Capitolo 15
È sempre difficile accettare la realtà. Soprattutto quando qualcuno ce la sbatte in faccia, duramente, senza mezzi termini. Ci si sente così impotenti davanti ad un qualcosa di inaspettato. Non si è mai pronti a conoscere la reale verità ed è per questo che spesso si tende a scappare, rifugiandosi in posti lontani dal mondo reale, dove non esiste nient'altro che la felicità.
Il marciapiede era ricoperto dalle prime foglie autunnali. La porta non era poi così lontana e i miei piedi correvano all'impazzata per raggiungerla al più presto. Era una casa imponente, solo la maniglia doveva essere costata un occhio della testa. Allungai la mano verso il citofono ma qualcosa mi bloccó. Cosa stavo facendo? Perché ero davanti alla casa di Louis? Cosa mi era passato per la testa? Scrollai via dalla testa la stupida idea che mi aveva fatta venire fin qui e senza fare altri rumori, andai via.
Stavo per attraversare la strada quando una macchina si fermò al semaforo con la musica a tutto volume. Alzai gli occhi e lo vidi sorridere al volante. Accanto a lui c'era una ragazza che a prima vista, mi era sembrata davvero bella. Non ci sarebbe stata competizione, lei mi avrebbe battuta ed umiliata in tutti i sensi e Louis sembrava davvero felice.
"Stronzo. Sei solo uno stronzo Louis Tomlinson!" Urlai a squarciagola senza nemmeno accorgermene e quando mi vide, corsi via, proprio come fanno i bambini dopo aver fatto arrabbiare la mamma o il papà.
Cosa diamine mi aveva fatto quel ragazzo per rendermi così vulnerabile? Come avevo permesso che succedesse tutto questo? Credevo di avere tutto sotto controllo. Ma la verità era che lui me lo faceva perdere del tutto.
Come sempre, ero sola a casa. Stavo guardando un po' di TV per distrarmi quando qualcuno bussò alla porta. Pensai a chi potesse essere ma non avevo nessuna idea. Papà non sarebbe tornato prima delle otto, zia era a casa sua con i miei fratelli, Abby aveva una visita. Smisi di pensare quando sentii bussare ancora più forte.
Mi alzai dal divano ed andai ad aprire. Lui stava lì davanti, con un'espressione che quasi quasi mi terrorizzava. In un microsecondo ricordai di avere indosso il mio pigiama con gli unicorni e i capelli tutti arruffati. "Cosa cavolo ti salta in mente?" Urló lui ma, non ci feci tanto caso, stavo anche pensando che il mio mascara era tutto colato. "Ehi, sto parlando con te." Mi disse alzando il tono di voce. "Ehm di cosa parli?" Tornai ad ascoltarlo. "Perché hai urlato in quel modo per strada? Che problema hai ragazzina?" Come mi aveva chiamata? Ragazzina? "Stai parlando con me?" Dissi alzando un sopracciglio e mettendo le mani sui fianchi. "Si, esattamente. Cosa ci facevi vicino casa mia? Ti avevo già detto che non volevo più vederti e sentirti e poi come fai a sapere che abito lì?" Non risposi. "Ti ho fatto una domanda." Adesso stava esagerando. Fra poco sarebbe entrato dentro casa mia e avrebbe cominciato a lanciare oggetti per aria. "Senti, prima di tutto ti calmi. Smettila di urlare perché mi dai veramente fastidio. Secondo, non so perché ero a casa tua, forse per chiarire, anche se non so cosa. E punto terzo, non permetterti mai più di darmi della 'ragazzina'." Lui mi guardò ridendo. "Perché ridi? Mi trovi divertente?" Poi mi guardai ricordandomi come ero vestita. "Ma ti sei vista?" Continuò a ridere. "Hai il pigiamino delle bambine, i capelli tutti arruffati e il trucco colato. Sembri una ragazzina sciocca. Che c'è, hai pianto per amore?" E fu come essere pugnalata venti volte nello stomaco. "Come posso definirti se non così? Sei una ragazzina che gioca a fare la donna innamorata e non sai nemmeno da dove cominciare." E altri venti colpi. "Io-io.." Non riuscivo ad aprire bocca. Forse era la vergogna o la tristezza ma non mi ero mai sentita così. "Vuoi diventare grande? Allora impara a vivere nella realtà. Sappi accettare le critiche. Mi dispiace che tu mi abbia visto con Kate, anzi no." E si stampò un sorrisetto compiaciuto in faccia. "Noelle, cresci prima di tutto. Non si può rimanere per sempre bambini." E andò via.
Andai in camera guadandomi allo specchio. Come avevo potuto rovinare tutta la mia vita in pochi mesi? Avevo mandato tutto a puttane per un ragazzo che in realtà non mi ha mai guardata nel modo in cui speravo di essere guardata.
Erano passati due giorni e stavo cominciando ad accettare le sue parole, dure si, ma veritiere.
"Non voglio scuse, stasera usciamo." Disse Abby entrando in camera mia. "Allora, questo è molto bello ma forse troppo elegante, potresti mettere questo ma forse è troppo poco sexy." Mentre lei parlava da sola io la fissavo con una faccia sconvolta. "Abby stai bene?" Lei mi guardò e poi tornò a uscire i vestiti dal mio armadio. "Noelle, non è possibile che tu non abbia un vestito per uscire che sia sexy e non troppo elegante al tempo stesso." Commentò esasperata. "Uno ce l'ho ma è ancora nella busta. Volevo prima un tuo consiglio." Risposi alzandomi dal letto. "E cosa aspetti? Vallo a mettere e torna qui." Così presi la busta e andai a cambiarmi.
