Capitolo 37
"Eppure nessuno, quanto lui, mi tormenta il cuore."
(William Shakespeare)
Le sue parole mi fecero diventare un pezzo di ghiaccio. Ero ferma sulla soglia della porta mentre Louis mi fissava con le mani dentro le tasche del giubbotto.
"Noelle, mi senti?" Sventolò una mano davanti alla mia faccia riportandomi più o meno alla realtà. Aveva detto qualcosa ma non ero riuscita a sentire niente, come se avessi dei tappi nelle orecchie.
"Cosa..?" Chiesi confusa.
"Ho chiesto se posso entrare, fa freddo e sto congelando." Ripeté lui.
"Oh, certo..entra pure." Mi spostai per farlo passare e chiusi la porta. "Vieni, andiamo in salotto."
Eravamo seduti sul divano e sentivo le mie mani sudare nonostante in casa non ci fosse poi così tanto caldo. La testa era diventata pesante, era come se qualcuno la prendesse a pugni da dentro.
Louis non parlava, il che mi metteva ancora più ansia.
"Scusa se sono venuto senza avvertirti, stavi studiando?" Chiese rompendo il silenzio.
"Si, ma non importa. Cos'è che devi dirmi di così importante da farmi terrorizzare?" Alla mia domanda, Louis rispose con un'espressione confusa.
"Perché sei terrorizzata?" Chiese come se la risposta non fosse ovvia.
"Beh, dovresti saperlo che noi ragazze dalla frase 'Dobbiamo parlare' non riusciamo mai a trovare un lato positivo ed in più, questo tuo silenzio non mi aiuta." Risposi in tutta sincerità.
Louis scoppiò a ridere facendomi confondere ancora di più. "Perché ridi?" Ero arrabbiata.
"Noe, il mio non era un "Dobbiamo parlare perché fra noi non va più." volevo solo parlarti di una cosa che ritengo importante e che voglio tu sappia." Le sue parole furono un toccasana, credevo davvero che stesse per finire.
"Oh, menomale." Dissi tirando un sospiro di sollievo. "E cosa devi dirmi?" Ero curiosa di sapere. Doveva essere un qualcosa di importante per essere piombato a casa mia senza preavviso e avere un'aria quasi sconvolta.
"Cominciò con il dirti che avrei preferito tu lo sapessi prima ma devo ammettere di non aver trovato il coraggio per parlartene." Non ero più terrorizzata ma piena d'ansia e non sapevo scegliere quale delle due sensazioni fosse la peggiore.
"Okay, tranquillo, l'importante è che tu adesso abbia deciso di dirmelo." Cercai in qualche modo di tranquillizzare entrambi.
"Ecco.." Non appena Louis pronunciò la prima parola sentii il familiare rumore delle chiavi e in seguito delle vocine squillanti.
"No..i miei fratelli sono tornati." Dylan e Ryan entrarono in casa urlando come dei matti e rincorrendosi mentre Tyler, sbuffando, richiudeva la porta e buttava lo zaino all'entrata.
"Ryan, Dylan!" La mia voce era ferma e decisa. Fra il mal di testa e l'ansia non potevo sopportare anche loro. "Non è il momento per rincorrersi per casa!" Esclamai quando entrambi furono di fronte a me.
"Scusa Noelle." Dissero in coro.
"Perché devi essere sempre così fastidiosa? Lasciali giocare. Non sei nessuno in questa casa per dare ordini." Mio fratello Tyler si intromise con quel suo solito tono acido.
"Tyler." Lo richiamai ma lui fece finta di niente.
"Sto parlando con te, vieni qui." Alzai il tono di voce mentre mio fratello continuava a camminare verso la sua stanza ignorandomi del tutto. "Tyler, vieni qui oppure.."
"Oppure cosa? Mi metti in punizione? Chiami papà? Cosa? Credi che a me importi qualcosa di ciò che dici? Non sei la mamma, sei mia sorella e non hai alcun potere decisionale su ciò che posso o non posso fare, così come non hai alcun potere su Ryan e Dylan." Non capii se mi lasciarono più di stucco il suo tono o le sue parole. Noi due litigavamo spesso ma non mi aveva mai detto cose del genere, non negli ultimi anni. "Oggi per papà è una giornata difficile e tu cosa fai invece di aiutarlo in qualche modo?! Te ne stai qui, seduta in salotto a farti gli affari tuoi con il tuo ragazzo. Da quando c'è Louis a te non importa più di nessuno, hai sempre lui per la testa. Non riesco proprio a capire perché, né riesco a capire per quale motivo ti fidi di lui dopo tutte quelle bugie.." Tyler adesso stava proprio esagerando. "E si, non guardarmi con quella faccia, ti sento parlare con papà o con Abby, so tutto e mi viene da ridere se penso a quanto questo ragazzo riesca a piegarti, a cambiarti. Mi fai pena." Non riuscii più a sopportare le sue parole e presa dal nervosismo e dall'agitazione gli diedi un ceffone.
