Capitolo 2
Le lezioni erano terminate e stavo andando in mensa a raggiungere gli altri. Avevo una fame pazzesca perché stamattina per la fretta non avevo fatto colazione.
Cominciai a camminare più veloce, quando il telefono vibrò. Lo presi dalla tasca, era Abby: 'Che fine hai fatto?' Diceva il messaggio. Stavo per rispondere quando qualcuno mi arrivó addosso facendomi cadere il telefono. Mi abbassai per prenderlo e quando guardai in alto, un ragazzo mi stava fissando come per chiedermi scusa. Aveva un'aria familiare, lo avevo già visto, solo che non riuscivo a ricordare dove. Lui mi fissó e fece una strana faccia. "Noelle Carter?! Sei tu?" Chiede quasi incredulo. "Si, ci conosciamo?" Ecco, avevo detto di averlo già visto! "Non mi riconosci?" Io scossi la testa per dire di no. "Sono io, Michael Smith." Oddio. Ecco chi era. Michael e io eravamo molto amici, giocavamo sempre insieme da bambini ed eravamo inseparabili ma, al terzo anno di liceo, per il lavoro di suo padre, si era trasferito ad Hong Kong e non ci eravamo più visti, nè sentiti, anche perché quando da lui era mattina da me era notte fonda e viceversa. Ci eravamo sentiti qualche volta ma non pensavo fosse cambiato così tanto. "Michael sei, sei così diverso oddio..perdonami per non averti riconosciuto." Io e lui avevamo condiviso tutto. Ma ci eravamo allontanati un pó a causa di Calum. Stavamo da poco insieme e lui era molto geloso. Non c'era mai stato un buon rapporto tra loro due ma, non ricordo il perché. "Lo so, sono molto diverso e anche tu. Se non fosse stato per i tuoi meravigliosi occhi, non ti avrei mai riconosciuta." Oh ecco, ora ricordo perché Calum era così geloso, Michael era innamorato di me. In tutto questo non lo avevo nemmeno salutato. Così mi alzai sulle punte e cercai di abbracciarlo, era molto alto. Lui ricambió stringendomi più forte. "Perché non mi hai detto che venivi? Io ti sapevo a Hong Kong." Dissi ridendo. "Per lo stesso motivo per cui non ci siamo più visti e sentiti per tre anni." Non sapevo cosa rispondere. Si riferiva al fuso o peggio, a Calum? "State ancora insieme?" Si riferiva a Calum. "Si.." Dissi abbassando la testa. "Beh non sarà felice del mio ritorno." Commentò sarcasticamente. Io mi limitai a sorridere. "E tu, tu sei felice?" Lo ero? Quello che c'era tra noi, la nostra grande amicizia, era cambiato tutto. Mi sentivo un'estranea, in imbarazzo. Prima sapevamo tutto l'uno dell'altra e lui era tra le persone più importanti per me. E adesso? "Beh, le circostanze sono diverse. È cambiato tutto dall'ultima volta in cui ci siamo visti. Non posso dire di non essere felice, perché rivederti è fantastico, però non è più come prima." Risposi. "Sono cambiate tante cose ma non credere che io abbia smesso di pensarti e di volerti bene. Non ho dimenticato il nostro passato ma, tu forse lo hai fatto." Cazzo! Le sue parole facevano male, erano taglienti. E forse facevano questo effetto perché rappresentavano la realtà. Io mi ero dimenticata di noi. "Noelle.." Sentii qualcuno chiamarmi così mi spostai per guardare e dietro c'era Calum. "Ti stavamo aspettando ma non arrivavi più." Mi venne incontro ed io cominciai a tremare. Mi diede un bacio sulla guancia. "E tu saresti?" Calum era poco più alto e fissava Michael con aria quasi di sfida. "Josh, sono nuovo." Eh? "Bene, io sono Calum e lei è la mia ragazza." Scandì l'ultima parola. "Lo so." Rispose schietto Michael. "Andiamo a mangiare?" Chiese Calum guardandomi ed io annuì. "Ciao ad entrambi, è stato un piacere." Il mio ragazzo lo guardò. "Anche per me." E andammo via. Mentre camminavo verso la mensa mi girai verso Michael e mimai un grazie, lui alzò la mano e andò via. Aveva appena impedito di fare scoppiare la bomba-Calum.
"Abby vieni con me in bagno?" Chiesi alzandomi dal tavolo. "Si certo, arriviamo." Così uscimmo dalla mensa. "Noelle, tutto ok?" Chiese. "È tornato Michael." Sputai subito. "Cosa? Quel Michael?!" Il suo tono era di stupore ed incredulità. "Si Abby, proprio lui." Lei strabuzzò gli occhi. "Lo sai che succederà un casino vero?" Che novità! "Lo so. Poco fa stavo parlando con lui ed è arrivato Calum. Per fortuna Michael ha detto di chiamarsi Josh e ha evitato il disastro." Risposi tutto d'un fiato. "Come ha fatto Cal a non riconoscerlo?" Chiese Abby. "È un'altra persona, credimi. Non lo avevo riconosciuto nemmeno io." La mia amica mi guardò. "Non potrete mentire per sempre, dovrai dirlo a Calum se ci tieni davvero." Già. Dovevo farlo. "Si e lo farò ma ora non è il momento adatto. Adesso torniamo in mensa o penseranno che siamo morte." Ridacchiai e lei con me. Uscimmo dal bagno e tornammo dagli altri.
