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Capitolo 42

"Ogni volta che decidi perdi qualcosa. Qualunque cosa tu decida.
E' sempre questione di capire cos'è che non sei disposto a perdere."
(F. Stork)

Il freddo stava cominciando a congelarmi le mani, nonostante fossero ben coperte ed al calduccio dentro le tasche del mio cappotto.
La mia mente elaborava troppi concetti in così poco tempo che non riuscivo a capire più cosa stessi facendo. Se la decisione presa era quella giusta, se non mi stavo sbagliando, di nuovo.

Picchiettavo il piede contro il marmo del marciapiede come per scaricare l'ansia, ma sembrava un'azione del tutto inutile. Ero sempre più agitata ed insicura e la voglia di fuggire si faceva sempre più largo dentro me, finché la porta non si aprì.
"Pensavo non saresti più venuta." Esclamò il ragazzo venendomi incontro.
"Scusami, ho avuto da fare e sono arrivata in ritardo." Risposi cercando di non pensare a ciò che avevo detto poche ore prima a mia madre.
"E quindi hai preso la tua scelta?" Chiese fissandomi negli occhi.
"Credo di sì. È solo che ho paura, per questo sono venuta a parlare con te, sai sempre cosa dirmi e non sei di parte." Dissi con una leggera risata.
"Questo è vero." Rispose Michael ridendo. "Allora andiamo, non mi va di parlare dentro casa. Anche i muri hanno le orecchie."

"Parlami di lui, intanto. Cosa pensi di dover fare?" Chiese prendendomi  un'altra patatina.
"Prima di tutto tagliarti le mani! Insomma, hai quasi finito tutto il mio spuntino." Dissi ridendo. "A parte gli scherzi, con lui è difficile prendere una decisione. Mi ha mentito per molto tempo, ma so anche che mi ha amata e tanto, ed io ho amato lui. Però, sarebbe da figlia ingrata perdonare il fidanzato e non la madre, dico bene?" Era una decisone importante da prendere e non dovevo più sbagliare.
"In parte non hai torto, lui ti ha mentito ma ti ha amata. Ha fatto tutto questo per te, non per tua madre, non per sé stesso. Ma come dici tu, sarebbe sbagliato dare fiducia a lui e non a tua madre.. Ma d'altro canto tua madre ha gioito quando vi siete lasciati e non ha fatto altro che separarvi e, cosa più importante, ha tradito tuo padre." Rispose lui.
"Già..." Alla mia risposta, Michael poggiò una mano sulla mia spalla.
"Noelle, ascolta, nel corso della vita dovremo fare una moltitudine di scelte, e spesso saranno difficili da prendere e anche dolorose, questa è solo una piccola parte del lungo percorso che hai davanti a te. Chissà quante altre, in futuro, ti troverai di fronte ad un bivio e dovrai prendere una decisione. Ovviamente non possiamo scegliere sempre ciò che più ci piace, spesso dobbiamo pensare anche a cosa è meglio per noi e per il nostro futuro, perché non sempre ciò che ci fa stare bene e ci piace è ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Perciò, niente panico, prendi un respiro e pensaci su, non dev'essere una cosa affrettata. Decidi cos'è meglio per te e buttati il passato, i rimpianti e i ripensamenti alle spalle. Ricorda solo che qualunque sarà la tua scelta, io rimarrò sempre e per sempre al tuo fianco."
Senza dire una parola lo abbracciai e lui mi strinse forte a lui.
"Grazie Mike." Sussurrai contro il suo petto. "Grazie davvero."

Dopo una lunga passeggiata per le caotiche strade di New York in compagnia del mio miglior amico, l'unica cosa che volevo fare era scrivere tutto ciò che pensavo nel mio diario. Liberarmi da tutte le frustrazioni, i pesi, le indecisioni e i sensi di colpa. Oh sì, quelli erano tremendi, mi toglievano il respiro fino a farmi sentire talmente impotente da mollare tutto e fuggire via.

La casa era deserta; mio padre e quello di Michael erano usciti insieme e Tyler era andato con loro, mentre Dylan e Ryan erano da mia zia, come sempre.

