Capitolo 31
Ieri ho deciso di dare una lettura generale a tutti i capitoli e mi sono accorta che c'erano diverse cose da sistemare, perciò l'ho fatto. Ho tolto alcuni particolari insignificanti e cambiato i tempi e i luoghi in cui avvenivano diverse azioni per dare un senso "reale" alla storia. Quando la finirò del tutto prenderò del tempo per sistemarla ulteriormente. Detto questo
vi auguro una buona lettura e vi faccio gli auguri, anche se in ritardo ❤️
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"È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama."
(Fëdor Dostoevskij)
22 ottobre 2013
Erano passate due settimane da quando avevo ricevuto la lettera di Louis.
Era stato devastante trascorrere tutto quel tempo senza avere sue notizie. Avevo deciso di scrivere su un piccolo diario tutto quello che mi succedeva da quando lui era andato via.
Ogni giorno lo chiamavo ma si attaccava sempre la segreteria. Avevo mandato più di cento messaggi, tutti senza una risposta.
Nessuno sapeva nulla di lui. Avevo contattato i suoi amici grazie al ragazzo di Diana, avevo chiesto a Cox e nemmeno lui sapeva nulla. Non mi rimaneva che chiedere ai suoi genitori ma non sapevo nulla di loro. Non potevo di certo piombare a casa Tomlinson chiedendo se avessero notizie del figlio.
Avrei tanto voluto chiudermi in una stanza e urlare a squarciagola fino a sentirmi male ma non avevo nemmeno la forza di piangere. Tutte le lacrime le avevo sprecate nei giorni successivi alla lettera.
Nonostante mi risultasse difficile da ammettere, mia madre aveva ragione sulle bugie di Louis ma io continuavo a detestarla perché era colpa sua se adesso lui era andato via.
Tutta questa storia non aveva senso. Odiavo mia madre perché mi aveva insinuato dei dubbi che mi avevano portato a litigare con Louis ma non potevo nemmeno darle torto perché lui si era dimostrato restio nel raccontarmi la verità e alla fine era sparito..
"Ma perché non parli con i suoi genitori? Magari è arrivato il momento di conoscerli." Propose Abby posando i libri nell'armadietto.
Come se fosse così semplice. Louis mi aveva palesemente detto che non eravamo fidanzati ma solo amici. Certo, amici che si baciavano, uscivano insieme e provavano qualcosa l'uno per l'altra, ma eravamo pur sempre amici.
"Sei pazza?" Chiesi incamminandomi verso l'aula.
"Assolutamente no!" Esclamò. "Trovi che sia una cattiva idea?"
"Beh diciamo che sarebbe strano. Cosa potrei dire?! Salve, sono Noelle Carter e credo di essere innamorata di vostro figlio ma lui è scomparso perché aveva dei segreti che non voleva raccontarmi, non è che avete sue notizie?" Dissi con una punta di sarcasmo nel mio tono. "Non esiste, non lo farei mai."
"Allora è vero, avevo ragione, tu sei innamorata di Louis." Urlò ed io le tappai la bocca.
"Abby, ti prego.." La guardai con occhi pieni di tristezza. "Adesso entriamo in classe, non posso perdere un'altra lezione della Hill, finirà per bocciarmi." Così entrammo in classe.
"Noe!" La lezione era finita. Abby era rimasta a parlare con un ragazzo, io stavo camminando verso un' altra aula per il corso di fotografia ma mi girai non appena mi sentii chiamare. Era Lucas e con lui c'era anche Jack.
"Ehm..ciao ragazzi." Risposi titubante. Non avevo ben capito come andassero le cose con il resto del gruppo. Dopo il mio incidente sembravano tutti più gentili.
"Ehi, come va?" Chiese Lucas con aria disinvolta.
"Bene, perché?" Chiesi confusa. In realtà non andava bene. Per niente. Ma non mi andava di condividere ciò che provavo con altra gente, anche se un tempo erano stati la mia seconda famiglia.
"Abbiamo saputo di Louis. Conoscendo i suoi amici ed uscendo con loro abbiamo notato la sua assenza." Rispose il ragazzo.
"Oh sì, beh conoscendolo sarà una cosa passeggera." Mi sentivo così sciocca. Io non lo conoscevo ma sapevo che non sarebbe tornato presto.
"Ma sai perché è andato via? Non ha detto niente a nessuno." Entrambi mi fissavano e mi sentivo a disagio.
"Non ne ho idea. Io e lui siamo solo amici, niente di più." Sentii una fitta allo stomaco. Non ero brava a mentire né a nascondere i miei sentimenti.
