Capitolo 7
GIORNO BELLISSIME, FINALMENTE SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE. PER EVENTUALI ERRORI CORREGGERÒ DOPO. VI AUGURO UNA BUONA LETTURA E UNA BUONA DOMENICA ❤️
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I giorni passavano troppo in fretta e non riuscivo a credere a tutto quello che mi era successo.
Il mio ex ragazzo perché ormai, potevo definirlo così, usciva con una biondina del secondo e non aveva voluto chiarire con me.
Il nostro gruppo non era più tale. Le ragazze, tranne Abby, mi avevano totalmente declassata dal loro "livello sociale di amica". Mi avevano detto così. Non aveva alcun cazzo di senso. Non esiste una cosa del genere. Ma vabbè, me ne ero fatta una ragione.
Michael, lui era fidanzato con una ragazza del quarto. Era davvero bella e sembravano molto innamorati.
La mia migliore amica era partita per andare a trovare i suoi nonni a Madrid e senza di lei mi sentivo debole.
Metá scuola non mi rivolgeva più la parola per via delle bugie dette da quel vigliacco di Calum. Aveva messo in giro storie del tipo 'È una bugiarda traditrice.' oppure, 'Non fidatevi del suo dolce faccino, vi colpirà alle spalle appena potrà.' e poi, la peggiore, 'Io ero andato a casa sua per farle una sorpresa e l'ho trovata con un altro.'
Un altro. Un altro. Louis era davvero un altro? No. Assolutamente no. Amici? Mh, non eravamo nemmeno quello. Io non avevo più amici, non avevo più un ragazzo, non avevo più nulla. Ero solo io, contro tutti.
Pensare a tutte quelle persone che mi avevano voltato le spalle mi dava il voltastomaco. Io, che c'ero sempre stata, che li avevo sempre aiutati, ero diventata quella da cui si doveva stare alla larga. Sporchi traditori.
La pioggia cadeva leggera e il vento gelido mi intorpidiva mani e piedi. Questa scuola sembrava così vuota, così distante. Ero abituata ad avere sempre qualcuno con cui chiacchierare e adesso, mi ritrovavo seduta su uno scomodo muretto ghiacciato a mangiare un sandwich e guardare il mondo intorno a me.
Forse era questo il vero senso che non avevo mai dato al mio tatuaggio. Questo era il reale modo di vivere alla giornata.
Alzarsi ogni mattina dal letto e non sapere cosa accadrà. Se i tuoi amici torneranno da te. Se tutte le cose brutte diventeranno belle o rimarranno tali. Se il sole scaccerà via questo freddo di metà settembre e se questa vita, tornerà ad avere un senso.
Alzarsi con la consapevolezza di dover affrontare tutti questi punti interrogativi mi metteva sempre paura, ogni giorno di più.
Toccavo l'inchiostro sulla mia pelle e senza accorgermene stavo cercando di cancellarlo. Come se riuscendoci avrei finalmente riavuto la vita di prima. Come se dopo questo sciocco segno indelebile, tutto quello che avevo stava cominciando a sgretolarsi. Questo tatuaggio, che prima mi faceva sentire forte, adesso, mi dava quel senso di debolezza, anche se insensata, che mi faceva stare davvero male.
Se qualcuno aveva bisogno di ispirazione o di un semplice quadro, io ero la musa perfetta.
Una ragazza di diciotto anni, seduta su di un muretto fuori dalla scuola, a mangiare un semplice panino, con la pioggia che dolcemente cadeva e scompariva sul suolo, con le lacrime che le incorniciavano il viso tutto bianco e infreddolito e quella piccola punta di rosso sul naso.
"Noelle." Il freddo era nulla in confronto alla sua voce. Mi fece tremare come una foglia che pian piano si staccava dall'albero per poi cadere per terra.
Alzai la testa e i suoi occhi profondi erano impossibili da sostenere. Avevano un colore così intenso. "Noelle, stai bene?" La sua mano sfioró leggermente i miei capelli. "Si..." Risposi lentamente. "Quello non si cancella così facilmente lo sai vero?" Giá. "Louis, che ci fai qui?" Era il nipote di Cox ma, per quale motivo era sempre qui? "Mi ha chiamato mio zio." Perché si stava sedendo accanto a me? "E allora perché non vai da lui?" Non volevo che ci vedessero insieme. "Dio mio, ma cosa ti ho fatto? Ogni volta che mi avvicino a te, sei sempre pronta a cacciarmi." Si alzó di scatto. "Ti ho già detto perché non ti voglio intorno, soprattutto a scuola. Vai da Cox e basta!" Mi fissava ed ero in imbarazzo "Mi ha chiesto di venire per starti vicino." La sua voce era passata da dolce a dura. "Che cosa? Io non ho bisogno di nessuno. Sto benissimo." Ma che cavolo stavo dicendo? "Noelle, guardati. Sei sola al freddo a piangerti addosso. Se questo per te è stare bene, allora posso benissimo andare via." Disse girando le spalle. Avevo voglia di fermarlo. Non perché volessi la sua compagnia ma perché mi sentivo sola.
