Capitolo 25
"Oh, questa, questa. Lascia questa Lou." Dissi ridendo con le lacrime agli occhi. Avevo un sorriso stampato in faccia come quello che hanno le bambine dopo aver comprato la bambola tanto desiderata.
"D'accordo, d'accordo." Disse alzando il volume e ridendo a sua volta. Aveva una risata così bella, calda, mi faceva impazzire ogni volta.
Eravamo in macchina e Louis stava guidando senza una meta.
Avevo chiesto il permesso a mio padre di lasciare il pranzo e, vedendo il mio sorriso che tanto desiderava ritrovare sul mio volto, non era riuscito a dirmi di no.
"Metti più forte!!" Urlai cercando di farmi sentire dal ragazzo accanto a me.
"Cosa? Non ti sento?" Fece una smorfia fingendo di non aver capito e così gli diedi un leggero colpo sulla spalla e scoppiò di nuovo a ridere.
"Stop, wait a minute.
Fill my cup put some liquor in it.
Take a sip, sign a check,
Julio get the stretch!
Ride to Harlem, Hollywood, Jackson, Mississippi.
If we show up, we gon' show out,
smoother than a fresh jar of skippy." Avevo cominciato a cantare a squarciagola.
"I'm too hot! (hot damn)
Called a police and a fireman.
I'm too hot! (hot damn)
Make a dragon wanna retire man.
I'm too hot! (hot damn)
Bitch, say my name you know who I am.
I'm too hot! (hot damn)
Am I bad 'bout that money
Break it down." Cantava a sua volta Louis spostandosi il ciuffo con un colpo di testa.
Era tutto così surreale. Io e lui in macchina insieme, la musica ad alto volume e noi che cantavamo a squarciagola per le strade di New York. Sembrava tanto uno di quei film vecchio stile. Eppure no, era tutto vero e stava accadendo a me.
Mi fermai un attimo a fissarlo mentre continuava a cantare e guidare ed il cuore fece un balzo. Era questo il Louis Tomlinson che avrei dovuto conoscere, non quello della festa. Non quello che avevo detestato a pelle ma che, sotto sotto, mi piaceva a tal punto da mandarmi in confusione.
Un brivido di freddo mi scosse e mi accorsi che Louis aveva abbassato i finestrini.
"Ma sei pazzo?" Urlai ridendo allo stesso tempo. "C'è un freddo che si congela e tu apri i finestrini?" Continuai a ridere.
"Mi sembravi imbambolata e questa è stata la prima idea che mi è passata per la mente." Rise a sua volta. Poi abbassò il volume. "No..perché lo hai fatto?" Feci finta di essere offesa.
"Devo dirti una cosa." Rispose fermandosi con l'auto e la felicità scivolo lentamente via dal mio viso. "Sai Noelle, non è stato tuo padre." Disse subito dopo.
"In che senso? Cosa vuoi dire?" Chiesi confusa. Lui mi fissò.
"Non è stato tuo padre a chiamarmi, non ha nemmeno il mio numero. Semplicemente avevo sentito il nome del ristorante quando ti aveva chiamata dicendoti di sbrigarti a tornare." Smise di guardarmi e si girò per fissare la strada.
Non capii il perché della sua preoccupazione. Mi aveva resa più felice sapere che il motivo per cui era venuto non era per via della chiamata di mio padre. "Sono felice." Risposi. Senza aggiungere altro. Poi allungai una mano a la poggiai sulla sua. "Sei venuto lì di tua spontanea volontà, anche se ti ho riempito di messaggi e chiamate e mi hai ignorata, sei venuto e non potrei essere più felice di così." Allentò la presa dal volante e le nocche, che prima erano diventate bianche, ripresero il loro colore.
"Dici davvero? Io pensavo che ti saresti arrabbiata." Rispose poi voltandosi a guardarmi.
"Arrabbiarmi? Assolutamente no." Il mio tono era fermo, deciso ma allo stesso tempo dolce. Gli carezzai una guancia e sul suo viso spuntò di nuovo un leggero sorriso. Lui si sporse lentamente, e pian piano eravamo sempre più vicini. Potevo sentire il calore del suo respiro sul mio viso e i nostri nasi si sfiorarono. Era questo il momento che entrambi stavamo aspettando da quando eravamo usciti da quel locale? Si, ne ero certa ed io non avevo dubbi. Allungò una mano e la poggiò sulla mia guancia e in quello stesso momento squillò il telefono. Maledizione! Louis si spostò di scatto ed io mi morsi un labbro maledicendo chiunque fosse dall'altro lato del telefono. Sbuffando lo presi e risposi. "Pronto, chi è?" Una voce mi fece trasalire.
