Capitolo 45
"C'era talmente tanta roba nella mia testa che il mondo fuori lo sentivo appena. Passava come un'ombra, la vita era tutta nei miei pensieri."
(A. Baricco)
La filosofia del "Carpe diem" non è mai stata molto azzeccata nella mia vita. Non sono mai riuscita a cogliere l'attimo, o meglio, non quello perfetto.
In questi anni ho avuto un susseguirsi di momenti uno più disastroso dell'altro e quest'ultimo ne era la riprova.
Quante possibilità avrei potuto avere di ritrovare il mio ragazzo e la sua famiglia a casa mia a tarda sera proprio quando avevo deciso di uscire di nascosto con Louis? A quanto pareva, molte.
"Com'è finita?" Il mio amico si alzò di scatto dal letto, curioso di sapere com'era andata con Jordan.
"Tutto bene, credo. Era arrabbiato perché non gli avevo detto la verità e perché lo avevo messo in imbarazzo davanti ai suoi, ma per il resto non è andata così male." Sbuffai e mi gettai sul letto. "A chi voglio prendere in giro? Jordan si è infuriato, non lo avevo mai visto così. Ha sempre avuto fiducia in me, ma questa volta qualcosa gli ha fatto cambiare idea." Risposi sfregando le mani sul viso. "La cosa peggiore è che c'erano anche i suoi, capisci? Che figura.."
"Mi dispiace, è tutta colpa mia. Non avrei dovuto portarti fuori a cena, non senza essermi prima accertato che il tuo ragazzo lo sapesse. Ho combinato un casino, di nuovo. Se posso fare qualcosa.."
"No. Non è colpa tua, Louis. Sono stata sciocca io a non dirgli la verità. Non mi avrebbe detto di no, era solo che non volevo lo sapesse." Risposi in tutta sincerità. "Sai, a volte mi chiedo perché mi piaccia una relazione del genere, per quale assurdo motivo, io, la ragazza che non ha mai voluto seguire delle regole ben precise, mi sia ritrovata rinchiusa in una storia così. Mi dà fastidio che Jordan sappia tutto quello che faccio e con chi lo faccio, come mi dà fastidio che ogni volta lui mi debba raccontare tutte le sue giornate. La maggior parte delle volte vorrei solo che mi chiamasse dicendo la solita frase che si dice quando vuoi lasciare qualcuno. Invece no, non va mai così. Non appena mi riaccompagna a casa, mi manda uno stupido messaggio con scritto "Già mi manchi." ed è una cosa che detesto. Spesso è sdolcinato e scontato, quasi noioso. Mi ripete così tante volte "Ti amo." che ormai non è più una sorpresa né un piacere di quelli profondi che ti fanno scaldare il cuore e sorridere. Poi ci sono momenti in cui mi piace stare con lui, in cui mi diverto veramente e sono felice. Ma ormai sono davvero pochi.." Solo quando finii di parlare mi accorsi di essere in piedi, davanti la finestra della stanza degli ospiti con Louis alle mie spalle, ancora seduto sul letto.
"Noelle, io non so che dire. Mi sento.." Lo bloccai nuovamente.
"A disagio, lo so. Perdonami. Non avrei dovuto dire queste cose, non a te. È meglio che vada a dormire, domani è la Vigilia e devo aiutare mio padre. Buonanotte." Sorrisi leggermente ed uscii dalla stanza.
"Buonanotte, Noe." Sussurrò Louis prima che chiudessi la porta.
Il mattino seguente mi alzai con un mal di testa atroce. Guardai l'ora ed erano solo le nove.
Decisi di fare una doccia veloce e di cominciare a mettermi in movimento. Dovevo preparare ancora molte cose, incartare i regali per Dylan, Ryan e Tyler, aiutare papà con il pranzo e pulire casa. Una giornata piena, in poche parole.
Dopo la doccia mi sentii meglio ma presi ugualmente una pillola per cercare di far passare il mal di testa.
Mi vestii comoda e scesi al piano di sotto.
La prima cosa che feci fu del tutto istintiva. Andai dritta nella camera degli ospiti per vedere se Louis per stava ancora dormendo.
Aprii la porta senza fare rumore e la stanza era vuota; letto rifatto, le coperte che gli avevo dato in più erano ripiegate sul baule sotto la finestra e la tenda era chiusa. Di Louis non c'era più traccia, come se la notte precedente non fosse nemmeno passato di qui. Questo momento mi riportò alla mente un lontano ricordo, quello della notte in cui trovai il mio amico ubriaco davanti casa mia. Ricordai quando, senza fare confusione, lo portai dentro casa e cercai di farlo calmare per poi addormentarci insieme. E come questa mattina, anche quella volta, lui non c'era più.
Richiusi la porta con il cuore in frantumi. Era andato via senza salutarmi, ma questa volta non lo avrei trovato a casa sua.