"Due amici che si baciano." Commentò ridendo Jack. Mi limitai a guardarlo con aria disgustata.
"Bene se qui abbiamo finito io dovrei andare a fare qualcosa di più interessante che parlare con voi." Dissi con il tono più acido che potevo usare e notai lo stupore nei loro occhi.
"Aspetta un attimo." Lucas mi prese per un braccio.
Mi girai con aria seccata. "Cosa vuoi ancora?" Chiesi sbuffando.
"Con chi sta parlando Abby?" Chiese indicandola con un gesto della testa.
"Non penso siano affari tuoi, non più, ma se proprio ti interessa credo che dovresti chiederlo a lei. Adesso devo andare, ciao." Dissi freddamente per poi girare i tacchi e dirigermi in classe.
Oggi la lezione non era poi così interessante. Mi distraevo continuamente continuando a fissare fuori dalla finestra. Gli alberi attorno al cortile della scuola avevano i soliti colori dell'autunno: giallo, arancione, marrone.
Le foglie ormai secche formavano un tappeto di dolci e caldi colori e guardarli mi trasmetteva un briciolo di serenità.
L'autunno e i suoi colori mi erano sempre piaciuti. Probabilmente era una delle mie stagioni preferite. Colori intensi ma non troppo. Sfumature di ogni tipo che raccontavano il lento passare del tempo.
Sin da piccola mi divertivo a calpestare le foglie e sentire quel 'crack' ad ogni mio passo.
Quando ero a Central Park o a Battery Park era ancora più divertente perché c'erano molti alberi e si formava un vero e proprio tappeto di foglie.
"Noelle..." Sentii un leggero sussurro e mi girai. Era Catherine, una ragazza che frequentava il corso di fotografia con me. "Volevo chiederti se oggi pomeriggio ti andava di venire a fare le foto con me." Chiese dopo ed io la guardai confusa.
"Foto? Di che foto parli?" Probabilmente la professoressa aveva dato un compito da svolgere ed io, immersa nei miei pensieri, non ci avevo fatto caso.
"La Pattinson ha assegnato una compito. Dobbiamo fotografare il paesaggio autunnale. La coppia che farà le migliori fotografie avrà dei crediti in più." Rispose Cat. "Sai, ho notato che sei un'ottima osservatrice. Ho visto diverse foto scattate da te e te la cavi abbastanza bene." Quel suo commento mi fece sorridere, almeno qualcuno apprezzava ciò che facevo.
"D'accordo. Mi farebbe molto piacere." Risposi sorridendo. "E grazie, di solito nessuno ci fa caso.." Conclusi riferendomi al suo complimento.
Erano le 13:00 e tutti gli alunni si dirigevano nella mensa per pranzare.
Stranamente oggi non c'era la solita puzza nauseante ma nemmeno il profumino del cibo della nonna.
Non appena entrai notai Abby che mi faceva segno di raggiungerla. Con lei c'erano anche Diana, Holly e gli altri.
"Giorno.." Dissi con un leggero sorriso e mi misi accanto ad Abby.
"Noe, oggi pomeriggio noi andiamo a fare shopping per il ballo d'autunno. È fra quattro giorni, tu vieni vero?" Chiese fissandomi dritta negli occhi.
"Uhm..non so. Credo di sì. Però oggi non posso venire, la Pattinson ci ha assegnato un compito e il miglior lavoro prenderà diversi punti di credito e sai quanto siano importanti per me." Risposi senza far caso agli altri.
"Ma anche Diana è nella tua stessa classe e lei non ha nessun compito da fare.." Commentò Abby bevendo un sorso d'acqua.
"Io non seguo più fotografia, mi annoiava." Rispose facendo spallucce.
"Ah, capisco..e con chi sei in coppia?" Chiese la mia amica.
"Con Catherine Barrett." Risposi mangiando un pezzo di panino. Ormai portavo il cibo da casa, non riuscivo a mandar giù quella roba.
"Non la conosco.." Commentò Holly sorprendendomi. "Ed io in genere conosco tutti." Concluse.
"È una ragazza abbastanza timida." Il che era vero. Nemmeno io l'avevo mai vista prima di quest'anno.
"Abby dopo devo chiederti una cosa." Disse Lucas schiarendosi la voce e la mia amica annuì.
La mezz'ora di libertà stava per finire quando lo squillo del mio telefono mi fece trasalire. 'Louis!' Pensai. Presi il telefono ed era un numero sconosciuto. "Arrivo subito, scusatemi." Così mi alzai dal tavolo e corsi fuori dalla mensa.
