Capitolo 47
"Ora è come se ci fosse un grande vetro fra la mia vita e la tua, non ho potuto più raggiungerti ma ho sempre potuto vederti ancora e hai potuto farlo anche tu. E ogni tanto ho sentito così forte il bisogno di una tua carezza, con le mani incollate al vetro senza poterti toccare davvero."
(Massimo Bisotti)
25 dicembre 2009
"Noe, su, svegliati." Sentii una voce urlare nel mio orecchio e scuotermi. "È Natale e al piano di sotto ci sono tantissimi regali. Vieni giù, fa presto!" Esclamò contento il mio fratellino.
"Ty, ma sono le nove del mattino. Sei impazzito?" La mia voce era impastata dal sonno. Aprii gli occhi a fessura, accecata dalla luce proveniente dalla finestra.
"Ma è Natale." Annunciò fiero e felice. "Dai sorellona, vieni con me." Prese una mia mano e cominciò a tirarla forte. Per avere dieci anni era forte.
"D'accordo, d'accordo, fammi almeno mettere le ciabatte." Mi stiracchiai, strofinai gli occhi e messe là ciabatte mi lasciai tracinare al piano di sotto.
"Questo è mio!" Ryan si buttò su un pacco enorme.
"No! È il mio." Ribatte Dylan scatenando una lite. Entrambi i gemellini si buttarono sul regalo cercando di prevalere l'uno sull'altro.
"Questo non è né tuo, Dylan, né tuo, Ryan." Li interruppe mia madre prendendo il pacco fra le mani. "Ecco a te, tesoro." Disse porgendolo a Tyler. Una luce di gioia gli illuminò gli occhi e sul suo volto prese spazio un grande sorriso. "Questi sono vostri." Mio padre si avvicinò con tanti regali fra le braccia e li passò ai miei fratellini, poi venne da me. "Questi sono tuoi, invece. Tanti auguri, tesoro mio."
"Grazie mamma, grazie papà. Tanti auguri anche a voi." Diedi un bacio ed un abbraccio ad entrambi. "Anche per voi c'è qualcosa." Sorrisi alzandomi per andare a prendere i regali.
Pochi secondi dopo rientrai nel salone con un busta contenute dei pacchetti per entrambi i miei genitori.
"Ragazzi, non dovevate." Disse mia madre carezzandomi il volto.
"Adesso basta chiacchiere. Apriamo i regali!" Esclamò Tyler.
"Prima vorrei dire una cosa." Lo interruppe mio padre. "Sono così felice di avere una famiglia così bella. Non tutti hanno la fortuna di passare un Natale con le persone più importanti e avervi tutti qui, mi riempie il cuore di gioia. Noelle, Tyler, Dylan e Ryan, siete la cosa più belle che mi sia mai successa. Vi amo con tutto il mio cuore e farei di tutto per voi. Barbara, amore mio, averti al mio fianco è ciò che mi rende un uomo così sicuro e felice. Riesci a rendere tutto più semplice e illuminarmi ogni giorno con i tuoi sorrisi. Ti amo così tanto e non potrò mai smettere di ringraziarti per avermi donato una famiglia così bella e dei figli meravigliosi. Non ho bisogno di festeggiamenti e regali, perché se ho voi, ho tutto ciò che mi serve per essere felice e realizzato." Concluse mio padre.
Quando guardai mia madre, notai che i suoi occhi erano lucidi. Mio padre la teneva stretta fra le sue braccia e lei sorrideva come faceva quando era davvero contenta.
25 dicembre 2018
Ero sveglia da un paio di minuti, ma non volevo ancora scendere al piano di sotto.
La sera precedente non era stata granché. Con Louis avevamo discusso tutto il giorno, soprattutto quando era entrato in camera mia.
Era stato strano.
Speravo di poter passare un bel Natale, ma era evidente che non doveva andare così.
Ripensai a quanto fosse facile gli anni passati, alla felicità che portava questo giorno, alla famiglia, a mia madre. Ed ogni anno era sempre la stessa storia.
Decisi che rimanere a letto a pensare al passato mi faceva solo stare male, perciò, mi alzai e scesi al piano di sotto.
Mentre scendevo le scale sentii la voce di mio padre. Parlava piano con qualcuno. Mi accovacciai sugli scalini e cercai di ascoltare.