Salii in camera buttando il cappotto sopra il letto e andandomi a sedere sul bordo della finestra con in mano il mio diario.
Ero arrivata a casa giusto in tempo per scampare l'imminente nevicata.
Aprii il diario e rimasi a fissare la pagina bianca per qualche istante, poi l'inchiostro nero riempì il foglio prima immacolato.

08 dicembre 2013

Caro diario,
Oggi è stata una giornata abbastanza intensa.
Stamattina ho incontrato mia madre in una caffetteria e abbiamo parlato. Mi ha raccontato la sua versione dei fatti e devo ammettere di essere rimasta esterrefatta. Non avrei mai creduto che proprio lei, una delle poche persone di cui io mi sia fidata ciecamente, mi abbia tradita così.
Alla fine la verità è venuta a galla e ho scoperto che Louis non mi aveva mentito riguardo la situazione, le due storie combaciavano alla perfezione e questo mi ha davvero resa triste, speravo che uno dei due mi facesse sentire meglio, ma non è andata così.
Adesso, mi trovo di fronte ad un bivio e non so proprio cosa fare. Perdonare Louis o perdonare mia madre? Fidarmi del mio ragazzo o della donna che mi ha messa al mondo e mi ha cresciuta? Forse potrei credere ad entrambi o a nessuno dei due.
Non avrei mai pensato di trovarmi a dover fare una scelta del genere, eppure, negli ultimi mesi sono successe tante cose che non avrei mai creduto potessero accadere.
Ho pianto sia ascoltando Louis, sia ascoltando mia madre, ma ho avuto il coraggio di resistere fino alla fine solo con lei. Forse perché speravo non mi deludesse, ma le cose sono andate diversamente. Mi ha fatta sentire una stupida, una ragazzina sciocca che credeva nel vero amore fino a farsi ingannare.
Avrei preferito ricevere una tale coltellata nel petto dal mio ragazzo che da mia madre. Lei è sempre stata la mia roccia, il mio punto di forza maggiore, la mia spalla e complice e in un attimo, a causa di un uomo, è cambiato tutto ed è cambiata lei.
Mentre tornavamo a casa, Michael mi aveva aiutata molto a ragionare. Ed in particolare mi aveva colpita una citazione: <<A volte bisogna prendere delle scelte rischiose, ma giuste, altrimenti si rischia di sopravvivere e non di vivere, e si rischia di resistere senza esistere realmente.>> e a pensarci bene, è una frase che fa molto riflettere ed era esattamente ciò che lui voleva dirmi. Dovevo rischiare ma in modo coscienzioso se volevo vivere davvero la vita che avevo sempre sognato.
Perciò, adesso devo solo prendere un bel respiro e dormirci su. Domattina spero di alzarmi con le idee più chiare e la mente libera."

Quando finii di scrivere, posai il diario nella libreria della mia stanza, nascondendolo con cura. Presi il telefono e mandai un messaggio alla mia migliore amica.
"Scusa se sono scomparsa, ma oggi è stata una giornata abbastanza lunga. Domani mattina ti chiamo e parliamo, baci."

Poche ore dopo mio padre rientrò a casa con le pesti al suo seguito.
"Finalmente ci vediamo. Dove sei stata tutto il pomeriggio? Non mi hai fatto nemmeno una chiamata." Furono le prime parole che mi rivolse entrando in cucina.
"Scusa, sono stata con Mike e poi sono tornata a casa e mi sono messa a cucinare qualcosa di commestibile e sano." Alle mie parole mio padre rise leggermente concordando con me.
"Quindi stasera non devo far finta che mi piaccia il cibo?" Chiese mio fratello Tyler.
"Mi fa piacere sapere che avete questa opinione su di me." Rispose mio padre continuando a sorridere e dando una pacca sulla spalla a mio fratello.
"Più che altro è un'opinione sul tuo modo di cucinare alquanto improbabile e esotico mi azzarderei a dire." Replicò Tyler.
"Quand'è che hai imparato tutti questi paroloni?" Chiesi sconcertata ma facendogli capire che stavo scherzando.
Lui non rispose, si limitò a guardare mio padre e andare via.
"Non riuscirò mai a farmi perdonare del tutto da lui." Dissi con voce sconfortata. Mio padre si avvicinò a me e mise un braccio attorno alle mie spalle.
"Lo conosci, sai com'è fatto, cerca solo di fare il duro. Prima o poi si accorgerà che sta sbagliando." Mi tranquillizzò lui.
"Lo spero.." Sospirai. "Fai lavare le mani a tutti, fra due minuti è pronto." Dissi cambiando argomento.
"Ai suoi ordini." Rispose mio padre avvicinando una mano alla fronte e mettendosi sull'attenti.