"Pronto?! Mi senti? Chi sei?" Chiesi in preda all'agitazione. Non aveva senso pensare che fosse lui, eppure, qualcosa mi spingeva a crederlo. "Louis, sei tu..? Ti prego torna. Sei sei tu, torna. Mi manchi.." Cercai di trattenere le lacrime. L'unico suono che riuscii a percepire fu un leggero sospiro e poi il vuoto.
'Bip Bip Bip.' Chiunque ci fosse dall'altro capo del telefono aveva ormai attaccato.
Tornai dagli altri e notai che Abby mi guardava come per chiedermi "Va tutto bene?" ma feci cenno di no con la testa.
Di scatto si alzò e mi venne incontro.
"Chi era? Era lui?" Chiese stringendomi forte. Io cominciai a singhiozzare.
"Non lo so..non mi ha risposto nessuno. Lui è andato via, non tornerà più. Devo accettarlo." Dissi fra un singhiozzo e l'altro.
"Vieni, andiamo via di qui." E mi portò nel corridoio.
"Ascolta Noe, lui non è andato via per sempre. Tornerà, lo so. Non chiedermi come faccio ad esserne così sicura ma sento che lo farà. Ti amava davvero anzi, ti ama davvero." Alle sue parole non potei evitare di alzare lo sguardo e fissarla con occhi interrogativi.
"Come fai a sapere che mi ama?" Chiesi.
"È pur vero che diverse volte ha ammesso di essere innamorato di te e non di amarti ma lui lo dimostrava in ogni momento. Non ci avrai fatto caso, ma io sì ed è stato per questo che ho rivalutato lui e voi. Quando ti è venuto a prendere a scuola l'ultima volta, prima di portarti in ospedale, nei suoi occhi ho notato qualcosa. Ti guardava e rideva, non una risata come se ti volesse prendere in giro e nemmeno uno di quei sorrisi fatti così, tanto per, no, rideva davvero. Rideva perché era felice di averti accanto. Ecco perché gli ho dato una seconda possibilità. Sa di non essere il miglior ragazzo sulla terra e sa di non poter cambiare questo suo modo di apparire ma sta provando ad essere migliore per te e devi lasciargli del tempo." Le parole di Abby mi lasciarono di stucco. Non ci avevo mai pensato. Non avevo mai fatto caso a tutti questi piccoli particolari. In tutto questo tempo mi ero preoccupata a buttare giù la sua corazza senza accorgermi che lo stava già facendo lui per me.
"Io...tu..hai ragione." La abbracciai nuovamente ed in quel preciso istante suonò la campanella.
"Adesso è meglio andare a lezione, il professor Gilbert non è un tipo a cui stanno simpatici i ritardatari." Ridacchiò e mi prese per un braccio.
L'ora di storia, per mia fortuna, passò velocemente. Il professor Gilbert era abbastanza preparato ma il suo carattere era discutibile.
"Noelle." Una voce familiare mi chiamò. Era Cat.
"Ehi Catherine!" Esclamai con un sorriso.
"Scusa se continuo a importunarti ma non ci siamo scambiate i numeri di telefono né ci siamo messe d'accordo per oggi.." Disse lei.
"Hai ragione, scusa." Risposi. "Questo è il mio numero." Le passai un bigliettino sul quale avevo appena scritto il mio numero di telefono. "Perfetto, ti faccio uno squillo." Così fece e memorizzai il suo numero.
Tornata a casa mi sdraiai sul letto. Tra un'oretta io e Catherine ci saremmo incontrate per fare queste foto.
In un batter d'occhio mi misi in piedi ricordando di non aver più preso in mano la macchina fotografica da tempo. Così cominciai a cercarla.
Non appena la trovai controllai la carica, era morta. Così presi il caricabatterie e la collegai.
Alle 15:30 in punto Catherine suonò al campanello di casa. Scesi velocemente le scale ed andai ad aprire.
"Ehii Cat, vieni, entra pure." Dissi spostandomi e lasciandola passare. "Ascolta, ti dispiace se tardiamo di una mezz'ora? La macchina fotografica era scarica e la sto facendo caricare un po'." Dissi sentendomi in colpa.
"Certo! Nessun problema." Rispose lei.
Ci accomodammo in salotto e cominciammo a parlare.
"E così anche tu alla Stanford eh.." Commentò lei.
"Si, è sempre stato il mio sogno." Risposi felice.
"Mi fa piacere sapere che ci sarai anche tu. Almeno non sarò la solita emarginata." Mi dispiaceva per lei. Era una ragazza così carina, non sembrava poi così timida, eppure, non aveva nessuno con cui stare o almeno così avevo capito.
