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Capitolo 39

"C'era talmente tanta roba nella mia testa che il mondo fuori lo sentivo appena. Passava come un'ombra, la vita era tutta nei miei pensieri."
(A. Baricco)

'Noelle, ti prego, rispondi.' Scrisse Louis nell'ultimo sms.
Da quando ero tornata a casa, non aveva fatto altro che tempestarmi di chiamate, messaggi e persino mail. Non risposi a nessuno dei suoi vani tentativi di parlare e chiarire le cose. 'Sto venendo a casa tua!' Dopo aver letto quel messaggio, entrai nel panico. Mio padre e i miei  fratelli stavano ancora dormendo e non volevo si svegliassero a causa sua.
Ricordai, inoltre, della chiave di riserva che tenevamo dentro il vaso fuori casa, così, gettai il telefono sul letto e corsi al piano di sotto, aprii la porta e rovistai fra le foglie finché non trovai la chiave. Corsi nuovamente in camera e pochi minuti dopo, sentii la macchina di Louis fermarsi pochi metri prima rispetto al mio appartamento. Il cuore mi salii in gola quando, spiandolo dalla finestra, lo vidi scendere e sbattere lo sportello con violenza, senza preoccuparsi di fare troppa confusione.
L'unica sicurezza che avevo era sapere che non si sarebbe mai permesso di suonare il campanello. Continuai a guardarlo attraverso la finestra, nascondendomi dietro la tenda. Si era fermato davanti alla porta di casa e aveva preso il telefono in mano, così, andai verso il letto, presi il mio, e tornai a guardare fuori.
'Noelle, sono qui fuori, apri la porta, ho bisogno di parlare con te, ho bisogno di spiegarti tutto.' Questi suoi continui messaggi, non facevano altro che accendere la rabbia in me. Aveva avuto così tante occasioni, eravamo così felici, e alla fine, aveva rovinato tutto. Me lo sarei dovuta aspettare, era sempre così strano nelle ultime settimane, soprattutto quando nominavo la sua famiglia o la mia.
'Va via, o mi costringerai a chiamare la polizia!!' Cercai di spaventarlo.
'Noelle...mi dispiace.' Bastò così poco per farmi infuriare. Quel 'mi dispiace' era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Scesi nuovamente al piano di sotto e quando aprii la porta, lo trovai seduto sulle scale ad aspettarmi.
"Sei scesa!" Esclamò alzandosi.
"Sta fermo dove sei, Louis." Dissi con voce fredda. "Devo ammettere che sei stato bravo, te le sei giocate bene le tue carte, mi hai presa in giro come solo tu potevi fare. Ed io, sciocca ed innamorata, non mi sono accorta di niente. Se non fosse stato per tuo padre non me ne sarei mai resa conto. Ma vuoi saperla una cosa? Forse, il motivo per cui non ci sto così male, il motivo per cui non piango, è perché, sotto sotto, sentivo che qualcosa in te non andava. Che era stato tutto troppo facile, tutto troppo bello. Adesso ti chiedo di andare via, non voglio sentire niente di ciò che hai da dirmi, nessuna scusa, nessuna storia già pronta, niente. Devi andare via da casa mia, subito!" Esclamai con tono duro e arrabbiato. "E guai a te se provi ad aprire bocca, se provi a svegliare la mia famiglia. Va via e non farti più vedere. Mi fai pena Louis Tomlinson." Sputai le ultime parole quasi come fossero acido e senza aspettare alcuna reazione, rientrai in casa.

Ero seduta sul letto e questa volta le lacrime sembravano non voler uscire, quasi come non ne avessi più, come se le avessi del tutto esaurite in questi ultimi mesi. Ero così delusa, forse, più da me stessa che da lui. Avevo la verità sotto agli occhi e ho fatto finta di essere cieca per non accettare ciò che realmente stava succedendo.

Mi svegliai alle sei e mezza a causa di quella maledetta suoneria del telefono. Lo presi dal comodino e notai che Louis mi stava chiamando, di nuovo. Lasciai squillare il telefono finché lui non si arrese.
Senza alcuna forza, cercai di alzarmi dal letto e andai in bagno per fare una doccia calda.