"Allora, come vi è sembrata la cena?" Chiesi in attesa di commenti.
"Buonissima!" Rispose Ryan.
"Finalmente la mia pancia non farà più strani rumori la notte." Disse Dylan facendomi sorridere.
"Devo ammettere che non era poi così male." Ovviamente non mi sarei aspettata altro commento da mio fratello Tyler.
"Complimenti Noe, non pensavo sapessi cucinare così." Si complimentò mio padre.
"Grazie a tutti." Risposi felice. "Se avete finito sparecchio. Domani c'è scuola e dobbiamo svegliarci tutti presto." Dissi mentre si alzavano tutti tranne Ty.
"Ci penso io." Mio padre prese i gemelli e li portò al piano di sopra.

"Vuoi una mano?" Mio fratello parlò alle mie spalle a testa bassa.
"No, tranquillo." Risposi senza sembrare troppo delusa dal suo precedente comportamento.
"Mi dispiace, ok?" Le sue parole risuonarono alle mie spalle. "Ho sbagliato a trattarti male e ad ignorarti e farti sentire in colpa. Mi sei mancata e mi sono mancate le nostre chiacchierate. Ti prometto che non mi rivolgerò mai più così a nessuno di voi." Disse Tyler avvicinandosi.
"Vieni qui." Aprii le braccia e lui vi si buttò dentro ed entrambi ci abbracciamo per qualche secondo senza dire nulla. "Credevo non mi volessi più perdonare. Anche io ho le mie colpe e ti prometto che niente riuscirà a farci litigare nuovamente così." Lo rassicurai guardandolo negli occhi. "Adesso va a lavarti e mettere il pigiama, si è fatto tardi." Gli diedi un bacio in fronte e lui scomparve al piano di sopra.

Quando toccai il letto non mi sembrò vero che la giornata era giunta al termine.
Impostai la sveglia per il giorno seguente e in pochi secondi mi addormentai.

La mattina mi svegliai prima del previsto. La notte era stata difficile da superare fra gli svariati incubi ed il continuo bisogno di andare in bagno.

Mi preparai con calma e scesi in cucina a fare il caffè e occuparmi della colazione dei miei fratelli.

Mezz'ora più tardi, tutti erano giù; chi correva da un lato per cercare un libro, chi dall'altro per prendere le scarpe.
"Ti serve aiuto?" Chiesi a mio padre mentre sistemava la cravatta.
"No, tranquilla, è tutto sotto controllo. È solo che stamattina dovrò portarli io a scuola, la zia non poteva." Disse mio padre.
"Io non ne sarei così sicura." Dissi ridendo mentre mio padre metteva il sale nel caffè al posto dello zucchero.
"Oh no, he sbadato!" Esclamò colpendosi la fronte con il palmo della mano.
"Ehm..papà, le calze." Con la coda dell'occhio notai che le fantasie dei suoi calzini erano diverse e questo mi fece ridere ancora di più.
"D'accordo, mi arrendo. Aiutami tu." Mi pregò mentre si alzava per tornare in camera.
"Dylan, Ryan, avete tutto pronto?" Urlai cecando di farmi sentire.
"Si!" Affermarono spuntando entrambi in cucina. "Bene, questi sono vostri. Mettete i giubbotti così papà vi accompagna." Cercai di fare un po' di ordine nel caos che si era creato.
"Ty, vuoi un passaggio a scuola?" Chiesi mentre entrava in cucina.
"No, prendo l'autobus." Rispose. "E sono anche in ritardo." Prese il suo sacchetto del pranzo e salutò tutti prima di correre fuori casa.
"Sono pronto! Si parte." Mio padre mi diede un leggero bacio sulla guancia, prese i gemelli e tutti e tre uscirono.

Al solito orario la mia amica arrivò suonando il clacson ed io uscii infilandomi di corsa in macchina.
"Buongiorno. Tu hai molte cose da raccontarmi." Disse senza darmi nemmeno il tempo di allacciare la cintura.
"Abbiamo un'intera giornata, fammi respirare, stamattina in casa mia sembrava essere scoppiata una bomba." Risposi prendendo fiato. Lei mi guardò con sguardo truce e poi partì.