"Perché dici questo? Tu non sei emarginata, hai me ed io ho tanti amici e potrebbero diventare anche i tuoi! Devi solo sconfiggere questa tua timidezza." Notai che le mie parole la fecero sorridere.
"Dici davvero?" Chiese con una punta di felicità nella voce ed una luce negli occhi.
"Certamente! Potresti venire con noi al ballo d'autunno, non puoi rimanere a casa a deprimerti. Questo è il tuo ultimo anno di liceo, devi goderlo appieno!" Esclamai e mi resi conto che quelle parole non valevano solo per Catherine ma anche per me. Avevo lasciato che l'assenza di Louis mi trascinasse in un abisso di solitudine e non mi ero resa conto che era anche il mio ultimo anno di scuola e dovevo godermelo al cento per cento.
"Hai ragione!" Rispose lei sorridendo. "Grazie." Disse subito dopo abbracciandomi ed io ricambiai.
"Guarda, potremmo fotografare tutta questa parte." Eravamo a Bryant Park. Era bellissimo. Gli alberi avevano dei bellissimi colori ed era il posto perfetto per un servizio fotografico sull'ambiente autunnale.
"Wow, hai ragione, guarda che bei colori." Disse Catherine scattando un'altra foto.
Avevamo girato diversi parchi e fatto molte foto ed eravamo abbastanza soddisfatte del nostro lavoro. Tutti potevano fotografare la natura ma solo in pochi riuscivano a coglierne la vera essenza per fare degli scatti che meritassero davvero. "Mi piace lavorare con te, hai occhio!" Si complimentò la ragazza.
"Non sottovalutarti. Anche tu hai fatto delle bellissime foto, sei molto brava." Commentai ed ero sincera. Catherine aveva una certa eleganza e delicatezza nei suoi scatti. Voleva immortalare dei momenti precisi e ci riusciva ogni singola volta.
"Si è fatto tardi..dovrei tornare a casa." Sbuffò guardando l'orologio.
"È stata una bella giornata e mi hai distratta dai problemi del mondo reale." Ridacchiai.
"Ti capisco, non sai quanto." Rispose ed entrambe ci incamminammo verso l'auto di Catherine.
"Grazie ancora per il passaggio. Ci vediamo domani a scuola." Le sorrisi e lei ricambiò per poi partire.
Le luci erano accese il che voleva dire che Ty era in casa.
Salii i gradini e aprii la porta. "Ty, sono a casa." Urlai posando le chiavi all'ingresso e appendendo il cappotto all'attaccapanni.
"Ehi.." Una testolina con i capelli arruffati spuntò dal salone. "Dove sei stata?" Chiese curioso.
"Ero con una compagna del corso di fotografia. Avevamo un lavoro da fare." Risposi entrando nella stanza e sedendomi sul divano.
"Tu da quanto sei qui?" Chiesi.
"Un'ora circa. Ero in giro con amici." Rispose e ne fui contenta. Mi faceva piacere sapere che usciva con persone della sua età e aveva una vita sociale. "Va tutto bene Noe?" Chiese con aria interdetta.
"Potrebbe andare meglio ma non mi lamento." Risposi alzandomi. "Vado a fare una doccia, a dopo." Gli scompigliai i capelli e salii al piano di sopra.
"Ryan per favore sta calmo." Non appena uscii dalla doccia, sentii la voce disperata di mio padre. Misi in fretta il pigiama e scesi per vedere se aveva bisogno di aiuto.
"Cosa succede qui?" Chiesi fissando uno dei gemelli.
"Voglio il cioccolato e lui non vuole darmelo!" Disse puntando i piedi per terra e indicando mio padre.
"Ryan, tesoro, è quasi ora di cena, il cioccolato lo mangerai dopo." Gli dissi chinandomi e carezzandogli una guancia.
"Ma io lo voglio ora!" Urlò. "La mamma me lo avrebbe lasciato mangiare, non è odiosa come lui! Voglio che torni. Voglio la mamma non te." Rispose il piccolo girando le spalle.
"Ryan!" Urlai e lui si fermò. Mi venne una fitta al cuore nel vedere l'espressione sul viso di mio padre. Lui cercava di fare tutto il possibile per noi e mio fratello non poteva trattarlo così, anche se era un bambino. "Ryan non puoi dire queste cose. Papà cerca di fare ciò che è meglio per tutti noi. Non permetterti mai più di rivolgerti così a lui, hai capito?" Lo rimproverai. "Adesso chiedi scusa." Dissi guardandolo.