"Come chi è?! Noelle, sono io, Abby!" Oh no..mi ero dimenticata del messaggio di oggi, le avevo promesso che se mi fossi liberata l'avrei raggiunta per fare un po' di shopping.
"Oh Abby, scusa, non avevo visto il numero. È successo qualcosa?" Feci finta di non ricordarmi del messaggio.
"Volevo sapere se ti andava di uscire. Sei ancora a pranzo con gli altri?" Chiese. E ora? Cosa le potevo rispondere? Poi ricordai che all'ospedale, quando ero ricoverata, Abby aveva parlato con Louis. Nessun litigio, nessuna discussione, anzi, aveva detto che avevano chiacchierato un po'.
"Veramente non sono più con loro, li ho lasciati una mezz'oretta fa, sono in macchina con Louis." Sentii uno strano rumore provenire dal telefono.
"Con chi?" Chiese urlando.
"Con Louis. Louis Tomlinson, ricordi?" Mi girai e notai una certa preoccupazione nel viso del ragazzo.
"Noelle ma cosa cavolo ti passa per la testa? Perché sei con lui? Perché?" Cosa stava succedendo? Perché la mia amica se l'era presa così tanto?
"Abby io non ti capisco, perché fai così...?" Ma non appena terminai la frase sentii il familiare 'tututu' provenire dall'apparecchio. Abby mi aveva chiuso il telefono in faccia.
"Louis, dico davvero, è tutto apposto. Abby è fatta così." Cercai di rassicurarlo ma ero sconvolta.
"Non le sono mai stato simpatico, mai. So benissimo che mi detesta." Disse con voce piatta.
"Io pensavo che finalmente avevate cominciato a parlarvi civilmente." Il suo sguardo era perplesso.
"E cosa te lo ha fatto credere?" Chiese fissandomi. Rimasi per un attimo a fissare i suoi occhi. Erano belli come sempre.
"Beh quando ero in ospedale mi aveva detto di averti incrociato e che avevate scambiato due chiacchiere." Continuava a fissarmi perplesso.
"Ti ha fatto il mio nome? Io non ho mai parlato con lei Noe.." Rispose con un tono più dolce.
Allora avevo travisato tutto. Abby non aveva mai parlato con lui. Chissà a chi si riferiva..
"E allora di chi parlava..?" Chiesi più a me stessa che a lui.
"Vuoi che ti porti da lei? Così magari potete parlarne e chiarire." Non risposi, volevo chiarire ma volevo stare anche con lui. Finalmente ero felice e....e dovevo aspettarmelo che sarebbe successo qualcosa.
"Dove abita?"
"Eccoci, è questa la casa.." Dissi con tono triste.
"Sta tranquilla okay, è stato solo un malinteso. Va da lei e parlaci, riuscirete a chiarire, ne sono certo." Nel suo tono non c'era rabbia, era dolce, comprensivo ma potevo notare che c'era qualcosa che lo turbava.
"D'accordo.." Risposi titubante. Così aprii la portiera e feci per scendere ma la sua voce mi bloccò.
"Ti va se stasera usciamo? Solo tu ed io, dato che oggi ci hanno rovinato il pazzo pomeriggio." Fece un piccolo sorriso.
Io e lui. Soli. Eravamo già usciti insieme una sera ma era diverso. Rimasi imbambolata e riuscii a stento a fare cenno di sì con la testa.
"Perfetto, alle otto e mezza sarò sotto casa tua." Sorrise e mi diede un bacio sulla guancia per poi diventare tutto rosso. Era davvero Louis?
Scesi dall'auto e lo salutai cercando di nascondere l'imbarazzo.
Stringevo così forte le stampelle che le mie nocche diventarono bianche. Suonare a quel campanello, questa volta, fu davvero difficile. Poco dopo sentii dei passi e la porta si aprì. Abby.
"Cosa ci fai qui?" Chiese aspramente.
