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Capitolo 1

"La nostra vita è formata da un insieme innumerevole di  nuovi inizi e ogni mattina dovremmo svegliarci con la consapevolezza di poter cambiare il mondo."


27 Agosto 2013

"Noelle, sono qui fuori in macchina, fai veloce." Calum era venuto a prendermi per andare insieme a scuola. Avevo già la patente ma non mi andava di portare la macchina.
"Arrivo!!" Presi lo zaino e corsi al piano di sotto. "Mamma, papà io sto andando a scuola. Ci vediamo più tardi." Urlai prendendo il cappotto.
"Buona giornata tesoro." Disse mamma dandomi un bacio.
"Buon primo giorno di scuola." Mi augurò mio padre.
"Buona giornata anche a voi." Risposi. Diedi un bacio ad entrambi ed uscii.

Settembre era alle porte e cominciava a fare davvero freddo fuori, così corsi verso la macchina ed entrai, mettendomi subito con le mani sui riscaldamenti. "Buongiorno amore." Disse Calum dandomi un bacio.
"Buongiorno anche te." Sorrisi e partimmo.

Il tragitto da casa mia a scuola non era molto lungo ma con tutto quel vento e quel freddo era impossibile camminare.

"Allora, come ti senti? Sei pronta ad affrontare quest'ultimo anno?" In realtà non ci avevo pensato. Da quando ero al liceo il tempo sembrava passare troppo velocemente, ecco perché volevo godermi questi anni.
"Non so, non ci ho pensato, sai com'è no?!" Lui si giró e fece una piccola risata.
"Carpe diem!!" Dicemmo entrambi e poi scoppiammo a ridere.
"E tu come immagini questo tuo ultimo anno?" Chiesi.
"Beh l'anno scorso non mi sono impegnato al massimo, e nemmeno gli anni precedenti ma, questa volta c'è in ballo qualcosa di più grande: Stanford." Per come lo aveva detto sembrava quasi fosse un peso. E se fosse davvero così? Se non volesse davvero venire con me in California? In realtà non mi ero mai posta queste domande. Non gli avevo mai imposto di venire con me ma, non gli avevo nemmeno dato la possibilità di scegliere.
"È questo ciò che vuoi? Per il tuo futuro intendo.." Mi sentivo un po' in colpa.
"Parli di Stanford?" Chiese lui.
"Anche." Non siamo mai stati quel tipo di coppia che fa tutto insieme. Abbiamo i nostri spazi. Non abbiamo deciso di andare entrambi alla stessa università per non separarci, io ho sempre desiderato andare lí e credo anche lui.
"Ho una ragazza meravigliosa e una vita che mi piace, quindi si, è questo ciò che voglio per me!" Le sue parole mi fecero sentire più leggera. Credevo che venisse in California più per scelta mia che sua.

"Arrivati." Disse posteggiando e spegnendo la macchina.
"Incrociamo le dita." Dissi io ed entrambi scendemmo dall'auto.
"Vieni qui." Mi tirò e prese la mia mano. "Oh guarda, lí ci sono i ragazzi e le ragazze." Erano tutti fermi davanti all'entrata così li raggiungemmo.

"Buongiorno!!" Ero contenta di rivederli. Non ci eravamo visti molto nelle vacanze perché ero andata a Parigi con la mia famiglia.
"Ehii, guarda un po' chi si vede!" Esclamó Jack.
"Noelle, tesoro." Mi abbracciò Diana.
"Come state? Avete passato delle belle vacanze?" Chiesi contenta.
"Beh dai, solite feste, solita gente, le stesse vacanze di sempre. E tu, ti sei divertita a Parigi?" Stavo per rispondere a Diana quando mi girai e vidi quella chioma di capelli tremare sotto quel cappotto rosso. Era Abby, la mia migliore amica.
Buttai lo zaino a terra e corsi verso di lei che, quando mi vide cominciò a venirmi in contro. "Abby!!" L'abbracciai.
"Noelle, quanto mi sei mancata." Neanche una volta, non ci eravamo viste neanche una volta in tutte le vacanze. Quando io ero qui, lei era dai suoi nonni in Connecticut e quando lei era qui io a Parigi. "Non va bene eh, diventi sempre più figa." Rise lei.
"Beh, parli proprio tu. Sei fantastica. Mi sei mancata Abby." La abbracciai di nuovo.
"Ehi ehi, sono geloso." Commentò ridendo Calum.
"Ehii Cal, anche tu sei scomparso eh." Disse Abby salutandolo.
"Ragazzi io non vorrei interrompere i vostri momenti di dolcezza ma, dovremmo entrare." Disse Holly. Tutti ci prendemmo per mano e come nei vecchi film entrammo insieme.

Matricole: le troiette della scuola. Avevano bisogno di essere conosciute e avere fama e usavano tutti i mezzi a loro disposizione. "Quanto le odio. Ogni anno peggiorano, dovrebbero impedirgli di venire vestite così!" Commentò Holly.
"A me non dispiace." Ghignò Lucas.
"Sei sempre il solito." Rispose Diana dandogli un colpo sulla spalla.
Eravamo un bel gruppo ma ovviamente, all'interno c'erano troppi intrecci. Ad Holly piaceva Jack e lui non lo sapeva ma, il problema era che a Jack piaceva Diana. Diana era fidanzata con un ragazzo più grande di un anno e quindi lui non aveva speranze. Poi c'era Abby, a lei piaceva Lucas ma a Lucas piacevano tutte e lei ci stava male per questo. E poi c'eravamo io e Calum. Non c'era imbarazzo fra noi perché i ragazzi non sapevano nulla ma, noi ragazze si.