Lui abbassò la testa e andò da mio padre. "Scusa papà, non volevo." Disse con una vocina sottile e poi scappò nella sua stanza.
"Non farci caso, è piccolo, non capisce." Dissi avvicinandomi a mio padre.
"Lo so, tranquilla Noe, lo so benissimo." Disse con un piccolo sorriso.
Dopo cena mio padre era troppo stanco per fare qualsiasi cosa perciò pensai io a pulire e mettere a letto i gemellini.
"E tu? Ancora non hai sonno?" Chiesi a Tyler.
"Ryan è stato duro." Commentò senza rispondere alla mia domanda.
"È un bambino, gli manca sua madre e lei non si fa sentire da un sacco di tempo. Non capisce." Lo giustificai ma nel profondo sapevo che Tyler aveva ragione.
"Lo so, ma non importa. Non a me. Non può comportarsi così per sempre, deve imparare a crescere." Rispose lui.
"Ty..." Cominciai ma lui mi fermò.
"Non voglio fatto alcun discorso. È piccolo e lo so ma deve essere educato, non può passarle tutte solo perché è un bambino. Quello è nostro padre e si sta spaccando la schiena per portare avanti questa famiglia e non permetto a nessuno, nemmeno a Ryan, di rivolgersi a quel modo." Mio fratello e mio padre avevano sempre battibeccato ma si volevano bene e Tyler aveva molta stima e fiducia in lui e non accettava che venisse trattato così.
"Hai ragione. Adesso però non pensarci più, vai a dormire, me ne occuperò io di questo, d'accordo?" Lui annuì.
"D'accordo, buonanotte Noe."
"Buonanotte Ty." Ed entrambi ci chiudemmo nelle rispettive stanze.
Prima di andare a dormire dovevo necessariamente mandare un messaggio.
Senza pensarci digitai una parola dietro l'altra.
'Sono le 22:16 e sono sdraiata sul letto. È stata una giornata strana. Oggi a mensa ho ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto, credevo fossi tu, ci speravo ma dall'altro capo del telefono non mi ha risposto nessuno. Pomeriggio sono uscita con Catherine, una ragazza che segue il mio stesso corso di fotografia. Siamo in coppia insieme per un compito assegnatoci dalla professoressa Pattinson. Cat, la chiamo così, è molto simpatica ma anche molto timida. Le ho proposto di venire con me ed i miei "amici" al ballo d'autunno, sarà fra quattro giorni. Ha accettato. Quando sono tornata a casa ho rimproverato mio fratello Ryan, aveva trattato male mio padre e aveva nominato mia madre dicendogli che la preferiva a lui. Non ho resistito e mi sono arrabbiata. Poi ho parlato con Tyler, sono felice che abbia degli amici con cui uscire. Anche lui era molto arrabbiato con Ryan. Ti starai chiedendo perché ti sto raccontando tutto questo. Oggi ho capito tante cose. Questo è il mio ultimo anno di liceo, dopo la vita diventerà più difficile e non posso lasciare ai miei drammi adolescenziali di rovinare questi ultimi momenti. Ho capito che a volte l'amore ti distrugge e devi imparare a rialzarti e combattere perché sennò non ti rimarrà niente altro se non un'amara delusione.
In queste ultime settimane mi sei mancato come l'aria e ho permesso a questa mancanza di prosciugarmi. Ti ho cercato ovunque e ho chiesto a chiunque tranne ai tuoi genitori. Tu non vuoi che li conosca e non mi interessa remarti contro, non vi troverei alcun giovamento. Ho parlato con Abby e ho capito altre due cose molto importanti; io sono innamorata di te e per quanto tu possa farmi del male non riesco a non esserlo. So che tornerai, una persona molto saggia mi ha fatto aprire gli occhi e mi ha fatto capire che chi ama torna sempre e se è vero che tu mi ami allora tornerai. So che c'è il novanta percento delle possibilità che io mi stia sbagliando ma sono testarda e continuerò a credere in quel piccolo dieci percento. Continuerò a sperare di poterti vedere di nuovo. anche se dovesse trattarsi di poche ore. Perciò non ti nascondo che mi piace pensare che tu faccia parte di quel dieci percento. Mi manchi Louis, a presto.' E inviai.
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Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Per eventuali errori correggerò dopo. Se poteste lasciare una stellina e qualche commento sarebbe davvero un bel regalo di Natale ahah Volevo farvi ancora tanti auguri e dirvi che, nel caso non lo sapeste, sto scrivendo una fanfiction su Harry e si chiama Darkness. Nel caso voleste passare mi farebbe davvero piacere❤️
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