"Vedi figliolo, questo è un giorno complicato per la nostra famiglia. Da quando mia moglie è andata via, le cose sono diventate difficili." Stava parlando con Louis. "Ogni anno Noelle torna a New York per non lasciarci soli, per festeggiare insieme, ma so che per lei non è facile. Mia figlia è sempre stata una ragazza così dolce e premurosa. Ha sempre messo gli altri prima di lei, nonostante avesse bisogno di aiuto più di chiunque altro. Anche se diceva di voler seguire l'onda, di cogliere l'attimo, non lo ha mai fatto realmente. Non è mai stata così spensierata. A volte era ribelle, testarda e difficile da comprendere, ma mai sciocca. So che sei rimasto qui perché la ami, lo hai sempre fatto. Non mi sono mai andati a genio i suoi ragazzi, erano tutti troppo stupidi, superficiali e non riuscivano a capirla davvero e a renderla felice, anche se lei diceva tutto il contrario. Poi sei arrivato tu e hai cambiato le regole del gioco. L'hai fatta soffrire, questo non lo nego, ma l'hai anche resa diversa, le hai fatto capire cosa fosse la vera felicità, ed io, per questo, non potrò mai smettere di ringraziarti. L'hai amata come nessuno ha mai saputo fare, l'hai compresa, aiutata. Capisco quanto sia difficile per te rimanere qui, festeggiare con noi, starle accanto, ma scappare non ti servirà. Con questo non ti sto dicendo che sei obbligato a rimanere qui, è pur sempre la tua vita e devi fare le tue scelte. Non posso dirti cosa fare, non sono mai stato bravo a dare consigli amorosi, ed il mio matrimonio ne è la prova, ma posso darti una mano.
Quando ho saputo che tornavi qui per lei, mi sono sentito meglio, almeno qualcuno poteva starle vicino in questi giorni difficili, però, allo stesso tempo, sapevo che il tuo ritorno avrebbe risvegliato in lei alcuni sentimenti che aveva cercato di mettere da parte quando vi siete lasciati. Prima che tu possa pensare male, ci tengo a puntualizzare che non voleva ferirti, che non ha mai voluto fare del male a nessuno. Noelle è sempre stata ferita dalle persone a lei più care, da quelle che credeva veri amici, dalle stesse persone che dicevano di volerle bene, di amarla, ed è per questo che cerca sempre di far sì che tutti stiano bene, perché sa cosa significa essere feriti, soffrire. L'abbandono di sua madre è stato un duro colpo da accettare e anche se diceva di essere forte, di dovermi aiutare, in realtà io stavo bene, avevo ormai accettato la cosa. Le verità era che lei non riusciva a farsene una ragione e non voleva ammetterlo, così le lasciavo credere di aver bisogno del suo aiuto se questo serviva a farla stare meglio.
Se devo essere sincero, nemmeno Jordan mi piace così tanto, neanche lui riesce a capirla davvero, ma lei sembra amarlo ed io non voglio e non posso interferire.
Voglio solo chiederti di starle vicino, di aiutarla finché rimarrai qui, di non crearle altri problemi e non farla star male. Falla sorridere, falla divertire e falle capire che la vita non è fatta solo di sofferenze, che c'è qualcuno che tiene davvero a lei e farebbe di tutto per non lasciarla sola e renderla felice. Falle capire che tu sei qui per lei. Nonostante la vostra storia sia finita, ciò che provate l'uno per l'altra vi lega ancora e sapere che tieni a lei come una volta, non può che farla star bene.
Fá che questo Natale sia diverso dagli altri, Louis. Ho bisogno di sapere che ogni volta che sorride non lo fa per finta, voglio che sorrida davvero, come una volta, come quando c'eri tu. Ti prego, amala." Quando mio padre terminò di parlare, misi una mano davanti alla bocca cercando di non farmi sentire. Stavo piangendo come una bambina. Avrei voluto urlare, distruggere tutto, scappare via, invece rimasi accovacciata su quelle scale a piangere in silenzio e osservare Louis abbracciare mio padre e annuirgli.
"Lo farò, lo farò perché la amo e perché lei è sempre stato così gentile con me, quando io, se fossi stato al suo posto, mi sarei preso a pugni in faccia. Non ho mai meritato l'amore di sua figlia, né tantomeno la sua benevolenza, signor Carter, eppure lei sta affidando il cuore di Noelle a me, e non potrei essere più felice di così."
Dopo le parole di Louis, ero tornata in camera e mi ero chiusa nel bagno. Avevo aperto la doccia e avevo cominciato a far scorrere l'acqua sul mio corpo, mentre in silenzio, piangevo.
