immobili, ma era piuttosto evidente che ci fosse stato del movimento durante la notte. Grugnii, tentando di scostarmi, ma il corpo si ribellò trafiggendomi le gambe e la schiena con frustate di dolore.

"Bastardo!" imprecai tra me e me contro Levi. "Levi, alzati. Muoviti." Affondai l'indice nella sua spalla. Il corvino si sistemò ad una lentezza snervante, assicurandosi di premere la sua gamba il più possibile tra le mie, ghignando maliziosamente. Il taglio diabolico degli occhi grigi non fece altro che incoraggiare la mia imprecazione.

"Va bene se mi muovo così?" chiese, spavaldo. "E comunque sei tu che mi stai chiedendo di alzarmi, così per dire..." Avvampai, colorando le guance di un rosso violaceo e cercai di allontanarmi, ma Levi mi afferrò per le anche indolenzite, tenendomi fermo al mio posto.

"Non dire certe cose. Se qualcuno ci sentisse?"

"Non ci sentirà nessuno." promise suadente per poi leccarsi le labbra, penetrandomi con i suoi occhi di ghiaccio. Distolsi lo sguardo sbuffando, cercando di ignorare la voglia che avevo di sentire quella lingua scorrere in ben altri posti. Ansimai quando iniziò a strusciare deciso la coscia contro la mia intimità.

"Levi," con l'intento di impartire un ordine, finii per uscirmene con un sussulto confuso. "Datti pace. Mi odierai di nuovo." bisbigliò malizioso e soddisfatto del mugugno che mi aveva estorto. Grugnii con un misto di sarcasmo. Levi strisciò con la mano intorno al mio corpo e si infilò nei miei boxer, stringendomi il sedere. Feci un respiro profondo, alla ricerca di una disperata compostezza. "Ecco, proprio questo. Smetti subito. Non ti è consentito attaccarmi così di prima mattina."

"Okay," Levi interruppe qualsiasi tipo di contatto fisico. Tremai, irrigidendo ogni nervo. "Sembra che ti ci voglia una doccia bollente." Levi si lanciò in un ultimo, sensuale tentativo. La voce volutamente peccaminosa quanto lo sguardo intrigante e fiducioso.

"Sì, senza di te." risposi secco e incredulo di quanto fossi riuscito a tenermi sotto controllo. Levi roteò gli occhi di fronte alla mia espressione seria. Il suo spontaneo e rilassato umore mattutino completamente scomparso. Era già ritornato ad essere lo stronzo scontroso che era sempre. Qualcuno bussò alla porta prima di aprirla. La guardia del turno mattutino, Annie, irruppe nella nostra stanza.

"Carini." sentenziò, asciutta. "Portate qui i vostri culi pigri così potete darvi una lavata." Nessuno dei due mosse un muscolo. "Prima che faccia notte, piccioncini." Annie scattò. Levi sbuffò e strisciò fuori dal letto, voltandosi verso di me per vedere se avessi assecondato la sua mossa. Restai immobile. Non c'era proprio bisogno che Annie assistesse alla mia erezione o alla camminata storpia a cui sarei stato sicuramente costretto, visti i dolori."Levi, trascina il tuo compagno fuori dal letto. Tornerò per slegarvi. Ho altre faccende da sbrigare."

"Certo, come se volessi avvicinarmi ancora di più a questo moccioso." Levi suonò serio, almeno per metà. Annie gli rifilò un'occhiata severa senza alcun segno di tolleranza, alla quale Levi fu obbligato ad obbedire, irritato. Annie ci lasciò e Levi tornò di nuovo su di me, tendendomi la mano con riluttanza. La afferrai e cercai di tirarmi su, ma il suo aiuto non era comunque sufficiente per togliere un po' di peso dalle mie anche. Levi sbuffò esasperato e fece passare il braccio intorno al mio busto, tirandomi fuori dal letto. Mi mise in piedi e mi lasciò, scandagliandomi. "Quella magari vuoi coprirla." annotò, cedendomi il suo asciugamano. Lo tenni davanti al rigonfiamento negli slip con tutta la disinvoltura di cui ero capace. Annie tornò e aprì le manette rapidamente e silenziosamente.

"Dieci minuti." tuonò. Mi trascinai instabile fino al cassetto da cui presi il cambio di vestiti, prima di arrancare in direzione del bagno. Levi, agevolato da una camminata fluida, mi sorpassò sparendo nei meandri delle docce. Sean e Jean mi accostarono, affiancandomi. Sobbalzai. Le ginocchia in procinto di cedere.