"Io..io devo parlarti. Hai frainteso tutto." Cercai di parlare prima che mi chiudesse anche la porta in faccia.
"Entra." Si spostò e aprì di più la porta per farmi passare.
La casa era vuota, i suoi erano usciti.
"Noelle perché non me lo hai detto prima? Da quanto tempo vi vedete..?" Si buttò sulla poltrona di fronte al divano sul quale mi ero seduta. Mi sentivo come se mi stesse interrogando.
"Lasciami spiegare. Ricordi quando in ospedale ti avevo chiesto se qualcuno era venuto a trovarmi dopo l'orario delle visite?" Lei fece cenno di sì con la testa. "Tu mi avevi risposto di sì e mi avevi detto che ci avevi anche fatto due chiacchiere. In quel momento avevo pensato che ti riferissi a Louis perché poco prima lui era dentro la mia stanza. Ovviamente non ne ero del tutto certa, sotto l'effetto dei farmaci non ero riuscita a capire se fosse un'allucinazione o meno. Ma tu mi avevi detto che un'infermiera lo stava accompagnando fuori e dato che Louis era nella mi stanza ed una delle infermiere lo aveva cacciato via perché era finito l'orario delle visite avevo fatto due più due ma, come sempre, mi ero sbagliata. " Ero rimasta senza fiato e il suo sguardo mi rendeva nervosa.
"Tu hai creduto che io..." Scoppiò a ridere. "Mi riferivo a Michael. Era uscito nel momento in cui l'orario delle visite era finito e l'infermiera lo stava accompagnando all'uscita." Il mio cuore fece un tuffo. Credevo che finalmente qualcosa stesse andando bene nella mia vita. Abby aveva notato la mia espressione e smise di ridere diventando seria. "Noelle, non voglio che tu soffra, non di nuovo." Si alzò e si mise accanto a me. "Sei una delle persone a cui tengo di più e non voglio vederti triste. Se faccio così è perché non voglio che tu soffra. Mi capisci?" Certo che la capivo. Come potevo non capire?!
"So che potrà sembrarti strano ma oggi, per la prima volta dopo la rottura con Calum, ero davvero felice. Ridevo con le lacrime e non pensavo a niente se non a Louis e al suo modo di ridere e di cantare. Abby, credo di provare qualcosa per lui."
Avevamo parlato per quasi due ore. Le avevo raccontato tutto. Della sera a casa mia, di quando lo avevo cacciato nonostante mi avesse rivelato di essere innamorato di me. Del messaggio mandatogli in piena notte e della discussione al locale. Tutto. Perfino del bacio mancato a causa della sua telefonata.
"Non posso impedirti di essere felice ma sappi che mi ci vorrà del tempo per abituarmi alla sua presenza." Ridacchiò. "E quindi stasera uscite eh?!" Chiese subito dopo.
"Si, e sono agitatissima e non so perché." Risposi.
"Beh, per farmi perdonare ti accompagnerò a fare shopping." Disse lei alzandosi e prendendo la borsa.
"Shopping? Ma non c'è bisogno, ho tanti di quesi vestiti!" Esclamai.
"Avanti sbrigati!" Fece finta di non sentirmi, mi prese per un braccio e mi fece alzare notando poco dopo che senza le stampelle non potevo andare da nessuna parte.
"Prova anche questo!!" Urlò Abby passandomi l'ennesimo vestito nel camerino.
"Basta ti prego! Sono troppo seri o troppo vistosi. Io non sono così, lo sai." Risposi uscendo dal camerino con indosso un vestito blu. Era bello ma ne avevo già due così. Era un tubino con le maniche di pizzo e uno scollo semplice, non di quelli eccessivamente profondi.
"Noe, devi essere elegante! Non puoi presentarti con un paio di jeans strappati e un maglione. Te lo proibisco." Rispose Abby con tono deciso.
"E se provassi una gonna? Elegante ma non troppo." Provai a convincerla sperando di riuscirci. Nonostante la sua espressione poco convinta scomparve nel negozio per poi tornare cinque minuti dopo con una pila di gonne abbinate a maglioni, camice e magliette. "Ecco a te, provali tutti." Esasperata sbuffai e dal mucchio presi una gonna molto semplice. Era svasata, a vita alta e con delle righe bianche e nere. Praticamente l'unico modello di gonna che mi piaceva indossare. Sopra misi una camicetta bianca molto semplice e finalmente mi sentivo a mio agio.