"Devi smetterla di rivolgerti così a me. Non sarò tua madre ma sono pur sempre tua sorella maggiore. Cosa ne sai tu di quello che sto facendo io per papà?! Cosa ne sai di quello che abbiamo passato?! A te importa solo di fare il ragazzino depresso che tutti trattano male. Smettila di fare la vittima e prova a crescere, non si rimane bambini per sempre." Guardandolo dritto negli occhi notai che erano lucidi, lottava per non far uscire le lacrime. Teneva una mano sulla guancia dove poco prima aveva ricevuto lo schiaffo e il suo sguardo era pieno di rabbia.
"Io ti odio." Furono le uniche parole che disse prima di andare a chiudersi in camera.
Rimasi a fissare il vuoto per qualche secondo e poi la voce di Louis mi distrasse.
"Noelle, forse è meglio che ti calmi, va tutto bene.." Louis mi strinse contro il suo petto carezzandomi la testa. "Vuoi che rimanga qui o che vada via?" Chiese poco dopo.
Mi staccai dal suo petto e asciugai le lacrime che stavano ancora cadendo sul mio volto. "Forse è meglio che tu vada...preferisco risolvere da sola questa cosa."
Sorridendomi poggiò una mano sulla mia spalla. "Tranquilla, ci vediamo domani, d'accordo?!" Sorrisi anche io ed annuii.
"Allora a domani amore mio." Mi diede un leggero bacio sulle labbra e dopo aver preso la sua roba, uscì.
"Va tutto bene?" Ryan e Dylan erano ancora fermi in salotto ad aspettarmi.
"Si piccoli, scusate se prima vi ho gridato contro. Oggi è un giorno particolare e siamo tutti un po' agitati." Mi scusai con entrambi mentre mi guardavano con i loro occhioni.
"Perché hai dato botte a Tyler?" Chiese Dylan con la sua vocina.
"Perché si è comportato male, molto male e deve capire che in questa casa abita con gente più grande e deve imparare a portare rispetto." Ripensare alle sue parole mi rendeva triste. Era stato cattivo e lo aveva fatto di proposito.
"Ma poi fate pace, vero? Non è che anche lui va via?" Le parole del mio fratellino mi fecero mancare l'aria.
"No, no, assolutamente. Nessuno di noi andrà più via da qui. Vi fidate di me?" A guardarli mi si stringeva il cuore, erano così piccoli ed indifesi.
"Certo!" Risposero all'unisono.
"Allora state tranquilli, le cose si risolveranno." Li confortai. "Adesso è meglio che andiate a fare i compiti, se li avete, d'accordo? Più tardi usciamo e compriamo le ciambelle che tanto vi piacciono." Uscire per comprare da mangiare era una scusa per distrarmi da tutto questo.
"Sii, che bello! Allora andiamo e facciamo in fretta." I miei fratellini si alzarono contenti e di corsa andarono in camera a fare i compiti.
Erano le sei quando sentii bussare alla porta. "Noe, Noe, abbiamo finito, andiamo a prendere le ciambelle?" Due testoline spuntarono da dietro la porta.
"Certo, anche io ho finito. Mettetevi i giubbotti e usciamo."
Tyler aveva detto che non voleva venire, perciò, uscii con i gemellini.
"Mi raccomando, non lasciatemi la mano per nessuno motivo al mondo." Non avendo l'auto ed essendo il negozio a qualche isolato di distanza da casa, uscimmo a piedi.
"Poi ci porti al parco? È tanto che non andiamo." Chiese Ryan.
"Certo piccolo." Risposi sorridendo.
Ero seduta su una panchina a Central Park e i miei fratelli erano a pochi metri di distanza. Stavano giocando a palla, Ryan era voluto tornare indietro per prenderla a casa.
Avevano divorato tutte le ciambelle il che mi portava a sospettare che a scuola non mangiassero abbastanza o forse avevano uno stomaco insaziabile.
Louis mi aveva scritto ma non potevo rispondere, avevo paura di perdere di vista i bambini, Central Park era pericoloso.
"Ryan, Dylan, andiamo, è tardi." Mi avvicinai mentre giocavano.
"Ma no, ancora un altro po'.." Mi pregarono ma senza ottenere alcun risultato.