Calum mi aveva riaccompagnata a casa dopo la scuola e non vedevo l'ora di buttarmi sul letto. Era stato un primo giorno di scuola abbastanza strano. Mamma e papà non c'erano ma tra poco sarebbero arrivati i miei tre fratelli. Tre pesti. Entrai in casa e salii dritta in camera.
Fui svegliata da urla di bambini. Strofinai gli occhi e mi sembrò di aver dormito ore quando era passata solo mezz'ora. "Noeeeeee siamo a casa." Urlò mio fratello Tyler.
Scesi sotto, lui era seduto già sdraiato sul divano mentre Dylan e Ryan, i due gemellini, si stavano rincorrendo per il salone. "Noelle." Ryan mi saltò in braccio. "Ehi piccolino." Dissi scompigliandogli i capelli. "Guarda cosa ci ha regalato la zia." Mi mostrò tutto contento la sua caramella. I miei lavoravano fino a tardi, perciò mia zia Karen, andava a prenderli a scuola e li portava a casa. "Com'è andata oggi?" Chiesi a tutti e tre. "Bene!!" Risposero i gemellini. Loro andavano in prima media. A volte mi facevano paura, parlavano all'unisono. "A me come al solito." Rispose Tyler. Lui era al primo anno delle superiori ma aveva scelto una scuola diversa dalla mia e non era stato un bene. Era un ragazzino molto sveglio e intelligente e tutti i suoi compagni alle scuole medie lo prendevamo in giro. Pensava che, andando in una scuola diversa dalla loro sarebbe cambiato ma a quanto pare non fu così. "Ryan, Dylan, che ne dite di guardare un pó di televisione?" Dovevo distrarli per parlare con Tyler. "Siiiii." Così corsero a sedersi sul divano. Io e mio fratello avevamo solo quattro anni di differenza ma per lui ero un punto di appoggio. "Vieni." Lo presi per mano e lo portai con me in cucina. "Cos'è successo?" Chiesi dolcemente. "Perché è così difficile? Perché tutti mi prendono in giro? Io non ho fatto nulla di male per meritarmi questo." Queste sue parole mi ricordavano tanto un ragazzino di quindici anni, che aveva il terrore della scuola perché tutti lo prendevano in giro e lo insultavano. E una ragazzina che come diceva sempre lui, era diventata la sua ancora. Amici inseparabili che avrebbero fatto di tutto per proteggersi. Esatto, Michael era quel ragazzino. Quello che tutti infilavano nel bagno per mettergli la testa nel gabinetto, ed io ero quella che facendo finta di stare con lui, aveva messo fine a tutto. Non mi definivo popolare a quei tempi ma, ero conosciuta e avevo molti amici. "Tyler, tu non devi cambiare per nessuno okay? Non devi essere diverso da ciò che sei per farti accettare. Cammina sempre a testa alta e fatti rispettare! Smettila di fare il bambino, stringi i denti e vatti a prendere ciò che vuoi perché se aspetti che qualcuno lo faccia per te, sappi che non cambierà nulla." Mio fratello, che prima aveva la testa chinata, la alzò e mi guardò. "È così che hai fatto tu?" Chiese dopo. "È così che faccio io!" Esclamai. "D'accordo, hai ragione. Basta fare il pauroso. Devo reagire." Aveva capito. "Grazie Noe." Disse alzandosi e dandomi un bacio. "Non mi devi ringraziare. Lo sai che sono qui per te." Sorrisi. "Oh quasi dimenticavo, all'entrata c'è un pacco per te. Me l'ha dato un ragazzo mentre entravo qui a casa." Disse andando via e tornando con questo scatolo. "Ehm..grazie." Lui mi guardò. "Tutto bene?" Annuii e lui sorridendo andò via.
Ero sul letto con questo pacco fare le mani. Cosa c'era dentro? Di chi poteva essere? Mi alzai e guardai fuori dalla finestra. Aveva appena cominciato a piovere. Che giornata di merda. Non avevo compiti e non mi andava di uscire. Il telefono era morto e lo stavo caricando. L'unica cosa che potevo fare era aprire quella scatola. Tornai sul letto. Poteva esserci di tutto lì dentro. Aprii e rimasi a fissarne il contenuto. Era impossibile. Non potevo credere ai miei occhi. Altro che anno perfetto. Ero appena salita su delle montagne russe che correvano all' impazzata ed io non sapevo come scendere. L'unica cosa che potevo fare era gridare a squarciagola.
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