Quando entrai in cucina trovai mio padre dietro il bancone intento a tagliare della verdura. "Buongiorno." Disse alzando la testa e sorridendomi. "Va tutto bene?" Scrutò attentamente il mio viso mentre cercavo di non far trapelare nemmeno una punta di tristezza.
"Si, a parte il mal di testa atroce, va tutto bene." Risposi. "Cosa posso fare per aiutarti? O meglio, da dove devo cominciare?"
"Dato che i tuoi fratelli ancora dormono potresti incartare i regali, quantomeno quelli dei gemelli, non credo che Tyler si aspetti qualcosa da Babbo Natale." Disse mio padre ridacchiando.
"Se è per questo nemmeno Dylan e Ryan. Vorrei ricordarti che hanno entrambi sedici anni." Mio padre non poteva quasi crederci. Li vedeva ancora come dei bambini, eppure, erano diventati già grandi, le circostanze avevano voluto andasse così.
"Hai ragione.. A volte dimentico che anche loro stanno crescendo. Tyler ha già diciannove anni, tu ventitré. Sto davvero diventando vecchio eh. Sembra ieri che i gemelli si svegliavano correndo e urlando di felicità perché non vedevano l'ora di scartare i regali." Nella sua voce c'era una punta di triste nostalgia, il che mi fece ripensare a quanti Natali avevamo passato senza mia madre, o senza lo stesso spirito di una volta.
"Bene, anche per oggi abbiamo fatto un salto nel passato, adesso è ora di darci una mossa, queste cose non si metteranno a posto da sole ed i regali non si incarteranno per magia." Scesi dallo sgabello su cui mi ero seduta e presi la carta da regalo ed i nastri.
"Hai bisogno di una mano?" Una voce divertita risuonò alle mie spalle. Ero avvolta nella carta da regalo in condizioni disastrose.
"Louis!" Esclamai forse con troppa felicità.
"Piano, ci sento." Ridacchiò staccandomi un fiocco dai capelli. "Carino."
"Non sono molto brava ad incartare i regali, ma ogni anno ci riprovo, prima o poi ci riuscirò." Dissi mentre lui si sedeva accanto a me. "Pensavo fossi andato via." Lo fissai per un attimo per poi distogliere lo sguardo.
"Ero uscito per prendere una boccata d'aria e buttare la spazzatura." Rispose incartando velocemente un regalo.
"Wow, sei bravo." Mi complimentai vedendo quanto perfetto fosse quel pacco.
"Ognuno ha il suo talento." Scherzò rivolgendomi uno sguardo divertito.
"E che talento." Commentai meritandomi uno schiaffetto sul braccio.
"Come stai?" Era la seconda volta che me lo chiedevano da quando mi ero alzata e non avevo idea di come rispondere perché non sapevo come mi sentivo.
"Bene." Mentii nuovamente anche se mi sentivo leggermente meglio dal momento che lui era ancora qui.
"Certo, ed io sono una sirena bionda. Noe, puoi mentire a tutti, ma non a me." Disse diventando serio.
"Dico davvero, mi fa solo male la testa, ma nulla di che. Ho preso una pillola e mi sta già passando." Risposi cercando di non incontrare il suo sguardo.
"E con la storia di ieri sera?" Chiese toccando un punto dolente.
"Non lo so. Ci credi se ti dico che non mi sento in colpa? O che non mi dà fastidio il fatto che non mi abbia mandato il solito buongiorno?"
"Conoscendoti non mi sembra poi così strano. Ma c'è ancora qualcosa che ti turba, lo so." Continuò insoddisfatto delle mie risposte.
Avevo paura fossi andato via, avrei voluto dirgli. Avevo paura che non ti avrei più rivisto, che Jordan fosse stato il nostro ultimo argomento di discorso, che quella buonanotte fosse stata l'ultima parola fra noi. Mi ha spezzato il cuore non trovarti in camera questa mattina, ma poi sei tornato e tutto ha ripreso ad avere un senso.
Avrei voluto dirgli tutte queste cose ma non potevo, non ci riuscivo.
"È solo che ho notato che mio padre ha nostalgia della famiglia che eravamo un tempo. E anche se gli anni passano e lui dice di essersi ormai abituato, lo vedo dai suoi occhi che non è questa la verità." Quella che avevo appena detto non era una bugia, ma nemmeno le verità che voleva sentire.
"È normale che si senta così, ma tu non puoi farci nulla. Tua madre gli ha spezzato il cuore, e credimi, da queste cose non è facile uscire. Non quando è la donna della tua vita a farlo. Puoi solo andare avanti e sperare che un giorno faccia meno male, ma dimenticare è impossibile." Louis non mi guardò, continuò a fare ciò che stava facendo prima, ovvero, incartare i regali, ma capii subito che quelle parole non le aveva dette tanto per dirle, voleva farmi capire che gli avevo spezzato il cuore, o almeno così credevo.
"E tu cosa ne sai?" Chiesi maledicendomi. Ero davvero una stupida.
