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Capitolo 5

Non avevo mai notato quella strana macchia sul soffitto della mia camera. Non mi ero mai accorta di quante cose inutili tenessi ancora sulle mensole attaccate alle pareti e di quanto questa stanza non mi rappresentasse nemmeno un po'.

Ero sdraiata su questo letto da circa due ore, senza alcuna voglia di alzarmi per contemplare l'opposto dell'anno perfetto che avevo sperato di vivere.

Chiusa qui, fra queste quattro mura, avevo capito che non avevo mai prestato molta attenzione a ciò che mi circondava. Ero sempre stata molto superficiale, menefreghista.

In sei anni, non mi ero mai accorta che tutto quello che c'era in questa camera, aveva a che fare con il passato e con i ricordi legati all'unica persona che aveva davvero avuto importanza nella mia vita: Michael.

Questo letto stava cominciando a diventare scomodo. Il soffice tappeto, che ricopriva la maggior parte del pavimento, a contatto con i miei piedi nudi mi faceva sentire sulle nuvole. Sembrava di saltellare su piccoli batuffoli bianchi. Fuori stava cadendo una leggera pioggerella e il vento batteva forte sulla mia finestra.

Dopo cinque giorni, Calum non voleva ancora parlarmi e io non avevo detto nulla ai miei. Non ero quel tipo di ragazza che raccontava tutto a tutti. Mi fidavo solo di Abby.

La mia camera non era molto grande ma nemmeno piccola. Avevo un bagno tutto mio, con un grande specchio. Entrai e mi fermai lì davanti a guardarmi. I miei occhi si fermano a fissare l'inchiostro sul mio polso. Forse ero stata impulsiva anche in questo.

La ragazza che c'era di fronte a me non era la stessa di un anno fa. Questa sembrava distrutta, sopraffatta dal presente e dal passato. Bloccata in un arco di tempo che sembrava non terminare mai. Meno forte, molto più fragile. Allo specchio non c'era più Noelle ma, Noe, la piccola bimba che giocava nel prato con la palla rossa. Un pó timida ed impacciata.

Odiavo questa mia versione. Avevo passato così tanto tempo a cercare di essere, non diversa ma, più sicura. Volevo davvero piacermi.

Avevo bisogno di una doccia calda per rilassarmi ma, nello stesso momento in cui stavo per aprire l'acqua, il telefono iniziò a squillare. "Pronto?" Risposi. "Noelle, stasera c'è una festa e tu devi venire." Abby non sapeva come in questo momento avrei preferito buttarmi sul letto a piangere più che mettermi in tiro per andare ad una stupida festa piena di persone stupide. "Abby non lo so. Non mi va molto.." Sbuffai. "Alle otto e mezza sono da te." Disse velocemente e poi staccò. Con lei non si poteva mai controbattere.

Ero uscita dalla doccia e mi sentivo meglio ma adesso c'era il solito dilemma: cosa potevo mettere?

Aprii l'armadio e cominciai a uscire mille vestiti e nessuno di questi mi piaceva. Poi, messo in un angolino lo vidi. Lo avevo indossato solo una volta, non perché non mi piacesse ma perché era veramente bello e speciale, non volevo usarlo per qualsiasi occasione. Questa lo era, una festa come le altre ma, forse questa sera, sarei riuscita a riprendere il mio Calum.

Erano le otto e mezza quando Abby bussò alla porta. Mamma e papà non erano ancora tornati ma li avevo già avvertiti per telefono. "Sei bellissima." Non era possibile, il mio ragazzo era qui. "Calum, tu, tu.." Non trovavo le parole. "Io sono stato un coglione e non ti ho dato la possibilità di spiegare. Avevo solo bisogno di qualche giorno per pensarci su e adesso, eccomi qui." L'unica cosa che feci fu abbracciarlo forte. Lui mi strinse. "Adesso andiamo che c'è freddo." Disse sorridendomi. Chiusi la porta e salii in macchina.

La festa era a casa di un amico di Jake e aveva invitato anche noi. "Ma chi è questo?" Chiesi. "Non lo conosci, è un nostro amico. Ce l'ha presentato Jake e siamo usciti insieme qualche giorno fa. È un tipo forte. Ti piacerà sicuramente." Rispose Calum.

Entrammo in casa e c'era già molta gente. Era enorme e fuori avevano un balcone abbastanza grande nel quale vi era una piccola piscina riscaldata. Ci facemmo spazio tra la folla e andammo in cucina. "Eccolo!" Esclamò Abby. Ci stava venendo incontro. "Sera ragazzi." Salutò tutti con un grande sorriso. "Loro li consoci tutti mentre lei è Noelle." Lui mi strinse la mano. "Piacere io sono Louis, Louis Tomlinson." Era lui, il ragazzo che avevo incontrato a scuola. Quello che mi aveva sollevata da terra e aveva trovato i miei occhiali. Però lui sembrava non ricordarsi di me. "Noi, ci siamo già visiti da qualche parte?" Chiese fissandomi.
"Si, ero la ragazza senza occhiali." Risi.
"Oh si, ora ricordo. Beh, così stai meglio." Disse lui facendomi l'occhiolino.
"Sai Louis, lei è la mia ragazza." Si intromise subito Calum.
"Non avevo mica intenzione di mangiarla. Ho solo detto che senza occhiali sta meglio." Rispose lui. "Adesso se mi scusate, vado a prendere le altre cose da bere. È stato un piacere Noelle." Sorrise e andò via.