Tra una lezione e l'altra avevo raccontato ad Abby tutto quello che era successo ieri, ricevendo occhiatacce, consensi e sguardi interrogativi.
A fine giornata mi aveva riaccompagnata a casa e nel tragitto in auto mi aveva continuato a bombardare di domande.

Tornata a casa i miei fratelli erano tutti davanti alla televisione.
"Ciao ragazzi." Li salutai facendoli sobbalzare.
"Così intenti a guardare la TV da non accorgervi di me, bene." Dissi successivamente. "Papà è tornato a lavoro?" Chiesi accorgendomi di essere di troppo.
"Si, ha detto che stasera ritarda." Finalmente ricevetti ha risposata da mio fratello Tyler.
"Va bene. Io vado di sopra, non litigate e alle quattro vi voglio ognuno in camera vostra a fare i compiti." In un coro stufo mi risposero tutti di sì e dopo aver fatto la mamma rompiscatole, mi chiusi in camera a studiare.

Da tempo non ero tornata in questo quartiere di New York, non dopo quella notte.
Avevo finalmente preso la mia decisione nella speranza di non aver commesso un enorme sbaglio.
Dopo aver fissato il campanello per diversi minuti, avevo suonato e stavo aspettando che qualcuno mi aprisse la porta.
Il cuore mi batteva all'impazzata all'idea di rivedere quelle persone, ma una in particolare.
Nel momento in cui stavo per scendere il primo scalino credendo che non ci fosse nessuno in casa, la porta si aprì. Mia madre era pronta per uscire, avvolta nel suo cappotto nero.
"Noelle, oh mio dio, lo sapevo!" Mi si gettò addosso abbracciandomi ma senza essere ricambiata.
"Mamma, per favore..." Dal mio tono di voce capì che non avevo gradito la sua accoglienza.
"Scusami, sono solo felice che tu sia tornata qui. Credevo non volessi più vedermi, ed invece sei tornata da me, hai scelto di credermi, di fidarti, in potrei essere più felice." Rispose lei.
"Io..io non sono tornata per te." Dissi lentamente.
"Oh...beh, se cercavi lui sei arrivata in ritardo." Sputò con tono acido. "È andato all'aeroporto." A quelle parole un panico generale si scatenò dentro me.
"Cosa? A far che? Dove deve andare?" Chiesi velocemente.
"Ha deciso di andare ad abitare da un suo amico in California." Sul volto di mia madre apparve un'inquietante ghigno di soddisfazione. Come poteva essere così felice?
"No, non può partire." Scesi di corsa le scale.
"È inutile, non arriverai mai in tempo." Mi urlò dietro.
"Se sarà necessario arriverò fino in California pur di rivederlo ancora e dirgli quanto grande sia il mio amore per lui. Mi dispiace, ma questa volta abbiamo vinto noi." Corsi il più in fretta possibile e presi il primo taxi che passò di lì.
"Dove la porto, signorina?" Chiese il tassista.
"Al JFK. La prego faccia il più veloce possibile." Risposi componendo il numero di Louis.

Nel giro di dieci minuti lo chiami più volte ma l'unica voce che proveniva da quel maledetto apparecchio era solo quella della segreteria telefonica. "Non puoi fare più veloce?" Chiesi agitata.
"Signorina, cerco di fare in fretta ma il traffico non è poco." Rispose l'autista facendomi preoccupare ancora di più.

Venti minuti dopo arrivammo in aeroporto.
"Grazie mille, tenga il resto." Dissi lasciandogli una banconota da venti dollari.

Di corsa entrai in aeroporto controllando i voli per la California e notai che quello di Louis aveva portato un leggero ritardo ma che i passeggeri si stavano quasi per imbarcare.

Corsi attraverso la folla spingendo chiunque intralciasse il mio cammino. Sentivo l'aria mancare nei polmoni, il cuore battere sempre più veloce e le gambe stanche, ma dovevo continuare a correre, non potevo perderlo di nuovo.