"Adesso sappiamo chi è l'attivo." Jean mi canzonò, dandosi enfasi con una gomitata amichevole a Sean.

"Sul serio. Li dovranno separare se questa puttanella non riesce neanche a camminare." Sean ridacchiò, incrociando le braccia al petto.

"Zitto, faccia da cavallo e poi che schifo! Siamo due ragazzi. Ho urtato l'anca rotolando giù dal letto." Risposi di getto, ma realizzai che accampare scuse mi fece solo sembrare più colpevole.

"Capisco." Jean annuì. "Sinceramente credevo che fosse Levi a prenderlo."

"È uguale. Comunque sia quella roba da froci è disgustosa. Goditi la doccia, bel faccino." Mi lasciarono passare senza una parola di più sulle mie patetiche scuse da sfigato.

Zoppicai fino alla doccia. A porta chiusa, mi spogliai e girai la maniglia sul caldo. Mi avvicinai debolmente al getto, afferrando la barra di sostegno con una mano e l'erezione dolorosa con l'altra. Iniziai a pompare l'asta umida, stimolandomi con i ricordi del giorno precedente. Le sue mani, il suo viso, il suo corpo, il-

"Ah-ah," ansimai il nome di Levi ancora e ancora, immaginando le sue mani su di me. Assorto nelle mie fantasie sessuali, sussultai quando sentii due braccia avvilupparsi attorno alla mia vita da dietro.

"Mi hai chiamato?" Levi sussurrò al mio orecchio. La voce vibrante e seducente pari alle fusa di un gatto. Scansò la mano dal mio pene. Grugnii, irritato e innervosito come non ricordavo di essere mai stato. "Non mi hai mai ridato il mio asciugamano."

"Tu mi odi, ricordi?" gemetti alla sua mano che si sostituì alla mia.

"Vuoi che finisca il lavoretto al tuo posto?" Levi premette delicatamente il mio membro dalla base fino alla punta.

La mia erezione soppresse qualsiasi protesta che tentasse di insorgere nella mia mente. Il corvino morse forte la mia spalla, affondando i denti nella pelle olivastra e succhiando avidamente. Il suo corpo nudo premuto contro alla mia schiena era più di quanto potessi sopportare. Prese a pompare la mia erezione su e giù, lentamente. Feci del mio meglio per restare silente.

"Levi, fa così male." mi lamentai del membro dolente sempre più esigente. Nel silenzio più totale Levi velocizzò le spinte, baciandomi il collo appena sotto alla nuca.

"Voltati." ringhiò, togliendo le sue mani da me. Mi girai, bisognoso che continuasse. Levi coinvolse le nostre labbra in un bacio passionale mentre riavvolgeva le dita intorno al mio pene umido di umori. Mi infilò la lingua in bocca e il mio bacino ruotò, cercando più contatto con la sua mano.

"Levi," sospirai contro alla sua bocca. "Per favore. Non abbiamo molto tempo."

"Ne sono consapevole," tagliò corto. "Facciamo sesso o vuoi solo che ti faccia una sega?"

"Non riusciremmo a farlo in dieci minuti," gemetti quando strinse la presa.

"Vogliamo scommettere?" Levi si fece indietro e inarcò un sopracciglio, interrompendo qualsiasi movimento sulla mia erezione.

"Certo, ma se saremo costretti a interromperci prima di finire, giuro su Dio..." persi tutta l'enfasi di ciò che stavo dicendo, accasciandomi sulla parete della doccia quando Levi avanzò un altro passo verso di me.

"Non c'è bisogno che giuri su di me. Sono proprio qui. Cosa ne dici se ti scopo, invece?" inchiodò gli occhi plumbei nei miei. Un pericoloso scintillio predatorio nelle iridi oscurate dalla pupilla allargata mandò in cortocircuito i pochi neuroni rimasti attivi nel mio cervello.

"S-sì" sospirai quando la mano di Levi prese a muoversi ancora. Sollevò una delle mie cosce e riportò le labbra sulle mie. Le nostre lingue si muovevano in perfetta sincronia. Mi scostai solo per costellare di baci la linea marcata della mascella mentre lui teneva stretta la mia coscia, portandomi la gamba attorno alla sua vita.

"Dio, tesoro" Levi sussurrò. La voce quasi del tutto sovrastata dal gocciolare costante della doccia che gettava acqua bollente sulla mia schiena. "Sei così dannatamente caldo." Strizzò la mia gamba ed io sussultai soavemente alle sue mani su di me.