Calum era sul divano a scherzare con i suoi amici, Abby era scomparsa con un ragazzo e Diana era con il suo. Dovevo necessariamente andare in bagno ma questa casa era enorme. Salii al piano di sopra e cominciai a cercare. Aprii una porta e trovai una stanza, era sicuramente di Louis. Per fortuna aveva il bagno così corsi lì dentro.

Questa festa mi stava annoiando. Calum sembrava non calcolarmi e io non vedevo l'ora di tornare a casa. Ero seduta su questo grande letto, almeno qui non c'era confusione o gente ubriaca a darmi fastidio. C'era un libro di scuola sul pavimento, lo aprii e il nome di Louis era scritto con dell'inchiostro nero. Era indubbiamente la sua camera. Cominciai a sfogliarlo, accorgendomi che andava già all'università. Ecco perché non lo avevo mai visto. "Che fai, frughi fra le mie cose?" Una voce irruppe nel silenzio della stanza. "Ehm scusa ma, avevo un pó di mal di testa e cercavo un posto più tranquillo." Mentii. "Oppure, il tuo ragazzo è sotto e non ti dà conto e tu non sopporti più questa festa. Ti stai annoiando vero? Beh per una come te forse questo tipo di feste non sono abbastanza forti." Ma che problemi aveva questo tipo? "Cosa scusa?" Lo guardai. "Noelle, perché sei qui? Con quelle persone. Tu non c'entri niente." Mi stava confondendo. "Loro sono miei amici e io sto qui perché mi piacciono le feste." Mentii di nuovo. "Amici? E perché sei qui tutta sola a leggere i miei libri di scuola mentre loro sono sotto a divertirsi? La tua amica sta con un mio compagno e il tuo ragazzo con i suoi amici. Tu non sei adatta a questo tipo di persone. Sei troppo precisina." Ma chi si credeva? "Senti ma cosa vuoi? Chi ti conosce?" Si spostò più vicino e sotto la luce notai che i suoi occhi erano rossi. "Tu sei ubriaco!" Non mi diede il tempo di alzarmi che si buttò sopra di me. "Louis, alzati subito e fammi scendere!" Urlai. "Calum è sotto, non saprà nulla. Qualche bacio non uccide nessuno. O forse non sono di tuo gradimento?" Mi stava davvero facendo paura. "Basta, alzati!" Lo spinsi e lui cadde per terra, io scappai via e scesi sotto.

"Calum voglio andarmene." Cercai di farmi sentire. "Io mi sto divertendo." Rispose lui. "Beh io no." Presi posizione. "Per una volta posteresti fare meno la testarda e rimanere qui a divertirti!" Esclamò. "Va bene, ho capito, chiamerò qualcuno." Mi girai e andai via.

"Pronto?" Rispose al primo squillo. "Ehi, sono ad una stupida festa ed un tipo ubriaco voleva mettermi le mani addosso, puoi venire a prendermi, ti prego." Dissi singhiozzando. "Arrivo!"

Una macchina nera si fermò davanti alla casa di Louis. "Sali." Disse Michael. "Grazie." Risposi asciugando le lacrime.

Dopo venti minuti di silenzio imbarazzante arrivai a casa. "Mike, io, mi dispiace.." Ero felice di poter finalmente scusarmi. "Ok." Rispose secco. "Dico davvero, io non..." Mi bloccò. "Solo perché ho risposto alla chiamata e sono venuto a prenderti non vuol dire che tra noi sia tutto come prima." Sputò. "E allora perché lo hai fatto?" Non aveva senso. "Ti ho risposto per sbaglio e quando ti ho sentita piangere, non ce l'ho fatta a riattaccare, ecco perché." La verità faceva male. "Adesso scendi, ho lasciato una mia amica al bar per venire da te." Ed in un secondo, mi era crollato il mondo addosso. "Vai, sbrigati." Ripeté. Così uscii fuori dalla macchina. Lui partì, lasciandomi lì in piedi come una cretina.

Tutti già dormivano e il silenzio che circondava la casa mi rendeva ancora più vulnerabile. Questa serata era stata un susseguirsi di delusioni. Avevo fatto i conti male.

Con il buio fuori e la solitudine che aveva preso possesso su di me mi sentivo piccola, insignificante. Calum che mi aveva lasciata sola, Abby che non si era preoccupata a chiamare, Michael che mi aveva buttata fuori dalla sua auto e Louis. Non sapeva nulla su di me ma, sembrava conoscermi meglio di chiunque altro.

Non l'avevo mai detto ma spesso mi sentivo fuori luogo. Come se tutti quelli che mi circondavano stessero con me per un solo motivo: essere conosciuti. Tutti i miei amici, prima, erano degli sfigati, quelli che nessuno calcolava. Gli emarginati dal mondo. Persino Calum. E forse, adesso che avevano capito come funziona e avevano conosciuto la gente giusta, io non servivo più.

Magari col tempo le cose si sarebbero sistemate ma una cosa era certa, non volevo più avere niente a che fare con quel Louis Tomlinson. La causa di tutta questa mia confusione era solo colpa sua.

Ora come ora volevo solo chiudere gli occhi e lasciare al mio passato prendere il sopravvento su di me. Perché preferivo ricordare i momenti felici più che vivere in questo disastro che la gente chiamava presente.

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