"Dove lo hai tenuto nascosto per tutto questo tempo?" Disse quasi con le stelline agli occhi. "Ti piace?" Mi guardai allo specchio. "Piacere? Questo vestito è stato fatto apposta per te." Era un vestito bianco tutto in pizzo, che non era né troppo corto ma nemmeno troppo lungo, era aperto sulla schiena e marcava tutte le mie curve alla perfezione. Abby tutta felice mi prese per la mano e mi fece sedere. "Adesso che vuoi fare?" Chiesi incuriosita. "Ci vuole il tocco finale."
Alle nove in punto le altre ragazze ci aspettavano sotto casa mia. "Pronte?" Chiese Diana. "Pronte." Sorrisi io.
Tutte si complimentarono per il mio vestito, ero felice, mi sentivo bella per una sera. Andammo in centro a mangiare qualcosa.
"Allora, gli altri quando ci raggiungono?" Chiese Abby. "Oh stavano arrivando." Rispose Holly sorridendo. "Ti sei messa in tiro per Jack eh." Dissi facendole l'occhiolino. Lei rise diventando tutta rossa. "E tu? Chi è il fortunato?" Io? Io non avevo nessuno per cui mettermi in tiro. "Oh nessuno.." Risposi senza giri di parole.
Stavo parlando con le ragazze quando vidi Abby agitarsi. "Tutto bene?" Lei non rispose ma continuò a fissare un punto oltre me. Mi girai e vidi Lucas e gli altri ragazzi arrivare. "Adesso ho capito tutto." Scoppiai a ridere.
"Ehi ma quelli chi sono?" Chiese Diana. "Non ne ho idea.." Rispose Holly. C'erano quattro persone in più ma nessuna di noi riusciva a riconoscerle.
"Buonasera." Salutó Lucas sorridendo. "Ho invitato degli amici, non vi dispiace vero?" Disse poi Adam, il fidanzato di Diana. Non mi sarebbe dispiaciuto affatto se tra gli invitati non ci fosse stato anche Louis. "Tu? Aspetta ma io ti conosco. Sei la pazza del semaforo!" Esclamò la tipa di Louis. Come mi aveva chiamata? "Scusami? Chi sarei io?" Mi alzai dal tavolo. Stasera ero troppo sicura di me stessa e questa ragazza non mi intimidiva per nulla e a dirla tutta, vedendola da vicino non era poi granché. "Si, quella che ha url.." Louis la fermò. "No Kate, ti stai sbagliando. Non è lei." Lei mi fissò un attimo e poi diede retta a lui. "Comunque, piacere a tutti io sono Kate." Disse sfoggiando la sua dentatura a 360 gradi. Gli altri due che non riconoscevamo erano Calum, che con quel taglio di capelli sembrava un'altra persona, e Dan, un amico di Louis.
Dopo esserci presentati tutti, andammo a fare un giro in centro. "Che ne dite di andare al Luna Park?" Propose Kate. Stupida gallina. "Mh buona idea." Commentò Jake.
Tutti erano in fila per le montagne russe ed io mi sentivo a disagio, non ero vestita proprio nel migliore dei modi. Avevo provato a proporre altro ma le mie idee non andavano bene.
Ero seduta su una panchina facendo finta di parlare con qualcuno al telefono. "Anche tu usi il vecchio trucco del messaggio?" Si avvicinò Dan. "È tanto evidente?" Risi. "Un po'.." Rise anche lui. "Posso sedermi?" Feci cenno di sì con la testa. "Come mai tu non sei in fila?" Chiesi. "Oh, non mi vanno molto le montagne russe." Lo guardai e poi tornai a fissare il vuoto. "E tu? Perché non sei salita?" Chiese. "Non mi andava molto ed in più, guarda come sono vestita?" Dissi indicandomi. "In effetti i tacchi non sono proprio le scarpe indicate." Scoppiò a ridere. Mi girai a guardare la fila e notai che Louis ci stava guardando ma stranamente non mi andava di fargliela apposta.
Dopo quasi mezz'ora di attesa i ragazzi tornarono. "Se volete vi lasciamo soli." Ridacchiò Lucas. Non stavamo flirtando e sinceramente non mi interessava farlo. Dan era molto simpatico ma non avevo lui per la testa.
"Ciao ragazzi, è stata una bellissima serata." Disse Kate entrando in casa. Finalmente se ne era andata. Stasera il mio limite di sopportazione aveva raggiunto il massimo. "Allora, adesso cosa facciamo?" Chiesi. "Torniamo a casa Noe, guarda che ore sono." Mi disse Holly. Non mi ero proprio accorta dell'orario. "Oh, si hai ragione, non pensavo fosse così tardi." Casa mia non era tanto lontana perciò potevo anche tornare a piedi. Il mio era un quartiere abbastanza tranquillo. "Buonanotte ragazzi, io vado." Dissi salutando tutti. "Noe, non puoi andare sola a casa, è troppo tardi." Disse Jake. "Figurati, casa mia è poco più in là." Risposi. "So benissimo dov'è, ma non devi tornarci sola. Avanti andiamo." Nonostante dissi più volte che non c'era bisogno mi accompagnarono a casa.
Non appena mi misi a letto, mi arrivò un messaggio. 'L'avevo detto che quel vestito ti sarebbe stato perfettamente.' Louis? Ma cosa...? Decisi di non rispondere. 'Dan non la smette di parlarmi di te. Posso dargli un pugno?' Un altro messaggio. Non risposi nemmeno questa volta.
Erano le cinque e mezza quando il mio telefono cominciò a squillare. Lo presi, era Louis. "Ma cosa ti passa per la testa? Hai idea di che ore siano?" Cercai di non farmi sentire da mio papà. "Scendi? Sono qui sotto." E staccò la chiamata.
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