Capitolo 49
"Il mondo è pieno di sofferenze, ma è altrettanto pieno di persone che le hanno superate."
(Helen Keller)
Dopo quella lettera piansi. Durò per tutto il giorno, la notte fu la parte più brutta. Poi la mattina mi svegliai e non sentii più nulla, quasi come se quelle lacrime avessero prosciugato qualsiasi sentimento mi fosse rimasto.
Non sentivo gioia, felicità, tristezza, rabbia, niente, il nulla assoluto. Non solo nei confronti di Louis, ma verso tutti. Avevo perso la mia parte migliore, il mio primo vero amore, l'unica persona che mi teneva salda, con i piedi per terra, che mi faceva sentire come avevo sempre desiderato.
I giorni passarono in fretta, così come il Capodanno. In un batter d'occhi mi ritrovai nella mia stanza a Stanford, a fissare il mondo fuori dalla finestra. Louis aveva ragione: il tempo continuava a scorrere ed io non avevo alcuna possibilità contro di lui.
Avevo chiesto a Jordan una pausa. Avevo bisogno di rivedere la mia vita, le mie priorità. Avevo bisogno di tornare ad essere me stessa.
Io e Louis non ci eravamo più sentiti. Era come se nessuno dei due si ricordasse dell'esistenza dell'altro ma soffrisse per la sua mancanza. A volte succedeva: si soffriva per qualcuno ma non si capiva per chi.
Prima di andare a dormire, aprivo la finestra della mia camera e fissavo il cielo per un'ora, ogni sera allo stesso orario, da quando ero tornata in California. Mi faceva sentire più vicina a lui, anche se cercavo di non pensarci, di andare avanti e dimenticarlo per sempre. Ma non succedeva mai, lui era il mio chiodo fisso. Ogni volta che vedevo la stella più luminosa, mi convincevo del fatto che anche lui stesse guardando quella e stesse pensando a me.
Mio padre mi chiamava ogni giorno, voleva sempre sapere cosa avevo fatto, come stavo, se le cose con Jordan erano cambiate, se avevo intenzione di tornare a casa.
Anche Abby mi chiamava spesso e negli ultimi giorni, avevo ricevuto delle email dal mio amico Michael. Era andato a studiare in Canada. Dopo esserci persi per un lungo periodo, ci eravamo ritrovati la sera di Capodanno, quando era tornato per festeggiare con la famiglia.
La cosa che accomunava tutte le persone che mi chiamavano o mi scrivevano, era il continuo desiderio di sapere cosa mi stesse accadendo, se avessi bisogno di aiuto, ma la verità era che nessuno poteva darmi una mano. La persona che aveva creato la mancanza, era l'unica a poterla colmare ma era anche quella che non avrei avuto il coraggio di rivedere o di risentire.
La notte mi risultava difficile dormire, continuavo a pensare a quella sera in cui gli avevo urlato contro, in cui gli avevo detto che tra noi era finita e nulla ci avrebbe più riunito. La ferita era troppo grande per poter essere ricucita, ne ero consapevole, perciò, attendevo solo che si cicatrizzasse da sola, con il tempo.
L'aver allontanato Jordan non era un segno che il mio amore nei suoi confronti fosse diminuito, semplicemente non mi sentivo pronta a vivere la mia vita al suo fianco, non prima di aver chiarito i dubbi che continuavano a tormentarmi ogni giorno.
La vita qui in California mi piaceva. Avevo pochi amici ma buoni. Dopo l'esperienza alle superiori, avevo imparato a saper scegliere bene le persone da frequentare.
Era tardo pomeriggio quando Hannah, la mia amica e compagna di corso, bussò alla porta.
"Allora sei viva. Pensavo ti avesse rapita qualche alieno."
"Non ti libererai di me così facilmente." Scherzai dandole una bacca sulla spalla.
"Ti va di uscire? Sono giorni che sei chiusa qui. Hai saltato anche le lezioni questa settimana. Ho dovuto dire al professore che stai male, si è sorpreso nel non vederti." Disse la mia amica sedendosi sul letto.
"Scusa, avrei dovuto dirtelo. Non sto passando un bel periodo e sentivo il bisogno di stare un pò da sola." Dissi sperando che mi capisse.
"Tranquilla, non devi scusarti. Mi dispiace non essermene accorta subito. Adesso come va?" Chiese Hannah.
"Bella domanda. Non ne ho la più pallida idea. Non so come mi sento, cosa provo, chi mi manca o chi non vorrei vedere nemmeno in foto. Stare da sola mi ha solo confusa di più." Risposi accorgendomi di essere davvero confusa.
