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Capitolo 33

"Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle."
(Denis Waitley)

"Ti prego, riportami a casa." Dissi nuovamente fra le lacrime. Michael mi aveva trovata a piangere nel giardino della scuola accovacciata e tremante.
"Prima voglio che ti calmi. Non voglio vederti così, lo detesto Noelle." Mi strinse a sé. "Che ne dici se entriamo? Qui fa freddo." Propose guardandomi e sorridendo.
"No, non voglio tornare lì dentro, non voglio che la gente mi veda così." Indicai il mio vestito tutto sporco di terra. Avevo tutto il trucco colato e non riuscivo a dimenticare le sue ultime parole. Avrei voluto urlare, disperarmi, piangere, piangere e piangere ma questo non era il luogo adatto. "Per favore, riportami a casa.." Lo pregai per l'ultima volta tra un singhiozzo e l'altro.
"D'accordo, aspetta qui, vado a prendere la giacca e le chiavi." Disse e si allontanò.
Non volevo rovinargli la serata ma non potevo nemmeno rimanere qui a piangermi addosso.

"Arrivati.." Mi fissò per un istante con lo sguardo che faceva sempre quando eravamo bambini. Cercava di capire e chiedere, non con la parola, ma con gli occhi.
"Starò bene, ho solo bisogno di capire perché ha fatto tutto questo." Risposi al suo sguardo.
"Io adesso torno alla festa, cosa dico ad Abby?" Non volevo rovinare la serata anche a lei, perciò, dovevo trovare un ottimo motivo per essere scappata via senza salutarla.
"Dille che mio padre mi ha chiamata urgentemente perché mio fratello non stava bene e sono corsa a casa. La scusa del 'Non mi sono sentita bene'  sarebbe troppo ovvia."  Risposi pensando alla mia amica.
"D'accordo.." Continuava a fissarmi. "Se...se hai bisogno chiamami pure, anche se sono le quattro del mattino, non esitare nel farti sentire." Concluse.
"Va bene." Risposi fissando il vuoto e aprendo lo sportello. "Grazie Mike, ti ho rovinato la serata e mi dispiace..mi dispiace davvero." Alle mie parole lui scosse la testa.
"Non devi nemmeno pensarle queste cose. Fra noi ci sono stati alti e bassi, lo so, ma tu sarai sempre la mia Noelle, certe cose non cambiano mai." Nonostante fossi distrutta quelle parole mi riempirono il cuore di gioia.
"Mai." Risposi abbracciandolo e scendendo dall'auto.

Salii le scale e cercai di aprire la porta senza fare alcun rumore, non volevo che mio padre mi sentisse, implicava spiegazioni e non avevo la forza né la voglia di parlarne.

Poggiai le mie cose sul mobile all'entrata e appesi il cappotto all'attaccapanni per poi salire al piano di sopra e andare in camera mia, buttarmi a letto e dimenticare questa serata.

