11.
«Cristo santo, Dave, dove diavolo eri finito?!»
La voce di Christopher al telefono sarebbe stata facilmente riconducibile a quella di un genitore che sgrida un figlio per non aver risposto alle decine di chiamare perse.
«Sono qui, Chris» tentò di calmarlo lui.
«Qui dove, esattamente?» lo rimbeccò il fratello dall'altro lato del telefono.
«A pochi isolati dalla casa di Judith.»
«Bene. Dobbiamo parlare. Tutti e tre. Andiamo a cena.»
«Tutti e tre?» ripeté Dave confuso.
Ma Christopher aveva già riattaccato.
Lui rimase a fissare lo schermo del telefono, senza capire il motivo dell'urgenza che aveva percepito nella voce del fratello. Guardò Judith, seduta di fianco a lui. La luce pallida della luna si rifletteva placidamente sui suoi capelli corvini, donandogli una brillantezza quasi effimera, destinata a svanire presto.
«Che succede? Chi era?» gli domandò, sinceramente incuriosita.
«Mio fratello. Dice che deve parlarci.»
La fronte di lei si aggrottò. «Vuole parlare anche con me?»
«Così ha detto.» Dave annuì. «Vuole che andiamo a cena, stasera. Insieme.»
«Ma io devo tornare a casa, mia madre è... »
Si morse il labbro, abbassando lo sguardo. Se Christopher voleva parlargli con tanta insistenza, doveva trattarsi di qualcosa di importante.
«Va bene.»
Poi si accorse dell'espressione contorta di Dave e gli sfiorò il braccio con la mano. «Va tutto bene?»
Dave la fissò per quelli che parvero istanti interminabili, poi scosse la testa.
«A dir la verità sono confuso. Tralasciando quello che ci è capitato... Non ho mai visto Christopher tanto preoccupato e ansioso.»
«Magari era solo agitato perché non rispondevi al telefono... A proposito, hai sentito squillare il cellulare?»
Lui scosse la testa, di nuovo. «Questa è un'altra cosa che non mi spiego. Dice che mi ha chiamato una decina di volte, ma non c'è nessuna chiamata persa.»
Judith si strinse nelle spalle, cominciando a far cozzare le ginocchia. Il freddo era diventato più intenso dal pomeriggio e, ora che era quasi sera, si stava facendo sentire più letale che mai. La cosa dormiva tranquilla.
Dave notò i suoi brividi, quindi si alzò e le tese una mano.
«Sarà meglio andare, prima che questo dannato freddo ci congeli.»
***
Il ristorante che Christopher aveva prenotato era italiano. Judith conosceva il proprietario, cosa che fu chiaramente intuibile quando l’uomo, sulla cinquantina, venne verso i due ragazzi e strinse calorosamente la mano a lei. Gli presentò Dave, al quale strinse ancora la mano, e poi si lasciarono guidare fino al tavolo dove li aspettava Christopher.
Mentre percorrevano la sala, Dave si guardava intorno, ammirando la vastità della stanza, l’elaboratezza di tavoli e sedie e accecato dalla luce che il lampadario, al centro di ogni scompartimento, rifletteva. Non era un locale troppo sgargiante, ma l’accoglienza che avevano ricevuto era sufficiente a renderlo tale anche nell’aspetto.
Quando li vide arrivare, Christopher parve riscuotersi dai propri pensieri.
«Finalmente.»
«Che il cielo ci assista, è più scontroso del solito» sussurrò Dave all’orecchio di Judith che ridacchiò, mentre prendevano posto l'uno accanto all’altra.
«Ciao anche a te, Chris.»
«Sei un dannato idiota, Dave Mulligan.»
Fu come un sibilo, un suono che né Dave né Judith si erano aspettati e che lasciò entrambi di sasso.
Subito, divennero seri entrambi. La cosa cominciò ad agitarsi.
L’espressione di Christopher era inspiegabilmente contorta e scura, come se tutta l’allegria che di solito lo caratterizzava fosse svanita del tutto.
«Chris, mi dispiace non aver risposto al telefono, ma non ho ricevuto proprio nessuna chiamata e… »
«Non sono qui per parlare del tuo fottuto telefono» tagliò corto l’altro, mentre una cameriera arrivava a prendere le ordinazioni. Dave e Judith presero una pizza senza prestarle troppa attenzione, ma Christopher non la degnò nemmeno di uno sguardo.
«Si può sapere che ti prende?» sbottò Dave quando la ragazza si fu allontanata.
Silenzio. Il pugno di Dave, quando lo sguardo del fratello si posò quasi famelico su Judith, fremette sotto al tavolo.
«Chris, qual è il problema?»
«Il problema» sputò fuori il ragazzo, «è lei.»
Christopher indicò Judith con un cenno infastidito del capo.
La ragazza sussultò, visibilmente colpita. Così come Dave.
«Cosa?»
«Io?» mormorò Judith. Alla cosa iniziava a piacere, quella situazione, il fatto che l'avessero presa di mira, che stessero intuendo qualcosa.
La voce le tremava, si rese conto Dave, e desiderò più di ogni altra cosa allontanarla da quel tavolo il più in fretta possibile. Tuttavia sapeva che l'atteggiamento di Christopher doveva essere giustificato da qualcosa che era successo, così rimase immobile con lo sguardo puntato su di lui, cercando di mantenere la calma.