"Questo è un ottimo motivo per alzarti, darti una ripulita e uscire con noi. Mackenzie e Caroline ci aspettano di sotto e fra poco ci raggiungono anche Spencer e Daniel."
"D'accordo, mi vesto e arrivo." Accettai di uscire da quel buco di stanza e stare con i miei amici. "Anche se ho paura di incontrare Jordan." Ammisi sospirando.
"Come avete passato le vacanze?" Chiese Caroline mentre sorseggiava il suo caffè fumante.
"Bene. Con la mia famiglia siamo andati a trovare dei parenti a Washington." Rispose Spencer.
"Io sono stato tutto il tempo a tener d'occhio quella peste di mio fratello, quindi niente di particolarmente emozionante." Disse Daniel. "E tu Noe, com'è andata a New York?"
"Bene." Risposi. "E' stato bello rivedere la mia famiglia, passare del tempo con loro."
"E con Louis...?" Disse Hannah lanciandomi un'occhiata e ridacchiando.
"Louis è venuto a trovarti?" Caroline sembrava sconvolta.
"Si, ma è stato solo qualche giorno." Risposi cercando di non dare peso alla cosa.
"E com'è andata?" Chiese Mackenzie.
"Bene." Risposi secca.
"Ehi, va tutto bene?" Spencer poggiò la sua mano sulla mia.
"Si, è solo che sono successe delle cose e sto cercando di metabolizzare il tutto."
"Allora non è tutto ok. Sai che con noi puoi parlare di qualsiasi cosa, vero Noe?" Si aggiunse Mackenzie.
"Si, lo so. Grazie ragazzi." Guardai tutti e sorrisi.
"Oh, guarda chi c'è. Avevate un appuntamento?" Mi voltai nella direzione in cui guardava Daniel e sentii il mio corpo congelarsi. Jordan era proprio dietro di me.
Lo guardai e lui fece lo stesso, così mi voltai di scatto e tornai a guardare i miei amici.
"Noelle, vuoi dirci cosa è successo o dobbiamo chiedere in giro?" Disse Caroline incrociando le braccia. "Perchè avete reagito così? Vi siete lasciati? Ti ha tradito? No, aspetta. Lo hai tradito con Louis?"
"Vacci piano, Care." Dissi facendola zittire. "Gli ho chiesto una pausa. Ho bisogno di riflettere e risolvere alcuni problemi, chiarire dei dubbi."
"Una...cosa? Ma sei matta?" Urlò facendo girare le persone del tavolo accanto. "Sai che dopo una pausa niente è più come prima? Che magari vi lascerete e sarà proprio lui a farlo? Hai fatto un'idiozia, lasciatelo dire da un'amica che ci tiene."
"Care, lo so. Non credi abbia pensato sia ai pro che ai contro? Ma ho questo necessario bisogno di prendere le distanze. Se non vorrà più tornare con me o se vorrà lasciarmi, capirò, ma questa era una cosa che dovevo fare, ne sentivo l'esigenza." Risposi a bassa voce, sperando che Jordan non fosse ancora nei paraggi.
"Non possiamo metterci in mezzo. Solo lei sa cosa prova." Intervenne Daniel. "Se sentivi che era questa la cosa giusta da fare, non hai sbagliato." Sorrise rassicurandomi.
"Grazie Dan." Dissi ricambiando il sorriso.
Passammo il pomeriggio a parlare e ridere. Per la prima volta dopo la partenza da New York, mi sentivo meglio.
La sera tornammo in camera per fare una doccia e per poi vederci a cena.
"Ho sentito!" Urlai uscendo dal bagno. "Ero in doccia, dammi il tempo." Continuai a borbottare mentre andavo verso la porta. "Non posso nemmeno lavarmi in santa pace?"
"Oh, scusa. Pensavo fossi a letto." Disse Jordan.
"Pensavo fosse Hannah.." Risposi abbassando lo sguardo.
"Posso entrare?" Chiese cercando il contatto con i miei occhi.
"Non credo sia una buona idea." Ammisi.
"Per favore, ho bisogno di parlare con te." Mi pregò lui.
"Jordan.." Non ero pronta. Non volevo entrasse.
"Ti prego Noelle, ti prego." Insistette continuando a fissarmi.
"D'accordo, ma solo per cinque minuti. Devo scendere a cenare." Mi scostai per farlo entrare. "Metto qualcosa addosso e arrivo." Avevo ancora l'accappatoio e per qualche strano motivo, mi sentivo a disagio.