"Perché tu hai spezzato il mio di cuore." Disse senza troppi giri di parole. Non mi sarei mai aspettata una risposta del genere, perciò, rimasi a bocca aperta. Credevo avrebbe risposto diversamente. "Perché mi fissi?" Chiese notando che i miei occhi non si staccavano dal suo viso. "Pensavi di non essere tu la donna della mia vita?" Il cuore mi fece un tonfo. "Non rispondere. Non voglio sapere." Si affrettò a dire subito dopo. "È finito lo scotch, vado a prenderne altro." Così dicendo si alzò e uscì dal salotto.
Stavo sistemando casa quando sentii il mio telefono squillare. Mi affrettai a cercarlo seguendo la suoneria e lo trovai sul tavolino del salone dove fino a poco prima io e Louis stavamo parlando. Lo presi nel momento in cui smise di squillare: era Abby.
La richiamai e dopo pochi squilli rispose.
"Noelle Carter, devi dirmi qualcosa?" Conoscendo Jordan era sicuramente andato a parlare con la mia amica, lui e quella sua boccaccia.
"Jordan è venuto da te, vero?" Mi misi a sedere sul divano.
"Si, è venuto stamattina e non la smetteva di bussare alla porta, perciò ho dovuto aprire per forza. Che cos'hai combinato?" Chiese nuovamente.
"Niente, è lui che è troppo esagerato." Risposi dando poca importanza alla cosa.
"Non direi. Dal suo tono di voce il tuo niente mi è sembrato un casino."
"E va bene, ieri sera sono andata a cena fuori con Louis e non l'ho detto a Jordan."
"Perché?" Chissà cosa le aveva raccontato il mio ragazzo.
"Perché sono stanca di dirgli sempre tutto, non è obbligatorio che sappia sempre cosa faccio e con chi lo faccio." Dal mio tono di voce si intuiva benissimo che ero stufa di questa discussione nonostante fosse appena cominciata.
"Noelle!" Esclamò lei. "Jordan è il tuo ragazzo, non puoi pensare di prendere sempre tutto alla leggera. Non sei andata a cena con un'amica, ma con Louis Tomlinson, il tuo ex ragazzo, quello per cui avevi perso completamente la testa. Questa volta non posso non dare ragione a Jordan." Disse Abby con tono arrabbiato. "Ha dormito da te?"
"Si, non aveva altro posto e non volevo dormisse in mezzo alla strada." Risposi con la verità.
"Avete..vi siete baciati?" Sentii la voce di Abby farsi sempre più sottile e il suo respirò si bloccò.
"No! Ma cosa ti salta in mente?" Risposi dopo qualche secondo di silenzio. La mia amica tornò a respirare. Ma perché si preoccupava così tanto? "Ascoltami, ieri sera ho sbagliato a trattare Jordan in quel modo, lo ammetto, ma ero stanca e lui aveva cominciato a lamentarsi e a dire cose stupide, a volte mi dà fastidio il suo comportamento." Cominciai a parlare proprio come avevo fatto la sera prima con il mio amico. "Il fatto è che l'arrivo di Louis in città ha cambiato le cose. Non so cosa mi stia succedendo, ma ogni volta che Jordan lo nomina mi fa saltare i nervi. È come se fosse geloso e non capisco perché."
"Noelle, tu forse non te ne accorgi, ma Louis ha un effetto strano su di te, ti cambia, ti fa tornare ad essere la ragazza di cinque anni fa e tu non te ne accorgi. Jordan non ti conosce per com'eri prima e quindi capisce che è l'influenza di Louis a farti comportare così, e ha paura." Le parole della mia amica arrivarono come un fulmine a ciel sereno, non pensavo fosse così, non pensavo che il mio ragazzo la pensasse in questo modo. "Puoi dire ciò che vuoi, ma so che nel profondo non hai ancora dimenticato Louis e rivederlo dopo tanto tempo e sapere ciò che lui prova ancora per te, ti distrugge e ti fa sentire viva allo stesso tempo." Disse Abby con tono pacato.
"Cosa vorresti dire?" Chiesi non capendo bene le sue parole.
"Che tu lo ami ancora, Noelle."
"Perché lo credi?"
"Perché ti conosco." Rispose lei.
"Abby, lo pensi davvero? Pensi davvero che io sia ancora innamorata di Louis?" Il dubbio stava nascendo dentro me. Era davvero questa la ragione del litigio con Jordan e della mia ribellione nei confronti del suo comportamento?
"Io ne sono convinta, e tu?" Ribatté lei.
"Credo che tu non abbia tutti i torti." Sospirai in preda alla paura e alla confusione.
Sentii dei passi. "Noelle.."
Alzai lo sguardo e Louis era davanti a me. Mi fissava con occhi increduli.
"Abby, devo lasciarti." Dissi con voce atona e staccai la chiamata.
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Buongiorno :) non so perché ma questo è decisamente uno dei miei capitoli preferiti e spero sia piaciuto anche a voi. Credo che fra cinque capitoli Just a Moment giungerà al termine. Ho in mente un gran finale, chissà se vi potrà piacere.
Un bacio 😘
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