"Che ne dici?" Guardai Abby sperando in un cenno di approvazione, non ne potevo più di provare vestiti.
"Dico che è tutto molto semplice, ma allo stesso tempo elegante e che è il tuo look. Mi piaci ragazza!" Alleluia. Contenta tornai in camerino per cambiarmi.
Dopo aver pagato uscimmo dal negozio. "Adesso torniamo a casa, ho bisogno di riposarmi e fare una doccia!" Esclamai stanca e con le gambe doloranti.
"Noelle, sono le otto, sei pronta?" Urlò Abby dal piano di sotto. Mentre facevo una doccia lei teneva d'occhio i miei fratellini dato che mio papà era uscito con il padre di Michael.
"Quasi! Cinque minuti e scendo." In realtà ero appena uscita dalla doccia. Era abbastanza difficile lavarsi con il gesso che avvolgeva quasi metà gamba. Ma per mia fortuna ero veloce a prepararmi.
Pochi minuti dopo suonò il campanello e la voce familiare di Emily riempì il silenzio del soggiorno. Era un'amica di famiglia, spesso faceva da babysitter ai miei fratelli quando tutti noi adulti eravamo fuori.
Guardai l'orologio, avevo ancora una ventina di minuti prima che arrivasse Louis, perciò presi i vestiti e cominciai a prepararmi.
"Noe, posso entrare?" Chiese Abby.
"Certo, vieni pure." Risposi e la porta si aprì.
"Wow, sei bellissima..stasera lo farai svenire." Disse ridendo ed io la seguii a ruota.
"Ascolta Emily è arrivata, io vado prima che arrivi Louis. Mi raccomando quando torni fammi sapere tutto, anche se dovessero essere le quattro del mattino, mandami un messaggio!" Disse puntandomi il dito contro. "Intese?" Io mi limitai a ridere ed annuire. "Buona serata Noe." Disse abbracciandomi forte. "E scusa per oggi.."
"Tranquilla, grazie a te, per tutto."
Erano le nove meno dieci e di Louis non c'era l'ombra. Sicuramente se lo era dimenticato.
Ero scesa al piano di sotto per salutare Emily e controllare cosa facessero i miei fratelli ma presa un po' dalla tristezza, tornai in camera. Non volevo farmi notare dai miei fratelli.
Mi misi sul letto lanciando la scarpa contro la porta per il nervosismo. Avevo messo una scarpa con il tacco molto basso dato che con le stampelle era impossibile camminare su dei trampoli. Non appena stavo per sfilarmi la parigina suonarono al campanello. Mi affacciai alla finestra e vidi Louis, fermo sulla soglia con le mani nelle tasche del cappotto. Di corsa mi sistemai, presi la scarpa, la borsa, il cappello ed il cappotto e scesi le scale il più velocemente possibile, stampelle permettendo, sperando che nessuno dei miei fratelli fosse andato ad aprire.
Per mia fortuna nell'istante in cui scesi l'ultimo scalino Emily si stava dirigendo verso la porta e la bloccai. "Apposto, ci sono, apro io!" Lei si bloccò, mi sorrise e salutandomi con un bacio andò via.
Aprii la porta e lui era ancora lì davanti. "Wow.." Dissi fissandolo come un'ebete e diventando rossa come un peperone. Lui rise notando l'imbarazzo nel mio viso.
"Sei bellissima come sempre." Disse poi dandomi un bacio sulla guancia. "Sei pronta?" Chiese subito dopo porgendomi un braccio per scherzare.
"Prontissima!" Esclamai. "Mi dispiace rovinare il tuo gesto galante ma con queste non posso certo appoggiarmi a te." Continuai ridendo ed indicano le stampelle. Chiusi la porta alle mie spalle e lo seguii in macchina.
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Per farmi perdonare per lo scorso capitolo che era troppo corto, ho deciso di scriverne uno un pò più lungo. Purtroppo essendo un capitolo di passaggio non è granché ma spero vi sia piaciuto lo stesso tanto da lasciare una stellina e qualche commento ❤️ Scusate se vi ho fatto aspettare tanto ma dopo averlo pubblicato me lo aveva cancellato.
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