Poco dopo uscii dal bagno e lo trovai seduto sul letto. "Eccomi." Dissi avvicinandomi ma senza sedermi accanto a lui.
"Puoi metterti qui? Mi metti ansia se rimani in piedi." Ammise Jordan. Così lo accontentai anche se leggermente controvoglia.
"Allora, cosa volevi dirmi?" Chiesi cominciando a sentire l'agitazione aumentare.
"Noelle, perchè fai così? Non riesco a capirti e non sopporto più questa situazione. Ho bisogno di risposte e di certezze. Io ti amo ma non posso aspettarti per sempre." Sentii una fitta allo stomaco. Era paura di perderlo?
"Mi dispiace tenerti sulle spine, però non sono ancora pronta a riprendere tutto questo." Risposi senza pensarci troppo.
"Dannazione, Noelle!" Escalmò Jordan. "Ti stai comportando così per colpa di Louis, te ne rendi conto? Non accetto tutto questo, non più. Devi prendere una decisione adesso. O me o lui, nessuna via di mezzo." Era alterato e arrabbiato ma lo ero anch'io. Come poteva chiedermi di prendere una decisione del genere?
"Va bene." Risposi confondendolo.
"Cosa vuoi dire? Non capisco." Disse alterandosi.
"Prenderò una decisione, ma non adesso, non stasera." Lui mi guardò e notai preoccupazione nei suoi occhi.
"Una settimana, non di più. Te l'ho detto, non aspetterò per sempre." Alle sue parole cercai di trattenere le risate. Mi stava dando un ultimatum?
"D'accordo. Adesso devo preparami, puoi andare via?" Per la prima volta da quando era entrato, lo avevo guardato negli occhi senza distogliere lo sguardo.
"Quando avrai deciso, sai dove trovarmi." Disse prima di alzarsi e uscire dalla stanza.
Non dissi niente alle altre, non mi andava di sentire altre lamentele. Caroline non aveva freni inibitori ed io non volevo esplodere e insultarla, era una mia amica e le volevo bene.
Quando tornai in camera, misi il pigiama e mi avvicinai alla finestra per fissare ancora una volta il cielo. Rimasi lì per due ore. Mi passarono per la mente gli ultimi anni. Il trasferimento qui in California, l'essermi lasciata con Louis, l'incontro con Jordan, le nostre uscite. Pensai agli anni delle superiori, a tutto quello che volevo a quel tempo, alle mie pazzie, ai miei sogni. Ero cambiata troppo, non mi piacevo più. Mi sentivo troppo adulta, troppo statica, severa con me stessa. Era difficile essere adulta. Quando ero con Louis non dovevo sforzarmi ad essere un'altra persona, a lui andavo bene così com'ero. A quel punto mi chiesi cosa avrebbe pensato Jordan se mi fossi comportata in quel modo anche con lui. Gli sarei piaciuta o avrei fatto una cattiva impressione mostrandogli il mio vero carattere? Odiavo sentimi così. Odiavo non essere sicura. Poi pensai che se era vero che mi amava avrebbe dovuto accettare tutto di me, proprio come facevo io con lui, proprio come facevano le persone innamorate. Mi tornò in mente la sera di Natale, quando Louis mi chiese se ero certa che lui fosse quello giusto, se ero sicura di amarlo davvero. In parte era stato lui a influenzarmi. Avevo chiesto la pausa a Jordan dopo aver ricevuto la lettera del mio amico. Mi aveva fatto riflettere molto sul rapporto che avevo con il mio ragazzo.
A Jordan avevo detto una bugia, non sarei mai riuscita a scegliere. Anche se Louis era lontano e non avevamo più alcun contatto, non avrei mai potuto dirgli addio. Lui faceva parte di me in tutto e per tutto e per nulla al mondo lo avrei lasciato andare per sempre. Ma d'altro canto non volevo nemmeno perdere il mio ragazzo. Lo amavo ancora, lo sapevo, lo sentivo. Dovevo trovare una soluzione il prima possibile.
Decisi di andare a dormire e trarre consigli dalla notte. Spensi le luci e poco dopo mi addormentai.
"Giuro che cambio camera e non dico a nessuno dove si trova. Avete rotto tutti quanti. Se non apro subito un motivo ci sarà, non credete?" Sbraitai andando ad aprire.
Erano solo le sei del mattino e qualche idiota aveva pensato bene di venire a rompere e non la smetteva di bussare. Ed era anche insistente.
"Vorrei capire cosa c'è di così urgente da dirmi da svegliarmi a.." Aprii la porta e rimasi di sasso.
"Ti prego non picchiarmi." Disse sollevando le mani in aria.
"Co..cosa ci fai tu qui?" Lo fissavo e continuavo a strabuzzare gli occhi. Non era possibile.
"Non sono il benvenuto?"
"Louis." Gli gettai le mie braccia intorno al collo e lui fece lo stesso, stringendomi forte a sè. "Mi sei mancato così tanto." Dissi piagnucolando. Approfittai del momento per inspirare il suo odore, era sempre lo stesso. Sapeva di casa. Era il mio Louis, in carne ed ossa.
"La tua lettera mi ha fatto pensare molto. Quando l'ho letta sono scoppiato in lacrime, l'uomo che mi stava accanto, mi fissava come se stessi facendo chissà cosa. Sarei voluto venire prima, ma ho preso del tempo per pensare e capire quale fosse la cosa giusta da fare. Partire senza averti salutata, quel giorno, è stata la cosa più difficile da fare. Nonostante le tue parole forti della sera prima, non riuscivo a credere che non ti avrei più rivista. Che stavo andando via senza aver salutato per un'ultima volta la parte più bella di me. Io ti amo Noelle, e l'ho sempre fatto e so che tu ami Jordan e vuoi un futuro con lui e tutto il resto, ma io non posso stare senza te. Non ci riesco. È come se non riuscissi a respirare, come se stessi affogando ripetutamente e nessuno, tranne te, riuscisse a darmi una mano. Ho commesso troppi errori e mi sei scivolata dalle mani troppe volte, adesso non voglio più che le cose vadano così. Cambierò per te, se è quello che vuoi, sarò una persona nuova, diversa, più matura. Ma ti prego, con tutto il mio cuore, torna con me Noelle, torna con me." Mentre parlava senza prendere una boccata d'aria, teneva le mie mani strette nelle sue e io lo guardavo. Fissavo la sua bocca, i suoi occhi, le sue espressioni e mi accorsi che mi era mancato ogni centimetro del suo corpo.
"No, non devi cambiare per nessuno, nemmeno per me. Non ti amerei davvero se ti chiedessi di cambiare. A me piaci così come sei, è questo tuo essere spensierato che mi fa stare bene. Non mi piacciono le cose serie, non mi sono mai piaciute. Io ho sempre desiderato vivere cogliendo gli attimi, ma con te ho sempre sbagliato. Non sono mai riuscita a cogliere l'attimo perfetto, non abbiamo mai avuto un ottimo tempismo. Ma ora è diverso, lo so, so che è arrivato il nostro momento. Ti amo Louis, ti ho sempre amato. " Sussurrai al suo orecchio.
"Lo dirai a Jordan?" Chiese con un pizzico di preoccupazione nella voce.
"Non c'è bisogno, lo sa già. Lo ha sempre saputo." Lui mi sorrise e poggiò una mano sulla mia guancia. Si avvicinò lentamente per baciarmi e tutto finì.
Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte. Ero tutta sudata e il cuore mi batteva velocemente. Corsi verso la finestra, la aprii e presi aria, mi sentivo soffocare.
Quando mi calmai tornai a letto e cercai di metabolizzare. Era tutto un sogno, non era la realtà.
Avevo sentito dire che molti studiosi suppongono che la nostra mente, quando sogniamo, elabora tutto ciò che il nostro cuore vorrebbe si avverasse. Tutto quello che non possiamo avere nella realtà, lo possiamo vivere nei sogni. Ed era vero: io non potevo avere Louis, e così immaginavo ciò che il mio cuore voleva più di ogni altra cosa.
Dopo stanotte avevo deciso cosa fare. Sapevo cosa volevo e chi volevo. Forse era stato un segno del destino o solo un desiderio radicato nel profondo dei miei pensieri e del mio cuore. Tutti i dubbi erano scomparsi, così come le ansie e le incertezze. Le sofferenze erano finite ed ero pronta a vivere davvero la mi vita. E capii che alla fine la gente non si sbagliava, era proprio vero: la notte portava consiglio.
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Salve salve, ecco il penultimo capitolo. Wow, quasi non ci credo che siamo arrivati alla fine. Ho preferito aggiornare prima nel caso non riuscissi in questi giorni. Spero vivamente vi sia piaciuto. Come sempre, per eventuali errori correggerò il prima possibile.
Al prossimo ed ultimo capitolo.
Lots of love xx
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