"Ca -caldo quanto?" provai a chiedere quando mi spinse contro alle fredde piastrelle della parete.

"Non farmi neanche cominciare, puttana." Levi fece un verso a metà tra un grugnito e un lamento eccitato. Lasciò la mia gamba per un secondo, posizionando la sua virilità sulla mia entrata. La stimolò con la mano un paio di volte prima di spingersi dentro di me, lentamente.

"Non - non chiamarmi puttana, puttana." ansimai, inarcando la schiena contro al muro. "Cristo, non credo che riuscirò mai ad abituarmi a questo."

"Io non credo che riuscirò mai ad abituarmi a te." Si spinse più a fondo dentro di me, facendo scontrare le nostre anche in cerca di più frizione. Mi chinai e catturai le sue labbra dischiuse in un bacio al quale rispose aumentando il ritmo delle sue spinte, in linea con i gesti veloci della sua mano su di me. Agganciando le mie anche con la mano libera cambiò angolazione, puntando deciso alla prostata.

"Levi!" urlai, sbattendo la testa contro alla parete. "Oh, cazzo! Lì, proprio lì!"

"Dio, Eren," ansimò lussurioso, colpendo ancora il cumulo di nervi sensibili totalmente alla sua mercé. "Amo il mio nome sulle tue labbra. Sei così stretto."

Avvertii la pressione accumularsi nello stomaco e prepararsi ad uscire. "Scopami più forte! Ci sono quasi!"

"Anche io, tesoro," Levi ansimò, baciandomi ancora. Il suo fiato erratico e pesante contro alle mie labbra. Sentivo il suo pene strusciarsi contro alle mie pareti, gonfiandosi e avvicinandosi all'apice come il mio. "Dio." sibilò nella mia bocca. "Dove lo vuoi?"

"De-dentro." decisi in un attimo. "Vienimi dentro." continuò a fottermi come fossi una prostituta da due soldi e niente mi sembrava più giusto in quel momento. Levi annuì ed io gemetti, cercando di trattenermi il più a lungo possibile. Venire per primo sarebbe stato strano, ma lo sguardo delle sue pupille dilatate negli occhi argentei mi gettò sul limite.

"No, dolcezza. Vieni per me." mi sussurrò sulle labbra. Le spinte convulse e scombinate. Lasciai andare un sospiro flebile che intimò al suo membro di toccare la mia prostata un'ultima volta.

"Cristo Santo, Levi!" piansi di piacere, raggiungendo un'esplosione violenta che mi fece quasi perdere l'equilibrio per cui finii di nuovo incollato alla parete. Il corvino aggiustò il bacino con qualche ultima spinta prima di liberarsi dentro di me. Levi, il respiro pesante, mi guardò con un'espressione a metà tra il divertito e lo schifato mentre toglieva un po' di sperma dalla sua guancia.

"Dio Santo, Jaeger. Cosa ho mai fatto?" si leccò il polpastrello ed io rimasi ipnotizzato dalle sue gesta lascive. Con un bacio veloce spinse un po' del mio liquido dentro alla mia bocca con la lingua. Mi tirai indietro e cercai di soffocare un conato.

"Ti odio. Puoi mettermi giù adesso." sibilai.

Levi ghignò e fu la cosa più vicina ad un sorriso che gli avessi mai visto addosso. "Sto ancora venendo, Eren. E' stato intenso anche per me." riposò la fronte sul mio petto, respirando con affanno e si  svuotò del tutto prima di sfilarsi e mettermi finalmente giù. Adesso sì che ero fottuto. Le ginocchia vacillarono quando provai a girarmi e risciacquarmi. Fortunatamente, Levi mi afferrò. "Sono qui, Eren." mi confortò. Mi rimise dritto e mi avvolse per la vita, sostenendomi.

"Levi," mi piegai verso di lui. Le ginocchia ormai inutili. "Voglio andare avanti così in eterno."

"Dobbiamo uscire. Sono quasi passati dieci minuti." fui scioccato dal constatare che non fosse passato molto più tempo.

"Non lasciarmi mai." implorai.

"Non lo farò. Pensavo davvero quello che ti ho detto ieri notte." raggiunse la mia mano con la sua, intrecciando le nostre dita. Chiuse l'acqua. Ero così sollevato che non fosse stato tutto un sogno perché i nostri sentimenti erano reciproci.

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