Alle sette ero già pronta per la scuola, in attesa che Abby passasse a prendermi.
"Noe, ma ieri sera a che ora sei andata a dormire? Sentivo un sali e scendi continuo." Chiese mio padre. Cercai di temporeggiare ma vidi il suo volto cambiare espressione "Non è che hai fatto venire Louis qui, vero?" Strabuzzai gli occhi e quasi mi affogai con il succo.
"No! Assolutamente no. Ieri non riuscivo a prendere sonno, tutto qui.." Risposi.
"Ed è per questo che ti sei fatta un giretto in macchina? Provavi ad addormentarti?" Aveva sentito tutto. Pensavo di essere stata il più silenziosa possibile. "Ho il sonno leggero." Disse successivamente notando il mio sguardo.
La situazione si stava facendo alquanto difficile da gestire e per mia fortuna, sentii il clacson della macchina mia migliore amica che mi reclamava.
"È arrivata Abby, ci vediamo più tardi." Annuncia velocemente, lo salutai ed uscii di casa.
"Sappi che più tardi ne parleremo." Urlò mentre chiudevo la porta.

"Sei arrivata al momento giusto!" Esclamai chiudendo lo sportello dell'auto.
"Come mai? Soliti discorsi padre-figlia?" Chiese la mia amica ridacchiando.
"No. Per mia fortuna ha terminato di mettermi in imbarazzo." Spesso mio padre mi prendeva da parte e cominciava a parlare delle relazioni, di fare sempre attenzione, di non buttarmi a capofitto in qualsiasi cosa solo perché lo facevano anche gli altri e di non combinare cazzate. Ovviamente, il succo delle sue discussioni, era "Non fare cazzate con Louis, sei ancora troppo giovane." E la cosa che più mi disturbava era il suo essere vago, di girare sempre intorno all'argomento ma senza esplicitarlo. Avrei preferito fosse sempre diretto e conciso, ma non lo era mai.
"E allora cosa ti ha detto questa volta?" Chiese continuando a guidare.
"Ecco..." Lei mi guardò e abbassò il volume della radio. Quando lo faceva era perché le cose diventavano serie.
"Noelle, parla, subito." Disse seria.
"Io e Louis ci siamo lasciati." Risposi senza fare troppi giri di parole, con tono indifferente.
"Che cosa? Non ci credo. Che è successo? È colpa sua o tua? Quando vi siete lasciati? Sei stat tu, vero?" In un secondo fece tante di quelle domande che mi sentii confusa. 
"Ehi, ehi, vacci piano, una domanda alla volta." Risposi io e lei mi fulminò con lo sguardo. "Okay, okay..allora, era da un paio di giorni che era strano..." Cominciai a raccontare.

"Però è strana come cosa, come poteva esserci un cognome diverso sul campanello?" Chiese la mia amica.
Avevamo ginnastica ma nessuna delle due aveva intenzione di sudare di prima mattina, perciò, avevamo finto di avere mal di pancia.
"Non lo so, me lo sono chiesta per tutta la notta e alla fine sono arrivata a due conclusioni; o la casa non è sua, oppure, quell'uomo non è suo padre." Risposi guadagnando uno strano sguardo da Abby.
"Che vuoi dire? Come può non essere suo padre?" Era confusa ma mai quanto me.
"Che magari mia madre lo ha costretto a fingere." Sapevo che era un'idea totalmente folle, ma non sapevo cosa pensare.
"Dovresti parlarne con lui e chiarire questi dubbi. Non ti sto dicendo che devi tornarci insieme, ma di chiedere spiegazioni per evitare di farti film mentali." In effetti non aveva tutti i torti.
"Per ora sono troppo arrabbiata, in questi giorni tenterò di parlarci, ma sarà difficile farlo evitando di schiaffeggiarlo." La mia amica scoppiò a ridere.
"Noelle, puoi anche smettere di fingere con me..ti conosco, sei la mia migliore amica, non devi per forza prendere tutto a ridere, non questa volta. Starci male è normale, perciò, se devi piangere o urlare, disperarti e insultarlo, fallo. È inutile tenersi tutto dentro." Era proprio vero, potevo fingere con tutti, meno che con lei.
"Ti voglio bene Abby." Risposi abbracciandola.