«Che diavolo stai dicendo, Chris? »
Lui scrutava Judith come se volesse incenerirla.
«Oggi ho incontrato una persona, un vecchio» spiegò schiarendosi la gola. Dave notò che sul suo collo una vena aveva cominciato a pulsare più violentemente del solito e immaginò che fosse sinonimo di nervosismo e tensione.
«All'inizio mi sembrava un tipo apposto, un tipo qualunque. Ma poi ha cominciato a fare domande personali, su di te soprattutto» indicò Dave con uno sguardo duro. «Gli ho chiesto quale fosse il motivo di tanto interesse e lui mi ha risposto che era solo curioso. Ma poi, quando stavo per andarmene, mi ha afferrato per un braccio e mi ha detto di riferirti un messaggio: che tu devi andartene da qui il prima possibile, prima che sia troppo tardi. E che se non lo farai, lei» Judith trasalì quando gli occhi da falco di lui si posarono ancora nei suoi, «ne pagherà le conseguenze più gravi.»
Ci fu solo il silenzio dopo quelle parole. Un silenzio che parve annientare qualunque altro suono nella sala, rotto solo dal battito tumultuoso dei loro cuori. Il pugno di Dave si abbatté piano sulla superficie del tavolo, mentre la cameriera tornava per distribuire la bevande. Tutti e tre la ignorarono, immersi ognuno nei propri pensieri. Quando furono di nuovo soli Judith domandò: «È uno scherzo? Perché se lo è, è davvero di cattivo gusto, Christopher.»
Uno sguardo irritato del ragazzo le disse che non lo era, affatto.
«Se mi conoscessi anche solo un po' sapresti che i miei scherzi sono molto meglio riusciti di quanto potrebbe essere questo.»
Il tono era affilato, tagliente. Però, alla cosa Christopher cominciava ad andare a genio.
Dave passò in rassegna entrambi i commensali, poi puntò lo sguardo sul fratello.
«Non ha senso. Che diavolo intendeva dire?»
«L’ultima cosa che ha detto è che “il ciclo sta finendo” » prese un respiro profondo. «E che vi rimane poco tempo.»
«Il ciclo?» ripeté Judith frastornata. «Ma che razza di discorso senza senso è?»
«Non chiederlo a me, bambolina» tagliò corto Christopher, stringendosi nelle spalle.
Dave afferrò il bicchiere colmo di Coca Cola e se lo scolò in un solo sorso.
«Qualunque cosa volesse dire, abbiamo capito che stava solo farneticando.»
«Oh, fratellino, non è questa l’impressione che ha dato a me» replicò Christopher in tono greve. Dave gli rivolse un'occhiata stranita e confusa, prima di portare lo sguardo su Judith. Era pensierosa, tesa come lo era stata quel pomeriggio quando avevano scoperto di quella maledetta pagina che era inspiegabilmente tornata al suo posto. Desiderò ardentemente stringerla di nuovo fra le braccia, ma con Christopher nei paraggi non sarebbe stata una mossa azzeccata.
«Tu cosa ne pensi, Judith? »
Lei attese qualche istante prima di rispondere. «Penso che l’intera faccenda sia assurda, a cominciare da quella stupida pagina a finire alle parole di questo vecchio.»
«Di che pagina parli?» domandò Christopher chinandosi in avanti.
«Ieri le ho lasciato scritta una cosa su una pagina del mio quaderno che poi ho strappato e deposto sul tavolo di casa sua» spiegò Dave. «E oggi abbiamo ritrovato quella pagina di nuovo all’interno del mio quaderno.»
Christopher scosse la testa, passandosi una mano sulla fronte.
«Ma è assurdo.»
«È vero» osservò Judith con una smorfia cinica. «È quello che pensiamo anche noi.»
«Deve esserci una spiegazione, per questo e per il tuo incontro con il vecchio… ma non riesco a capire quale potrebbe essere» disse Dave pensieroso.
Arrivarono le pizze, ma né Judith né Dave toccarono niente. L’appetito era completamente svanito o, forse, non era mai giunto.
«Quindi, in poche parole, il problema sono io» commentò la ragazza, sospirando. Sei sempre stata tu, Judith, sibilò la cosa.
«Non dire stronzate, Judith!» Il tono di Dave era diventato severo. «Non pensarlo nemmeno.»
«Il vecchio ha detto che darà spiegazioni solo a voi due» intervenne Christopher, «il “creatore” e la “creatura”, vi ha chiamati. Non ho idea di cosa volesse dire. Ho cercato di carpirgli qualche informazione, ma era più cocciuto di un mulo.»
Lo sguardo di Dave si acuì.
«Il creatore e la creatura» ripeté, facendo schioccare quelle parole sulla lingua, come a saggiarne la consistenza e il significato. Che diavolo voleva dire?
Le dita di Judith cominciarono a tamburellare sul bordo del tavolo, segno inequivocabile di tensione. Stava riflettendo, immaginò Dave, cosa che avrebbe dovuto fare anche lui. Sentiva, sotto quel pesante senso del dovere, che una spiegazione c’era, ma non capì, non in quel momento, che era lontana anni luce da quella che lui immaginava.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro