Capitolo 48
"Poi tutto torna come prima, ma non è più la stessa cosa."
(Alessandro Baricco)
"Fatemi spazio, mi sto ustionando." Si affrettò a dire mia zia mentre arrivava con una teglia piena di carne fumante.
"La prendo io." Si offrì Jordan prendendo la pirofila e poggiandola sul tavolo. Lei lo ringraziò con un sorriso, cosa che invece non fece Louis. Mi voltai per guardarlo e il suo sguardo trasmetteva odio e disgusto per il mio ragazzo.
"Karen, credi davvero che mangeremo tutta questa carne? Il primo era già abbondante." Le fece notare mio padre.
"Beh, guardando tuo figlio non si direbbe." Ribattè lei indicando Tyler. "Mangia tesoro, mangia e fatti grande." Gli diede un leggero pizzicotto sulla guancia e si mise a sedere. "Louis, caro, tu ne vuoi?" Fissò il mio amico che sembrava distratto nel continuare a guardare Jordan con disprezzo.
"Oh, si, certamente." Fece un leggero sorriso e prese poche fette di carne.
"Tenete spazio per il dolce, mi raccomando." Ci avvertì mia zia prima di cominciare a mangiare.
"Avete già deciso come e dove passerete il Capodanno?" La madre di Jordan mi stava fissando in attesa di una risposta.
"A meno che mio padre non abbia piani diversi, lo passeremo in famiglia e con la zia Karen, come ogni anno, d'altronde." Io ed il mio ragazzo non avevamo passato nemmeno un Capodanno insieme. Sua madre era una di quelle donne fissate con le feste vistose ed in più, non amava cucinare.
"Capisco. Nel caso vi andasse di unirvi a noi, ne saremmo ben lieti." Rispose con il suo solito sorriso finto.
"Grazie per l'invito, ma ormai siamo abituati così, è una tradizione di famiglia." Disse mio padre con garbo.
"Louis, tu rimarrai qui fino a Capodanno?" Mia zia non smetteva di fargli domande.
Notai nei suoi occhi una punta di indecisione e paura. Non sapeva cosa dire o non voleva ferire mio padre?
"Non penso. Probabilmente partirò domani stesso." Rispose senza fare troppi giri di parole e cercando di non incrociare nè il mio sguardo, nè quello di mio padre.
"Tornerai a Dublino o hai altre tappe?" Riprese mia zia.
"Credo sia il momento di tornare a Dublino. Mi sono trattenuto più del previsto." Fece un leggero sorriso. "Però tornare qui è sempre bello." Concluse Louis.
"Capisco..beh potresti tornare altre volte, non solo nel periodo natalizio, non credi?" Perchè mia zia stava facendo tutte queste domande?
"Si, non è una cattiva idea. Ovviamente dipende dagli studi e dal denaro." Rispose il ragazzo.
"Il nullafacente non è di certo un lavoro che porta soldi." Sussurrò Jordan con tono acido. Per fortuna nessuno a parte me lo sentii. Gli diedi una gomitata senza farmi notare e lui fece spallucce.
"E per ora dove alloggi?" Inaspettatamente la madre del mio ragazzo gli porse una domanda.
"A casa del signor Carter. E' stato molto gentile."
"Abbastanza direi. Far dormire l'ex ragazzo di sua figlia nella stessa casa è indice di immensa gentilezza." Commentò con acidità.
"Lui è come un figlio." Rispose subito mio padre riferendosi a Louis. "In più sono rimasti amici, non vedo dove sia il problema." Per una volta non mi sentivo in imbarazzo. Quella donna meritava risposte del genere.
"Peccato che Noelle sia fidanzata con mio figlio. Nessuno di voi si è chiesto se a Jordan andasse bene." Ribattè la donna.
"Fino a prova contraria Louis sta a casa mia, non vostra o di suo figlio, perciò sono io a decidere." Mi sarei voluta alzare e battere le mani incessantemente. L'espressione sul viso della madre di Jordan era impagabile.
Nella stanza si diffuse un silenzio generale. Era tutto molto imbarazzante.
"Che ne dite se prendo il dolce?" Propose mia zia Karen rompendo il silenzio.
"Io dico che ne avanzerà molto dal momento che noi andremo via di qui." Si impuntò la madre del mio ragazzo.
"Ma mamma, non abbiamo ancora terminato, e poi.."
"Jordan, alzati da quella sedia, saluta e andiamo via, adesso." Gli ordinò la donna.
Rimasi basita dal comportamento di sua madre e ancor di più da quello di suo padre che non proferì parola per tutta la serata. Stava immobile a guardare la scena, quasi come non fosse presente o non sentisse nulla.
"Mi dispiace signor Carter, mia madre a volte esagera. Signora Carter, complimenti, la cena era davvero buonissima, spero di riuscire a farmi perdonare." Jordan si scusò con la mia famiglia, era davvero mortificato, non lo avevo mai visto così. "Amore, perdonami anche tu. Forse non è stata una buona idea venire qui." Mi diede un bacio sulla guancia e si diresse all'ingresso. "Buon proseguimento e tanti auguri a tutti." Disse guardandoci uno ad uno.
"Sta tranquillo Jordan, non è colpa tua. Mi dispiace tu debba andare via e mi dispiace per aver risposto a tua madre, ho esagerato anche io."
"Non si preoccupi, non aveva tutti i torti signor Carter. Adesso è meglio che vada, a presto." Salutò tutti e uscì di casa.
Rimasi ferma a fissare la porta mentre tutti tornavano a sedersi a tavola. Notai con la coda dell'occhio che Louis mi stava guardando ma non appena mi voltai, lui distolse lo sguardo.
"Sono stata una sciocca impulsiva, non dovevo invitarli, non prima di aver chiesto a te. Mi dispiace così tanto, Noe."
"E' tutto okay, credo. Se non vi dispiace preferisco andare fuori a prendere una boccata d'aria." Senza aspettare cenni di consenso uscii dalla porta sul retro.
Fuori faceva davvero freddo, così mi strinsi nel mio cappotto. Alzai gli occhi verso il cielo e cominciai a contare le stelle. Era una cosa che facevo sin da piccola quando qualcosa mi turbava o non andava bene. Era un modo per isolarmi e distrarmi.
Ero arrivata a contarne mille novecento tre, quando mi accorsi che qualcuno si era appena seduto accanto a me. Mi voltai e Louis era lì, fermo, con gli occhi rivolti verso il cielo.
"A quanto sei arrivata?" Chiese senza distogliere lo sguardo.
"Quasi a duemila." Risposi.
"Devo dedurre che sei molto preoccupata." Questa volta mi guardò.
"Come potrei non esserlo? Questa serata è cominciata male ed è finita peggio. Ho fatto una figuraccia con i genitori del mio ragazzo. Sua madre è una persona pignola e antipatica, non chiederà mai scusa e non accetterà di parlare con mio padre, la conosco troppo bene." Dissi in tono disperato.
"E quindi? Non capisco cosa ti importi. Noelle, tu non sei mai stata così, non hai mai dato tanto peso a queste cose." Mi fece notare Louis.
"Sono cambiata, sono maturata. Adesso mi importa di ciò che la gente pensa, mi dispiace sapere che ci sono problemi all'interno della mia famiglia. La Noelle che conoscevi prima è un capitolo passato, ho voltato pagina."
"La tua famiglia. Da quando Jordan e i suoi genitori sono la tua famiglia?" Chiese con un tono quasi arrabbiato.
"Louis, io lo amo e lui ama me. Abbiamo ventidue anni, non siamo adulti come i nostri genitori, ma nemmeno bambini. So che ancora è presto, ma devo cominciare a pensare al mio futuro con lui." Risposi lasciandolo di sasso.
"Vuoi dire che hai intenzione di sposarlo?"
"Si. Non ora, ma quando sarà il momento non mi tirerò indietro. Con lui sto bene, sono felice." Sentii Louis sospirare e quando mi voltai nuovamente per guardarlo, lui fissava di nuovo il cielo.
"Mi chiedo cosa pensi Jordan del tuo cambiamento."
"Non pensa niente. Non mi ha mai conosciuta per come ero una volta. Conosce solo una Noelle e non voglio che le cose vadano diversamente." Il mio tono era duro.
"Hai paura che possa cambiare idea? Che i suoi sentimenti possano cambiare conoscendoti veramente? Perchè se le cose stanno così, ti consiglio di pensarci bene prima di rispondere di sì quando arriverà il fatidico giorno. Potresti pentirtene per il resto della vita." Dopo quelle parole si alzò e aprì la porta di casa.
"Cosa ti importa?" Chiesi facendo sì che non rientrasse. "Cosa ti importa se lui non sa come ero una volta? Tra un paio d'anni, tu ed io, nemmeno ci parleremo più, perciò, per quale motivo stai seduto qui a darmi consigli su come condurre la mia vita? Guardati, alla tua età fai ancora questi giochetti mentali. Prendi in giro le ragazze facendo finta di amarle. Dopo anni che non ti fai sentire, torni qui e pretendi che io lasci il mio ragazzo per ricominciare di nuovo con te. Ma dimmi una cosa: dopo cosa farai? Cosa faremo? Continueremo a prenderci in giro e soffrire per una relazione che non avrà mai un lieto fine? Io in California e tu a Dublino. Ogni giorno ci chiameremo dicendo che va tutto bene, che ci amiamo e ci manchiamo, ma senza riuscire a dirci la verità. O forse speravi in un mio trasferimento a Dublino? Speravi che mollassi tutto e corressi da te?
Io ti ho amato Louis, con tutta me stessa, senza mai tirarmi indietro. Ti ho amato senza dubbi e paure, ho sempre seguito il mio cuore. Tu non sei mai stato la mia barca, ma il mio oceano. Con te non ho mai avuto alcuna certezza, ed era questa la parte eccitante della nostre relazione. Ogni giorno era una nuova sfida, e mi piaceva. Mi piaceva che il nostro amore venisse sempre messo alla prova per vedere quanto forte fosse. Mi piaceva vivere senza regole. Mi piaceva la vita con te; folle, incerta, spericolata, diversa, vera. Era l'amore che tutti quelli della mia età cercano, ma che solo in pochi trovano. Era qualcosa di forte, indistruttibile. Era quel continuo tenermi sveglia, quel punto fermo in un mondo che continuava a girare e girare. Mi dava quel pizzico di coraggio per non farmi mai sentire sola nonostante tutti andassero via. Era la certezza di non sentirmi mai vuota. Ma era la vita di una ragazza di diciotto anni. Un'adolescente impulsiva. Adesso sono cresciuta e ho bisogno della mia barca, ho bisogno di certezze e sicurezze, non è più tempo di prendere le cose alla leggera, di vivere alla giornata. Non è più tempo di cogliere l'attimo. Non è più tempo per noi." La prima cosa che guardai furono i suoi occhi. Erano bagnati di pianto. Non aveva fatto il duro, non si era messo una maschera, non voleva ferirmi non dandomi ragione. Con quelle lacrime voleva dimostrarmi che lui lo sapeva. Voleva dirmi che avevo ragione ma che non poteva far nulla per smettere di amarmi, non voleva arrendersi e basta. Voleva farmi capire che avevo colpito dritto al cuore, ero stata schietta e sincera, lo avevo ferito.
Senza dire nulla, aprì nuovamente la porta e rientrò in casa, lasciandomi l'amara visione del suo viso bagnato dalle lacrime che io stessa avevo causato.
Presi la faccia fra le mani e soffocai un urlo. Tutto sembrava crollare, pezzo per pezzo. E più il terreno tremava, più le macerie mi travolgevano, fino ad intrappolarmi e coprire ogni spiraglio di luce.
Mi accorsi che era tempo di tornare dentro e festeggiare il Natale con la mia famiglia. Per oggi avevo vissuto abbastanza drammi, non ne potevo davvero più.
La sveglia suonò più volte prima che riuscissi a spegnerla. Oggi Louis sarebbe partito e probabilmente non lo avrei più visto.
Mi alzai e guardai fuori dalla finestra, notando che il sole, anche se coperto dalle nuvole, era alto in cielo. Mi concentrai maggiormente sui rumori e mi accorsi che non ve ne erano, la casa era immersa nel silenzio.
Con il cuore a mille scesi le scale e mi fiondai in cucina. Sul tavolo notai un foglio con il mio nome sopra. Quando lo lessi non volevo crederci. Mi ero svegliata troppo tardi e Louis era già partito, mio padre e i miei fratelli lo avevano accompagnato in aeroporto, tranne Tyler che aveva un appuntamento con i suoi amici. Non c'erano macchine a disposizione e il taxi ci avrebbe messo troppo ad arrivare. Presi il telefono e chiamai l'unica persona che sarebbe corsa da me senza fare troppe domande.
"Siamo arrivate, corri Noe, magari non è ancora partito." Urlò la mia amica mentre fermava l'auto. "E non fare altre cazzate, mi raccomando."
"Grazie Abby, senza te non ce l'avrei mai fatta." La abbracciai e corsi fuori dall'auto e poi dentro l'aeroporto, proprio come anni fa.
In pochi secondi trovai il gate e corsi così veloce da non sentire più il mio corpo. Quando vidi mio padre mi sentii meglio, forse Louis non era ancora partito. Accelerai il passo e gli piombai accanto.
"Dimmi che non sono arrivata troppo tardi." Lo pregai con il fiatone.
"Noelle.." Mio padre mi guardò con occhi pieni di tristezza.
"No, non è vero, non è partito. Non voglio crederci." Cominciai a respirare più velocemente.
"Tesoro, è partito da dieci minuti. Mi dispiace..." Quando mio padre si avvicinò stringendomi al suo petto, mi accorsi che stavo piangendo a dirotto.
"Perchè non mi avete chiamata? Perchè hai lasciato che continuassi a dormire? Sapevi quanto ci tenessi, lo sapevi." Urlai staccandomi dal suo abbraccio.
"L'ho fatto, ti ho chiamata più volte ma continuavi a dormire o a cacciarmi via. Louis mi ha detto di lasciar perdere. Che evidentemente non ti andava di venire. Ci ho provato, amore mio. Ci ho provato."