Quando riuscii a ricompormi, mi vestii e scesi al piano di sotto.
Tutti erano riuniti in salone, probabilmente aspettavano solo me per scartare i regali.
"Noelle, finalmente sei arrivata." Si precipitò a dire Ryan alzandosi dal divano. "Ora possiamo aprire i regali."
Tutti si alzarono e andarono verso l'albero che avevo addobbato giorni prima con mio padre, presero i pacchi con il proprio nome sopra e li scartarono con il sorriso stampato in faccia.
"Non posso crederci!" Urló Dylan, erano le scarpe che volevo." Rivolse uno sguardo verso mio padre che fece cenno verso me. Ero stata io a comprargliele in California. "Grazie Noe, sei fantastica." Mi abbracciò forte e gli scompigliai i capelli in segno d'affetto.
"Almeno non dovrai più mettere quelle scarpe sudicie che tanto adori." Commentai indicando i suoi piedi.
"Spero che dentro questo pacco ci sia qualcosa di davvero figo, perché sennò ucciderò tutti." Disse Ryan tenendo il regalo fra le mani.
Quando lo aprì rimase immobile a fissarne il contenuto.
"Cosa c'è lì dentro, fratello?" Chiese Dylan dandogli una spallata. Ryan uscì un biglietto, tenendolo in mano quasi fosse un qualcosa di prezioso ed inestimabile.
"Non è possibile, non è vero. È uno scherzo." Fissò prima me e poi mio padre.
"Non guardare noi." Dissi alzando le mani in aria.
"Non guardare nemmeno noi." Anche Tyler fece il mio stesso gesto, seguito a ruota da Dylan. Poi fissò Louis. "Sei stato tu? Sei tu ad avermi regalato un biglietto per il concerto dei Coldplay?" Louis sorrise e il mio stomaco si contorse. Era quel suo tipico sorriso; un misto di compiacimento e contentezza. Era riuscito a trovare un biglietto per la band per cui mio fratello stravedeva. "Se non fossi così grande e non fossi un ragazzo, ti avrei già baciato." Esclamò Ryan abbracciandolo come fanno fra loro i ragazzi.
"Non c'è di che." Sorrise il mio amico. "Ovviamente non andrai da solo." Continuò lui. "Tyler, cosa aspetti ad aprire il tuo regalo?" Mio fratello guardò Louis con occhi increduli e scartò il regalo con una sola mossa. Anche Tyler amava i Coldplay e anche nel suo pacco c'era un biglietto per il loro concerto.
"Non so cosa dire.." Rimase senza parole e dopo qualche secondo anche lui abbracciò Louis.
"Ora è il tuo turno." Disse mio padre porgendomi un pacco.
"Papà, non dovevi, ti avevo già detto che non volev..."
"Smettila di blaterare ed apri questo pacchetto." Disse posandolo sulle mie gambe.
Lo presi e aprendolo trovai un piccolo cofanetto. Al suo interno c'era una collana bellissima. "Non sono molto bravo con i regali, perciò non so se può piacerti o meno." Affermò grattandosi la nuca.
"È stupenda, grazie papà." Sorrisi e una lacrima scese lungo il mio volto.
Girai il ciondolo e notai una scritta: "Sei il mio orgoglio e la mia roccia". Non la lessi a voce alta, volevo rimanesse una cosa fra me e lui, così mi limitai a guardarlo e sorridergli. "Puoi mettermela tu?" Mi avvicinai a mio padre porgendogli la collana che prese ricambiando il sorriso.
"Anche noi ti abbiamo fatto un regalo." Disse Dylan porgendomi un pacco. Lo scartai velocemente e i miei occhi si riempirono di lacrime. Era una cornice con le nostre foto; c'eravamo io, Tyler, Dylan e Ryan. Alcune erano molto vecchie, altre recenti. Avevano realizzato un album dei ricordi così semplice ma meraviglioso allo stesso tempo.
"Si è commossa, lo sapevo!" Esclamò contento Ryan.
"È...è così bella. La attaccherò nella mia camera in California. Grazie piccoli, venite qua." Allargai le braccia e con le lacrime in viso li abbracciai tutti insieme.
Ryan ricevette anche un paio di cuffie nuove per giocare alla Playstation, quelle che chiedeva a mio padre da tempo. Per Tyler invece c'era una grande sorpresa.
"Ty, puoi venire con me un attimo?" Chiesi facendolo alzare dal divano.
"Si, certo." Entrambi uscimmo fuori, seguiti a ruota dagli altri.
