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Capitolo 9

Ci sono diverse cose che ci possono far sentire meglio. Non bene ma, meglio. E lo squillo di quel telefono mi aveva fatta risollevare. Stare dentro quest'ascensore con Calum che sembrava più cretino che furbo mi stava davvero facendo impazzire.

"Pronto, pronto? Mi senti?" Ovviamente, dietro quel telefono nessuna voce aveva risposto. Il telefono si era scaricato e la linea era caduta. "Stai sempre li a usare quel telefono, ci credo che la batteria è morta." Calum oggi voleva morire e sarebbe stato per opera mia. "Senti grandissimo coglione, se tu non avessi aperto bocca magari non saremmo in questo casino e se non avessi fatto mille chiamate a quella scema della tua ragazza per chiederle un aiuto che, una tonta come lei non sarebbe mai stata capace di darti, non saremmo chiusi qui senza telefono. Quindi adesso cuciti quel maledetto forno da cui fai uscire solo cazzate e cerca di farti venire qualche idea." Meglio. Stavo davvero molto meglio. "Sai una cosa Noelle, credevo avresti combattuto per il mio amore. Credevo che ti saresti sforzata un pó di più. È inutile scaricare tutta la rabbia repressa adesso, qui dentro, su di me. Hai avuto la tua occasione e l'hai bruciata facendo la troietta dietro quel Louis." Saremmo rimasti qui dentro per un lungo periodo vista la situazione perciò avrei dovuto mantenere la calma ed essere diplomatica perciò gli girai uno schiaffo, uno di quelli belli forti. "E non provare a dire mai più una cosa simile. Troietta sarà quella specie di cretina che ti porti dietro. Io ho provato a chiarire e tu facevi il ragazzo ferito." Non avrei potuto controbattere sulla storia di Louis perché, si, quel giorno lui era a casa mia ma, non so nemmeno io il perché.

L'aria dentro questo ascensore era diventata pesante ma per mia fortuna Calum non aveva più aperto bocca. "E se non dovessimo uscire per i prossimi giorni?" Avevo parlato troppo presto. "Moriremo qui." Io volevo essere sarcastica ma ovviamente lui era troppo preso dalla paura in questo momento. "Smettila di dire così." Io ero l'uomo, lui la donna impaurita. "Non vorrei immaginare se qui al mio posto ci fosse stata Melanie. Chissà chi tra voi due avrebbe fatto l'uomo." Lui non rispose. "Perché continui a nominarla?" Il suo tono non era né arrabbiato nè di sfida. "Non lo so, forse mi da un po' fastidio. Non riesco a capire cosa ci hai trovato di così speciale. Ci hai messo così poco a dimenticarti di me e metterti con lei." Lo avevo detto veramente? Dovevo uscire di qui. "Io non mi sono mai dimenticato di te. Non potrei, tu sei parte integrante di me e di ciò che sono e sarà sempre così. Siamo cresciuti insieme in un certo senso e sei stata la prima ragazza che ho amato, ti porterò sempre con me." Il mio stato d'animo era una merda. "Cal.." Non avrei mai pensato tutto questo. "Si?" Cosa avrei potuto dire per sistemare il casino che avevo fatto? "Io non ti ho tradito.." Ecco, la solita frase scontata. "Lo so."

Ci eravamo addormentati abbracciati quando degli strani rumori mi avevano lentamente fatto riaprire gli occhi. "Calum sveglia, qualcuno ci sta aprendo!!" Dissi scuotendolo. Lui strizzò gli occhi e come un bambino pronto a ricevere i dolci si era alzato con un po' di speranza in più.

"Adesso però come finirà fra noi?" Bella domanda. "Amici?" Quanto ero scontata. "Tu vuoi essere solo un'amica?" Lo volevo? Avevo detto tutte quelle cose con uno scopo o perché mi era venuto spontaneo?

Stavo lì a fissare il ragazzo con occhi in cerca di una verità quando le porte dell'ascensore si aprirono ed io corsi fuori, buttandomi fra le sue braccia, lasciando Calum in piedi, senza alcuna risposta.

Non volevo buttarmi fra le sue braccia ma, mi era venuto spontaneo. Lo avrei fatto anche se fosse stato il professor Ross. Non vedevo l'ora di uscire da quel cavolo di coso pericolante, in parte.

"Amore miooo, ecco dov'eri, ti ho cercato ovunque. Potevi chiamare." Calum non la amava, nemmeno un po'. Era troppo finta e stupida per lui, peccato che io lo abbia capito solo adesso.

"Grazi mille Michael. Se non fossi arrivato tu, sarei morta lì dentro." Lui mi guardò. "Ehm io.." Lo bloccai. "Non dire nulla, davvero, grazie." Gli sorrisi. "Allora sei viva." Commentó una voce dietro le mie spalle. "Louis, ma che diamine ci fai qui? Com'è possibile che sei ovunque, sempre e comunque?!" Dissi scuotendo la testa. "Non trattarlo così male, è grazie a lui se siete usciti." Che cosa? Grazie a chi? "Michael ma che stai dicendo?" Louis, Louis, Louis, era sempre in mezzo. "Si, ero venuto a cercare una cosa per mio zio e sentivo delle voci provenire dall'ascensore ma non capivo. Poi, hai cominciato ad urlare ed è stato lì che ho capito che eravate rimasti bloccati. Ti avevo anche chiamata ma, evidentemente non prendeva o non volevi rispondere." Adesso dovevo anche essergli grata. "Oh beh allora grazie Louis. Adesso ho bisogno di andare a casa a fare una doccia." I miei occhi si catapultarono su Calum. Forse quell'ascensore, aveva avuto anche i suoi lati positivi. Lui mi stava fissando con uno sguardo di delusione ed io feci l'unica cosa che era meglio fare, chinai la testa, perché quel suo sguardo era troppo difficile da sopportare.