Quando rientrai in casa tutto sembrava diverso. Era come se ci fosse il vuoto o qualcosa fuori posto. La sera prima avevo rovinato tutto, avrei voluto chiarire le cose prima di dirgli addio ma nulla era andato secondo i miei piani. Aveva la mia lettera, ma non era la stessa cosa, magari l'aveva strappata o gettata. Sicuramente mi odiava per ciò che avevo detto e non potevo biasimarlo.
Salii in camera demoralizzata e a pezzi.
Forse era stato per la fretta o per l'agitazione, ma quando entrai nella mia stanza notai una busta bianca sulla scrivania, che non avevo visto un'ora prima. La presi e la aprii: era una lettera da parte di Louis.
Mi misi seduta sul letto, incrociai le gambe, tirai un sospiro e cominciai a leggere.
"Cara Noelle,
Ieri sera hai detto delle cose che mi hanno fatto ragionare molto. In questi anni non ho fatto altro che pensarti e fantasticare su noi due. La speranza di una vita accanto a te non mi ha mai abbandonato. Inutile dire che ieri hai centrato il punto, penso fosse proprio quella la tua intenzione. Avevi ragione a dire che nella vita prima o poi si deve crescere e che alla mia età non posso più giocare a fare il ragazzino innamorato. Ho delle responsabilità e un futuro da costruire, perchè nulla appare per magia.
Dirti addio è stata la decisione più difficile che io abbia mai preso, ti amavo ancora ma non potevo farti vivere in quel modo, non potevamo portare avanti una relazione a distanza, quasi nessuno ci riesce, e chi lo fa finisce sempre per tradirsi ed io non lo avrei mai sopportato. Amarti non è mai stato un peso, non mi è mai risultato difficile, mi bastava guardarti negli occhi per innamorarmi ogni giorno di più.
Una frase che mi ha colpito molto è stata quella della barca e dell'oceano, non sapevo pensassi quelle cose di me. Ho sempre creduto di essere uno dei tanti ragazzi. Sapevo mi amassi ma non pensavo così tanto. Sono stato uno sciocco.
Ieri sera, quando eravamo in macchina, non avrei dovuto dirti quelle cose, ma ero furioso, vederti con Jordan mi spezzava il cuore.
Stanotte ho rimuginato molto sulle tue ultime parole. Hai fatto una lunga lista di tutto quello che la nostra relazione ti dava, quando hai parlato di te e Jordan, invece, hai solo detto che con lui stai bene e sei felice. Non voglio che il tuo odio nei miei confronti cresca maggiormente, ma voglio porti una domanda: sei sicura di amarlo davvero?
Non sono mai riuscito e mai riuscirò a spiegarti a parole ciò che provo quando ti guardo o quando sto con te, nè posso dirti cosa provavo ad essere il tuo ragazzo, ma non perchè non lo sapessi, solo perchè era tutto così forte e ingarbugliato da farmi sentire strano, sempre su di giri. Era amore, questa è sempre stata la mia unica certezza. Ed è proprio questo mio amore a parlare, a farti quella precisa domanda. Ti amo troppo e non riuscirei a vederti soffrire per qualcosa di incerto. Nella vita hai sempre avuto fretta e sei sempre stata troppo impulsiva. Rallenta Noelle, fermati e pensaci su. Siediti e conta le stelle. Quando sarai riuscita a contarle tutte, allora capirai cosa fare.
Il tempo corre, non si ferma mai, ma questo solo perchè è infinito. Tu no. Perciò, smettila di corrergli dietro, vincerà sempre lui. Impara invece a saperti prendere delle pause, a riflettere. Impara a stargli sempre un passo avanti, ma fallo con l'astuzia e con il ragionamento, soltanto così potrai ingannarlo.
Quando leggerai questa lettera, io sarò già in viaggio per Dublino. Non so come finirà fra noi, tra quanti anni ci rivedremo e quali decisioni prenderemo, sappi solo che non mi pentirò mai di ciò che ho vissuto con te. Non dimenticherò mai la prima volta in cui ti ho incontrata. Ricordo che quando hai sollevato la testa per ringraziarmi di averti aiutata con gli occhiali, e i tuoi occhi hanno incrociato i miei, il mio cuore, da quel momento, è stato tuo e di nessun'altra. La nostra storia non avrà avuto un lieto fine, ma posso assicurarti che tu sei il mio.
Ti amo Noelle Carter, non dimenticarlo mai."
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Buon pomeriggio. Finalmente è arrivata l'estate e avrò più tempo per aggiornare, anche se ormai mancano due capitoli alla fine della storia. Spero che tutte voi stiate passando delle belle vacanze e per chi ha gli esami vi auguro buona fortuna. Un bacio e al prossimo capitolo.
Ps: per eventuali errori correggerò più tardi 😘
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