La giornata passò in fretta. Evitai di avvicinarmi alla mensa, come ogni giovedì, c'era troppa puzza e oltre a tutto questo schifo che stavo passando, non volevo aggiungerci la nausea. Rimasi in classe a sgranocchiare una mela.
"Noelle, come mai sei qui?" Cox entró nell'aula.
"Devo pulire?" Chiesi notando la scopa e la paletta.
"Non qui. Va tutto bene?" Chiese avvicinandosi.
"Si..no...non lo so. Non ho la più pallida idea di come vada!" Risposi scoraggiata.
"Posso esserti d'aiuto in qualche modo?" Stavo per declinare la sua proposta quando ricordai il grado di parentela che aveva con Louis.
"In realtà si, c'è una cosa che potresti fare." Lui allargò le braccia come per dirmi "Sono a tua disposizione" così presi la palla al balzo. "Il padre di Louis è sposato?" Alla mia domanda rimase di sasso.
"Si...perché?" Tentennò nel rispondermi.
"E Louis abita con lui?" Chiesi senza rispondere alla sua domanda.
"No. Noelle, c'è qualcosa che non va con mio nipote?" La sua domanda mi rese ancora più confusa. 
"Se lui non abita con suo padre ed il signor Tomlinson è sposato, come può Louis essere tuo nipote e avere questo cognome?" Notai che non afferrò del tutto il mio ragionamento. "Ieri sera sono andata nella nuova casa di mia madre e lì c'era Louis. Ha chiamato papà il fidanzato di mia madre e sono più che sicura che quest'uomo non andava Tomlinson di cognome. Ora sono talmente confusa che non so più cosa pensare e a chi credere, perciò, ti prego, aiutami." Lo pregai di farmi chiarezza su tutta questa storia. Cox si sedette nel banco vicino al mio.
"La farò breve perché il tempo non basta; Louis ha un padre, Mark Tomlinson, lui è sposato con la madre di Louis. Non è il suo padre biologico, ma è l'uomo che lo ha cresciuto. Il vero padre di Louis, è quello che hai incontrato ieri sera, Darren Cox, mio fratello." Come cavolo avevo fatto a non pensarci! Louis e Cox non avevo lo stesso cognome, e quello dell'uomo seduto accanto a me, era lo stesso che ieri sera si trovava sul campanello. Ero stata davvero così tonta? In tutto questo tempo non avevo mai fatto tutti questi collegamenti? Per quale assurdo motivo non avevo mai fatto caso al fatto che i loro cognomi fossero totalmente diversi?
"Io...ti dispiace se rimango da sola? Ho troppa confusione in testa." Steve, era Steve il suo nome, non Cox, mi ero talmente abituata a chiamarlo così, che non ci avevo mai fatto caso.
"Si, tranquilla. Quando ti sarai schiarita le idee, vieni pure a parlarmi, sono un libro aperto, lo sai." Mi sorrise e andò via.
Adesso che conoscevo la verità, dovevo assolutamente parlare con Louis, e a quel punto, spettava solo a me capire cosa era giusto fare per il mio bene.

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Questo capitolo è abbastanza confusionario, lo ammetto ahah ma se vi è piaciuto, potete anche lasciare qualche commento e farmi sapere cosa ne pensate. Spero riceva tante stelline perché devo ammettere che sono davvero contenta di questa storia e di questo capitolo. Inoltre, ci tengo a dirvi che Just a Moment è arrivata seconda agli #ItalianFanFictionAwards ed è solo grazie a chi mi ha aiutata ed ha votato la storia. Ancora un immenso grazie ❤️
Ps: sto scrivendo un'altra ff, si chiama Secrtes, passate a dare un'occhiata se vi va. Un bacio xx

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