La doccia era sempre stato un posto che mi aiutava a riflettere e pensare a ciò che era meglio fare ma, in questo caso non c'era bisogno di una risposta, gli occhi di Calum mi avevano già detto tutto.

"Noelle, c'è un ragazzo sotto che chiede di te." Forse era lui. Calum era qui. "Arrivo!!" Scesi di corsa le scale e quando arrivai all'entrata, mio padre stava parlando con Louis. Incubo. "Oh eccola." Sorrise mio padre. "Vi lascio soli."

"Louis che vuoi?" Dissi sbuffando. "Già sbuffi, non è un buon segno." Era meglio per lui che mi limitassi a sbuffare. "Senti, non ho tempo da perdere. Perché sei venuto qui? Cosa vuoi? Ti ho già ringraziato per avermi fatta uscire di lì." Risposi. "Sappiamo entrambi che non avevi alcuna voglia di uscire da quell'ascensore. Li ho notati i vostri sguardi sai?" Era venuto fin qui per farmi la predica? "Non sono affari tuoi. Ricorda che è anche colpa tua se tra noi è finita." Dovevo rimanere con i nervi saldi. "Beh comunque non sono venuto a casa tua per litigare ma per chiederti una cosa." Finalmente. "Cosa?" Sicuramente la solita cazzata alla Louis Tomlinson. "Un'uscita." Che cosa? "Una che?" Dissi ridendo. "Un'uscita. Un appuntamento." Povero illuso. "Assolutamente no, toglietelo dalla testa. Non ti sopporto per un minuto figurati per un'ora." Risposi. "Ti chiedo solo questo. Un appuntamento e poi ti giuro che non mi vedrai più. Scomparirò dalla tua vita." Mh, una buona proposta. "E quando dovremmo uscire?" Avrei fatto di tutto pur di non vederlo mai più. "Sabato." Disse senza titubare. "E poi scomparirai?" Chiesi. "E poi scomparirò." Oh che bello. "Perfetto." Ero contenta. "Perfetto. Ci si vede sabato." Mi salutò e andò via.

Domani Abby sarebbe tornata e finalmente avrei potuto raccontarle tutto.

Ero al computer quando qualcuno bussò alla porta, era mio fratello Tyler. Cavolo, lo avevo completante trascurato in questi giorni. "Disturbo?" Chiese entrando. "Scherzi? Vieni." Si mise seduto sul letto. "Devi dirmi qualcosa?" Non era un tipo molto loquace e veniva da me solo quando aveva bisogno di aiuto. "Mi manca mamma, Noe." Disse lui ed io sospirai. Con tutta questa confusione non ci avevo nemmeno più pensato. "Manca anche a me ma, è inutile disperarci e smettere di vivere. Lei tornerà un giorno." Non era vero ma, dovevo dargli un minimo di speranza, ne aveva bisogno. "Non dirmi cazzate. Lei non tornerà. Non tornerà più." Cominciò a urlare. "Ehi, calmo, non ti agitare così." Di punto in bianco si era arrabbiato. "Sono stanco di sentirmi dire bugie. Non sono piccolo. Non dovete trattarmi come Dylan e Ryan, so come stanno le cose ed ero venuto qui per avere conforto si, ma anche un minimo di verità." Disse con lo stesso tono. "Vuoi la verità? Vuoi essere trattato da adulto? Bene. La mamma non tornerà. Lei è andata per sempre ok? Non le importa più di noi, non si è nemmeno degnata a chiamare. Una misera chiamata in tre giorni non l'ha fatta. Perciò abituati a tutto questo perché da ora in poi, siamo noi la tua famiglia e mi dispiace dirtelo ma, dovrai crescere più in fretta perché, ci sono due bambini di cui prendersi cura, tre contando tuo padre, che spera ancora che lei tornerà. Quindi smettila di venire qui a piagnucolare e poi urlarmi contro perché da oggi in poi, io non sarò più la Noelle dolce e gentile." Tyler era in lacrime e io mi sentivo male. "Noelle..." Bene, mio padre aveva sentito tutto. "Vieni con me Tyler, usciamo di qui." Disse prendendolo per mano.

Mi affacciai alla finestra e New York era sempre così fredda ma spettacolare. Tutto il contrario di ciò che ero io. Ero vuota, insignificante e con una voglia assurda di fuggire via.

Presi il telefono per chiamare qualcuno, qualsiasi persona ma, notai un nuovo messaggio che mi lasciò pietrificata davanti allo schermo. Messaggio che era arrivato nel momento sbagliato dalla persona sbagliata. Le tipiche due parole che più odio in queste situazioni: 'Mi manchi.'

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