"Sono quasi le otto e papà fra poco sarà a casa, andiamo su." Ryan sbuffando prese la palla, entrambi mi diedero la mano e cominciammo a camminare.
"Noe, mi fanno male i piedi e c'è freddo." Cominciò a lamentarsi Dylan. "Mi prendi in braccio?"
"No, prendi me in braccio, io sono più stanco." Replicò Ryan e così cominciarono a litigare.
"Bambini, smettetela!" Urlai per sovrastare le loro voci. "Non prenderò nessuno di voi due, ormai manca poco." Risposi.
"Uffa.." Ryan si accigliò.
Presi il telefono per controllare se avevo qualche messaggio e notai che sia Louis che Abby mi avevano scritto così decisi di leggerli.
'Tutto ok piccola?' Diceva il messaggio di Louis.
'Si, sono uscita con i gemelli a prendere delle ciambelle e ora stiamo tornando a casa, scusa per oggi..' Mi sentivo molto in imbarazzo per quello che aveva detto Tyler in presenza del mio ragazzo.
Successivamente lessi il messaggio di Abby. 'Come stai?' Anche la mia amica era preoccupata per me. Era da quando mi aveva lasciata sotto casa che non ci sentivamo.
'Tutto bene, credo.' Inviai il messaggio e quando stavo per posare il telefono, mi accorsi che Ryan non era più accanto a me. Con la coda dell'occhio notai che stava rincorrendo la palla. "Ryan!" Urlai con tutta la forza che avevo in corpo. "Ryan fermati!" Presi l'altro mio fratello in braccio e cominciai a correre. Dylan non era di certo una piuma e sentivo le braccia cedermi ad ogni passo ma allo stesso tempo, cercavo di farmi forza per non perdere di vista Ryan. Il cuore mi arrivò in gola quando notai che eravamo in prossimità di un semaforo e così accelerai il passo ma contro ogni aspettativa Ryan si fermò.
Con tutta la forza che mi era rimasta in corpo corsi ancora più veloce e quando ero lì per lì per raggiungerlo un uomo mi arrivò addosso. "Merda!" Esclamai. Mi rialzai tenendo Dylan per mano e riuscii a prendere Ryan per il cappotto. "Cosa diamine ti passa per la testa?" Lo rimproverai con il fiatone. "Hai idea di cosa io abbia passato in questi minuti? Appena arriviamo a casa te la vedrai con papà." Presi la sua mano e cercai di calmarmi.
"Signorina." Una voce risuonò alle mie spalle, quando mi girai davanti a me c'era lo stesso uomo che poco prima mi aveva fatta cadere.
"Mi scusi se sono scappata via ma vede...mio fratello.." Non avevo nemmeno il fiato per parlare.
"Stia tranquilla, l'ho rincorsa perché quando è caduta le è scivolato il telefono dalle mani." Mi porse il cellulare sorridendo. Aveva un volto familiare così come il sorriso ma non riuscivo a collegarlo con nessuno in quel momento.
"Grazie mille, non me ne ero accorta.." Guardai lo schermo e scossi la testa. "No, no, no, no. Che giornata di merda!" Esclamai sfinita.
"Cos'è successo?" L'uomo si sporse per guardare il telefono. "Oh..mi dispiace. È tutta colpa mia, ero in ritardo e non guardavo nemmeno la strada. C'è qualcosa che posso fare?" Chiese l'uomo evidentemente dispiaciuto.
"No, non si preoccupi, è solo un graffio." In realtà lo schermo si era rotto da un angolo ad un altro ma avrei trovato il modo di aggiustarlo.
"Insisto, provvederò io stesso a farlo riparare." Continuó l'uomo. "Almeno mi faccia vedere." Per evitare di perdere ancora tempo gli porsi il telefono e in quel preciso istante il telefono si illuminò è un immagine di Louis apparve sullo schermo, mi stava chiamando. L'uomo restò a fissare il cellulare in silenzio, quasi impietrito.
"Scusi, dovrei rispondere." Così facendo presi il telefono dalle sue mani e risposi. "Amore, ti richiamo appena arrivo casa." Senza dargli il tempo di replicare, staccai la chiamata e tornai a fissare l'uomo. "Va tutto bene..?" Sembrava sconvolto.
"Io, ehm..si." Rispose incerto. "Oddio, si è fatto davvero tardi..è meglio che vada." E senza dire altro, scappò.
"Che strano tipo.." Commentò Dylan.
"Già, strano."
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Mi scuso in partenza se questo capitolo è un po' noioso ma era necessario per poter andare avanti con la storia. Stanno succedendo davvero tante cose, chissà come andrà a finire..
Se siete curiosi o la storia vi sta attirando, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacio, al prossimo capitolo😘
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