"Aspetta." Gli coprii gli occhi con le mani e feci uscire mio padre fuori casa. "Devi scendere gli scalini, stai attento." Dissi aiutandolo.
"Ora puoi aprire gli occhi." Annunciò mio padre. Tolsi le mani dal suo viso e quando guardò davanti a sè, mio padre teneva un mazzo di chiavi in mano ed era appoggiato ad una macchina posteggiata davanti casa nostra.
"Questa è tutta tua, figlio mio." Tyler non poteva crederci, si precipitò verso l'auto e successivamente abbracciò sia me che mio padre.
"Non so cosa dire. È quella che volevo, è esattamente lei! Questo è senza dubbio uno dei regali più belli. Grazie, grazie davvero."
Rientrati in casa mancava l'ultimo regalo, quello per mio padre. Lo avevamo comprato tutto insieme, Louis compreso. Dato che aveva bisogno di tenere a mente tutti gli impegni e le riunioni di lavoro, avevamo deciso di prendergli un cellulare nuovo e ne fu davvero contento.
Passammo i minuti successivi a spiegargli come funzionava e come doveva fare per scattare le foto e salvare le note.
"Noelle, puoi venire un attimo con me?" Louis mise una mano sulla mia spalla.
"Certo." Mi alzai dalla poltrona e lo seguii.
"So che non mi hai comprato alcun regalo e all'inizio anche io ero indeciso se comprarne uno a te, poi ho pensato che era il minimo. Mi hai ospitato qui, hai fatto sì che passassi un Natale diverso, con una famiglia, e non da solo a Dublino. C'erano diverse cose che avrei voluto regalarti ma non c'era nulla di particolarmente bello. Poi ho pensato che comprarti qualcosa era troppo scontato e tu non lo sei, perciò, ho deciso di fare qualcosa di diverso." Mi porse una busta con il mio nome sopra. "Spero ti piaccia."
"Louis, l'hai fatto davvero tu..?" Chiesi incredula e sbalordita.
"Si, ho scoperto di avere un certo talento nel disegno." Rispose sorridendo.
"Sei bravissimo, è stupendo." Ero senza parole.
"Questa era una vecchia foto che ti avevo fatto qualche tempo dopo averti conosciuta. L'ho trovata quando stavo facendo le valigie per venire qui e volevo regalartela. Poi ho pensato che avrei potuto farne un ritratto." Ammise arrossendo.
"Ricordo quel giorno. Ero seduta sul muretto della scuola a mangiare un sandwich da sola, quando tu ti sei avvicinato ed io ti ho cacciato via bruscamente. Era stata una giornata pesante." Guardando quel disegno tornai indietro nel tempo. "Grazie Louis."
"Non c'è di che, è solo un disegno." Rispose lui.
"No, non parlo solo di questo. Grazie in generale. Hai portato le felicità in questa casa, e non succedeva da tempo. Ogni Natale era sempre triste, anche se cercavamo di far finta che non fosse così."
"Non devi ringraziarmi, sai già che ci sarò sempre per te, Noelle, sempre." Mi abbracciò e non opposi resistenza, mi lasciai cullare dalle sue braccia e dal battito del suo cuore.
"Louis, devo dirti una cosa." Mi staccai dall'abbraccio e lo guardai.
"Dimmi tutto."
"In questi giorni tra noi ci sono stati degli alti e bassi. Fino all'ultimo minuto ero indecisa anche io se farti un regalo o meno e alla fine non ho comparto niente. Ho deciso però, di scriverti una lettera. Voglio che tu la legga solo quando sarai sull'aereo per Dublino, nè prima, nè dopo. Te la darò quando deciderai di partire. A quel punto spero tu la legga quando sarai in volo." Lui fece un leggero sorriso e annuì.
"D'accordo, te lo prometto. Adesso torniamo dagli altri, si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto."
Pranzammo tutti insieme, ma niente di elegante e fastoso. La sera eravamo invitati da mia zia Karen, la sorella di mio padre, e lei cucinava molto, perciò, era meglio tenersi leggeri.
"Papà, faccio un salto a casa di Jordan e poi vado da Abby, va bene?"
"Certo tesoro, ricordati di tornare in tempo per la cena." Rispose lui.
"D'accordo, a più tardi."
Uscii di casa con la macchina di mio padre ed andai prima dal mio ragazzo.