Stavamo tutti insieme a ridere e scherzare quando la campanella ci interruppe, era senz'altro il suono più odiato da tutti gli studenti. "È ora ragazzi, da oggi possiamo dire che è il nostro primo giorno dell'ultimo anno di scuola." Disse Jack.
"Ci vediamo a pranzo, solito posto." Disse Calum. "A dopo, buona fortuna." Ne avevamo davvero bisogno. Io, Abby e Jack eravamo nello stesso corso. Calum e Lucas in un altro e poi Diana e Holly in un altro ancora.

Il porfessor Ross non era nuovo ma era il primo anno che faceva questo corso. Un tipo abbastanza giovanile. Piaceva alle matricole e a qualche disperata dell'ultimo anno ma alla fine, era pur sempre un professore. "È figo ma niente di che." Commentò Abby.
"Si, non ha niente di così speciale." Poteva avere una quarantina d'anni.
"Signorina!" Sentii dir al prof, alzai la testa e stava indicando proprio me. "Il suo nome?" Chiese dopo.
"Noelle Carter." Risposi.
"Bene signorina Carter, vedo che ha molta voglia di parlare. Deve essere un argomento molto interessante dato che, sta ignorando le mie parole, venga qui." Così mi alzai e andai vicino la lavagna. "Può condividere con tutta la classe ciò che stava dicendo alla sua compagna?" Chiese con tono fermo.
"Stavo parlando di questo ultimo anno. Dei buoni propositi che ho." Dissi la prima cosa che mi passò per la testa.
"Beh, non penso stia cominciando nel migliore dei modi." Ritirai tutti i complimenti. "E quali sarebbero questi propositi?" Ottima domanda.
"Voglio che quest'anno sia memorabile." Risposi.
"Oh quindi lei è una di quelle che vogliono fare tutte le cazzate possibili prima che finisca la propria adolescenza." Il suo commento mi aveva dato fastidio.
"Assolutamente no." Mi affrettai a rispondere. "Credo semplicemente che non bisogna mai sprecare un attimo di tempo. Che le scelte fanno fatte ma che non ci si deve riflettere troppo a lungo, il mondo non aspetta le nostre decisioni, va avanti, forse anche troppo velocemente, perciò, che senso ha sprecare ogni giorno con la paura di poter fare la cosa sbagliata? Non voglio condurre una vita spericolata e senza senso. Voglio solo che, un giorno, quando sarò più grande e magari avrò dei figli, io riesca a raccontare loro qualcosa che possa stimolarli e insegnarli che bisogna sempre cogliere l'attimo, perché non abbiamo seconde possibilità, nessuno ci aspetta." Quando finii di parlare notai che la sua espressione era un misto di stupore e incertezza.
"Vivere alla giornata sarebbe il suo stile di vita? Così non avrà mai un futuro." Io non la pensavo così.
"Si sbaglia. Io al posto di aspettare qualcosa che non arriverà mai, vado a prenderla. Non mi piace aspettare che il destino si presenti bussando alla mia porta. Voglio decidere io cosa accadrà nella mia vita. Ma non mi piace nemmeno essere una manica del controllo." Il signor Ross mi guardò.
"E dopo che uscirà di qui, cosa vorrà fare? Lo deciderà al momento?" Disse con tono spavaldo.
"No, dopo andrò a Stanford. È l'unica cosa di cui sono sicura!" Affermai.
"Allora mi ascolti, se lei è così sciocca da credere che il suo stile di vita si adatti a quello del suo futuro, sta sbagliando. Seguendo solo uno stupido concetto di "Carpe diem", la Stanford University, la vedrà solo in cartolina." Il tono irritante che aveva usato per dirmi questa cosa mi aveva dato ancora più voglia di continuare a discuterne ma un attimo dopo mi disse di tornare a posto.

La lezione si era conclusa. Non avevo replicato dopo la sua risposta. Non volevo passare il primo giorno di scuola in presidenza.
Mi alzai per uscire quando il professore mi chiamò. "Signorina Carter, le consiglio di ascoltarmi. Cresca, perché solo nei film succede ciò che lei spera di vivere. Questa è la realtà, perciò apra gli occhi e la smetta di fluttuare nel suo mondo delle meraviglie." Quest'uomo stava cercando di farsi detestare già dal primo giorno.
"Non accetto consigli da chi ha mollato ancora prima di tentare." Gli intimai.
"E lei cosa ne sa?" Chiese fissandomi.
"Io non so assolutamente nulla, credo soltanto che lei sia quel tipo di persona che ha sempre qualcosa da ridire sulle vite degli altri ma che vorrebbe esattamente essere in quel modo. Mi scusi se le parlo così, ma non mi piace quando mi danno della sciocca, so bene quello che faccio e non ho bisogno di essere giudicata da chi non ha la minima idea di chi io si realmente." Risposi senza smettere di guardarlo.
"Io sono un professore, il mio intento era quello di darle una mano per avere un futuro dal quale possa trarre solo gioie e soddisfazioni e così non arriverà mai da alcuna parte." Rispose con tono duro.
"Mi perdoni se glielo dico, ma non credo terrò conto dei suoi consigli. Mi sembra un uomo infelice ed io non voglio arrivare alla sua età in questo modo." Feci spallucce. "Con permesso." Dissi guardandolo ancora una volta prima di uscire dalla classe.

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