Ero quasi convinta di non poterlo più trovare quando, arrivata all'imbarco del suo volo, lo vidi passare il biglietto ad una delle hostess.
Raccolsi tutta la forza che mi era rimasta in corpo ed urlai il suo nome. "Louis."
Di colpo si fermò e si girò e in quel momento i nostri sguardi si incrociarono. "Louis, aspetta." Spinsi le persone che si interponevano fra noi e lo raggiunsi saltandogli in braccio. "Pensavo di averti ormai perso." Ammisi con il fiatone.
"Io, pensavo davvero.." Mi interruppe con un bacio. Le sue labbra si scontrarono con le mie e mi sentii viva, come non mi ero più sentita in quelle ultime settimane. Mi aggrappai meglio e lui mi tenne sempre più stretta fino ad annullare la distanza fra i nostri copri. Continuò a baciarmi e capii che quello era il posto in cui sarei voluta rimanere per sempre. Lì, stretta fra le sue braccia, labbra contro labbra, c'era tutto il mio mondo.
"So che dovrei rimanere zitta ma devo dirtelo." Dissi staccandomi da quel bacio e lasciandomi poggiare per terra. "In questo mese non c'è stato un attimo, un solo attimo in cui io non ti abbia amato, in cui non ti abbia pensato. È stato difficile decidere, ma ancora più difficile pensare ad una vita senza te. Che diavolo di vita sarebbe stata? Fino alla fine avevo creduto di averti perso, di non essere arrivata in tempo e continuavo a maledirmi per non aver scelto prima. Ma ora sono qui con te, a guardare i tuoi occhi e so per certo che non c'è altro posto al mondo in cui vorrei trovarmi. Magari non durerà per sempre, magari saremo un disastro insieme, un enorme e irreparabile casino. Difficili, confusi, stupidi, sbagliati e immaturi, ma innamorati, quindi, tutto il resto quanto può contare realmente? Magari un giorno amerò un altro uomo e ripenserò a questo e guarderò te ed i nostri momenti proprio come si guarda un vecchio album di foto. Magari avremo delle vite nostre e ameremo altre persone, ma sarà mai lo stesso amore? Magari qualcuno ti amerà ogni giorno dimostrandotelo nei baci, nelle carezze, negli abbracci e nei sorrisi, ma riuscirà mai ad amarti come sto facendo io adesso? Arriverà un giorno, forse, in cui il nostro amore smetterà di essere tale e a quel punto noi cosa saremo? Amici, conoscenti? Questo non lo so, non posso di certo dirtelo, ma posso assicurarti che finché tu mi amerai, ti darò tutta me stessa, senza risparmiarmi nemmeno per un secondo, perché sono dell'idea che un amore così va vissuto con tutte le cellule del proprio corpo e se anche un giorno dovesse finire, sarà un ricordo al quale potrò guardare sorridendo, una storia che potrò raccontare ai miei figli, magari, o semplicemente, il mio più bello e grande segreto, la storia d'amore che nessuno potrà mai immaginare di vivere, una storia che solo io conosco e della quale non dimenticherò mai nulla, nemmeno il finale, per quanto difficile e devastante esso possa rivelarsi. Tu rimarrai per sempre nel mio cuore, Louis Tomlinson, perché io sono perdutamente e follemente innamorata di te."

Quella notte abbiamo fatto l'amore, ed è stato bellissimo. Non ho provato timidezza o paura, mi sono sentita finalmente completa. Quella notte è stata la conferma che la nostra storia d'amore non sarebbe stata come tutte le altre. Con il suo corpo contro il mio, e le sue labbra che lasciavano piccoli baci sul mio collo, mi è stato impossibile credere di averlo avuto così lontano per tutto quel tempo. Averlo amato non è mai stato uno sbaglio o un rimpianto e mi era bastato un insieme di piccoli attimi per capirlo. Quella notte, ne ero sicura, non l'avrei più dimenticata.

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Siamo davvero agli sgoccioli e non mi sembra ancora vero. Sono particolarmente affezionata a questa storia e vorrei non doverla mai finire. Dato che gli scorsi capitoli non erano molto lunghi ho pensato di scrivere di più in questo. Spero vi sia piaciuto. Lasciate tanti like, non immaginate quanto mi possa rendere felice.
Inoltre vorrei ricordavi della nuova storia che sto scrivendo "Secrets" passate se vi va. Vi do la buonanotte, al prossimo capitolo xx

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