Avevo la sfortuna di abitare in una casa dove l'unica porta che cigolava era la mia, tanto per cambiare. Prima di aprirla guardai in fondo al corridoio, tutte le luci delle stanze erano spente e c'era silenzio, il che voleva dire che tutti stavano già dormendo. Decisi di aprire la porta e quando accesi la luce il mio cuore sobbalzò. "Tu...io..che succede? Cosa ci fai qui? Come sei entrato?" Presa alla sprovvista lo bombardai di domande.
"Ero salito in macchina deciso ad andare via di nuovo e ho cercato di allontanarmi il più possibile da te. Non riuscivo a sopportare il dolore che ti avevo provocato, sentirti piangere in quel modo mi faceva mancare l'aria. Ho guidato e guidato e poi mi sono ritrovato qui, davanti casa tua. Le luci erano ancora accese e mi sono affrettato a suonare. Tuo padre nel vedermi è rimasto sorpreso e confuso. Gli ho spiegato tutta la situazione e anche se vedevo una punta di disappunto nei suoi occhi, mi ha ugualmente lasciato salire qui ad aspettarti, sono stato fortunato, credevo mi avrebbe cacciato via a calci nel sedere." Louis parlava e parlava eppure non riuscivo a sentire nemmeno una parola di quel che diceva, stavo ancora cercando di capire perché era qui e cosa voleva ancora. Perché non era partito? Voleva assicurarsi che stessi bene?
"Io non capisco...perché sei ancora qui? Perché non sei andato via come avevi detto? Hai rovinato una delle serate che più aspettavo e dopo avermi fatta piangere e scappare dal ballo, piombi qui per chissà quale motivo. Cosa vuoi ancora da me?" Forse un'altra ragazza, al mio posto, non avrebbe fatto tutte queste domande, si sarebbe buttata fra le sue braccia ma io non ci riuscivo, lo guardavo e qualcosa dentro me continuava a ripetermi di non farlo. "Nella mia vita, ora più che mai, ho bisogno di stabilità. Ho bisogno di essere tranquilla, di vivere una vita normale e felice. Ho bisogno di un ragazzo che sappia amarmi, che si prenda cura di me, che mi racconti la verità annientando le mie paranoie, di qualcuno che sia presente, non dico sempre, ma, almeno, quando ne ho di bisogno. Tu sei tutto l'opposto. Sei uno stronzo, bugiardo, impulsivo e menefreghista. In tutto quello che fai non ci metti un briciolo di impegno, agisci senza pensare e qualche volta, solo per farti perdonare per aver sbagliato tutto, fai qualcosa di sbalorditivo ma per la maggior parte del tempo sbagli di continuo e menti, menti sempre, forse è l'unica cosa che fai con un po' di cuore e credo non ci sia cosa più triste. Ho aspettato e sperato che tu mi chiedessi di essere la tua ragazza, continuavi a ripetermi quel maledetto ti amo come se quelle parole non avessero alcun peso. Io sono davvero innamorata di te ed è questo che mi fotte. Ti amo talmente tanto da non accorgermi che tu non lo fai sul serio, non ami davvero, hai un concetto tutto tuo di amore e, lasciatelo dire, è totalmente sbagliato. Ami facendo del male ed è un totale controsenso. Non so cosa tu voglia da me, non so se vuoi davvero che io sia la tua ragazza o mi usi solo per passarti il tempo ma se vuoi stare con me devi cominciare a rivedere alcuni aspetti del tuo comportamento, non voglio che tu cambi, voglio solo che ti accorga che le bugie, i sotterfugi e tutte le cazzate che fai non mi danno alcuna prova del tuo amore, anzi, insinuano ancora più dubbi in me. Voglio conoscerti davvero." Dissi prendo aria. "Perché ora come ora non ho idea di chi tu sia." Louis si era alzato dal letto ed era di fronte a me, continuava a fissarmi in attesa che finissi di parlare. 
"Posso?" Chiese alzando una mano.
"Sono tutta orecchi." Risposi con lo stesso tono da lui usato. Fece un solo e piccolo passo, prese il mio viso fra le mani e mi baciò. Fu tutto così veloce che non mi accorsi di niente finché non sentii le sue labbra staccarsi dalle mie per poi cominciare a muoversi. "Noelle Carter, tu sei la cosa migliore che mi sia capitata in questi vent'anni di vita. Sei solare, dolce e quando vuoi, anche comprensiva. Sei testarda, intelligente, furba e combattiva. Non ti lasci intimidire da nessuno, sei sincera anche quando sai di poter ferire qualcuno, ma preferisci dire la verità che mentire spudoratamente. Nessuna ragazza mi aveva mai parlato così o forse non avevo mai dato peso alle parole di qualcuno che non fossi tu. Dici che sono un bugiardo e non posso biasimarti, non sto facendo altro che insinuarti dubbi, dici che sono stronzo e hai ragione, non posso controbattere, dici che sono impulsivo e menefreghista e anche qui non posso darti torto ma su una cosa non posso assolutamente concordare con te, l'amore che provo nei tuoi confronti. Quello è l'unico sentimento più bello e sincero che io abbia mai provato per qualcuno. Puoi insultarmi e sottovalutarmi ma non puoi dirmi che non ti amo perché non è così. Ti amo talmente tanto che sto per fare una cosa che non ho mai fatto per nessuno." Così dicendo si mise in ginocchio. Ma cosa cavolo stava facendo? "Perdonami Noelle, perdonami per essere stato lo stronzo più stronzo che tu abbia mai incontrato, perdonami per averti mentito e averti lasciata sola per ben due volte, perdonami per non essere presente ed essere un imbecille ma soprattutto perdonami per averti lasciato credere di non amarti abbastanza da volerti al mio fianco ogni stramaledetto giorno di questa stupida vita." Si rimise in piedi e mi fissò. "Io voglio te, voglio te e nessun'altra, perciò, ti prego, dimmi che anche tu vuoi questo, dimmi che anche tu vuoi essere la mia ragazza perché non c'è altra cosa che vorrei." Nessun ragazzo mi aveva mai fatto un discorso del genere ma era questo il punto, lui non era come gli altri, nemmeno lontanamente e, seppur ancora nel dubbio e nell'insicurezza, non potevo che dirgli di sì perché era tutto quello di cui avevo bisogno. Mi era bastato solo un momento per capire che finalmente era successo, il muro era definitivamente crollato. 
Dopo tutto quello che era successo stasera mi ero imposta una sola cosa ed era quella di cambiare, di fidarmi del ragazzo che amavo e smetterla di rimanere ferma sulle mie convinzioni.