"Sono felice che tu sia qui. Pensavo non ci saremmo potuti vedere. Almeno posso darti il mio regalo, aspetta qui." Jordan si era alzato dal divano ed era andato a prendere il mio regalo. I suoi genitori erano usciti per andare a fare alcune visite ad amici, così, per fortuna, non dovevo vederli. Dopo quella sera a casa mia ero leggermente imbarazzata. "Ecco a te." Disse rientrando nella stanza e porgendomi l'ennesimo pacchetto della giornata.
Conoscendolo mi aveva regalato qualche gioiello o roba del genere, in tutti questi anni erano questi i regali che mi aveva sempre fatto. Quando lo scartai, nella scatolina trovai un anello con una pietra azzurra rettangolare.
"Ti piace?" Chiese cercando di capire cosa ne pensassi.
"Si, molto. Grazie amore." Gli diedi un bacio e misi l'anello al dito. "Che pietra è?" Ero curiosa di saperlo, era molto bella.
"Questa è un Acquamarina. È una gemma molto preziosa con diverse tonalità, proprio come l'acqua del mare, un po' come te. Mi hanno anche detto che resiste alle scalfitture. A quel punto ho pensato che era perfetta per te. Sei una persona dolce, gentile, buona, forte. Hai mille sfumature e sei tenace, resisti anche a ciò che può farti del male." Le sue parole mi fecero sorridere, mi piaceva sapere che pensava queste cose di me.
"È bellissima, sia la pietra che il suo significato. A questo punto sento che il mio regalo è un tantino inutile." Ridacchiai porgendogli la busta.
"Inutile?" Disse scartando il pacco. "Se questi sono inutili allora io sono il presidente d'America. Hai idea di quanto servano con il sole che c'è in California?" Prese gli occhiali dal fodero e se li provò. "Come mi stanno?" Chiese facendo una posa buffa.
"Sembri un modello californiano." Lo presi in giro.
"Mi era mancato ridere così con te." Disse abbracciandomi.
"Anche a me. Anche a me.."
Dopo essere andata via da casa di Jordan, passai da Abby e rimasi a parlare con lei per circa un'ora. Ci scambiammo i regali, salutai i suoi e poi tornai a casa perché lei doveva vedersi con Lucas.
"Sono tornata." Entrai in casa e posai le chiavi dell'auto all'ingresso.
"Tuo padre e i ragazzi sono usciti." Louis arrivò dalla cucina con una ciotola di cerali in mano.
"Vedo che ti tratti bene." Ridacchiai indicano la ciotola.
"Sai quanto io sia affamato il pomeriggio." Rise lui. "Com'è andata?" Chiese tornando in cucina.
"Bene, peccato che Abby sia dovuta andare via con Lucas, mi sarebbe piaciuto rimanere ancora un po' con lei. Tu che hai fatto?"
"Ho dormito, ho giocato con i tuoi fratelli alla Playstation e ora sono qui che mangio." Rispose lui.
"Che uomo impegnato." Lo presi in giro.
"I tuoi fratelli sono un grande impegno." Commentò lui.
"A chi lo dici." Concordai pienamente con lui. "Ascolta, io vado a fare una doccia, non appena esco vai a farla tu perché dobbiamo arrivare presto stasera. Mia zia è una donna che odia i ritardatari." Lo avvertii.
"Lo so, la conosco." Rispose lui. In effetti l'aveva incontrata diverse volte quando eravamo fidanzati.
"Giusto! Bene, io vado." E senza dire altro, salii al piano di sopra.
"Siete tutti pronti?" Chiese mio padre abbottonandosi la camicia.
"Si, stavamo aspettando solo te." Rispose Tyler sbuffando.
"In realtà manca Louis." Si affrettò a dire Ryan.
"Eccomi!" Esclamò scendendo di corsa le scale. "Scusate, non trovavo la giacca."
Mi trovavo all'ingresso. Quando lo vidi qualcosa dentro me si ruppe. Rivederlo con quell'abbigliamento mi face tornare indietro di diversi anni. Il nostro appuntamento, il ballo di fine anno. Era bastato un vestito per farmi rimaner senza fiato.
"Faccio così schifo?" Mi accorsi di non averlo ascoltato.
"Cosa?" Chiesi mentre le guance diventavano rosse per l'imbarazzo.
"Volevo sapere se faccio così pena vestito così. Insomma, è di tuo padre, non è esattamente la mia taglia, ma non è male." Disse lui. "Da come mi hai guardato pensavo di essere abbastanza ridicolo."
"No!" Mi affrettai a rispondere. "Ero pensierosa. Stai benissimo, dico davvero."