Il freddo mi aveva incatenata su questo stupido muretto e mi aveva ghiacciato il cuore.
La lezione di storia era noiosa. Cosa poteva importarmi di tutti questi uomini che combattevano per essere ricordati quando io, ero a pezzi?! Cosa poteva fregarmene di Marcantonio e Cleopatra e di come lui aveva lottato per lei, quando il mio ragazzo mi aveva lasciato senza dirmi una parola?
Per l'ennesima volta mi ritrovavo a guardare fuori dalla finestra.
Non sapevo per quale motivo ma, in un attimo, vedere Louis con Cloe, una ragazza del mio corso di fotografia, mi aveva fatto arrabbiare.
Stavo lì a fissarli quando lui, alzando la testa, incroció il mio sguardo. Mi girai continuando a seguire la lezione. Che figura!
Perché mi aveva dato così fastidio? Alla fine lui non era nulla. Anzi, non lo sopportavo.
Pochi minuti dopo qualcuno bussó alla porta dell'aula. "Scusi professore, potrebbe uscire un attimo Noelle Carter?" Pregavo perché il professore dicesse di no. "Si, tanto la signorina Carter oggi ha altro per la testa." I miei piedi si mossero da soli verso la porta nonostante io non volessi.
"Cosa vuoi?" Guardavo ovunque ma non i suoi occhi. "Io non la conosco quella lì. Mi stava solo chiedendo chi fossi." Perché mi stava dando spiegazioni? "Io non ti ho chiesto nulla. Non voglio sapere i dettagli della tua vita." Peró mi dava fastidio. "Noelle, tu cosa senti?" Che cosa? "Cosa dovrei sentire?" Che domanda scema che mi aveva fatto. "Quello che c'è tra noi." Tra noi non c'era nulla. "Smettila di farmi questi giochetti Louis. Non voglio essere un'altra pedina nel tuo contorto gioco. Devo tornare in classe." Questa volta lo guardavo fisso. "Perché Noelle? Perché sei così ostile nei miei confronti?" In realtà, non lo sapevo nemmeno io. Questo ragazzo mi faceva sentire strana. Mi dava fastidio vederlo con altre ma ancora di più quando stava con me. Non lo volevo accanto ma allo stesso tempo avevo bisogno di lui. "Devo tornare in classe." Lui mi prese il braccio. "Louis, lasciami." Dissi stanca e lui mi lasció.
Perché mi ostinavo a mettere queste scarpe con questo freddo? Adesso che non avevo passaggio e la macchina l'aveva presa mia mamma ero costretta a tornare a casa a piedi ed era una sofferenza.
Stare sola era una sofferenza. Mi ritrovavo circondata da silenzi assordanti. Ognuno con qualcosa da dire. La testa mi scoppiava e non avevo più le forze ma, dovevo tornare a casa.
Avevo passato tanto tempo a ripetermi di non pensare ad un futuro con Calum per non soffrire un giorno ma per quale motivo ci stavo così male? Perché non riuscivo a farmene una ragione? Cosa avevo di così sbagliato?
Ero quasi arrivata quando notai qualcuno fermo davanti al marciapiede di casa mia. Accelerai il passo per poi scoprire che era Calum.
"Oh, finalmente sei arrivata!" Calma. Dovevo mantenere la calma. "Perché sei qui?" Indifferenza. Forse voleva tornare con me. Forse questa massacrante giornata stava per finire nel migliore dei modi. "Ti ho riportato questi." Disse porgendomi uno scatolone. Lo guardai negli occhi. "Grazie." Risposi e lui andò via senza dire una parola.
Ero sul pavimento della mia camera e stavo guardando il contenuto della scatola. C'erano tutte le nostre foto, i pupazzetti che gli avevo regalato, cianfrusaglie varie e..l'album che gli avevo regalato quando avevamo fatto un anno. Ora non c'era nulla di concreto ma allo stesso tempo tutta la verità, quella che avevo cercato di evitare stava venendo a galla, poco a poco. Calum, si era sbarazzato dei miei regali e me li aveva portati solo per farmi capire che si era sbarazzato anche di me una volta per tutte. Questa era decisamente la nostra fine.
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