"Ti riporterei al ballo ma credo che ormai non abbia senso.." Eravamo sdraiati sul letto a fissare il soffitto. Il suo braccio mi avvolgeva riscaldandomi.
"Non voglio tornare, sono qui con te e questo mi basta." Risposi girandomi a guardare i suoi occhi.
"Ho un'idea." Si alzò di scatto e, avvicinandosi alla scrivania, prese il telefono e lo poggiò sul davanzale della finestra. "Se non vuoi tornare alla festa almeno concedimi questo ballo." Mi porse la mano e senza esitare la presi e lentamente mi portò vicino alla finestra. Entrava la leggera luce della luna e del cielo stellato e stretta a lui, con la testa sul suo petto, ballammo tutta la notte.

Il mattino seguente mi svegliai da sola nel letto e ad un tratto mi chiesi se non fosse stato tutto un sogno, un bellissimo e meraviglioso sogno. Decisi che l'unica persona che poteva aiutarmi a capire se fosse stata realtà o meno, era mio padre. Avrei anche potuto chiedere a Louis ma preferivo evitare un'altra figura di merda.

Scesi al piano di sotto e trovai mio padre indaffarato nel preparare la colazione. Oggi c'era scuola ma essendoci stato il ballo quasi nessuno avrebbe fatto la prima ora.
"Buongiorno." Mi misi seduta su una delle sedie attorno al tavolo della cucina.
"Buongiorno a te." Rispose mio padre con un grande sorriso. "A che ora sei tornata ieri? Non ti ho sentita." Si affrettò ad aggiungere.
"Presto." Tagliai corto. "Papà posso chiederti una cosa?" Ero agitata. E se Louis avesse mentito? Se fosse entrato in casa di nascosto? No, non lo avrebbe fatto.
"Dimmi tutto."
"Ieri sera è venuto qualcuno qui?" Chiesi facendo la vaga.
"Intendi Louis? Si, è venuto qui e ti ha aspettato. Quando sei tornata era ancora in camera tua?" Chiese schietto.
"Si." Sorrisi leggermente. "Allora non era un sogno..." Dissi fra me e me.
"Cosa?" Chiese lui.
"Niente, stavo solo pensando." Sviai alla sua domanda. "Adesso vado a prepararmi, a dopo." Mi avvicinai per dargli una bacio e corsi al piano di sopra.