"Mi fido." Sorrise e mi porse un braccio. "Sei pronta?" Lo fissai per qualche secondo senza sapere cosa rispondere. Ero ancora molto imbarazzata.
"Si. Meglio andare, è tardi." Presi il suo braccio e uscimmo.
"Non hai detto una parola." Commentò Louis abbassando il volume della radio. "Ho fatto qualcosa di sbagliato?"
"No, niente. Sono solo un po' agitata, credo." Risposi.
Non avendo abbastanza spazio per andare con una sola macchina, mio padre ed i miei fratelli uscirono con una, io e Louis con un'altra.
"Perché? Qualcosa non va?" Chiese rivolgendomi un'occhiata.
"Le feste, il Natale in particolare, mi mettono agitazione." In realtà non ero preoccupata per la serata. L'unica cosa che mi teneva distratta era sapere che questa sarebbe stata l'ultima sera in cui lo avrei visto.
"Posso fare qualcosa?" Avrei voluto dirgli di non partire, ma non potevo.
"È tutto ok, andrà bene." Risposi velocemente.
La macchina si bloccò di colpo facendomi lanciare un urlo.
"Questa è l'ultima sera che passeremo insieme. Basta bugie, Noelle. Cosa sta succedendo?" Forse c'era qualcosa che non gli avevo detto, qualcosa che mi preoccupava molto. "Parla, per favore."
"Louis, riparti." Lo pregai con lo sguardo.
"No. Voglio che tu mi dica perché sei così preoccupata." Disse con tono insistente.
"D'accordo. Come vuoi. Stasera, a cenare con noi, ci sarà Jordan con i suoi genitori. Scusa se sono leggermente preoccupata." Sputai l'ultima frase con tono acido.
"Oh, bene. Che felicità!" Esclamò scuotendo le testa. "E perché non me lo hai detto prima?" Chiese quasi arrabbiato.
"Perché non lo sapevo! Voleva farmi una sorpresa ma ho sentito mio padre parlare con mia zia poco prima che tu entrassi in doccia." Questo era decisamente un incubo. "Adesso possiamo ripartire? Non voglio creare alcun sospetto." Senza rispondere, accese l'auto e ripartì.
"Siamo arrivati." Annunciò con voce atona.
"Louis, ascolta." Poggiai una mano sul suo braccio.
"No Noelle, ascolta tu." Mi interruppe. "Stasera non dovevo neanche essere qui. Sapere che il tuo ragazzo cenerà con noi non è di certo la notizia più bella che potessi ricevere, perciò, ti chiedo di non dire niente. Adesso entriamo, ci scusiamo per il ritardo inventando qualche scusa, e passeremo la serata come due perfetti sconosciuti ma senza creare problemi, va bene?" Non ero assolutamente d'accordo con la sua proposta. Che razza di idea era questa?!
"No, non va bene. Perché fai così? Perché per una volta non puoi venirmi incontro e far sì che questo Natale faccia meno schifo degli altri?" Alzai il tono di voce. "Perché devi sempre comportarti in questo modo? Perché non capisci quanto sia importante passare almeno questo giorno in tranquillità?"
"Non puoi chiedermi questo. Non puoi chiedermi di entrare in quella casa, stringere la mano all'allegra famigliola del tuo ragazzo e far finta che non sia successo niente. Non posso fare quello che mi hai chiesto. Non posso e non voglio." Sbraitò lui.
"Perché no? Perché sei venuto qui se devi fare il bambino capriccioso? Potevi inventare una scusa e rimanere a casa, sei così bravo a farlo." Dissi alzando ancora di più il tono di voce.
"Perché ti amo." Urló. "Tutto quello che ho fatto in questi giorni l'ho fatto solo per te e non ti sei accorta di nulla. Io ti amo e tu mi distruggi ogni giorno di più. È inutile provare ad andare avanti, ci ho già provato. Non ha funzionato." Le ultime parole furono quasi un sussurro.
"Louis..."
"Basta così. Entriamo, portiamo a termine questa recita e domani sarà tutto finito." Così dicendo, scese dall'auto e si diresse verso casa di mia zia.
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L'estate sta arrivando. Manca davvero pochissimo e non posso crederci. Sono troppo felice.
Vorrei scusarmi per il ritardo nel pubblicare il capitolo ma, essendo ormai vicini alla fine della scuola, ho avuto molto da fare.
Per eventuali errori correggerò non appena ne avrò la possibilità.
Al prossimo capitolo 😘
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