Non appena arrivai a scuola Abby cominciò a tempestarmi di domande alle quali risposi cercando di tagliare corto ed evitare qualsiasi argomento che poteva creare discussioni. "Michael mi è sembrato strano ieri, non è che era tutta una bugia?" Chiese entrando in classe.
"Ti ho già detto di no. Guardami, sono tranquilla e felice, va tutto bene." Risposi dirigendomi al solito posto.
"È da parte di Louis?" Chiese Abby guardando la rosa sul mio banco. Sorrisi nel vederla. Il
pensiero di Louis che sgattaiolava nell'aula per posare la rosa mi rendeva ancora più felice e sicura del fatto che ieri sera era stato tutto vero e sincero. "Si, è da parte sua." Risposi inspirandone il profumo.

Eravamo finalmente uscite dall'ultima lezione prima del pranzo. "Andiamo, gli altri ci aspettano in mensa." Disse la mia amica facendomi segno di accelerare il passo. "Arrivo, arrivo. Il posto non ce lo ruba nessuno." Mi lamentai raggiungendola.

Quando entrammo il nostro gruppo era al solito tavolo. Diana ci fece segno da lontano salutandoci e sorridendo.

Durante la lezione di ginnastica Abby aveva voluto sapere tutto quello che era successo la sera precedente. Ovviamente avevo omesso la parte de giardino e tutto quello che era successo successivamente. Le avevo detto che Louis era dovuto andare via perché i suoi erano rimasti chiusi fuori e che poi mi aveva raggiunta a casa ed eravamo stati insieme fino a tardi. Era un pó dubbiosa ma non aveva replicato.
"Oh, guarda chi si vede. Che fine avevi fatto ieri sera?" Chiese Holly con un sorrisetto odioso sul volto.
"Emergenza a casa, sono dovuta scappare." Risposi tranquillamente.
"Che tipo di emergenza?" Chiese Calum ridendo.
"Mio fratello non si è sentito bene." Uscii il panino dallo zaino e cominciai a mangiare.
"E quella rosa?" Chiese Diana guardando il fiore appoggiato accanto a me.
"Me l'ha regalata Louis, adesso siamo fidanzati." Era la seconda volta che lo ammettevo ad alta voce e mi faceva uno strano effetto. La prima volta lo avevo detto ad Abby e lei aveva urlato e poi mi aveva abbracciata, non pensavo potesse essere così felice.
"Ed è successo prima o dopo avergli urlato contro nel giardino? Non eri messa granché, il vestito tutto sporco, il trucco colato. Ti sentivo singhiozzare dall'ingresso." Le parole di Calum mi fecero gelare il sangue.
"Ma di che parli?" Chiese Abby confusa.
"Ah non lo sai? La tua amichetta non te lo ha raccontato?" Ero immobile, non riuscivo a parlare ed inoltre la mia amica mi fissava con aria stranita.
"Di cosa sta parlando?" Si rivolse poi a me.
"Io..io.." Tentai di rispondere ma invano.
"Eppure sei la sua migliore amica, dovresti saperlo che ieri è scappata dalla festa perché il suo nuovo ragazzo voleva lasciarla da sola ancora una volta." Non potei più sopportare le sue parole e lo sguardo di Abby era fisso e pesante su di me, così, feci l'unica cosa che mi veniva facile in queste situazioni, mi alzai e scappai fuori dalla mensa.

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Finalmente sono riuscita ad aggiornare. Scusate il ritardo ma in questa settimana ho avuto molto da fare a causa della scuola. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia riuscita a trasmettere ciò che volevo sin dall'inizio. Se lasciaste qualche commento ed un mi piace mi fareste davvero felice. Buonanotte❤️

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